Da
Roma_Francais
Euronews
14/10/2010 - Tony Gatlif è un uomo con una missione. Per 35 anni, Gatlif che
è mezzo Cabilo (Algerino), mezzo zingaro, ha prodotto e diretto film sui Rom in
Europa, un popolo che afferma è spesso incompreso e discriminato.
Il suo ultimo film, "Liberté", uscito quest'anno, è sui circa 30.000 Rom
francesi che furono detenuti e deportati durante la II guerra mondiale.
Anche se Gatlif è arrabbiato per le espulsioni del presidente Sarkozy e per
lo smantellamento dei campi rom illegali, insiste che quanto sta succedendo
oggi non può in nessuna maniera essere comparato alle deportazioni della II
guerra mondiale.
Ma ammonisce che è uno scomodo promemoria di ciò che accade quando un'intera
razza o popolo è presa a bersaglio.
Valerie Zabriskie di Euronews si è incontrata col regista a Lione.
Tony Gatlif, lei è fermamente contrario allo smantellamento dei campi rom,
anche se i sondaggi suggeriscono che il 60% dei Francesi appoggia questa
politica di "smantellamento". La sorprende?
Non posso farci niente. L'unica cosa che posso fare, è spiegare a tutti
quanti non capiscono questo problema sul popolo viaggiante - sono i termini
amministrativi. Sono il popolo rom, zingari che sono in Francia da lungo, lungo
tempo, sin da Francesco I, questi zingari, che sono nel sud della Francia e in
Spagna. Tutto qui. E questo popolo che è qui in Europa dal Medio Evo, ha
contribuito all'Europa, alla sua cultura, a tutto ciò che è europeo. Ed ora,
vogliamo che diventino invisibili. Non vogliamo che esistano. Ma come può un
popolo di 10 milioni semplicemente smettere all'improvviso di esistere? I capi
di stato europei hanno deciso di approvare leggi contro di loro così che non
possano più viaggiare. Questo significa che se non vuoi che un popolo si sposti,
lo confini. E' quel che abbiamo fatto durante la guerra.
Ma ora che la Romania e la Bulgaria sono parte dell'Unione Europea, non si
può più farlo. Hanno il diritto a spostarsi in altri paesi europei, ma se dopo
tre mesi non hanno un lavoro o sono ritenuti un peso sociale, possono essere
espulsi.
Questa legge è stata creata per loro, ma non è per tutti. Vicino a dove vivo
io a Parigi, c'è una persona tedesca senza casa. E' lì da tre anni. Qualcuno gli
ha detto che deve tornare in Germania? E' senza casa, è Tedesco, mi ha detto.
Così queste leggi sono fatte per determinate persone, per i cittadini di
"seconda classe" e poi ci sono leggi per i "veri" cittadini. E' così. E così io
credo che queste leggi siano state create esclusivamente per gli zingari e poter
dire, "attenzione, se apriamo i confini europei avremo tutti gli zingari che
vorranno partire." Sanno che è quel che fanno sempre gli zingari. Così dicono
che faranno queste leggi per bloccarli e rimandarli a casa dopo tre mesi.
Ma non pensa che ciò che è successo il mese scorso al vertice UE, tra il
presidente Sarkozy ed il commissario europeo, mostri che la Commissione Europea
stia iniziando a prestare a ciò che si chiama il problema rom in Europa?
Sono scioccati, penso, questi paesi sono scioccati perché la Spagna non
agisce così, ci sono paesi UE che non fanno così. Neanche la Grecia. La Grecia
ama i suoi zingari. Così la Francia, tutto d'improvviso, con queste leggi che
hanno introdotto, vuole sradicare questo popolo, questi Rom che sono qui da non
so quanto, forse tre o quattro anni. E li sgomberano e li espellono dalle loro
baracche, dalle loro case di cartone, nei boschi, sotto i ponti, lungo le
autostrade. E li spostano numerosi, in massa. E questo ci ricorda un trauma. Ci
sono bambini seminudi, tra le braccia delle madri. C'è panico ovunque. Non hanno
tempo di prendere le loro cose. E' il panico. Naturalmente non siamo agli
estremi delle deportazioni del 1940, ma è ancora, la parte finale di un cuneo.
La gente si lamenta di vedere i Rom, gli zingari con i loro grossi
caravan, le loro belle macchine e nel contempo si dipingono come vittime, le
donne che mendicano per strada con i bambini...
Qui quando sono arrivato alla stazione di Lione, mi ha fermato una donna.
Aveva occhi blu, non sembrava per niente straniera. Era Francese e mi ha chiesto
dei soldi per i suoi bambini. Ha messo la sua miseria proprio di fronte a me,
perché era povera e miserabile e non ho coperto i miei occhi. Ma lo zingaro che
mendica, da fastidio a tutti. Perché? Perché ricorda loro la propria
insicurezza? Forse si sentono molestati? Ma io mi sento molestato anche dai
senza casa. Ma è normale che mi senta molestato. Sarebbe l'ultima frontiera, che
muoiano di fronte a noi senza chiedere niente. Ma questo è com'è il mondo nuovo
oggi. Il mondo moderno.
Ma con tutta la copertura dei media sulle espulsioni di quest'estate,
forse lei non è ottimista, ma non spera che ci sia ora maggiore pressione sui
capi di stato europei per affrontare questo problema che è europeo?
Non ho paura dei capi di stato europei. Non ho paura di chi governa l'Europa.
Ho paura degli Europei. Una volta che un governo come quello della Francia - che
è un paese a cui tutta l'Europa guardava durante l'era comunista perché era il
paese dei diritti umani - una volta che la Francia, il paese dei diritti umani,
inizia a puntare il dito contro gente che è fragile, mi preoccupa la reazione a
catena. Mi preoccupa che la gente di altri paesi dirà di voler fare la stessa
cosa perché questi Rom non sono buoni. E quel che ha detto il governo francese,
che ha detto il presidente francese, o meglio, non ha detto che non erano buoni,
ma che erano problematici. Quindi dal suo punto di vista, in paesi come la
Romania, o la Bulgaria o l'Ungheria ed altrove, anche lì si può dire: "Sì,
abbiamo un problema con questa gente (i Rom).
Questo mese c'è un summit a Bucarest, sull'integrazione dei Rom in Europa.
Cosa ti aspetti che verrà fuori da questo tipo di vertice? Cosa speri?
Che lascino in pace questa gente. Questi Rom non chiedono niente. Non hanno
mai fatto guerre, non si sono mai armati, mai usato bombe. Vogliono solo vivere.
Quindi lasciamoli vivere e troviamo i mezzi per aiutarli a farlo, come chiunque
altro in Europa. E smettiamo di appiccicargli etichette sulla schiena, o di
creare leggi che vanno contro il loro modo di vivere.