Dal 30 novembre al 5 dicembre - Tieffe Teatro Menotti – Via Ciro Menotti,
11 – Milano
Produzione Cantieri Teatrali Koreja e Centar Za Kulturu di Smederevo
(Serbia) con il sostegno di Teatro Pubblico Pugliese
BRAT (FRATELLO)
Cantieri per un’opera rom
Regia e adattamento di Salvatore Tramacere
Con Miljan Guberinic, Ajnur Ibraimi, Damir Kriziv, Sead Kurtisi, Vukosava Lazic, Marija Miladinovic, Marija Mladenovic, Ana Pasti, Darko Petrovic, Igor Petrovic,
Maria Rosaria Ponzetta, Ferdi Ramadani, Ajnur Redzepi, Emran Sabani, Senad
Sulejmani, Marko Stojanovic, Danijel Todorovic, Andjelka Vulic
Collaborazione alla regia: Fabrizio Saccomanno
Collaborazione all’allestimento: Mariarosaria Ponzetta
Cura del movimento: Silvia Traversi
Musiche di: Admir Shkurtaj
Eseguite dal vivo da: Giorgio Distante, Redi Hasa, Admir Shkurtaj
Luci e suoni: Mario Daniele, Angelo Piccinni
Organizzazione: Marija Anicic, Alessandra Bisconti, Dragoljub Martic, Laura
Scorrano
Cura del progetto: Franco Ungaro
"Popolo mite e nomade che non rivendica sovranità, territorio, zecca, divise,
timbri, bolli e confini, ma semplicemente il diritto di continuare a essere quel
popolo sottilmente altro e trascendente rispetto a tutti quelli che si
contendono territori, bandiere e palazzi; un popolo che, un pò come gli ebrei,
fa parte della storia e dell'identità europea proprio perchè a differenza di
tutti gli altri hanno imparato ad essere leggeri, compresenti, capaci di passare
sopra e sotto i confini, di vivere in mezzo a tutti gli altri, senza perdere se
stessi e di conservare la propria identità anche senza costruirci uno stato
intorno"
"Non si puo' togliere l'acqua ai pesci e poi stupirsi se i pesci non riescono
piu' ad essere agili ed autosufficienti, gentili ed autosufficienti come una
volta"
Alex Langer
Quello di Brat è un percorso iniziato tre anni fa, a Smederevo, 70 chilometri da
Belgrado, tra una dozzina di giovani rom, altrettanti attori loro coetanei di
quella città, e il gruppo teatrale Koreja di Lecce, da sempre interessato a
misurarsi con il fascino e i nodi irrisolti, l’ignoto e le diversità dell’est
Europa.
Non concede illusioni o facili scorciatoie di “redenzione” lo spettacolo
elaborato da Salvatore Tramacere con Fabrizio Saccomanno: una parabola zingara
contro i “nuovi olocausti”.
Nasce così uno spettacolo accolto trionfalmente dal pubblico nelle rapide
incursioni al NapoliTeatroFestival e al Festival Castel dei Mondi di Andria fino
all’approdo nel capoluogo salentino.
Come nell’originale di Gay c’è una malavita organizzata, una polizia corrotta,
un affarismo senza scrupoli, un bordello di ragazze scatenate.
Interpreti scatenati, pronti a cambiare di ruolo e di genere, mentre la musica
balcanica di Admir Shkurtaj, eseguita dal vivo, li incalza e li dirige verso un
apparente happy end.
Incontriamo da tre anni un gruppo di giovani rom e giovani attori che vivono a
Smederevo, Settanta chilometri da Belgrado, alcune centinaia da Lecce. Proviamo
a fare teatro. Lavoriamo di sera, dopo faticose giornate di lavoro quotidiano,
specie per i giovani rom, a raccogliere frutta, vetro e carta. Non vogliamo
creare una nuova compagnia professionale né cerchiamo alcuna catarsi sociale.
Che fare? Partiamo da un testo. L’Opera del mendicante di John Gay.
Cerchiamo persone e attori in grado di dare senso e verità alle parole molto
graffianti dell’Opera. Al tempo del reality quando sempre più sottile si fa il
confine tra verità e finzione.
Ladri, ricettatori, donne di malaffare, capi di polizia in combutta per spillare
quattrini dove si può: questi sono i nuovi eroi di un mondo alla rovescia.
Una storia rappresentata tante volte in diverse epoche e luoghi.
Undici non attori rom e otto giovani attori serbi, assumono ruoli da commedia
dell'arte, facendosi testimoni di una cultura, la propria.
Una cultura che, come i piccoli ladruncoli che loro mettono in scena, è
destinata a scomparire.
Ne è scaturita una "presentazione" che, giocando con gli stereotipi di una
cultura periferica, mette proprio in discussione il labile confine tra finzione
e realtà.
Cantieri Teatrali Koreja
Tieffe Teatro Menotti – Via Ciro Menotti, 11 – Milano
Orari spettacolo: lun. mar. gio. ven. sab ore 21 - mer. ore 19. - dom. ore
17
Orari biglietteria: dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 19 - sabato 16 - 19
Prenotazioni e informazioni: 0236592544 ,
info@tieffeteatro.it -
www.tieffeteatro.it
Prezzi: 22 intero – 15 ridotto (over 60, under 25)
convenzioni: pr@tieffeteatro.it
Giovedì 18 novembre c'è stata la conferenza stampa di
presentazione. Ivana Kerecki (che ci fornisce anche le foto) ci riferisce:
Prima della conferenza la RAI ha fatto un'intervista con gli attori
rom e il protagonista Danijel Todorovic, che ha detto che questo
spettacolo ha rotto un tabù, un muro che molti vedono fra se stessi e i
Rom. I ragazzi hanno salutato la TV italiana con un saluto collettivo
in lingua romanes.
Per prima ha parlato Livia Pomodoro, soprattutto dell'importanza del "Premio
Internazionale Teresa Pomodoro per il Teatro dell'Inclusione"
(sempre con prestigiosa giuria internazionale), che poi è stato assegnato la
stessa sera al Teatro No'hma, inaugurando la sua stagione.
Secondo lei questo premio è anche il segno dell'attenzione a "questo
grande problema"…
Salvatore Tramacere, direttore artistico dei Cantieri Teatrali Korejadi Lecce, ha raccontato il lavoro svolto durante i 3 anni con 35
ragazzi di Smederevo, la cittadina a 50 km da Belgrado. Gli è
dispiaciuto molto che dopo un lavoro così importante, uno dei ragazzi,
Ferdi, non può venire in Italia per partecipare allo spettacolo. Il
motivo: il suo datore di lavoro (precario e saltuario: il cosiddetto
lavoro a "chiamata", che potrebbe anche non arrivare) ha minacciato di "licenziarlo"…
Alcune sue battute (certe si possono più o meno condividere):
"Il teatro ha senso solo se ha il coraggio, altrimenti si rischia di fare
cose molto banali e perdere il senso."
"Mi hanno chiesto perché ho fatto uno spettacolo così. Perché no?
Perché non prendere questa responsabilità?"
"I nostri ragazzi hanno tutto, sanno tutto. Con loro, invece, c'è
bisogno di fare le cose dall'A alla Z."
"Questi ragazzi hanno conquistato una dignità e possono avere una
chance come tutti i ragazzi del mondo."
"Vorremmo fare di più: primo, creare un centro permanente, mettere
insieme le diversità, non solo quelle di nazionalità o etnia ma di
possibilità di vivere la vita quotidiana. Un centro in più luoghi, per
incontrarsi e far progetti vari, non solo spettacoli. Secondo, all'inizio mi vergognavo un po' di dire questa cosa: i ragazzi mi
chiedevano ‘quanti soldi prenderemo?'. Il progetto in se stesso è
nobile, ma anche loro hanno un diritto di fare questo LAVORO chiedendo
di essere pagati. Rinuncio a fare lo spettacolo se non li pagano. Per
una ulteriore dignità. Stanno acquisendo una cosa forte. Se ne chiedono
un'altra: paghiamoli!"
Franco Ungaro, ha detto che non è stato così facile portare
questi ragazzi in Italia. Si è sempre posta la domanda: ci saranno
problemi con la polizia? Alla fine è andato tutto liscio. Secondo lui,
questo spettacolo è un po' il simbolo di come si può coniugare un'idea
dei Rom con quella del cosmopolitismo e mostrare la cultura identitaria
di un popolo, di persone, inserita nel contesto di contemporaneità,
mentre il lavoro con questi attori è stato anche una denuncia delle
loro condizioni di vita.
L'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer
Flory, ha raccontato un po' di teoria: di come il teatro (che è anche
nomade) nasce dalla esperienza e la questione antropologica, lì non c'è
il post-montaggio che smonta il contesto antropologico. Ha ripreso
anche le parole di Tramacere, ribadendo che l'attore deve sempre essere
pagato: "perché se mi pagano, valgo". Ha tentato di rispondere anche
alla precedente domanda "perché", con una storia della rosa che nasce
senza motivo, cresce senza motivo ecc.
Emilio Russo, direttore artistico del Teatro Tieffe, ha detto che
siamo noi che stiamo perdendo la dignità e che praticamente tutte le
richieste di aiuto per lo spettacolo (costoso) avevano trovato le porte
chiuse, e lo spettacolo costa. Ha parlato anche dei più di 300 sgomberi
che hanno subito i Rom che abitano a Milano e ribadito che questo è
anche uno spettacolo politico e importante per la città.
Č stata chiamata a fare un intervento anche Dijana Pavlovic che,
oltre a richiamare ancora l'attenzione sui numerosi e tristi sgomberi
di Milano, ha invitato i presenti a considerare che la povertà in
Serbia non riguarda soltanto la popolazione rom, e che ci sono delle
differenze delle condizioni e possibilità dei Rom in Italia e in Serbia, dove
anche una ragazza come lei aveva potuto laurearsi all'Accademia dell'Arte drammatica e dove molti Rom, oltre a fare i lavori
semplici elencati dai relatori – pulizie, raccolta del ferro e simili – svolgono anche funzioni importanti professionali e politiche. Ha
detto che è grata a tutti quelli che hanno appoggiato questo progetto,
che ha fatto dei ragazzi-attori persone fortunati, invitando le
autorità a pensare anche ai Rom di Milano che un'occasione così non l'hanno mai avuta, perché la città ne ha veramente bisogno: non basta
dare alle persone soltanto un pezzo di pane, bisogna dare loro anche la
dignità e il senso, non bisogna permettere loro solo la mera
sopravvivenza, perché hanno diritto anche a una vita vera, di essere
considerati. Quindi, bisogna pensare anche a dei progetti per i ragazzi
rom di Milano.
Danijel Todorovic, il protagonista dello spettacolo, invitato a dire
qualche parola, ha detto che perfino lui aveva un po' di pregiudizi nei
confronti dei Rom prima dello spettacolo, ma che sono passati appena si
sono conosciuti e avevano cominciato a lavorare insieme. Quindi pensa
che in Serbia lo spettacolo è servito per abbattere dei muri e spera
che così succederà anche in Italia.
La prima domanda del pubblico riguardava l'assenza della signora
Moioli. Hanno spiegato che era in ritardo da qualche altra parte…
Una giornalista ha detto che ultimamente si parla di portare il
teatro anche fuori, per strada, quindi chiedeva se era possibile un'esibizione sotto la torre di via Imbonati, cosa che ha subito dato
fastidio all'assessore Finazzer, che ha chiesto di "non caricare lo
spettacolo che ha già un significato con altri significati".
[Più tardi ho spiegato al direttore del teatro serbo e ai ragazzi rom
cosa succede alla torre di via Imbonati e si sono dimostrati
interessati a passare al presidio portando la loro solidarietà agli
immigrati in Italia.]
Qui invece ti scrivo le info e i nomi giusti giusti, degli attori,
tradotti liberamente da un jugo-sito:
Si tratta del progetto culturale nato dalla collaborazione del Centro
per la Cultura Smederevo (Centar za kulturu Smederevo), del Centro
informativo rom "Drom" e del Teatro Koreja di Lecce e il Teatro.
Partecipano anche gli attori del teatro "Patos".
"Opera dei mendicanti" [là si chiama così, come l'originale
ispiratore di Ray] è nata e dura fuori dai soliti standard di teatro,
offrendo uno sguardo diverso sul teatro stesso. L'anno scorso ha
partecipato a BITEF, il più importante festival teatrale serbo. Il
regista è Salvatore Tramacere, il suo assistente Milan Guberinić del
teatro Patos. Attori: Darko Petrović, Danijel Todorović, Senad
Sulejmani, Ajnur Ibraimi, Senat Ramizi, Ferdi Ramadani [che non viene]
Džemailj Krujezi, Damir Krujezi, Damir Kriziv, Ajnur Redžepi, Igor
Petrović, Goran Galić, Marija Mladenović, Ivan Simić, Dušan Štrbac,
Vukosava Lazić, Ana Pašti, Ina Marić, Marija Mladenović, Miljan
Guberinić.
Confrontate però con quelli che vengono in Italia, che non sono proprio
tutti uguali.