Da
Romanian_Roma
Cafebabel.com Romania: tra tradizione, educazione ed emancipazione; il
percorso di Letitia Mark, militante rom.
Letitia Mark combatte per l'integrazione dei rom nell'ovest della
Romania. Proveniente lei stessa da questa minoranza, dirige il centro ONG FEMROM
a Timisoara, (città dell'ovest della Romania), fondato circa sessanta anni fa.
Un progetto consistente in un paese, dove numerosi pregiudizi persistono nei
confronti dei due milioni di donne che risiedono lì.
Con una quarantina di bambini intorno a lei, Letitia Mark chiede: "Cosa
significa la ruota nella nostra bandiera?" Samuel, dell'età di 13
anni, conosce la risposta: la ruota simboleggia il viaggio, il blu rappresenta
il cielo e il verde l'erba. Mark, che i bambini chiamano affettuosamente "Doamna
Leti" vuole che questi bambini siano rispettosi nei confronti della loro
identità, di loro stessi e del mondo. E anche che siano ordinati. Neanche un
pezzettino di carta può essere buttato sul pavimento della sala comune.
Bandiera gitana
"OPRE ROMA – Alzatevi rom!"
La bandiera fu adottata nel 1971, durante il
primo congresso internazionale
romanì, così come l'appellativo "rom" e lo slogan "Opre roma – Alzatevi rom".
Solo dopo la caduta del comunismo il movimento romanì ha potuto
installarsi in Europa dell'Est, per permettere ai rom di lottare loro stessi per
i loro diritti.
In quanto a Mark, è piuttosto per caso che lei ha raggiunto il movimento romanì.
Appena dopo la rivoluzione del 1990, era in corso una conferenza all'università
di Timisoara,
durante la quale un oratore rumeno si lamentava dell'assenza di partecipazione
dei rom al dibattito sull'educazione. Mark, allora assistente universitaria, si
alzò, indignata, esclamando: "Ci sono abbastanza rom che potrebbero
prendere la parola, ma non sono stati invitati a farlo!"
Mark è diventata porta-parola dei rom. Quando fu invitata all'estero, i suoi
compatrioti mormoravano: "Fuggirà all'ovest". Delusa di tanta diffidenza al suo
riguardo, Mark si ritirò dalla politica. Ha continuato a credere al
significato e al peso dell'educazione. "Poiché tradizionalmente, non è facile
per una donna far fronte agli uomini", fondò l'organizzazione
FEMROM nel 1997,
un'associazione di donne rom, perorando la causa dell'educazione dei bambini.
All'inizio Mark era installata nella propria cucina. Doveva procurarsi estratti
degli atti di nascita e certificati di registrazione, in quanto senza questi
documenti, i bambini non hanno il diritto di frequentare la scuola. Dopo aspre
negoziazioni, le autorità municipali hanno finito per concedergli un territorio.
"Il terreno era praticamente incolto. E' stato necessario prima costruirmi un
tetto dove ripararmi."
Oggi, è in uno spazioso pianterreno che si svolgono i corsi di sostegno, corsi
d'informatica per donne e incontri interculturali. Alcune giovani donne rom,
studentesse in scienza dell'educazione, alloggiano nell'attico. Sono incaricate
dei corsi di sostegno e dei servizi di mediazione. Diventeranno le future
responsabili del centro, oppure perfino del movimento rom?
Mark lo spera. Gli piacerebbe approfittare della pensione, che gli spetterà
dall'epoca in qui era impiegata all'università. Ma il contratto d'affitto sta
giungendo a termine, è prevista la costruzione di un centro commerciale nei pressi del
centro ONG, e la municipalità rischia di vedere la presenza di FEMROM
di cattivo occhio. Nonostante il sostegno economico dell'Unione Europea, la ONG
manca di mezzi. Ad ogni modo, l'energia e l'animo gentile della presidente sono
ancora vivamente richiesti in questo focolare.
La propria biografia serve come esempio
Letitia Mark appartiene al gruppo dei "Rudari". La sua identità, la conosce da
sempre. Suo nonno era l'ultimo artigiano del villaggio, e scolpiva
cucchiai di legno. E sapeva raccontare storie. Ufficialmente, durante l'epoca
comunista, le minorità etniche non esistevano. Tutti dovevano essere uguali, ma
questa non era altro che teoria. In pratica significava che ogni cittadino
doveva contribuire alla prosperità dello stato. E' così che la famiglia di Letitia si trasferì a
Timisoara, i suoi genitori andarono a lavorare in
fabbrica. Per migliorare il reddito della famiglia, Mark chiedeva l'elemosina
quando era piccola. "All'inizio, mi vergognavo. Ma lo faceva mia nonna, lo
facevano le mie compagne. Finii per abituarmici." Mark ritiene che la sua
vita fosse proprio come quella dei Romanì dell'epoca contemporanea. Nel
contempo, è diventata sempre più femminista. "Ogni donna rivoltata dalla condivisione tradizionale dei
ruoli è una femminista." E Letitia si è ribellata: dopo la scuola elementare,
non voleva sposarsi, ma continuare gli studi. Fu la prima del suo comune a
prendersi il diploma. Allorché i suoi genitori rifiutarono che lei facesse gli studi
superiori, scappò di casa in direzione di Bucarest. Poi nel 1984 ritorna a Timisoara, con il titolo di professoressa di facoltà in greco e latino.
Il rovescio della fortuna e il futuro
Le espulsioni dei rom in Francia, durante l'estate 2010 hanno colpito
Mark.
Accanto ad una presenza "ben troppo massiccia di poliziotti", i giornalisti
gironzolavano intorno ai nuovi arrivati per domandare loro cose del tipo: "cosa
hai rubato?" "che tipo di criminale sei?" "Ho visto uomini e donne miserabili,
bambini che piangevano, quattro cose sotto al braccio, e questa immagine ha
evocato in me la deportazione. Ho avuto il risentimento che si poteva sempre
trasportare e deportare i rom come meglio si crede, e che nessuno si leva
contro, per prendere le loro parti e gridare: STOP!"
"Talvolta", confessa Mark, "mi dico che ho commesso un errore". Abbassa gli
occhi. "Avrei dovuto mirare ad una carriera professionale che mi avesse permesso
di avere una reale influenza politica." Bussano alla porta dell'ufficio. Una
bambina piccola mostra con fierezza la sua pagella. "Brava!" Gli occhi di Mark
luccicano. Si percepisce che sono queste piccole riuscite che gli ridanno
energia.