A Milano, il rom serbo Jovica Jovic insegna musica a domicilio. di
Michela Dell'Amico
Ore 17, lezione di fisarmonica. Il maestro? Arriva a domicilio, con la sua
'fisa' a bottoni e un grande sorriso. Jovica Jovic è un rom serbo, musicista di
fama internazionale, ma sempre appeso al permesso di soggiorno. Salvato
dall'espulsione, un anno fa, grazie alla passione per la musica del ministro
dell’Interno, Roberto Maroni (e a causa di un'ernia da curare). Insegna nelle
case di Milano con il metodo 'a orecchio', quello che lui apprese dal nonno, e
porta con sé le sue storia di vita rom.
GLI SGOMBERI. Vita da nomade suo malgrado, fatta di sgomberi come per tutti gli
altri: la sua abitazione, nel campo di accoglienza di Rho, è stata abbattuta
dalle ruspe. Distrutta anche la piccola chiesa (di cemento e mattoni) che aveva
costruito con il figlio, benedetta dal parroco ortodosso come da quello
cattolico, ma non dalla politica di Milano. Da circa un anno vive in affitto a Parabiago (a pochi chilometri dalla città), con la sua numerosa famiglia, anche
se riuscire a sopravvivere è una scommessa che si ripresenta ogni mese.
APRIRE A UN NOMADE. «Dopo averlo conosciuto» ricorda Cristina Simen, zia di uno
degli allievi di Jovica «ho visitato la sua famiglia nel campo e mi si è aperto
un mondo». Ma come si apre la porta di casa a un nomade? «Non abbiamo avuto
dubbi» risponde decisa nonna Paola «siamo rimasti commossi dall’umanità e dalla
semplicità di questo popolo che, in fondo, non ha nulla di diverso da noi».
Il progetto: una scuola per insegnare musica
Jovica insegna a suonare la fisarmonica a domicilio: un progetto di successo
Jovica aspetta di veder realizzato il suo sogno, la promessa del ministro
Maroni: una scuola tutta per sé, per insegnare a bambini, anziani e disabili.
Intanto, con l’aiuto della sua amica (anche lei allieva) Cristina Simen, gira
per le case dei suoi allievi milanesi: perché «chi suona non pensa mai male»,
garantisce, ma anzi, sviluppa le capacità del cervello.
I MUZIKANTI. «Ognuno di noi ha un nodo nella testa, perché muovere le dita delle
due mani nello stesso gesto è facile, ma muoverle ognuna per conto proprio è
difficile» spiega Jovica «suonando si scioglie questo nodo, si impara il ritmo e
il movimento del corpo, si fa anche ginnastica. Preferisco lavorare con chi non
sa nulla di musica, con chi impugna per la prima volta la 'fisa' e magari la
impugna al contrario. È infatti troppa la soddisfazione nel vederli poi suonare:
quel che serve è solo l'1% di talento e 99% di lavoro». Jovica vive da 40 anni
in Italia, suona ai matrimoni di mezza Europa da quando ne aveva 13, e poi
insieme alla sua band
I Muzikanti, o con artisti come Moni Ovadia, Piero Pelù e
Dario Fo. Ha partecipato a eventi simbolo per la città di Milano, suonando per
anni al binario 21, nel giorno della memoria della Shoah. Eppure la sua
permanenza in Italia resta sempre appesa a un filo.
Una vita da nomade e il desiderio di cittadinanza
Jovica Jovic è un rom serbo: è in Italia per la passione della musica
di Roberto Maroni
Nato a Belgrado nel 1952 in una famiglia di musicisti, Jovica ha imparato a
suonare ascoltando il nonno, «morto a 106 anni con il violino in mano», ricorda
sorridendo. Poi ha vissuto in Austria e in Germania, infine è arrivato in
Italia. Nel 1971 nella fabbrica Dallapè di Stradella costruiscono su misura per
lui una fisarmonica speciale: un pezzo unico, costato otto mesi di lavoro.
PROBLEMA DOCUMENTI. «Oggi queste fabbriche sono chiuse, nessuno suona e nessuno
insegna. È un vero peccato per uno strumento che l’Italia esportava nel mondo»,
dice con rammarico. Nel 2007, in viaggio per il funerale del padre, Jovica viene
bloccato all’aeroporto di Roma e, a causa di un visto non rinnovato, è rinchiuso
in un Cie (Centro di identificazione ed espulsione). Da allora inizia a
escogitare soluzioni per restare in regola con i documenti, l’ultima volta
concessi da Maroni per motivi di salute: è in lista d’attesa per operare
un’ernia e ha seri problemi di cuore. «Vorrei la cittadinanza» spiega «magari
per meriti artistici».
I rom? «Seminateci bene», dice Jovica, «perché noi daremo buoni frutti. Ci sono
rom che in altri Paesi sono l’orgoglio della nazione, che si integrano e
lavorano al meglio. Ma di loro non se ne parla. Si vedono sempre e solo
sgomberi, furti, degrado. Chiediamo documenti, in modo da poter affittare una
casa o comprare una macchina, avere un’assicurazione. Tutte cose che
porterebbero soldi alla società e una vita migliore a noi. I rom sono un libro
che resta chiuso: nessuno ci conosce, ma quando succede spesso l’incontro è
destinato a durare»
L'ALLIEVA CRISTINA. Come quello avvenuto per caso con Cristina: «Ho preso un
volantino per strada» ricorda «perché ero incuriosita dalla possibilità di
imparare a suonare la fisarmonica, e così ci siamo conosciuti. Alla fine ho
incontrato la sua famiglia, e lui la mia. E l'idea delle lezioni a domicilio, da
dove nasce? «È un progetto che stiamo portando avanti insieme. Vorremmo trovare
fondi per aprire una scuola di musica per bambini, magari anche stranieri, rom e
disagiati. Coinvolgere nello studio bimbi che altrimenti non potrebbero
permetterselo e magari salvarli dalla strada».
Il video
Sabato, 26 Marzo 2011