Da
Slovak_Roma
Michaela Terenzani -
Stanková Rendendo la lingua legale
Una volta che allacci un bottone sul tuo giubbotto in modo sbagliato, allora
tutto il tuo giubbotto è ovviamente abbottonato sbagliato, ha detto Rudolf Chmel,
il Vice Primo Ministro per i diritti umani e le minoranze nazionali, descrivendo
le tensioni che hanno circondato la Legge sulla Lingua dello stato della
Slovacchia. Il suo ufficio ha iniziato ufficialmente a lavorare con più forti
poteri il 1° novembre e tra le sue prime iniziative legislative c'è un
emendamento alla legge sulle lingue minoritarie che è stato presentato per la
discussione pubblica poco prima della fine del 2010. Il diritto di usare la
propria lingua madre, nonché i conflitti che scoppiano regolarmente tra
slovacchi e ungheresi e i problemi della situazione di esclusione sociale delle
comunità rom sono stati tra i temi che Chmel ha discusso con il pubblico
slovacco poco prima della vacanze di Natale.
The Slovak Spektator (TSS): La legge statale sulla lingua, che ha provocato
molta tensione tra ungheresi e slovacchi, è stata recentemente modificata. Come
ha fatto a percepire l'emergere del problema?
Rudolf Chmel (RCH): La legge statale sulla lingua è emersa come problema quando
è stata approvata dal governo di Vladimir Meciar nel 1995, perché ha un evidente
tono contro le minoranze, e soprattutto anti-ungherese, ivi comprese le
sanzioni. Ma il periodo precedente della situazione risale agli inizi degli anni
'90 quando una certa parte di nazionalisti si avvicinò con l'idea di protezione
della lingua di Stato, come se qualcuno stava ancora cercando di portarla via da
noi. In generale gli slovacchi sembrano che vivano ancora nel XIX secolo, nel
Romanticismo, quando il linguaggio doveva essere combattuto, o più tardi, quando
la magiarizzazione era parte delle politiche statali. Ma oggi la lingua slovacca
è una parte naturale dell'identità degli slovacchi e come tale non ha bisogno di
meccanismi repressivi giuridici per la sua tutela. E' fondamentalmente una
controversia tra chi vuole proteggere e lottare per la lingua e coloro che
vogliono prendersi cura di essa e coltivarla. Se c'è una minaccia per la lingua
slovacca, è a causa di ignoranti slovacchi e non degli ungheresi o altre
minoranze.
Il governo di Mikuláš Dzurinda ha liberalizzato la legge nel 1999 ed ha
approvato una legge sulle lingue minoritarie, così formalmente questi due
problemi sono stati modificati, ma la verità è che entrambe le leggi sono
imperfette - e quindi hanno bisogno e avranno bisogno di essere migliorate. Nel
2009 il governo di Robert Fico ha rinforzato nuovamente la legge, e praticamente
l'ha riportata di nuovo ai tempi di Meciar. La coalizione di governo attuale sta
cercando sia di armonizzarle che liberalizzarle - ossia, moderare la protezione
ed incrementare l'attenzione per entrambe le lingue, quella di stato e quella
delle minoranze.
TSS: Come ha visto la tensione che è emersa fra gli ungheresi e gli slovacchi
per la Legge statale sulla lingua?
RCH: La minoranza ungherese si occupa della questione della lingua in modo
diverso rispetto alle altre minoranze, come gli ungheresi, simili agli
slovacchi, vivono ancora con la convinzione che la lingua sia l'attributo più
importante della loro identità nazionale. E' vero, ce ne solo accorgiamo meno
quando si parla di minoranze. Quando si tratta della lingua, una minoranza è
naturalmente più vulnerabile ed in pericolo perché vive in un ambiente della
lingua in maggioranza ed è nel maggiore dei casi la lingua minoritaria piuttosto
che la lingua di maggioranza che è assimilata. Nel 2009, la legge statale sulla
lingua è stata reintrodotta nell'agenda nazionale inter statale
slovacca-ungherese, dal momento che le caratteristiche repressive della modifica
erano rivolte soprattutto contro la minoranza ungherese. Il governo ungherese ha
interferito e la bolla è cresciuta. In quel momento ho creduto che fosse
inutile, in quanto faceva parte della carta ungherese che il governo guidato da
Fico ha giocato nelle relazioni bilaterali con l'Ungheria. Ecco perché abbiamo
creduto che le misure restrittive dovrebbero essere eliminate. Dopo tutto,
c'erano pertinenti raccomandazioni internazionali che supportavano la nostra
posizione.
TSS: Ma le sanzioni che lei ha criticato in passato rimangono nella legge, anche
se in modo limitato. E' soddisfatto della soluzione che il parlamento ha
recentemente approvato?
RCH: Siamo venuti con le richiesta di rimuovere le misure restrittive sia sulla
legge statale sulla lingua, e nella legge sulla lingua delle minoranze, in
quanto le due leggi in realtà sono due facce di una stessa medaglia e, pertanto,
devono essere compatibili. L'emendamento alla legge statale sulla lingua è stato
proposto dal ministro della cultura perché compete al suo dipartimento. C'è
anche un dipartimento di lingua di stato presso il ministero della cultura che
supervisiona sul corretto uso dello slovacco. Questo è quello che ho cancellato
quando ero ministro della cultura (nel 2002-2005) perché mi sembrava troppo per
i funzionari ministeriali dire cosa è giusto e cosa è sbagliato nella lingua.
Per tutto questo abbiamo un'autorità accademica, L'istituto di linguistica
Ludovit Stur presso l'accademia slovacca delle scienze, come pure diversi
dipartimenti universitari. Non è dato agli ufficiali ed hai politici il
codificare il linguaggio. A parte questo, credo che la legge statale sulla
lingua, dovrebbe essere una legge di solo valore simbolico e non dovrebbe essere
utilizzata per qualsiasi repressione o minaccia.
Così è stato necessario emendare la legge, ma è più facile a dirsi che a farsi,
come i vecchi pregiudizi nazionalisti e i traumi che hanno lavorato nelle
relazioni fra slovacchi ed ungheresi per decenni, permangono nella coscienza
politica slovacca sia nazionalistica che democratica, quella che attualmente
governa il paese.
Ora i nazionalisti da Smer e dal Partito Nazionale Slovacco (SNS) dicono che la
legge è servile a Budapest, dall'altro lato i nazionalisti ungheresi criticano
il governo slovacco dicendo che la legge continua a perseguitare le minoranze.
Quindi di solito i nazionalisti partono dalle stesse piattaforme, rimanendo
solamente uno contro l'altro. Ma credo che se le sanzioni sono state eliminate,
la legge sarebbe piuttosto buona. Usando il termine "sanzione" o "ammenda" in
relazione al linguaggio, è un intervento drastico nella società, come la lingua
è un affare molto intimo, molto personale dell'identità umana come dell'identità
di una comunità più grande. Qualsiasi repressione in quella zona interferisce
con l'identità umana. Dopo la nostra ultima modifica, le repressioni verranno
utilizzate solo in campo ufficiale, molto formalmente, ma penso che siano
completamente ridondanti. C'è stato un sollievo significativo in diversi settori
della comunicazione pubblica, per esempio in uffici di auto-governo o negli
uffici di polizia. Il rilievo è ancora più grande nel settore della cultura. Ma
la legge ancora non contiene tutti i provvedimenti che potrebbero essere
necessari.
TSS: Ora tenterà anche di modificare la legge sulle lingue minoritarie, che
dovrebbe per molti aspetti allargare il diritto delle minoranze ad usare la loro
lingua madre – una misura che spesso incontra resistenze da parte dei politici
in Slovacchia. Perché c'è una mancanza di volontà tra i politici della
Slovacchia per questo?
RCH: E' necessario modificare la legge sulle lingue minoritarie da quando
abbiamo modificato la legge statale sulla lingua e queste due leggi devono
essere compatibili. Abbiamo inoltre stabilito come uno dei nostri obbiettivi sia
un concetto più ampio della politica per le minoranze in termini giuridici.
Vogliamo farla finita con la discordia tra le due lingue, come la legga statale
sulla lingua ha interferito negli usi delle lingue minoritarie, in particolare
dopo che il governo di Fico l'ha modificata. Ciò doveva essere rimosso perché
l'uso delle lingue minoritarie è disciplinato dalla legge sulle lingue
minoritarie e non dalla legge statale sulla lingua. Le raccomandazioni
internazionali hanno parlato con la stessa voce che questa discordia dev'essere
rimossa.
Per rendere compatibili le due leggi, ora ci sono le sanzioni introdotte nel
progetto di modifica della legge sulle lingue minoritarie perché ci sono già
delle sanzioni nella legge statale sulla lingua. Se un membro della minoranza
non è in grado di far valere il suo diritto di parlare una lingua minoritaria,
possono lamentare l'istituzione in questione. Ma io personalmente credo che non
ci dovrebbero essere sanzioni in nessuna delle due leggi.
Ovviamente, per qualcuno dei miei colleghi questo suonava come un reato contro
la maggioranza slovacca, che le istituzioni slovacche potrebbero essere
sanzionate se un ungherese, un ruteno, un ucraino od un rom non possano ottenere
un'informazione nella loro rispettiva lingua. La mentalità slovacca, non pensa
se accadesse al contrario, ma quando è la maggioranza che deve essere punita,
tutto ad un tratto non ci piace.
TSS: Uno dei principali cambiamenti che lei sta introducendo nel progetto di
modifica della legge sulle lingue minoritarie, è abbassare il quorum per chi
parla la lingua minoritaria, dall'attuale 20% al 10%.
RCH: Tutte le raccomandazioni internazionali dicono che il quorum dev'essere
abbassato. Nel 1999, quando la legge è stata redatta per la prima volta, anche
il 20% sembrava troppo alto. Ma l'esperienza ha dimostrato che non è un buon
quorum, in quanto permette ancora di assimilare le minoranze. Le raccomandazioni
internazionali che abbiamo ricevuto parlano del 10%, sostenendo che le lingue
minoritarie richiedono maggiore protezione in quanto la loro posizione statale
non è uguale a quella della lingua nazionale. Ho il sospetto che non sarebbe
accettato facilmente da molti cittadini e politici ma il quorum proposto non è
così basso. Nota bene, non riguarda la minoranza ungherese, bensì le altre
minoranze. Attualmente, sotto il quorum del 20%, sono circa 520 municipalità con
lingua ungherese e, con il quorum abbassato al 10%, sarebbero altre 30, meno del
1% in più. Ma è interessante considerare che la minoranza tedesca, che è molto
più piccola. Attualmente, vi è un solo comune di lingua tedesca, Krahule nella
Slovacchia centrale, ma con il quorum del 10%, salirebbe da 10 ad 11
municipalità. Con la minoranza croata, si potrebbero influire due parti della
municipalità di Bratislava, Jarovce e Cunovo. Considerando la minoranza rutena,
proponiamo il conteggio insieme alla minoranza ucraina per finalità di utilizzo
delle minoranze linguistiche, il che significherebbe che persino la città di
Humenné diventerebbe ufficialmente bilingue.
Il problema con la minoranza rom, a questo riguardo, è che un'infrastruttura
completamente nuova per la loro lingua, avrebbe bisogno di essere stabilita. In
questo caso, dovremmo prendere in considerazione un modo per rinviare
l'implicazione pratica della legge per creare spazio per l'educazione
dell'intelligenza rom che sarebbe in grado di saturare questa infrastruttura.
Non è una cosa facile, che richiede anche un più alto budget per le municipalità
interessate.
TSS: Il suo ufficio si occupa anche di alcuni problemi legati alla minoranza
rom. Quali di questi consideri più seri?
RCH: L'agenda dei rom è attualmente distribuita tra diversi uffici e penso che
sia necessario un approccio più globale. Negli ultimi 21 anni lo stato ha
fallito nelle politiche sociali. Vi è una sorta di egoismo economico tra i
non-rom e le problematiche per ridurre la povertà dei rom. E da quando
nascondiamo le problematiche economiche ed i fallimenti dello stato, le
soluzioni che vengono proposte sono spesso razziste, ideologiche e dirette verso
i cittadini più poveri di questo paese.
"Le comunità socialmente escluse" è solo un bel nome per le baraccopoli, dove le
persone non hanno una possibilità di prendere una via d'uscita dal circolo
vizioso in cui vivono. E poiché non esiste un approccio globale per risolvere i
loro problemi, ma ogni ufficio lo risolve nel suo piccolo dipartimento – nella
sanità, nella scuola, negli affari sociali, nella giustizia – le soluzioni sono
sempre e solo parziali. Secondo me, non solo non abbiamo mosso il problema della
socializzazione reale delle comunità rom in avanti negli ultimi 20 anni, ma
abbiamo raggiunto persino "numeri rossi".
Attualmente sono soprattutto le associazioni civiche che si interessano di
questi problemi, sulla base della volontà di alcuni appassionati che operano
all'interno delle comunità rom, ma non c'è stato alcun approccio sistemico. Il
problema della minoranza rom non può essere risolto dal mercato, che alcuni
ritengono che sia in grado di risolvere tutto. Oltre a questo, tutti i programmi
per i rom che sono stati eseguiti fino ad ora, erano programmi a breve termine.
E questo problema deve essere risolto nel lungo periodo ed in modo esaustivo.
D'altra parte, la povertà estreme che non si vuol vedere in questo ambiente,
continuerà a generare costi sempre più elevati. Ma il denaro non è il problema
più grande. Il problema è che c'è una mancanza di un concetto a lungo termine ed
una mancanza di esperti di politica che proponga soluzioni.
TSS: I problemi delle minoranze rom non sono solo slovacchi e sempre più
influenzano l'intera Europa. Pensi che la cooperazione europea una soluzione
completa ed a lungo termine?
RCH: Se c'era qualche senso nella "soluzione" francese del problema, poi si
sarebbe attirata l'attenzione al carattere europeo del problema rom, dimostrando
che non è un problema di un paio di stati dei Balcani e dell'Europa centrale, ma
un problema che l'Unione Europea deve rifletter e risolvere. Se ignoriamo i
problemi dei rom in Romania ed in Bulgaria, questi si apriranno come una
questione irrisolta in Francia o in Italia e continuerà a crescere. Non possiamo
tenere gli occhi chiusi su questo. La UE attualmente ha attualmente molto più
gravi problemi economici e finanziari e non può quindi concentrarsi interamente
sulla questione rom, ma forse dovremmo essere uno di quelli che avrebbe spinto
l'agenda, soprattutto una volta che abbiamo un'idea. Uno dei problemi principali
che il governo sta affrontando adesso, è quello di trovare soluzioni chiave
all'agenda rom e di non far finta che questo problema non esiste o che non lo
possiamo vedere. Il problema è qui, ed è grave.
TSS: I suoi predecessori sono stati criticati per la cattiva gestione
dell'agenda rom. Saranno i poteri forti del suo ufficio a cambiare la percezione
critica del pubblico del vostro ufficio?
RCH: Questo ufficio porta sempre una certa sfida in esso – è in un certo senso
un ufficio virtuale, perché i suoi poteri non sono realmente tangibili, come i
diritti umani che sono ancora violati anche nelle democrazie, anche in
Slovacchia. Questo ufficio vuole servire come coordinatore dell'agenda dei
diritti umani, che di fatto rientra nella responsabilità di tutti i dipartimenti
governativi. Siamo come un custode, ma senza la possibilità di punire. Possiamo
solo consigliare e cercare di migliorare la normativa. Il secondo pilastro di
questo ufficio, sono le minoranze nazionali, che comprendono anche la minoranza
rom, e ci sono alcuni problemi molto seri lì. Ho intenzione di avere incontri
con il ministro dell'istruzione per cercare per cercare insieme di risolvere i
problemi di educazione delle minoranze. Ci sono ancora molte cose controverse
che succedono e che devono essere indagate e guardate – come figli di famiglie
rom che vengono spesso inviati alle scuole speciali anche se non li
appartengono. Vedo molto lavoro da fare per noi insieme con l'istruzione e ed i
servizi sociali in materia di istruzione dei bambini rom. Alcuni passi decisivi
bisogna finalmente prenderli.