Repubblica Ceca
Di Fabrizio (del 10/05/2013 @ 09:03:46, in Europa, visitato 1611 volte)
Emil Schuka con Vaclav Havel. (Photo: Romano vod'i 4/2013)
Emil Schuka: Manchiamo di un concetto unificante - Prague, 3.5.2013 19:13, (Romano vod'i)
Adéla Galova, translated by Gwendolyn Albert
Dal teatro ai diritti
Emil Schuka è uno dei politici romanì più famosi nella Repubblica Ceca. Si è
laureato in legge ed è stato pubblico ministero, ma il suo sogno era di fare carriera con
qualcosa di totalmente differente. Nel 2001 la rivista Reflex citava queste sue
parole:
"Sin dall'inizio ho avuto un'enorme passione per il teatro, che semplicemente mi
incanta. Per tre volte ho frequentato il Dipartimento di Regia Teatrale al DAMU
(l'Accademia di Arti di Scena) a Praga. Da ragazzo mi esibivo nel teatro della
scuola e durante le superiori ho diretto due gruppi teatrali, uno a scuola e
l'altro nella vicina casa della Gioventù. Pensavo che il teatro fosse lo scopo e
l'ispirazione della mia vita."
Dato che non era stato ammesso all'Accademia, iniziò a cercare qualche altro
campo dove potesse evitare la matematica, che non gli piaceva per niente. Questo
lo portò alla Facoltà di Legge, ed a lavorare come pubblico ministero dopo la
laurea. Tuttavia, Schuka non dimenticò il teatro, e mentre risiedeva nella città
di Sokolov vi fondò il famoso complesso teatrale "Romen".
Euforia della rivoluzione
L'attivismo e il carisma di
Schuka diedero frutto in particolare durante gli anni della rivoluzione e del
post-rivoluzione. Assieme a Ladislav Rusenko, rappresentò il popolo rom durante
quei giorni ferventi. In una memorabile manifestazione a Piana Letna (Praga) il
26 novembre 1989, parlò sul palco assieme a Rusenko, dichiarando il proprio
appoggio al Forum Civico (Obchanské forum - OF) e a Vaclav Havel.
In un'intervista a Jarmila Balazhova del 2004, Schuka ricordava così l'atmosfera
e lo sviluppo degli eventi durante quei giorni rivoluzionari:
"Ero proprio in viale Narodní il 17 novembre, per coincidenza ero con l'etnografa Eva Davidova
e Honza Cherveňak,, e fummo testimoni degli eventi. Non avevamo buone ensazioni.
La sera stessa ci incontrammo con Lad'a
Rusenko e il 18 novembre mettemmo assieme un gruppo di Rom di Praga, perché
allora erano i più vicini a noi. Il 19 novembre scrivemmo un memorandum, che fu
firmato da circa 30 perone, inclusa la dottoressa Milena Huebschmannova.
Essenzialmente, ci era immediatamente chiaro che non potevamo rimenare ai
margini, anche se qualcuno diceva: -Non dovremmo farci coinvolgere, lasciamo che
i gagé se la sbrighino tra loro, aspettiamo di vedere chi vince e gli diremo che
siamo stati dalla loro parte sin dall'inizio. Non mischiamoci con loro, è la
loro guerra.- Naturalmente, non eravamo d'accordo. Quella gente non si unì a
noi, e neanche li volevamo. Non tutti hanno avuto la fortuna di passare per
eventi rivoluzionari ed esserne direttamente al centro. Sono davvero grato di
aver ricevuto questa opportunità. Allora le persone cantavano non solo a Letna,
ma anche in altri raduni sulla piazza Città Vecchia e in piazza Venceslao,
persino fuori Praga. Tutti erano contenti di essersi liberati delle corde che ci
avevano trattenuti. In quella situazione, quando la gente iniziò a respirare più
liberamente, eravamo semplicemente puri, senza secondi fini e noi, i Rom, ne
eravamo parte. Volevamo respirare liberamente e assorbivamo quell'atmosfera
assieme a tutti. Volevamo respirare liberamente e abbiamo assorbito
quell'atmosfera assieme a tutti gli altri. In quei giorni nessuno ho incontrato
attacchi, o pregiudizi, o riserve da parte degli altri."
Se si chiedono a Emil Schuka i suoi personali ricordi su allora, dopo oltre 20
anni, è ovvio che una certa sensazione di disillusione si è accumulata
nell'ultima decade. per raggiungere il culmine. Il suo entusiasmo è andato
perso, e ciò che rimane è il senso di qualcosa di molto tempo fa ed irreale:
"E' stato tantissimo tempo fa, oltre 20 anni, che nel corso di una vita umana è
moltissimo. Su scala storica, naturalmente, è come se fosse ieri. Non mi piace
rimpiangere il passato, come dicono. La prossima generazione sta crescendo qui.
Allora non mi rendevo conto che stavo prendendo parte a qualcosa di speciale, vi
fummo buttati dentro, a piedi uniti. Allora avevo la sensazione che quello su
cui stavamo lavorando potesse avere un futuro. Alcune cose poi sono successe,
altre no. Altre sono cambiate completamente."
L'Iniziativa Civica Romani (Romska obchanska iniciativa- ROI) ed il
collasso degli ideali
Poco dopo la rivoluzione, a marzo 1990, Emil Schuka divenne co-fondatore del
primo partito politico romanì, il ROI, che guidò per diversi anni. L'assemblea
costituente del ROI lo elesse presidente il 10 marzo 1990. Alle elezioni del
giugno 1990 il ROI, che contava 20.000 iscritti in Repubblica Ceca, si unì alla
piattaforma dell'OF e ottenne otto seggi in parlamento. Ovviamente, alle
elezioni municipali di novembre 21990, quando la coalizione dell'OF non li
contemplava, il ROI ottenne solo lo 0,11% dei voti e tre seggi. Il partito
divenne un simbolo, anche se molti dei suoi ideali originali in varie maniere
non trovavano applicazione. Tuttavia, fu Schuka ad insistere sulla proposta di
ancorare la nazionalità romanì nella nuova costituzione, a rendere i Rom cechi e
slovacchi parte dell'Unione Romanì Internazionale e creare il primo partito
unificato romanì.
Nel 2000 Schuka diventò presidente dopo un mandato dell'Unione Romanì
Internazionale. Oltre all'attività politica, fu alla base della creazione del
programma televisivo "Romale" e del primo settimanale romanì "Romano kurko".
Grazie soprattutto a lui, venne istituita la Fondazione Rajko Djuric e avviata
la famosa scuola socio-legale romanì a Kolin. Si iniziò a produrre
professionalmente il programma televisivo "Romale". Schuka creò anche il
festival di folklore internazionale Romfest, la cui edizione inaugurale a
Brno-Lishegn (1991) vide la presenza del presidente Vaclav Havel. Sfortunatamente il Romfest, che3 era quasi inestricabilmente legatoad una famosa fessta folkloristica locale, Strazhnicí ("I Guardiani"), terminò nel 1996. Venne trasformato nelo festival Romska pisenh (Canzone Romanì), che si tiene nella cittadina di Rozhnov pod Radhoshtehm.
Emil Schuka non può evitare di essere critico o quantomeno scettico quando si parla sui risultati dello sviluppo della situazione romanì in Repubblica Ceca, dal periodo post-rivoluzionario sino ai giorni nostri:
La nostra generazione, la generazione dei Romanì di ROI, non lavorava per il denaro, eravamo pieni di ideali. Il
problema più grande che intravedo è che quando è finito il ROI, non c'è stato
più nessuno a continuare, a proporsi. Non intendo a continuare direttamente nel
partito, ma avevamo la possibilità di iniziare qualcosa e mentre vincevamo una
battaglia, non abbiamo vinto la guerra in toto. Non si è trovato nessuno per
continuare il nostro lavoro, e in politica, dove è assolutamente necessario
combattere per ogni singola cosa, questo è un problema piuttosto grande. Da
allora, molti romanì si sono diplomati e laureati, ma tra loro non abbiamo
trovato nessuno che lavorasse concettualmente. Il settore no profit si concentra
su questioni a livello locale e regionale, quando ciò di cui abbiamo bisogno
sono soluzioni concettuali. Questo è evidente in organismi come la Commissione
Interministeriale sugli Affari Comunitari Rom, dove sembra che ogni ministro
debba partire da zero con i propri concetti, invece di portare avanti il lavoro
dei predecessori. La mia critica, ovviamente, è rivolta anche ai nostri stessi
ranghi. Se rimaniamo chiusi in un simile approccio, allora cosa possiamo
aspettarci?
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