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Il ricordo di don Bruno Nicolini
Di Fabrizio (del 20/08/2013 @ 09:09:41, in Kumpanija, visitato 1432 volte)

di Cinzia Sgreccia - Responsabile settore scuola Opera Nomadi di Reggio Calabria. Il Dispaccio creato Sabato, 17 Agosto 2013 13:15

Ad un anno dalla morte di Mons. Bruno Nicolini (1927-2012) l'Opera Nomadi di Reggio Calabria ricorda la figura di un grande uomo, amico del popolo rom a cui ha dedicato oltre 50 anni della sua vita.

Incaricato di occuparsi di zingari dall'Arcidiocesi di Trento nel 1959, successivamente, nel 1963, fondò nella Diocesi di Bolzano- Bressanone l'Opera Nomadi che dopo qualche anno divenne ente nazionale promuovendo la nascita di Sezioni locali in tutta Italia.

Fu chiamato a Roma da papa Paolo VI per occuparsi della pastorale dei Rom e proprio da Roma, nel 1965, organizzò , nello spirito del Concilio Vaticano II, il primo grande incontro europeo tra il popolo rom ed il papa che si tenne a Pomezia.

Il suo impegno pastorale fu sempre costante "incarnandolo" e concretizzandolo con quello sociale facendo onore al suo mandato di sacerdote cristiano.
Nel giugno del 2011 aveva partecipato con grande gioia all'incontro dei Rom europei con papa Benedetto XVI in San Pietro.

Come Presidente dell'Opera Nomadi Nazionale aveva sempre centrato il suo impegno per il popolo Rom mediando fra tre realtà che riteneva fondamentali ai fini dell'inclusione sociale di questi cittadini: le istituzioni, la collettività locale e i Rom.

Negli anni Sessanta mentre la comunità romnì locale reggina soffriva in una favelas nella periferia della città sotto il ponte S. Agata, tre "giganti" facevano convergere le proprie energie per affrontare le gravi problematiche di questa popolazione. Tre pastori, che realizzarono la loro missione a partire dagli ultimi.

Mons. Bruno Nicolini, sempre alla ricerca di soluzioni per una pacifica convivenza tra Rom e società a livello nazionale. Don Lillo Altomonte, padre amato dal popolo Rom reggino, che dal 1958, data della nascita della parrocchia di Modena, S.Pio X, come parroco, iniziò a dedicarsi anche ai rom che gravitavano intorno al territorio parrocchiale, emarginati sotto i ponti delle fiumare. Avendo saputo dell'esperienza di don Bruno, nel 1965, aderì a questo ente costituendo la Sezione Opera Nomadi di Reggio Calabria. E S.E. Mons. Giovanni Ferro, che si impegnò personalmente a sottoscrivere un personale contributo finanziario per avviare a soluzione il problema degli alloggi della comunità.

La collaborazione proficua tra queste tre grandi personalità consentì di avviare il primo intervento di aiuto organizzato in favore dei Rom di Reggio Calabria.
Questo percorso che Don Bruno sviluppò in tutta Italia, è stato alimentato dalla sua stessa intuizione di affiancare alle azioni sociali la ricerca scientifica. Egli realizzò, insieme alla professoressa Mirella Karpati, il «Centro studi zingari», punto di riferimento scientifico per la comprensione della storia e della cultura del popolo Rom in Europa, che divulgava le sue ricerche attraverso la rivista bimestrale "Lacio drom".

Se oggi abbiamo delle analisi più precise sull'inserimento sociale dei rom e sugli interventi da porre in essere, lo dobbiamo all'operato realizzato da don Bruno.
Sotto il profilo umano Mons. Bruno Nicolini, definito "persona affabilissima, dai modi estremamente familiarizzanti", coniugava l'esperienza maturata nelle gravi problematiche vissute dai cittadini Rom in Italia e nel mondo con la semplicità e l'amore con cui svolgeva la sua opera. Questo gli consentiva di comprendere la persona, sensibilizzare l'opinione pubblica e mettere a punto programmi di promozione sociale, coinvolgendo le istituzioni.

Per cinquant'anni si è impegnato per i fratelli rom, facendosi ultimo tra gli ultimi e diventando spesso presenza scomoda per tanti. Non ha cercato e non ha avuto né gloria né onori, ha vissuto da umile prete e così è morto. Ha concluso la sua esistenza terrena all'età di 85 anni in povertà e con coerenza rispetto alla sua Missione di pastore, ponendosi al servizio del prossimo cercando di "capire meglio per poter aiutare meglio" nel rispetto della cultura dell'altro.

Il suo profilo di sacerdote corrisponde pienamente alla figura del buon pastore, indicato da papa Francesco, che realizza la sua Missione, vivendo e prendendosi cura delle " sue pecore", umilmente al servizio del suo "gregge", per servire, non per essere servito (Papa Francesco, Ordinazione di nuovi sacerdoti, 21\04\2013) e ... amando fino alla fine.

Ciao don Bruno, grazie per quello che hai fatto, per le basi che hai posto per l'aiuto del popolo Rom e per la testimonianza umana e cristiana che ci hai offerto. Veglia su di noi.