Da
Polska_Roma (ndr. alcuni link sono in polacco)
Institute for Race Relations - By Joanna Tegnerowicz
A luglio 2010, una folla inferocita lanciò un terrificante attacco contro
una famiglia rom a Limanowa, Polonia meridionale. Ma perché non ci sono stati
arresti? E come mai nessuno è stato condannato per la violenza?
Da sinistra a destra, il signor Daga, padre Opocki ed il sindaco di Limanowa, Marek
Czeczótka, di fronte al blocco di appartamenti dove vivono i Daga.
02/09/2010 - Ottobre 1990, la folla da fuoco a trentasei case rom nel
villaggio rumeno di Mihail Kogalniceanu. Nessuno fu arrestato, ed il sindaco del
paese, il signor Ionesco, dichiarò "Vorrei sottolineare che questo non è
stato diretto contro gli zingari. Non abbiamo problemi con la loro razza.
Abbiamo solo problemi con i criminali." Similmente, quando ventidue case rom
furono date alle fiamme in Bolintin Deal, sempre in Romania nel sud-est, un
portavoce dell'ufficio del sindaco annunciò che le case erano state incendiate
semplicemente per "cacciare i criminali" dato che nessuno aveva problemi con i
400 "Rom assimilati" che vivevano nel paese. [1]
Ci sono preoccupanti analogie tra i pogrom "punitivi" che avvennero in
Romania negli anni '90 ed i recenti eventi di Limanowa, una piccola città nella
Polonia meridionale. La notte tra il 23 e il 24 luglio 2010, una folla
inferocita armata di pietre e, secondo alcuni, bottiglie molotov si riunì
davanti alla casa di una famiglia rom, tentando di trascinare fuori la famiglia
Daga (Donga) [2]. L'attacco alla famiglia venne impedito
solo dal rapido intervento della polizia. Si stima che fossero coinvolti molti
residenti. Alcuni media riportano di quaranta, altri di cento persone. Ha dovuto
essere impiegato il reparto antisommossa da Cracovia per disperdere la folla.
Nei giorni seguenti, è risultato evidente che la polizia non intendeva
procedere penalmente contro nessuno dei residenti coinvolti. Un popolare sito
web di informazione locale è stato adoperato per descrivere la famiglia Daga
come un pericolo per la comunità [3]. E, in seguito, i media
hanno suggerito sotto traccia che un potenziale attacco fatale ad una famiglia
rom non costituisse un crimine in Polonia. Nessuno è stato arrestato, anche se
circa trenta persone sono state identificate tramite i loro documenti e poi
interrogate. D'altra parte, le autorità stanno considerando di prendere misure
repressive contro la famiglia Daga, i cui comportamenti passati sono stati
variamente descritti, sia dai giornalisti che dai portavoce dell'autorità
locale, come patologicamente inclini. La violenza di massa, d'altra parte, è
stata descritta come un evento comprensibile e giustificabile, generata dalla
disperazione dei locali, terrorizzati dai loro vicini la cui delinquenza li ha
portati all'estremo. Un giornalista del giornale regionale Gazeta Krakowska
ha riassunto il consenso popolare descrivendo l'attacco come un "atto di
disperazione" [4].
L'autorità locale, tra le minacce dei residenti di ulteriori violenze [5],
ha deciso che l'unica maniera di prevenire ulteriori tentativi di farsi
giustizia da sé, fosse di sgomberare la famiglia da dov'era e risistemarla in un
"container"[6] in "qualche posto isolato". La chiara
intenzione è di evitare che i Daga abbiano dei vicini [7].
Secondo diverse notizie, le autorità locali potrebbero anche abbandonare questo
piano, di fronte alle critiche della famiglia Daga e di Roman Kwiatkowski,
presidente della Società dei Rom in Polonia (Stowarzyszenie
Romów w Polsce) [8]. Ma bisogna credere a queste voci?
Sembra siano solo problemi tecnici che hanno temporaneamente interrotto i
tentativi del sindaco di sgomberare la famiglia con l'aiuto di una compagnia
della sicurezza privata. Primo, il container che una compagnia si è offerta di
vendere alle autorità non sarebbe conforme ai regolamenti statali e
secondariamente, è difficile trovare un posto per il container, soprattutto
prché "nessuno vuole avere i Daga come vicini".
Stabilire narrazioni che legittimino il vigilantismo
Com'è successo che le azioni criminali dei residenti della città portino a
punire le vittime che stanno per essere sgomberate da casa loro e messe
socialmente in quarantena dai loro vicini? Per capirlo, è necessario analizzare
le varie spiegazioni avanzate dalla comunità locale attraverso i media.
E' chiaro che la famiglia nel passato è stata coinvolta in diverse dispute
coi vicini, durante alcune delle quali sono state usate minacce e violenze. I
residenti hanno fatto una serie di accuse contro la famiglia tramite i
giornalisti, che hanno riunito i reclami per costruire la narrazione di una
famiglia prona alla delinquenza sociale e a comportamenti inaccettabili.
Tuttavia, una lettura più attenta delle lamentele della comunità rivela una
serie di racconti, alcuni in contraddizione tra loro, altri che potrebbero
essere stati interpretati dai giornalisti a favore del loro punto di vista, teso
a negare che nulla, assolutamente nulla potrebbe mai giustificare quello che può
essere descritto come un tentativo di linciaggio [9]. Sembra
che i media fossero totalmente ciechi al fatto al fatto che la folla di locali
che volevano regolare i conti con una famiglia, attaccandola fisicamente sia un
pericolo maggiore di quello portato dalla stessa famiglia alla comunità locale.
Una delle prima storie ad emergere è stata quella che un membro della
famiglia aveva insultato una donna incinta che era stata spaventata dal cane
della famiglia e che il cane era saltato addosso alla donna (alcune notizie
vanno oltre e suggeriscono che il cane fosse stato deliberatamente aizzato
contro la donna). Ma un articolo pubblicato sul sito web locale
www.limanowa.in (26
luglio) suggeriva che l'incidente che ha così apparentemente oltraggiato la
comunità locale, non sia stato riportato alla polizia. Infatti la storia in
internet indica chiaramente che il 26 luglio il governatore del distretto chiese
alla donna di presentare una denuncia penale contro la famiglia.
Si scopre che altre storie raccontate dalla stampa non reggono. Un residente
del posto racconta di essere testimone che un membro della famiglia insultò un
poliziotto con "una sequela di abusi volgari". Ma il poliziotto si limitò a
"dargli un colpetto sulla spalla chiedendogli di andare a casa". "Non riesco a
capire perché i poliziotti tollerino queste umiliazioni", continua il residente.
Ma è davvero credibile che la polizia polacca accetti simili "umiliazioni" e di
fronte alla passività poliziesca soltanto i cittadini si alzino come guardiani
delle legge continuamente offesa?
Altri racconti dei media sono pieni di contraddizioni. Si dice che altri Rom
condannavano la famiglia Daga e questo è stato usato in appoggio all'argomento
che l'attacco non era a sfondo razziale, dato che, secondo le parole del sindaco Marek Czeczótka,
"Limanowa non ha problemi con i Rom" perché a differenza della "troppo esigente"
e "combattiva" famiglia Daga, "molti si comportano come dovrebbero" [10].
A riprova di questo ragionamento è citata la dichiarazione di una residente rom, Dorota Wieczorek,
che dice che i Daga avrebbero minacciato di uccidere la sua famiglia [11].
Tuttavia, se la famiglia Daga è stata ostracizzata dall'intera comunità rom,
come mai qualcuno ha testimoniato che "i Rom vorrebbero raggiungere Koszary [12]
per ottenere rinforzi [13]" ed altri testimoni esprimono la
paura che "teppisti rom" possano mobilitarsi per difendere la famiglia [14]?
E' impossibile sapere se il presunto consenso dei Rom contro la famiglia Daga
sia vero oppure sia semplicemente una conveniente finzione della virtuosa
narrazione dei residenti.
Una notizia che non può essere contestata è il fatto che Roman Guzik in
passato sia stato attaccato da membri della famiglia Daga con un bidone della
spazzatura e un'ascia [15]. Non può essere contestata
perché, come ammesso prontamente da Guzik, i componenti della famiglia che
l'avevano attaccato furono in seguito processati. Ma proprio questo contraddice
gli altri racconti dei residenti - quelli che si soffermano sulla passività
della polizia e sulle pecche di un sistema giudiziario nell'assicurare giustizia
contro il presunto passato della famiglia.
Emarginare il sentimento anti-Rom
Le giustificazioni per un assalto contro una famiglia sarebbero immaginabili
se simili accuse fossero fatte contro una famiglia non-Rom?
Quasi tutti coloro che hanno pubblicamente commentato gli eventi di Limanowa,
sono stati molto indulgenti riguardo la comunità locale che ha lanciato gli
attacchi e altrettanto severi contro la famiglia Daga. Padre Stanislaw Opocki,
responsabile per la pastorale dei Rom polacchi, suggerisce che l'unico risultato
positivo dell'azione dei vigilantes sarebbe la persecuzione contro la famiglia.
"Sono dalla parte di quegli abitanti la cui pace viene disturbata," ha
osservato, aggiungendo che "Gli organi inquirenti dovrebbero occuparsi di questo
caso. Neanche la povertà giustifica chi semina agitazione e dissensi. [16]" Elzbieta
Mirga-Wójtowicz, Rom e plenipotenziario del governatore della provincia per le
minoranze nazionali ed etniche, tenta di essere imparziale, dichiarando che
"probabilmente tutte e due le parti in conflitto sono da biasimare," ma aggiunge
che può essere vero che la famiglia è "in qualche senso [...] patologica [17]."
Ma Mirga-Wójtowicz va oltre nel suo tentativo di contestualizzare il presunto
comportamento passato della famiglia col fatto delle loro condizioni di vita
estremamente difficili. Puntualizza che i dodici membri della famiglia vivono in
un appartamento di appena 36 metri quadri. Va sottolineato che gli operatori
sociali che hanno visitato la famiglia hanno espresso l'opinione che il loro
problema più grosso siano le condizioni di vita inadeguate [18].
Anche quando si tratta della segnalazione di un attacco di tipo squadrista,
si ha l'impressione che a nessuno importi di esprimere alcuna compassione per i
Daga. Un giornalista di una stazione TV privata, TVN 24, ha dedicato molta
attenzione al fatto che un membro della famiglia avrebbe gettato dalla finestra
una bottiglia incendiaria contro la folla radunata sotto la sua abitazione [19].
La trasmissione di TVN 24 da l'impressione che le azioni della folla fossero
pacifiche in confronto all'atto della famiglia "assediata" di lanciare una
bottiglia incendiaria.
Stabilire il contesto razzista
Con pochissime eccezioni [20], quanti hanno pubblicamente
commentato gli eventi di Limanowa hanno sostenuto che l'attacco non aveva
origini etniche o razziali. Ma è davvero possibile che una simile catena di
avvenimenti potesse accadere se i Daga non fossero stati Rom? Simili "azioni
punitive" collettive [21] intraprese contro famiglie
"patologiche" non-Rom? Negli anni '90 anche i Rumeni rigettarono l'idea che i
pogrom anti-Rom fossero motivati etnicamente o razzialmente. Se si leggono i
media polacchi sugli eventi di Limanowa, si resta con l'impressione che, dato
che la famiglia attaccata era vista come prona alla delinquenza, il sentimento
anti-Rom è automaticamente da escludere come motivo della violenza di massa. I
commentatori non ricordano, o non vogliono ricordare, che in passato linciaggi a
sfondo razziale, come quelli negli USA del sud o anche i pogrom in Romania,
erano spesso condotti contro quei membri delle comunità minoritarie che erano
visti come "causanti problemi" o coinvolti in comportamenti criminali. Negli USA
del sud, le vittime erano accusate di aver commesso violazioni inammissibili
contro la comunità bianca. Il fatto che un linciaggio o una violenza di massa
venissero intesi come una "punizione" per violazioni (reali o immaginarie) delle
norme sociali non li rende meno razzisti.
Gli eventi di Limanowa dovrebbero essere interpretati alla luce di quanto si
sa circa la molto frequente e profondamente radicata ostilità contro i Rom nella
società polacca. Secondo i risultati di un recente sondaggio condotto dal Centro
Ricerca Opinione Pubblica (CBOS), il 47% dei Polacchi dice di non gradire i Rom
[22]. Sono forti anche gli stereotipi negativi contro i Rom,
come dimostrato da un precedente sondaggio CBOS. Circa il 42% dei Polacchi era
del parere che i Rom possedessero innate tendenze criminali ed il 75% concordava
con la dichiarazione "i problemi dei Rom sparirebbero se iniziassero a lavorare
[23]". Alla luce di questi dati, dev'essere rivisto il
consenso popolare che l'attacco di Limanowa non abbia moventi etnici.
Chiediamoci ancora: perché incidenti simili non avvengono mai a famiglie non-Rom
in Polonia?
Footnotes:
[1] Donald L.Horowitz, in The Deadly Ethnic Riot (University of California
Press, 2003) argues that in those Romanian villages where anti-Roma violence
took place in the years 1990-1997, it was frequently the case that only the
homes of those considered 'troublemakers' were set on fire. See also Istvįn
Haller, 'Lynching is not a crime: mob violence against Roma in post-Ceausescu
Romania', 7 July 2004.
[2] The media gives two versions of the family name, both pronounced in the same
way. Daga is probably the correct version.
[3] See www.limanowa.in, in particular, 'Tylko eksmisja moze zapobiec tragedii',
26 July 2010.
[4] Bozena Wojtas, 'Limanowa: konfliktowi Romowie zostana przesiedleni', Gazeta
Krakowska, 26 July 2010.
[5] 'Po próbie samosadu przenosza romska rodzine', 27 July 2010.
[6] So-called containers (kontenery socjalne) are widely used as low-standard
social housing in Poland.
[7] 'A few locations are being considered. No particulars were disclosed. All
the local authorities agree, however, that it must be a solitary spot', 'Eksmisja
przesadzona, czas rozliczyc postawe policji!', 27 July 2010.
[8] 'Limanowa: Romowie nie chca kontenera', 30 July 2010.
[9] According to the entry by Alexander W Pisciotta, in the Encyclopaedia of
Race and Crime (eds Helen Taylor Greene and Shaun L Gabiddon, Sage, 2009),
lynching 'involves mob violence that is done under the guise of vigilante
justice... lynch mobs did not always kill their victims'.
[10] 'Tylko eksmisja moze zapobiec tragedii', 26 July 2010.
[11] B. Wojtas, P. Odorczuk, 'Limanowa: spór grozil linczem. Udalo sie znalezc
kompromis', 27 July 2010.
[12] Koszary is a small village in the Limanowa district, with a significant
number of Roma among its inhabitants.
[13] 'Konflikt sie odrodzil: zamieszki na ulicy Witosa w Limanowej', 23 July
2010.
[14] 'Eksmisja przesadzona, czas rozliczyc postawe policji!', 27 July 2010.
[15] The video accompanying the article
Po próbie samosadu przenosza romska
rodzine', 27 July 2010.
[16] 'Chuliganstwa i warcholstwa nic nie usprawiedliwia', 26 July 2010.
[17] 'W Limanowej to nie jest konflikt etniczny', an interview with Elzbieta
Mirga-Wójtowicz, Gazeta Wyborcza Kraków, 26 July 2010.
[18] See B. Wojtas, P. Odorczuk, 'Limanowa: spór grozil linczem. Udalo sie
znalezc kompromis', 27 July 2010.
[19] The video accompanying the article, 'Po próbie samosadu przenosza romska
rodzine', 27 July 2010.
[20] The Society of Roma in Poland, as well as another well-known Polish NGO,
Open Republic - Association against Anti-Semitism and Xenophobia, are among the
exceptions. See the
Declaration of the Council of Management of the Society of
Roma in Poland on the conflict in Limanowa, 26 July 2010. The Open Republic
Association has republished on its website a
newspaper article about the
violence and
stated that the events in Limanowa 'caused it anxiety' and that 'in
such circumstances it is easy to awake sleeping spectres and to provoke the
hatred and aggression of the crowd', 3 August 2010.
[21] The words 'punitive action' come from the article 'Tylko eksmisja moze
zapobiec tragedii', 26 July 2010.
[22] Stosunek Polaków do innych narodów, (pdf file 372kb), January 2010.
[23] Postawy wobec Romów w Polsce, Czechach, na Wegrzech i Slowacji, (pdf file
140kb), June 2008.
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