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Croazia
Di Martina Zuliani (del 13/04/2013 @ 09:08:14, in scuola, visitato 1560 volte)

Da Danas

Le hanno detto che puzza ed è stupida, è finita in psichiatria - Barbara Matejcic - 22.01.2013.

Alla fine dell'anno scolastico T.M. (14 anni) avrebbe terminato la scuola primaria e avrebbe continuato gli studi, probabilmente in un istituto turistico dove avrebbe ottenuto il diploma da cuoca. Questo era il suo sogno.

Invece T.M. è a casa da mesi, assume farmaci potenti, dorme molto, guarda la televisione, ripassa poco le lezioni e tralascia lo studio. All'inizio dell'anno scolastico, il 15 settembre, è stata ricoverata all'ospedale municipale a Cakovec con la diagnosi di "disturbi d'ansia", così è scritto nella cartella clinica. Due giorni prima si mostrava estremamente spaventata, dormiva male, era ansiosa e nervosa, piangeva, non mangiava quasi nulla, aveva gli incubi e pregava la madre di stare sempre con lei. É Stata ricoverata a Cakovec per un peggioramento delle sue condizioni e, dopo tre giorni, è stata trasferita all'Ospedale psichiatrico per bambini e giovani di Kukuljevicevo, a Zagabria. Nel reparto psichiatrico di Kukuljevicevo è stata messa su una barella, piangeva e chiamava la madre e si lamentava delle vessazioni subite da parte dei compagni di classe, secondo le dichiarazioni uscite dall'ospedale.

T.M. è alunna della scuola primaria Hodosan del comune di Međimursko. È l'unica rom tra i 16 alunni della sua classe. La sua famiglia proviene dal villaggio rom di Pribislav trasferitasi da due anni e mezzo nella cittadina di Hodosan. Suo padre V.M. dice che se ne andarono da Pribislav a causa della povertà del villaggio e nella speranza in un futuro migliore. A Hodosan hanno una bella casa dove ci troviamo a parlare. Nella stanza di T.M. le pareti sono tinte di rosa e viola con fiori applicati e le scritte "Love" e "Girl".

[] Il direttore "Non si possono educare i bambini a bastonate ne influenzarne i genitori"

Il padre sostiene che abbia avuto problemi nella scuola di Hodosan dopo il passaggio in 6a. Sedeva da sola in ultima fila, gli altri bambini la chiamavano "zingara", le dicevano che puzza e che è stupida, non volevano stare in sua compagnia, non volevano nemmeno prenderle la palla dalle mani durante l'ora di educazione fisica e lei spesso tornava a casa piangendo.

Nonostante ciò era brava a scuola, ha frequentato i corsi supplementari ed ha superato la 6a e la 7a classe con successo. Il padre ha detto di essersi recato alla scuola una trentina di volte per segnalare il comportamento degli studenti ma il preside gli ha risposto che "non si possono educare i bambini col bastone ne influenzarne i genitori". Nel giugno 2012, durante un'assemblea di classe, il padre della ragazza ha pregato i genitori degli altri alunni di parlare ai propri figli. Chiese aiuto al centro per l'aiuto sociale dicendo che avrebbe tolto la figlia dalla scuola a causa dei pericoli per la sua salute mentale, gli è stato risposto che avrebbe dovuto pagare una multa per l'abbandono scolastico. All'inizio di quest'anno scolastico T.M. è crollata e da allora, sotto consiglio medico, ha smesso di frequentare le lezioni.

Durante un'intervista telefonica l'insegnante Zeljka Tot ha detto "i bambini sono bambini" ma ha affermato di non aver mai sentito parlare di maltrattamenti. T.M. è stata descritta come una bambina coscienziosa e solitaria che studia molto. Non ha mai dato problemi agli insegnanti. Ha aggiunto che non socializzava con gli altri bambini. Il padre dice che, da quando ha smesso di andare a scuola, nessuno ha mai chiamato per sapere come stava, ne gli studenti ne gli insegnanti. L'insegnante ha confermato dandone la causa ai genitori che non avrebbero saputo motivarne l'assenza.

Il direttore Ivan Baric ha detto a sua volta che si tratta di "una scuola piccola, pacifica ed esemplare" e che non ci sarebbe niente di cui lamentarsi in T. M., ma che le accuse del padre non sono vere. Ha confermato che il padre fosse venuto a scuola ma solo "due o tre volte" e di certo non più di dieci. "Non abbiamo notato nulla di quello che ha affermato, ma non possiamo sapere esattamente cosa sia successo. Sappiamo molto sulla popolazione rom e spesso costringono le bambine a ritirarsi dalla scuola primaria per farle sposare precocemente " afferma il direttore Baric.

Però il padre insiste sull'importanza di continuare l'educazione della figlia e intende trasferirla in un'altra scuola, a Kraljevec. "I medici hanno detto che è ora sta meglio e che può tornare a scuola, ma non voglio più mandarla in quella vecchia. Speriamo bene, altrimenti non riuscirà a finire l'ottava classe e a continuare gli studi" ci ha detto lunedì 21 gennaio.

L'ispezione del Ministero non ha contattato i genitori

Nel frattempo, la scuola di Hodosan è stata oggetto di un'ispezione da parte del Ministero della Scienza, dell'Istruzione e dello Sport, che ha rilevato che ne gli insegnanti ne gli studenti avevano violato il codice etico di condotta degli studenti e che i genitori, che avevano accusato la scuola di discriminazione, non avrebbero specificato quando e in che modo fosse avvenuta, come indicato nella lettera che hanno mandato dal Ministero.

Ma il padre di T. M. dice che nessuno li ha contattati in questi mesi, ne dal Ministero ne dalla scuola, per cui si può concludere che l'ispezione del Ministero non ha considerato le dichiarazioni di entrambe le parti e che la conclusione è stata fatta solo sulla base di ciò che è stato detto a scuola. Inoltre, la lettera del Ministero non menziona nemmeno le misure che potrebbero essere adottate per reinserire la studentessa in classe e per farle terminare la scuola primaria. Come è invece la raccomandazione del medico dell'ospedale psichiatrico "si chiede la partecipazione della scuola e l'aiuto del personale docente nel lavorare per migliorare le relazioni della ragazza coi compagni."

Lucia Kuharic, avvocato del Centro di Studi per la Pace al quale il padre ha chiesto aiuto, ha detto che in tali situazioni la scuola, in base alla legge antidiscriminazione, debba essere segnalata col ragionevole sospetto di discriminazione presso il mediatore o ombudsman speciali previo consenso della persona ritenuta oggetto di discriminazione. Inoltre, dice, la scuola dovrebbe prendere alcune misure per fermare la condotta violenta nei confronti di un bambino, condurre immediatamente un colloquio col vittima di violenza in presenza di uno staff di scuola professionale, fornire ai genitori il riferimento per ottenere un aiuto professionale il più presto possibile, condurre un colloquio con il bambino o i bambini che hanno commesso violenza mostrando loro l'inaccettabilità di tale comportamento così come ai loro genitori e riportare tutto ciò all'interno di un rapporto ufficiale.

La scuola, dice l'avvocato, non ha fornito le prove di aver agito secondo le regole ed il padre di T.M. è pronto a citare in giudizio la scuola per discriminazione.