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Napoli. La rom di Ponticelli: "Penso a mia figlia"
Di Fabrizio (del 17/03/2009 @ 09:11:27, in Italia, visitato 1499 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Il Manifesto, 14 marzo 2009 - Politica e società di Cinzia Gubbini

Sta bene, sta imparando a leggere e scrivere e ormai parla un buon italiano. Angelica V. compirà 17 anni a novembre, e da più di un anno ormai è rinchiusa nel carcere minorile di Nisida, Napoli: è lei la prima rom ad essere stata condannata in Italia per aver tentato di rapire un bambino, il pregiudizio che da sempre insegue i rom in tutto il mondo. E' dal suo caso - che secondo il suo avvocato difensore, secondo le associazioni che hanno seguito il processo di primo grado, è ancora tutto da chiarire - che partirono i pogrom di Ponticelli, capaci di far sparire in un paio di giorni i rom da quell'area, come da anni i comitati cittadini tentavano di fare.

Angelica è rimasta sullo sfondo di una storia molto più grande e complicata, che mette insieme razzismo, camorra, politica. A lei sono rimasti tre anni e otto mesi di carcere da scontare, secondo la sentenza del Tribunale dei minori del 13 gennaio scorso. Ieri è andata a trovarla un'attivista dell'associazione Everyone, Giancarlo Ranaldi: "Angelica è tranquilla, e finalmente è riuscita a tornare in contatto con un membro della sua famiglia, così può informarsi sulla sua bambina". Perché anche Angelica è mamma. Sua figlia ha un anno e mezzo e vive in Romania con i nonni, in una cittadina vicino Bistrita, nel nord-ovest del paese. Anche Angelica viveva lì fino ad aprile, quando è venuta in Italia con il marito e altri due parenti e si è stabilita a Ponticelli. Viveva di elemosina, ma anche di furti. Giusto due giorni prima del presunto tentativo di rapimento aveva già rischiato di essere linciata da un gruppo di abitanti, perché era stata sorpresa in un appartamento. L'aveva salvata una pattuglia della polizia. "Possibile che dopo due giorni da quell'episodio si sia andata a ficcare in una situazione tanto pericolosa come il tentativo di rapire un bambino?", si chiede Giancarlo. Lui che ci ha parlato ha avuto l'impressione che sia una ragazzina come tante, allegra ieri perché era venerdì, il giorno della telefonata. "Mi ha detto che vive aspettando il venerdì, quando può chiamare a casa. Ma è ancora molto spaventata e mi ha detto di soffrire molto per la lontananza di sua figlia e di suo marito". Giancarlo le ha anche chiesto se le servissero soldi "ma mi ha risposto di no - racconta - perché in carcere le hanno dato un lavoro e riceve una piccola paga. Me lo ha detto con orgoglio".

Il 7 maggio l'appello. L'avvocato Chirsitian Valle aveva denunciato la parzialità del processo di primo grado. "Stiamo seguendo da vicino il caso - dice Roberto Malini di Everyone - e anche il presidente dell'Union Romanì, Juan De Dios Ramirez Heredia, che è avvocato, e potrebbe indossare di nuovo la toga per difenderla".