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Germania
Di Barbara Breyhan (del 21/02/2013 @ 09:04:45, in Europa, visitato 1774 volte)

Con questa traduzione, anche Barbara Breyhan inizia la collaborazione con Mahalla. Benvenuta!

DORTMUND - Lavoratori ridotti in miseria - di Sibylle Fuchs, 5 febbraio 2013

Due settimane fa il programma televisivo ARD_Monitor ha trasmesso un servizio sconvolgente, che ha mostrato con quale freddezza sociale e con quale disprezzo la città di Dortmund e le istituzioni ecclesiastiche in questa città, rispondano all'indigenza dei lavoratori emarginati dell'Europa sudorientale.

L'estrema povertà dei paesi, da cui questi lavoratori cercano di fuggire, è stata consapevolmente provocata dall'Unione Europea. La povertà serve da leva affinché anche in paesi ancora benestanti, come Germania o Francia, il tenore di vita della classe operaia si abbassi in maniera significativa.

I reporter Isabel Schayani ed Esat Mogul sono stati per una giornata insieme ad Ercan, un Rom della città bulgara di Plovdiv, che ha inutilmente tentato di trovare un lavoro malpagato tra quelli che vengono offerti nel cosiddetto "Arbeiterstrich" nella Mallincksrodttrasse della città di Dortmund ("Arbeiterstrich" viene chiamato in tedesco un incrocio stradale nel quale braccianti dell'Europa sudorientale ciondolano durante la giornata, aspettando che qualcuno passi e offra loro un lavoro, quasi sempre sottopagato, ndr). Da quando Ercan è arrivato, una settimana fa, è riuscito a trovare lavoro soltanto un'unica volta. Con i soldi che ha guadagnato per un trasloco è riuscito appena a ripagare i debiti contratti per il viaggio in autobus dalla sua città d'origine fino in Germania.

Da quando i loro paesi di provenienza sono paesi membri dell'UE, i lavoratori bulgari e rumeni che aspettano un lavoro sull'Arbeiterstrich soggiornano in maniera regolare in Germania, ma finora è loro impedito un altrettanto regolare lavoro. Nonostante ciò, soltanto nel 2011 sono arrivati in Germania 200.000 tra bulgari e rumeni per prestare servizio come lavoratori a giornata.

Dall'entrata di bulgari e rumeni nell'UE nel 2007, anche a Dortmund ne sono arrivati a migliaia. Giorno dopo giorno si mettono per strada e sperano che un automobilista si fermi e li prenda con sé. Nei loro paesi di origine hanno perso il lavoro con la liquidazione delle imprese statali ed hanno perso qualsiasi speranza di lavoro. Se sono fortunati, sull'Arbeiterstrich viene offerto loro un lavoro pesante per una paga misera. Questo estremo sfruttamento dei lavoratori rom fa parte dell'intensificazione sistematica dello sfruttamento della classe operaia in tutta l'Unione Europea.

Molti rom o non hanno un alloggio o sono costretti a vegetare in alloggi indegni in abitazioni malandate, note a Dortmund come "Ekelhäuser" (case che fanno ribrezzo, ndr.). O si tratta di abitazioni occupate, dalle quali possono essere cacciati in qualsiasi momento, oppure sono costretti a pagare 30 euro a notte ai proprietari di casa per un posto-letto, spesso solo dei lager con dei materassi in appartamenti sovraffollati. Gli impianti sanitari e le cucine o sono guasti o del tutto insufficienti per la moltitudine di persone stipate nelle case.

Il sovraffollamento delle abitazioni porta in breve tempo a sporcizia e condizioni igieniche insostenibili. Di regola i proprietari di casa ordinano dei contenitori per rifiuti troppo piccoli per l'immondizia creata dal gran numero di inquilini. Si dice che in una casa fosse presente soltanto un servizio igienico per 19 appartamenti e che fosse privo di acqua corrente.

Ercan ha lavorato per 22 anni come scaricatore in un'azienda, ma poi, come accade per la maggior parte dei rom, è stato licenziato.

Ercan è a Dortmund da una settimana. Non ha nemmeno i soldi per telefonare a sua moglie. Quando è arrivato qua, ha trovato un posto letto in una casa. Un rumeno gli disse di essere il portiere e che avrebbe potuto pernottare nella casa per quattro o cinque giorni. Ma quando la sera è rientrato per pernottare, ha trovato porta e finestre sbarrate. Le sue cose sono rimaste dentro. Adesso gli sono rimasti soltanto gli abiti che porta addosso.

Per via delle temperature sottozero ha bisogno di un posto dove farsi la doccia e dove stare al caldo. La troupe televisiva lo accompagna, con telecamera nascosta, alla Diaconia, l'ente assistenziale della chiesa evangelica. Viene respinto. Un uomo gli mostra un foglio con scritto: "I bulgari qui non possono farsi la doccia".

"Ma loro lo sanno benissimo", dice l'uomo, "ma ritornano sempre! E a me tocca sempre mostrare di nuovo questo foglio! Sanno leggere? E' la loro lingua! Niente doccia!".

Reporter: "Niente doccia. Allora, qui bulgari e rumeni non possono farsi la doccia. Tutti gli altri sì?". Uomo: "Sì".

Da una responsabile dell'Diakonischen Werks Dortmund und Lünen i reporter hanno ricevuto la spiegazione che, in effetti, esisterebbe presso il pronto soccorso un servizio apposito per le emergenze per chi ha bisogno di farsi la doccia, ma che al momento la Diaconia sarebbe equipaggiata in maniera molto ristretta per quanto riguarda la disponibilità delle docce.

La troupe televisiva ed Ercan vengono quindi semplicemente rimandati all'ufficio Consulenza Migrazione, aperto al pubblico alle ore 13:00 per un'ora. Alla domanda della reporter sul perché Ercan non possa farsi la doccia si ha il seguente dialogo.

Uomo: "Infatti, farsi la doccia assolutamente no". Reporter: "Perché no? Allora chi può farsi la doccia?". Uomo: "Soltanto tedeschi, gli immigrati no".

Ci sarebbe un posto in cui anche agli immigrati è permesso farsi la doccia, ma soltanto tre volte la settimana.

Mentre fuori ci sono temperature gelide, Ercan incontra gli stessi problemi per il pernottamento. Accompagnato dai reporter, tenta di chiedere la possibilità di pernottamento presso gli alloggi di fortuna dell'ufficio dell'assistenza sociale per uomini. Anche qui è ospite indesiderato.

Uomo: "Bulgaro? Rumeno?". Ercan: "Bulgaro". Uomo: "Oh! No sleep here! Solo Dortmund, only Germany". Reporter: "Perché?". Uomo: "E' solo per tedeschi, solo per abitanti di Dortmund. Non per bulgari o rumeni. Purtroppo è così: non possiamo permetterlo". Reporter: "Per questo esiste una spiegazione?". Uomo: "E' così purtroppo. Queste sono le regole che ci arrivano dall'ufficio dell'assistenza sociale della città di Dortmund".

L'unica cosa che l'uomo propone ad Ercan è di tornare alle ore 23:30: "A quell'ora il collegio ed io decideremo se potremo lasciarlo dormire qui. A quel punto, però, rappresenterebbe un'eccezione per questo singolo caso, se proprio fuori dovesse fare troppo freddo. Okay? Di più non posso fare".

Ercan passa la notte in un internet café. La mattina seguente decide di ritornare nel suo paese di origine. I reporter gli hanno dato il denaro sufficiente.

Questo non è stato il primo servizio televisivo sulla condizione dei rom a Dortmund. Due anni fa un altro caso ricevette l'attenzione della stampa. Una giovane rom, che voleva provvedere al mantenimento della sua famiglia con il suo lavoro di prostituta,venne lanciata fuori falla finestra da un suo brutale cliente. Sopravvisse, ma restò invalida. Il corrispondente televisivo prese il suo caso come occasione per richiamare l'attenzione sulle orribili condizioni di vita dei rom. Mostrò anche la loro disperata situazione nei paesi di origine. Molti dei rom arrivati a Dortmund con gli autobus provengono dal quartiere Stolipinovo di Plovdiv. E' uno dei più grandi ghetti rom dei Balcani. Vi abitano 45.000 rom - che parlano soprattutto turco - in edifici prefabbricati senza corrente elettrica né acqua.

Le loro condizioni di vita sono notevolmente peggiorate dal crollo dei regimi stalinisti nell'Europa dell'Est, perché essi, per prima cosa, hanno perso il lavoro.

Per poter restare in Germania per più di tre mesi, un bulgaro o un rumeno deve poter presentare un contratto d'affitto, il permesso di soggiorno per cittadini comunitari e un'assicurazione sanitaria. La maggior parte di coloro che arrivano qua non hanno la più pallida idea di come ottenerli. Per i cittadini di questi paesi, la totale libertà di circolazione e la garanzia legale di poter trovare un lavoro varranno soltanto a partire dal 2014. Per ora possono trovare lavoro soltanto in proprio. Alcuni tentano di lavorare come commercianti di rottami metallici, ricavati da autovetture o vecchie pattumiere. Altri non trovano di meglio che chiedere l'elemosina o essere introdotti nella criminalità.

Addirittura alle mense la maggior parte di loro non può ricevere niente, in quanto va esibita una tessera con cui dimostrano di ricevere contributi sociali.

Molte donne hanno trovato di che vivere lavorando come prostitute. In passato più di 700 donne avevano denunciato la loro attività lavorativa come prostitute; nel Strassenstrich ("marciapiede", "quartiere a luci rosse" - in cui, in Germania, è consentito esercitare la prostituzione, ndr.) della Ravensbergersrasse, pensato originariamente per 50 donne, arrivavano a lavorare contemporaneamente fino a 120 prostitute. Con i soldi guadagnati erano in grado di assicurare un'esistenza dignitosa alle loro famiglie in Romania o Bulgaria.

Lo Strassenstrich è stato tuttavia chiuso nel 2011 e la prostituzione è stata vietata su tutto il territorio della città di Dortmund. Il provvedimento avrebbe dovuto scoraggiare un afflusso più ampio di immigrati dalla Bulgaria. Il prefetto di Dortmund, Ingo Moldenhauer, spiegava: "Deve arrivare fino in Bulgaria il segnale che qui non si può più guadagnarsi da vivere con la prostituzione".

Adesso la prostituzione viene esercitata illegalmente in case-bordello. Le assistenti sociali, che prima si occupavano delle prostitute aiutandole ad ottenere mezzi contraccettivi o organizzando corsi di lingua tedesca, ora non hanno più alcuna possibilità di aiutarle. Nel frattempo adesso si rincorrono voci che potrebbe essere di nuovo autorizzato lo Strassenstrich.

Le terribili condizioni abitative negli "Ekelhäuser" hanno fornito un pretesto per politici populisti e di destra per campagne sobillatrici contro immigrati sia sulla stampa locale che sul web, campagne che nella terminologia ricordano la propaganda nazionalsocialista.

Il telegiornale del 2 aprile 2011, in un servizio, così descriveva un gruppo di inquilini rom: "Rubano, irrompono nelle case, lasciano danni da riparare e confermano concretamente i pregiudizi esistenti su di loro." Hubert Scheuer, ex sindacalista, è dell'opinione che chi non si difende, soccombe.

Invece di chiedere ai proprietari delle case di assumersi le proprie responsabilità e di combattere contro lo strozzinaggio degli affitti esorbitanti, si preferisce insultare i rom che vivono in condizioni disumane.

Alcuni rom che abitavano nelle "case problematiche" sono stati nel frattempo sfrattati tramite le forze dell'ordine. L'impresa comunale della città di Dortmund, la DOGEWO, ha comprato 7 case e sta risanando 65 alloggi. Ne seguiranno altri. I rom senzatetto dell'Arbeiterstrich non saranno in grado di pagare i prezzi d'affitto di questi alloggi.

Dortmund non è un caso unico. In molte grandi città della Germania accade la stessa cosa. Nelle stesse condizioni vivono anche i rom a Duisburg, dall'altro lato del territorio della Ruhr: più di 6000 rom, provenienti dalla Bulgaria e dalla Romania, nelle stesse condizioni disumane.

I politici borghesi e i mezzi d'informazione rappresentano come responsabile essa stessa, per la propria grave situazione, questa parte più povera della popolazione che lavora e ne promuovono la deportazione. La campagna sobillatrice razzista contro i rom viene fomentata consapevolmente dalla borghesia allo scopo di dividere la classe operaia e di ostacolare la solidarietà di classe. I lavoratori europei non lo devono permettere. Solo una difesa anche delle parti più oppresse della classe operaia può impedire che questi attacchi non vengano poi estesi a tutti gli altri e diano spazio a forze di destra e fasciste.