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In Romania, gli artigiani si adeguano alle tendenze della
"moda". Di Mihaela RODINA (AFP) – 3 sept. 2011
MIRONEASA - "Sono fiero del mio lavoro e felice che i miei prodotti siano
apprezzati", dice Vasile Anusca, cestaio come suo padre e i suoi avi. Come lui,
centinaia di rom rumeni beneficiano di un progetto che tenta di adattare alle
odierne mode, i loro mestieri tradizionali.
Davanti alla sua casa di "torchis" (misto di argilla e fibre vegetali su
struttura di legno) di Mironeasa (nord-est della Romania), con intorno alcuni
dei suoi tredici figli, prepara con cura i ramoscelli di vimini che saranno
trasformati con destrezza in cesti per la frutta, da uno dei suoi nipoti.
"Questo mestiere non ci rapporta molto, ma almeno ci permette di nutrire la
famiglia", interviene suo fratello Viorel Anusca, 51 anni, lui stesso padre di
undici figli.
Tempo fa, chi con un enorme sacco riempito di cucchiai di legno, chi di un
mucchio di cesti per raccogliere le pannocchie, i fratelli Anusca attraversavano
di parte in parte la regione per barattare i loro prodotti con patate o fagioli.
Ormai, grazie al progetto "Romano Cher" (La Casa dei Rom) messo in opera da una
società di consulenza, la KCMC, gli oggetti di legno o di vimini di numerosi
artigiani Rom possono essere venduti, tra l'altro anche via internet
(http://www.mestesukar.ro), a tutte le latitudini del mondo.
Già l'inverno scorso, dei "kit pupazzo di neve" (comprendendo naso, occhi,
bottoni di legno e scopa) fabbricati da rom di Peris (sud) sono stati venduti
con molta facilità a Bruxelles.
Inoltre, un vestito fatto di piccole placchette di alluminio forate, creato da
orafi del sud del paese, sarà presentato prossimamente durante sfilate di moda a
Bucarest e a Parigi.
Gli Anusca hanno usufruito di una formazione di tre mesi per imparare nuove
tecniche e fabbricano oggi giocattoli e vassoi di legno, e mobili in vimini.
Questo villaggio incollato contro una collina verdeggiante, conta circa tremila
abitanti, la maggiore parte dei quali si consacra all'agricoltura di sussistenza
o lavora come braccianti. Una trentina di rom hanno raggiunto questo programma,
sperando che il loro saper fare gli aiuterà a scampare dalla povertà che
caratterizza la loro comunità.
Solo il 27% dei rom rumeni in età lavorativa hanno un impiego stabile, secondo
uno studio realizzato per conto della fondazione Soros.
L'anello mancante.
"Si tratta di un progetto di economia sociale, il quale mira ad assicurare
entrate costanti alle persone che vi partecipano, ma anche ad migliorare la vita
della comunità, creando per esempio delle scuole materne", dichiara all'AFP Luis
Turcitu, responsabile locale del "Romano Cher".
Una seconda parte del progetto prevede l'organizzazione di laboratori
itineranti, per permettere al pubblico di vedere gli artigiani Rom al lavoro e
perfino di provare a creare un braccialetto o un ferro da cavallo. Come
Cristina, madre di due bambine che si accingono a intrecciare un cesto in una
tenda montata a Vama Veche, stazione balnearia sulle rive del mar Nero, la quale
osserva: "E' bello questo laboratorio, perché scopriamo un lato della
popolazione rom che contrasta con l'immagine negativa riflessa abitualmente dai
media".
Beneficiando di cinque milioni di euro di fondi strutturali dall'Unione Europea,
questo progetto "mira alla creazione di un anello mancante tra l'abilità dei rom
e la richiesta di mercato" spiega Mircea Nanca, direttore delle comunicazioni
del KCMC.
E aggiunge: mentre altri progetti mettono in evidenza la riconversione come
mezzo d'inserimento sociale, "Romano Cher vuole invece integrare i rom
valorizzando nuovamente le loro occupazioni tradizionali", insistendo sul
"legame stretto tra mestiere e identità culturale" osservato in questa comunità.
E' così che i Rom sono cestai, ramai, maniscalchi, falegnami o musicisti di
padre in figlio. Inoltre i membri dei differenti gruppi si mescolano molto
raramente.
Secondo il Sig. Nanca, una trentina di "cooperative artigianali" saranno avviate
per tutto il paese a partire dal 2013 e un migliaio di rom seguiranno corsi per
perfezionare le loro capacità.
"Questo progetto sarà una riuscita se, al di là delle parole, la gente con la
quale lavoriamo sentirà che la sua vita è migliorata e se la percezione dei
rumeni riguardo ai mestieri e alla cultura dei rom cambierà un pochino", afferma
il Sig. Nanca.
La minoranza rom di Romania conta ufficialmente cinquecentotrentacinque mila
membri, ma secondo le ONG, sarebbero di fatto un paio di milioni in un paese di
ventidue milioni di abitanti.