Da
Roma_Francais
Campo rom accanto alla stazione Part-Dieu di Lione. | MAXPPP
Le Post par Emilio Rosso
"Il Sarkozy, vuole che noi ce ne andiamo così" inizia Sonia, 11 anni,
schioccando le dita per illustrare la sua affermazione. Con sua sorella e le sue
cugine, si eclissano dal campo Rom situato dietro la stazione della Part-Dieu a
Lione e mi trascinano in disparte: "Tu, sei giornalista, io ho molte cose da
dire ai francesi", spiega in un francese approssimativo. "Ma mio padre, non
vuole. Allora, cambia il mio[/] nome" avverte.
A soli 12 anni, Angéli è più informata della politica del governo che la
maggior parte dei francesi. "Noi guardiamo la TV. Mia nonna, legge i giornali e
ci spiega tutto" racconta Lauravaz di 10 anni e mezzo. "Sarkozy ha chiesto al
nostro capo, il capo dei rumeni (Traian Basescu) di mandare poliziotti rumeni
per farci del male" afferma Angéli, la paura negli occhi. "Sono molto cattivi,
ci metteranno in carcere solo per una parolaccia. E possono ucciderci" assicura
Bianca.
"Sappiamo che la polizia francese verrà, aspettiamo. Poi ci faranno spostare
continuamente, così non abbiamo più casa, e possono farci andare via in Romania"
analizza la giovane Rom con sorprendente perspicacia. "Siamo piccoli, ma
sappiamo tutto" dice ridendo Angéli. "Ma nonna dice che bisogna stare attenti,
perché se facciamo qualcosa di grave, ci faranno brutte cose". "Noi non rubiamo
mai!" giura Bianca. "Mendichiamo per comprare da mangiare, questo si", confessa
la cugina.
Malgrado la minaccia, le ragazzine mantengono il sorriso. Hanno difficoltà a
restare serie, magari sorpassate dall'ampiezza della situazione. Affermano in
coro di non avere paura. Eppure, il loro sguardo si vela. "Ci accuseranno di
tutto. Ci metteranno nell'aereo, e ci separeranno", confida Sonia a bassa voce,
tenendo fermamente la sua catenina, come fosse il suo bene più prezioso. "Un
giorno, la polizia ha picchiato mio padre, e gli ha strappato i suoi documenti
d'identità. Adesso non è più niente. Allora ho paura"
La loro comprensione della situazione si ferma qui. "Dici, perché i francesi non
ci amano?", chiede Bianca, con un reale desiderio di sapere. "Ho degli occhi
come te, ho dei capelli come te, allora perché?" insiste. "Noi amiamo tutte le
razze, non facciamo differenze. Vogliamo fare amicizia", aggiunge sua sorella.
Le piccole, spostate di quartiere in quartiere, di scuola in scuola, confessano
di avere difficoltà a legarsi con le compagne. "Dicono che siamo gitane. Ma non
è vero! Noi siamo Rom ", dichiara Bianca con fermezza.
Quando si parla loro del futuro, i loro sguardi brillano gridando "adoro la
scuola". "Io, voglio diventare una star" annuncia Sonia, birichina, prima di
intonare una canzone in francese."Io sarò insegnante", promette Angéli. "Io
voglio imparare l'algerino". Sono quindi coscienti che la riuscita scolastica è
la chiave della "vie en rose". "Provo a imparare la mia lezione, ma dimentico
tutto, sempre" rapporta Sonia, la quale gongola quando gli si chiede se fa bene
i compiti. "No, non posso a casa mia".
"Ci ricordiamo della Romania. Era bello. Vorremmo ritornarci, ma la Francia, è
meglio per noi ", confessa una di loro. "In Romania, c'è troppa povertà, e non
ci vogliono", dichiara Lauravaz.
"Abbiamo parlato abbastanza ora, non diciamo più niente", conclude Sonia,
decidendo che era riuscita a far passare il suo messaggio. Saltellando e
correndo, si rimettono in moto. "One, two, three, Viva Romania", canticchiano in
coro ritornando al campo.