I rom e il ritorno della bestia razzista
Di Fabrizio (del 01/10/2010 @ 09:31:24, in Europa, visitato 1691 volte)
di Dijana Pavlovic
Un racconto popolare rom descrive come si sente il popolo che i nazisti
volevano sterminare con gli ebrei e che tuttora viene discriminato e
perseguitato: anche un "maiale" si può sentire superiore a un rom.
Come dei maiali non si butta via nulla, così dei rom non ci si libera tanto meno
quanto più si strilla contro di loro. Da questo punto di vista Milano è la
capitale italiana della vigliaccheria e dell'ipocrisia. Nella primavera prossima
si vota per le amministrative e tempestivamente si è riaperta la questione rom:
il ministro leghista Maroni finanzia il piano rom di Milano (chiusura di 4 campi
regolari con circa 1000 tra adulti e minori di nazionalità italiana, rumena,
macedone e kossovara da sistemare), a luglio Regione, prefettura e assessore
alle politiche sociali del Comune firmano un contratto con relativo
finanziamento con le associazioni del terzo settore a luglio con l'assegnazione
di 25 case Aler fuori quota. Ora facendo finta di cadere dal pero lega e pdl
insorgono: non una casa ai rom, presidi per le strade, benzina sul disagio delle
periferie e via così verso il voto di primavera.
Ma i "nostri" non sono soli. In Francia Sarkozy di fronte al declino della sua
politica monarchica ha pensato bene di aprire la caccia al rom rumeno con un
editto che utilizza la direttiva europea che garantisce la libertà di movimento
sul territorio comunitario condizionandolo all'autosufficienza economica. Solo
che questo editto è applicato esclusivamente alla comunità rom caratterizzandosi
quindi come una vera e propria espulsione su base etnica e sollevando così le
proteste del parlamento europeo e attirandosi persino la reprimenda degli Stati
Uniti.
C'è in tutto questo un utilizzo dell'ondata xenofoba che percorre l'Europa,
un'ondata che ha lambito persino la civilissima Svezia, patria della tolleranza
e dell'accoglienza, che è molto pericoloso. Il calcolo elettorale di recuperare
voti coltivando il disagio, il sentimento xenofobo e la paura di fronte alla
crisi economica e di valori di questa fase storica ha la gravissima conseguenza
di legittimare le spinte razziste anziché contrastarle.
Si pensa che il gioco vale la candele di un pugno di voti che consenta di
vincere e forse che una volta al potere queste spinte si possano tenere sotto
controllo. Ma non è così: questo calcolo di breve respiro fa finta di non
accorgersi del veleno che diffonde nelle coscienze e dimentica le tragiche
esperienze del secolo scorso. La bestia razzista è più forte del padrone che
crede di tenerla al guinzaglio.
24 settembre 2010
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