Da
Roma_Daily_News (ndr. i link sono in inglese)
Leighphillips.wordpress.com by Le Rétif
02/08/2010 - Forse potremmo essere accusati di eccessivo cinismo, ma [...]
regolarmente noi del corpo di stampa a Bruxelles giriamo lo sguardo alle
opportunistiche propensioni della Commissione Europea a redigere
dichiarazioni-di-cordoglio-fotocopia
ogni volta che c'è una tragedia o cade l'anniversario di qualche grande o
piccola (ma storicamente incontrovertibile) malvagità: la Notte dei Cristalli,
un terremoto in Cina,
la fuga precipitosa della Love Parade, la morte di Michael Jackson.
Ma il cinismo era giustificato lunedì, quando il condoglianzificio-automatico
della UE sembrava per qualche ragione non funzionare bene. Nessun solenne
comunicato di simpatia, nessun momento di silenzio, neanche un blando messaggio
redatto a mano da PR tirapiedi che reciti "Mai più" questo o quello, la sera del
2-3 agosto, la notte della
Memoria dello Sterminio dei Rom, la data internazionale per la
commemorazione degli zingari e dei Sinti vittime del Porraimos o Samudaripen, le
due parole romanì usate per descrivere l'Olocausto.
Perché vedete, lunedì non è il giorno giusto per farlo. Ma forse lo sarà
l'anno prossimo per uno dei presidenti UE, quando quella data non coinciderà
goffamente con un'ondata di espulsioni e di nuove leggi rivolte ai Rom, come
inopportunamente accade quest'anno.
Le
settimane scorse, abbiamo imparato che il presidente francese Sarkozy ha
annunciato che distruggerà 300 accampamenti rom ed espellerà i Rom dal
territorio francese, che la Germania ha detto di voler espellere 12.000 zingari
verso il Kosovo - inclusi 6.000 bambini ed adolescenti, che la Svezia in
violazione alle leggi interne e UE sta deportando i Rom mendicanti, che
Copenhagen ha chiesto assistenza al governo danese, incluso l'uso della forza,
per espellere i Rom e che una carovana di 700 viaggianti è stata cacciata dalle
Fiandre.
In cima a tutto ciò la pratica ceca e slovacca di mandare automaticamente i
bambini rom in "scuole speciali" per disabili mentali, la dichiarazione in
Italia nel 2008 dello stato d'emergenza dovuto alla presenza di Rom, che ha
visto l'espulsione di migliaia di loro, soprattutto verso Romania e Bulgaria, e
l'uccisione l'anno scorso di otto Rom da parte di individui legati all'estrema
destra di quel paese.
Così adesso non sarebbe davvero un buon momento per ricordare il 66°
anniversario della liquidazione da parte dei tedeschi nella notte tra il 2 e il
3 agosto 1944, di 2.897 uomini, donne e bambini rinchiusi nello
Zigeunerfamilienlager o "Campo familiare zingaro" ad Auschwitz-Birkenau.
Si potrebbe pensare che sia scomodo attirare l'attenzione sulla similitudine
di quanto accadde molti decenni fa e l'attacco orchestrato-dai-governi che oggi
si trova a fronteggiare la più grande ed oppressa minoranza d'Europa
Come mi ha detto Anneliese Baldaccini, avvocato presso l'ufficio UE di
Amnesty: "C'è un chiaro e sistematico programma dei governi della UE verso i
Rom. Questo preciso momento è di grande preoccupazione."
E' un peccato che la data sia così scomodamente fuori stagione, perché la UE
ha realmente poteri molto considerevoli per porre fine a tutto ciò, poteri che
nessuno aveva sette decenni fa.
Al cuore del trattato UE si trova la sanzione finale che Bruxelles può
applicare ad ogni stato membro: i diplomatici la chiamano "l'opzione nucleare".
Ai sensi dell'art.7 del Trattato UE, che stabilisce che in casi di "violazione
grave e persistente" dei diritti umani, sanzioni sino alla revoca dei diritti di
voto al Consiglio Europeo e persino l'espulsione dall'Unione.
Amnesty ritiene che questo sia il tempo di agire. "La UE secondo gli art. 2,
6 e 7 del Trattato di Lisbona ha la responsabilità di affrontare i diritti umani
all'interno dei 27 stati membri," ha detto Susanna Mehtonen, funzionaria
esecutiva del gruppo per le questioni legali nell'Unione Europea.
Ma la Commissione Europa, che come il Consiglio ed il Parlamento Europeo,
hanno il potere di invocare una simile sanzione, intende tenersi lontano il più
possibile dal problema. Giovedì Matthew Newman, portavoce della commissaria alla
giustizia Viviane
Reding, ha detto: "Quando si tratta di Rom e della possibilità di espellerli,
l'azione spetta agli stati membri, in questo caso la Francia, e decidere come
applicare la legge."
Quando la Carta dei Diritti Fondamentali è entrata in vigore col Trattato di
Lisbona l'anno scorso, la UE ha annunciato il momento come una nuova alba per i
diritti umani in Europa. Il membro della commissione responsabile per il dossier
giustizia stava ora per diventare esplicitamente commissario ai "diritti
fondamentali", su pressione dei Liberali al Parlamento Europeo.
Per la verità, ad aprile durante una conferenza della Commissione Europea, la
commissaria Reding aveva giudicato "inaccettabile" la discriminazione contro la
più grande minoranza del continente.
Ma nel momento in cui si è scatenato nella comunità ed in molti stati UE un
diluvio di assalti governativi, Bruxelles è rimasta in silenzio.
La Carta, chiarisce ora la Commissione, non è una carta dei diritti per i
cittadini, ma è invece solo uno strumento che copre due aree molto specifiche:
gli atti delle stesse istituzioni UE e degli stati membri quando applicano la
legge UE. Le mosse della Francia e degli altri paesi in questo caso si trovano
quindi fuori dalla sua responsabilità, si insiste.
Il curioso è che, applicando questa stessa stessa rigida interpretazione, la
Commissione non ha neanche competenza nel difendere i diritti di gay e lesbiche,
eccetto quando ci sia una violazione della carta in queste due situazioni, anche
se i diritti dei gay sono da tempo affermati nelle metropoli europee
occidentali, non altrettanto in gran parte dell'Europa orientali, ed abbastanza
difesi dalle istituzioni.
A maggio, l'ufficio di Reding scrisse a Vilnius per lamentarsi che un
tribunale ordinario avesse proibito la manifestazione del Gay Pride. "La
Commissione è preoccupata sui recenti sviluppi." diceva la lettera. Pochi giorni
dopo, la più alta corte di giustizia della Lituania assicurava che la marcia
poteva effettuarsi. Il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van
Rompuy, mandò anche un "forte messaggio di condanna dell'omofobia" al Baltic
Pride di quest'anno.
La differenza nelle due situazioni è che esiste una tacita gerarchia entro il
blocco tra i nuovi stati dell'Europa orientale e le potenze economiche ad ovest.
Bruxelles può schiaffeggiare le capitali dell'est senza paura di conseguenze. Lo
stesso non accade quando l'esecutivo UE va contro un Sarkozy o un Berlusconi.
Non è che la Commissione non ritenga che si stia verificando una flagrante
violazione dei diritti umani. "Questa è la sorta di cose che Sarkozy è abituato
a fare. In questo momento è davvero giù nei sondaggi, così sta usando la solita
tattica. In passato ha funzionato. Ed è davvero popolare dappertutto," mi ha
detto un funzionario della Commissione.
"E' forse la questione più delicata che ci sia," ha continuato il
funzionario, ricordando quando un altro portavoce l'anno scorso suggerì appena
che l'Italia forse intendeva spiegare perché avesse deportato in Libia un
barcone carico di rifugiati. Allora il primo ministro Silvio Berlusconi minacciò
di porre il veto a tutte le azioni del Consiglio Europeo, se la Commissione non
avesse licenziato quel portavoce per aver avuto la temerarietà di spingere Roma
ad applicare la legge.
Così questa volta, "si è presa la decisione di dare una risposta molto
istituzionale."
Privatamente la Commissione sostiene, come per "l'opzione nucleare" di
invocare l'art. 7: "Si farebbe se ci fosse una retata di tutti gli zingari e li
si mettesse in campi di concentramento. Da nessuna parte siamo ancora arrivati a
ciò."
Ma un Olocausto, o Porraimos o Samudaripen, non arriva
improvvisamente un giorno ex nihil, di ritorno da una lunga pausa alle
Bahamas e bussando alla porta di Barroso per annunciarsi: "Ciao, Jose-Manuel? E'
il cugino Fascismo! Sono tornaaato! Cosa c'è per il tea? Oooh, guarda, guarda -
austerità, disoccupazione di massa! Io amo questa stagione nel ciclo
economico!" Il fascismo arriva lentamente, quasi con calma, ma riconoscibile per
un generale inasprimento. L'Europa deve agire ora prima che appaiano i campi di
concentramento. In ogni caso, non saranno chiamati campi concentramento o
qualcosa di simile. I centri di detenzione in Grecia e a Malta per i
sub-sahariani migranti irregolari non sono costruiti con cancelli di ferro e al
loro ingresso non fa bella mostra un "Arbeit macht frei", ma in realtà
non sono altro che campi di concentramento. I leader eviteranno un linguaggio o
forme d'azione archetipicamente fasciste, cosicché Bruxelles potrà sempre dire
che quanto sta accadendo è "completamente diverso".
Secondo l'art. 7, non sono specificate sanzioni precise in anticipo del
livello di espulsione o ritiro dei diritti di voto, quindi esiste ancora un
ampio raggio di manovra a Bruxelles. Nessuno si aspetta che la Francia venga
espulsa dalla UE. Perlomeno, Reding potrebbe non inviare una lettera simile a
quella che mandò alla Lituania, quando la marcia del gay pride venne proibita?
O forse l'anno prossimo, forse gli zingari potrebbero organizzare un barcone
durante la Love Parade, per ottenere che la UE si accorga di loro.