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Francia
Di Fabrizio (del 20/10/2010 @ 09:43:08, in Europa, visitato 2003 volte)

Da Roma_Francais

Euronews

14/10/2010 - Tony Gatlif è un uomo con una missione. Per 35 anni, Gatlif che è mezzo Cabilo (Algerino), mezzo zingaro, ha prodotto e diretto film sui Rom in Europa, un popolo che afferma è spesso incompreso e discriminato.

Il suo ultimo film, "Liberté", uscito quest'anno, è sui circa 30.000 Rom francesi che furono detenuti e deportati durante la II guerra mondiale.

Anche se Gatlif è arrabbiato per le espulsioni del presidente Sarkozy e per lo smantellamento dei campi rom illegali, insiste che quanto sta succedendo oggi non può in nessuna maniera essere comparato alle deportazioni della II guerra mondiale.

Ma ammonisce che è uno scomodo promemoria di ciò che accade quando un'intera razza o popolo è presa a bersaglio.

Valerie Zabriskie di Euronews si è incontrata col regista a Lione.

Tony Gatlif, lei è fermamente contrario allo smantellamento dei campi rom, anche se i sondaggi suggeriscono che il 60% dei Francesi appoggia questa politica di "smantellamento". La sorprende?

Non posso farci niente. L'unica cosa che posso fare, è spiegare a tutti quanti non capiscono questo problema sul popolo viaggiante - sono i termini amministrativi. Sono il popolo rom, zingari che sono in Francia da lungo, lungo tempo, sin da Francesco I, questi zingari, che sono nel sud della Francia e in Spagna. Tutto qui. E questo popolo che è qui in Europa dal Medio Evo, ha contribuito all'Europa, alla sua cultura, a tutto ciò che è europeo. Ed ora, vogliamo che diventino invisibili. Non vogliamo che esistano. Ma come può un popolo di 10 milioni semplicemente smettere all'improvviso di esistere? I capi di stato europei hanno deciso di approvare leggi contro di loro così che non possano più viaggiare. Questo significa che se non vuoi che un popolo si sposti, lo confini. E' quel che abbiamo fatto durante la guerra.

Ma ora che la Romania e la Bulgaria sono parte dell'Unione Europea, non si può più farlo. Hanno il diritto a spostarsi in altri paesi europei, ma se dopo tre mesi non hanno un lavoro o sono ritenuti un peso sociale, possono essere espulsi.

Questa legge è stata creata per loro, ma non è per tutti. Vicino a dove vivo io a Parigi, c'è una persona tedesca senza casa. E' lì da tre anni. Qualcuno gli ha detto che deve tornare in Germania? E' senza casa, è Tedesco, mi ha detto. Così queste leggi sono fatte per determinate persone, per i cittadini di "seconda classe" e poi ci sono leggi per i "veri" cittadini. E' così. E così io credo che queste leggi siano state create esclusivamente per gli zingari e poter dire, "attenzione, se apriamo i confini europei avremo tutti gli zingari che vorranno partire." Sanno che è quel che fanno sempre gli zingari. Così dicono che faranno queste leggi per bloccarli e rimandarli a casa dopo tre mesi.

Ma non pensa che ciò che è successo il mese scorso al vertice UE, tra il presidente Sarkozy ed il commissario europeo, mostri che la Commissione Europea stia iniziando a prestare a ciò che si chiama il problema rom in Europa?

Sono scioccati, penso, questi paesi sono scioccati perché la Spagna non agisce così, ci sono paesi UE che non fanno così. Neanche la Grecia. La Grecia ama i suoi zingari. Così la Francia, tutto d'improvviso, con queste leggi che hanno introdotto, vuole sradicare questo popolo, questi Rom che sono qui da non so quanto, forse tre o quattro anni. E li sgomberano e li espellono dalle loro baracche, dalle loro case di cartone, nei boschi, sotto i ponti, lungo le autostrade. E li spostano numerosi, in massa. E questo ci ricorda un trauma. Ci sono bambini seminudi, tra le braccia delle madri. C'è panico ovunque. Non hanno tempo di prendere le loro cose. E' il panico. Naturalmente non siamo agli estremi delle deportazioni del 1940, ma è ancora, la parte finale di un cuneo.

La gente si lamenta di vedere i Rom, gli zingari con i loro grossi caravan, le loro belle macchine e nel contempo si dipingono come vittime, le donne che mendicano per strada con i bambini...

Qui quando sono arrivato alla stazione di Lione, mi ha fermato una donna. Aveva occhi blu, non sembrava per niente straniera. Era Francese e mi ha chiesto dei soldi per i suoi bambini. Ha messo la sua miseria proprio di fronte a me, perché era povera e miserabile e non ho coperto i miei occhi. Ma lo zingaro che mendica, da fastidio a tutti. Perché? Perché ricorda loro la propria insicurezza? Forse si sentono molestati? Ma io mi sento molestato anche dai senza casa. Ma è normale che mi senta molestato. Sarebbe l'ultima frontiera, che muoiano di fronte a noi senza chiedere niente. Ma questo è com'è il mondo nuovo oggi. Il mondo moderno.

Ma con tutta la copertura dei media sulle espulsioni di quest'estate, forse lei non è ottimista, ma non spera che ci sia ora maggiore pressione sui capi di stato europei per affrontare questo problema che è europeo?

Non ho paura dei capi di stato europei. Non ho paura di chi governa l'Europa. Ho paura degli Europei. Una volta che un governo come quello della Francia - che è un paese a cui tutta l'Europa guardava durante l'era comunista perché era il paese dei diritti umani - una volta che la Francia, il paese dei diritti umani, inizia a puntare il dito contro gente che è fragile, mi preoccupa la reazione a catena. Mi preoccupa che la gente di altri paesi dirà di voler fare la stessa cosa perché questi Rom non sono buoni. E quel che ha detto il governo francese, che ha detto il presidente francese, o meglio, non ha detto che non erano buoni, ma che erano problematici. Quindi dal suo punto di vista, in paesi come la Romania, o la Bulgaria o l'Ungheria ed altrove, anche lì si può dire: "Sì, abbiamo un problema con questa gente (i Rom).

Questo mese c'è un summit a Bucarest, sull'integrazione dei Rom in Europa. Cosa ti aspetti che verrà fuori da questo tipo di vertice? Cosa speri?

Che lascino in pace questa gente. Questi Rom non chiedono niente. Non hanno mai fatto guerre, non si sono mai armati, mai usato bombe. Vogliono solo vivere. Quindi lasciamoli vivere e troviamo i mezzi per aiutarli a farlo, come chiunque altro in Europa. E smettiamo di appiccicargli etichette sulla schiena, o di creare leggi che vanno contro il loro modo di vivere.