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Gli Zingari, Sarkozy e Berlusconi
Di Fabrizio (del 05/07/2011 @ 09:41:34, in Italia, visitato 1713 volte)

Segnalato da Karin Faistnauer

Abitare in Calabria di Italia Serratore

Dall'alto di una collinetta, che dava sulla strada che da Cortale porta a Iacurso, mia zia mi mostrava un carro di zingari, che trasportava persone adulte, alcuni bambini, utensili, qualche mobile. "Guarda, quelli sono gli zingari e rapiscono i bambini". Ero piccolissima e sentii un colpo allo stomaco: avevo paura. Avevo ricevuto in realtà il peso di un pre-giudizio ed ero spaventata. Oggi l'Italia in politica estera condivide le posizioni più retrive: Berlusconi fa sua quella di Sarkozy sugli zingari, Fini (destra da cui dovrebbe arrivare la luce!) è d'accordo senza riserve sul divieto francese del burqa, ancora Berlusconi ci fa assistere alla passerella di hostess di un tipo come Gheddafi che tanto ricorda il circo delle sue allegre estati in Sardegna. Anche a Lamezia Terme, per parlare di un centro a noi vicino, sono famigerati gli zingari (la città non ha mai saputo affrontare la questione), più che gli ‘ndranghetisti. Anni dopo quel mio primo incontro con il popolo dei Rom, una zingara chiede se può entrare in casa nostra per predirci, in cambio di un po' di cibo, il futuro. "Voliti ndivinata a fortuna?", chiede quella donna, con un bambino in braccio. Di solito, nei nostri vicoli, dove non si sapeva cosa si potesse rubare vista la non ricchezza, gli adulti erano soliti dire ai ragazzi: "Chiudi la porta, potrebbe entrare qualche zingara!". Quel giorno però mia madre forse aveva un po' più tempo, forse voleva capire e dice all'altra: "Veramente lo sai fare?". E la zingara, pure lei stanca della maschera, risponde: "Se lo sapessi fare, indovinerei la mia sorte". A mia madre piacque la sincerità e la malinconia della zingara ed io vidi le due sorridere, perché si riconoscevano simili per la condizione economica (erano entrambe povere) e per l'essere donne e madri. In Italia oggi chi ci governa vuole in verità spingerci ad avere paura di ciò che ci circonda, ad avere paura del futuro, e ci vuole portare alla conservazione del pregiudizio, a non avere il coraggio di aprirci. Rispetto al mondo ed al nuovo, noi possiamo però avere due posizioni e quella dell'apertura è una sfida, che forse rende più sereni. Quando ricordo quel colpo allo stomaco per le parole di mia zia o mi sento spaventata da ciò che non conosco, cerco di ricordare e seguire la risata di mia madre e della zingara, due donne che per un attimo si sono parlate ed hanno vinto la diffidenza.