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Romania
Di Fabrizio (del 09/03/2009 @ 09:03:32, in Europa, visitato 2029 volte)

Da Romanian_Roma

by Barbara Frye - 2 marzo 2009

Un ambizioso progetto offre alle Romnià e ad altre donne una possibilità di uscire dai parti a ripetizione

HOLOD, Romania | Lenuta Gruia ha appena dato alla luce il suo settimo figlio. Lei aveva 28 anni e, per un certo periodo, ha avuto un figlio all'anno. Suo marito era un violento alcolista che non contribuiva per niente alle attività di casa.

Mentre era un'altra volta in ospedale, disperata ed esausta, ha chiesto ad un dottore se ci fosse niente che potesse prendere per non avere bambini. Gruia era contraria all'idea della sterilizzazione, così accolse il suggerimento di usare il Depo-Provera, un contraccettivo iniettabile.

Lenuta Gruia

"Era pazzesco" ha detto in un pomeriggio di metà dicembre. "Sette bambini e tutti piccoli. Non potevo farci fronte e con un marito ubriaco."

Ogni tre mesi per il seguente paio d'anni, Gruia fece il viaggio di circa 15 miglia sino al villaggio vicino per avere un'altra iniezione. Ogni volta, pagava circa $ 100. Fu una fortuna che qualcuno appoggiasse quella famiglia di nove persone con lavori occasionali che lei dice fruttavano circa € 150 al mese.

E' un quadro fosco, ma Gruia, una Romnì, è davvero l'eroina di una storia di successo. Quando il dottore locale - l'unico per una municipalità di otto villaggi e 3.000 abitanti - introdusse la pianificazione familiare gratuita, fu la prima ad aderire ed è diventata la più abile nel far proseliti.

"La gente dice sempre che i Rom sono pigri," dice Gruia che era solita raccontare alle donne riluttanti del villaggio. "Ma guardate me. Sette anni fa, io andavo a Beius per non avere figli e pagavole medicine. Ora le avete gratis e non siete disposte a farlo?"

Benché sembri che le donne non abbiano bisogno di grandi convincimenti. A Dumbrava, un insediamento di circa 600 Rom, ha detto Relu Andor, il dottore, che quando partì il programma nel 2003, 10 donne vi presero parte. Nel 2005, vi partecipavano in 105. Il numero è sceso poi rapidamente a 30, soprattutto come risultato della migrazione in altri paesi dopo l'entrata della Romania nell'Unione Europea - e molte di quelle donne optarono per la sterilizzazione dopo la partenza - o perché, continua Andor, alcune donne scelsero di volere nuovamente dei bambini.

Ci fu una piccola riluttanza inizialmente tra gli uomini più religiosi, che sono Pentecostali e ritengono che usare il controllo delle nascite sia uccidere lo sperma. "Questo non è vero," ha detto loro il dottore. "Vogliamo solo dare loro un po' di tranquillità."

UNO E' PIU' FACILE DI TRE

Ogni giovedì, Andor monta sul suo SUV nero e supera le rattoppate strade per Dumbrava, dove fa i suoi giri, distribuendo iniezioni e pillole.

Sua moglie ed assistente, Aurelia, compila uno spesso registro, pagina dopo pagina riempite a mano: nome, prescrizione e data. In questo modo, il dottore sa a chi è dovuto un certo trattamento.

Se non trova una donna a casa sua, di solito può contare sul vederla nella clinica, a diverse miglia da Dumbrava. "Loro sono qui," dice. "Se c'è neve in inverno, caldo in estate, il giorno stabilito per l'iniezione sono qui. Arrivano la mattina col bus o più tardi in bicicletta."

Il tasso di fertilità è cresciuto ancora. Nel 2003, nell'insediamento c'era una nascita ogni 19 donne in età fertile. L'anno scorso, il tasso era di una su 17. Questo supera parecchie volte la media rumena, ma Andor dice che la maggior parte delle gravidanze sono state programmate. Altrimenti, il numero sarebbe stato ancora superiore, aggiunge.

L'urgenza del programma è ovvia. Un freddo giorno di dicembre, adulti e bambini stanno fuori dalle loro case o sulla strada fangosa che taglia attraverso Dumbrava. Le donne portavano secchi di plastica verso un pozzo comunale. La maggior parte degli uomini era andata nella foresta per guadagnare circa 10 euro al giorno tagliando legna. Andor racconta che la scuola più vicina, distante diversi km., non avrebbe accettato i bambini rom.

E' giorno di scuola, ma questi ragazzi rom non sono i benvenuti nella scuola più vicina

Qui le case sono solide, fatte di legno coperto d'intonaco, ed alcune sono dipinte di uno strano blu cielo. La maggior parte ha due stanze. Dumbrava è molto lontana dai terrificanti insediamenti rom in alcune parti d'Europa, accanto a discariche e depositi tossici. Nondimeno, qui la gente vive alla giornata, e le donne accolgono le domande del giornalista sull'importanza di un programma di pianificazione familiare con educata incredulità.

"E' logico che è più facile con un bambino invece che con tre," dice Maria Gruia, 23 anni e nessuna parentela con Lenuta, cullando in grembo sua figlia Marina di 7 anni.

Le statistiche sui tassi di nascita suddivise per etnia non sono disponibili in Romania, ma setacciando le statistiche UE e quelle governative, un gruppo di appoggio ha estrapolato che circa il 23% dei bambini in Romania sono Rom. Dato che i Rom rappresentano circa l'11% della popolazione, ciò rende il loro tasso di nascita significativamente più alto della media nazionale.

"Mediante aneddoti, quando nei gruppi di discussione chiediamo alle Romnià qual'è il numero ideale di bambini in una famiglia, la grande maggioranza dice due," ha scritto in unae-mail Leslie Hawke, co-fondatrice di Asociatia Ovidiu Rom, il cui scopo è che ogni bambino rumeno vada a scuola. "La ragione per cui il loro tasso di nascita è così alto NON è perché vogliano così tanti bambini! (e neanche perché lo domandino i loro mariti) E' perché la principale forma di controllo delle nascite è l'aborto - che significa diverse volte all'anno, una donna altamente fertile deve decidere se tenere o no un bambino. E allora deve attivamente cercare il termine ed agire con dottori che frequentemente sono sprezzanti verso di lei."

Anche i tassi di aborto non sono disponibili, e le donne di Dumbrava intervistate per questo articolo hanno detto di non averne avuti. Ma i tassi d'aborto in Romania sono storicamente alti, dove un divieto sul controllo delle nascite sotto il regime comunista portò molte donne a terminare illegalmente le gravidanze indesiderate.

JSI Research and Training,  un gruppo di ricerca sulla sanità pubblica di Boston, Massachusetts, ha formato i dottori, incluso Andor, per il programma, che è durato dal 2001 al 2006. Nel rapporto finale si certifica che il tasso d'aborto è sceso da 1.157 a 685 aborti ogni 1.000 nati, durante i cinque anni del programma. Sono scese anche la mortalità materna ed infantile.

JSI ha varato il programma con l'Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale ed il Ministero Rumeno della Sanità Pubblica allo scopo di migliorare l'assistenza sanitaria primaria per i gruppi vulnerabili in Romania. Nel 2004, è stato allargato da otto a tutte le 42 contee del paese, e dal 2001 al 2006, la spesa del Ministero della Sanità per "acquisizione e gestione" dei metodi contraccettivi è cresciuta di 18 volte, da $ 100.000 a $ 1,8 milioni.

Sin dall'inizio del programma, il governo si è mosso per rendere gratuito a tutti i rumeni i servizi di pianificazione familiare, senza curarsi dello status assicurativo e ora fornisce contraccettivi gratuitamente a chi ne ha i requisiti. Dal dicembre 2006, l'80% dei villaggi rurali ha almeno un assistente sanitario formato alla pianificazione familiare.

Aurelia Andor ha detto che alcune Romnià con cui lei e suo marito hanno avuto a che fare, hanno partorito due volte in un anno prima del lancio del programma, e suo marito ha detto di aver deciso di partecipare al programma dopo aver visto troppe ragazzine incinte. Quel problema non è stato superato: una dodicenne e una quindicenne sono incinte e un'altra ragazza di 15 anni ha recentemente partorito.

Ma Relu Andor ha aggiunto che molte delle madri hanno iniziato a portare le loro figlie nella clinica per le pillole per il controllo delle nascite o iniezioni di Depo-Provera quando raggiungono la pubertà.

Lenuta Gruia ha aspettato un poco più a lungo. Ha detto che quando la sua figlia maggiore, 19 anni, ha avuto il primo figlio: "Le ho detto 'Ragazza, vuoi avere sette figli come me?' L'ho presa per mano e portata dal dottore.

Barbara Frye è redattrice di TOL. Robert Matei, studente di giornalismo all'Università Babes-Bolyai di Cluj, ha contribuito all'articolo. Foto di Barbara Frye.