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Succede anche nelle migliori famiglie: ho iniziato la primavera scorsa
scrivendo un libro su
Milano, a dicembre già l'argomento era diventato l'Italia
e adesso, tocca all'Europa.
Di che si scrive? Vediamo cosa recita l'introduzione:
Sempre più spesso sento ripetere che quello contro i Romanì è rimasto
l'unico razzismo che l'Europa ancora si permette. Il quadro che ne deriva è
abbastanza schizofrenico, quella che chiamiamo popolazione maggioritaria, li
vede:
- o come criminali e asociali irrecuperabili, da rinchiudere in riserve (salvo poi
lamentarsi se queste riserve diventano discariche invivibili);
- oppure come vittime della società (però vorrebbero "integrarsi" nella stessa
società di cui sono vittime).
Il quadro, desolatamente, è simile in tutta Europa. A fatica, Romanì e società
maggioritaria trovano modi di interagire, ma i risultati riguardano frazioni
minoritarie delle due popolazioni, e dopo secoli di convivenza ogni tentativo,
presente e passato, appare fragile e temporaneo.
Questo non toglie che dopo secoli di presenza nel nostro continente, anche la
galassia romanì abbia potuto
esprimere le proprie eccellenze in diverse campi.
Ma, anche se il contributo all'umanità tutta di queste personalità è stato
notevole, rimane la sensazione di casi isolati.
L'ispirazione delle pagine che seguono mi viene da un libro di Stefania Ragusa:
"AFRICA QUI storie che non ci raccontano". Nell'introduzione scrive l'autrice:
Questo libro nasce dalla domanda che, qualche anno fa, mi ha fatto Sara, una mia
giovane amica italianissima ma dalla pelle d'ebano. Era appena rientrata da una
breve vacanza a Londra, la prima fatta all'estero e da sola. [...] Sara mi
diceva che a Londra aveva visto neri che lavoravano in banca, negli ospedali,
all'università, negli studi legali, a dare notizie in tv, a dirigere il
traffico... Perché, si chiedeva, in Italia i neri, quando riescono a lavorare,
fanno solo mestieri umili? Ho risposto che tutto questo era dovuto al fatto che
l'immigrazione, africana e non, in Italia è un fenomeno recente. Perché per
iella o per fortuna non siamo riusciti a essere una potenza coloniale e perché,
fino all'altro ieri, eravamo noi costretti a emigrare. Ma ho risposto anche che
non tutti i neri, in Italia, facevano lavori umili. Che quella del "povero
negro" era in buona parte un luogo comune. Lei mi ha rivolto uno sguardo
perplesso e di sfida e ha detto: non ti credo, dimostramelo. Non era un ordine
ma l'indicazione di un bisogno, profondissimo e non ancora dichiarato. [...]
Per i Romanì in tutta Europa, non nella sola Italia, la situazione è simile,
anzi peggiore. E, mettiamoci la mano sulla coscienza, come reagiremmo NOI se
incrociassimo un medico, un vigile, un ortolano Rom o Sinto? Questo tipo di
persone esistono, le ho anche incontrate, ma la paura dello "stigma" spesso è
più forte della voglia di dichiararsi. Ricordo nel libro "Non chiamarmi zingaro"
di Pino Petruzzelli, il racconto di una dottoressa in Italia che nasconde
persino a suo marito il suo essere rom.
Se con sguardo distaccato osserviamo la situazione dei Romanì in Europa, quello
che notiamo non è tanto che nei secoli possano esserci state figure prominenti,
ma l'assenza di quella borghesia (non necessariamente che sia anche classe
dirigente), che ha accompagnato lo sviluppo di altri popoli. Questo significa
che quasi dappertutto in Europa i Romanì vivono una situazione di continuo
dopoguerra, non solo economico, ma anche sociale e politico.
Il dottore, l'avvocato, il giornalista romanì esistono, a volte superano anche
la paura di dichiararsi. Per anni ho raccolto frammenti di queste storie,
riportati da varie testate o direttamente dalla loro voce.
Riprendere qui le loro testimonianze può servirci:
- ad avere un quadro meno stereotipato della più grande minoranza etnica in
Europa;
- nel contempo, a comprendere quanto la forte spinta ad emanciparsi, si leghi
all'attaccamento e all'interazione con la comunità d'origine, come pure al
mantenimento della propria identità;
- infine, la speranza è la stessa del libro AFRICA QUI, che le testimonianze
raccolte possano incoraggiare le giovani generazioni romanì a trovare un posto
dignitoso tra i popoli di un'Europa di cui fanno parte a pieno titolo.
Un ulteriore motivo di approfondimento, deriva dagli argomenti trattati nelle
interviste o nei ritratti che verranno presentati: da questioni quotidiane a
tematiche più propriamente politiche. Per politica, non intendo soltanto i
cosiddetti "temi classici": razzismo, integrazione, convivenze... ma anche
questioni di base che riguardano il futuro del nostro continente, trattate da
questa futura classe intellettuale. Ancora una volta, il gioco di vederci allo
specchio, e di saper cogliere i contributi ideali che possono arrivarci.
In appendice ho aggiunto tre contributi: un mio saggio su come anche le novità
della tecnologia non siano estranee alla galassia romanì, la recensione di una
serie televisiva di qualche anno fa - che descriveva in modo atipico la vita di
una famiglia rom in Slovacchia, e un raccontino finale, che spero possa essere
di buon auspicio.
Indice:
- L'Europa che c'è - Pag. 2
- Introduzione: - Pag. 3
- Autore: - Pag. 5
- Paesi, competenze e professioni: - Pag. 8
- FRANCIA - L'attivista atipico - Pag. 8
- SPAGNA - Un'antropologa - Pag. 10
- La situazione delle donne rom in Europa - Pag. 11
- SERBIA - Comunità ed emancipazione - Pag. 15
- EUROPA - Biglietti da visita - Pag. 17
- ROMANIA - e l'identità - Pag. 19
- REPUBBLICA CECA - Professionisti di confine - Pag. 21
- GRAN BRETAGNA - Un giornalista "globale" - Pag. 23
- SLOVACCHIA - La preside - Pag. 26
- UNGHERIA - Dalla scuola alla società e viceversa - Pag. 32
- GRECIA - Il dottore - Pag. 35
- SLOVACCHIA - Una dottoressa tra tradizione e cambiamento -
Pag. 37
- REPUBBLICA CECA - Il frigorifero come questione culturale -
Pag. 42
- AUSTRALIA - La scrittrice - Pag. 44
- ISRAELE - Nomade e digitale - Pag. 47
- GRAN BRETAGNA - I ricordi di una scrittrice - Pag. 49
- SLOVACCHIA - Riflessioni sull'integrazione - Pag. 54
- Rom, Rivoluzione delle aspettative - Pag. 59
- SPAGNA - Il master - Pag. 62
- BULGARIA - La futura dottoressa - Pag. 63
- BULGARIA - Il plurilaureato - Pag. 64
- Confessioni di un Rom laureato - Pag. 64
- MACEDONIA - L'avvocato - Pag. 67
- SLOVACCHIA - Ricominciare a 50 anni - Pag. 69
- REPUBBLICA CECA - giornalista o attivista? - Pag. 77
- SLOVACCHIA e REPUBBLICA CECA - Quando i mondi si incontrano
- Pag. 80
- SPAGNA - Responsabile socialista sull'immigrazione - Pag. 84
- ROMANIA - L'altra faccia dell'attivista - Pag. 85
- REPUBBLICA CECA - Reporter TV - Pag. 89
- SPAGNA - Uno sguardo da distante - Pag. 93
- GRAN BRETAGNA e IRLANDA - A suon di pugni - Pag. 98
- SVIZZERA - Il compositore sinfonico - Pag. 101
- REPUBBLICA CECA - Rapper e ambasciatore - Pag. 105
- Questo non ve l'aspettavate... - Pag. 107
- UNGHERIA - Pag. 107
- GRAN BRETAGNA - Pag. 109
- REPUBBLICA CECA - Pag. 109
- Ultima tappa - Pag. 112
- GRAN BRETAGNA: giornalista e blogger - Pag. 112
- Appendici - Pag. 116
- I Rom al tempo della rete - Pag. 116
- Televisione - Pag. 122
- Finale - Pag. 123