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4° Festival Internazionale Jazz Manouche “Django Reinhardt”
Di Fabrizio (del 30/08/2005 @ 23:05:14, in musica e parole, visitato 10396 volte)
da Studio Celentano

Torino: 4° Festival Internazionale Jazz Manouche “Django Reinhardt”

La cultura Manouche sarà al centro della rassegna che si svolgerà dal 15 al 18 settembre 2005

(Comunicato Stampa)

Lí'ASSOCIAZIONE JAZZ MANOUCHE "DJANGO REINHARDTî"
presenta

4° FESTIVAL INTERNAZIONALE JAZZ MANOUCHE "DJANGO REINHARDT"
Dal 15 al 18 settembre 2005 a Torino

RASSEGNA CINEMATOGRAFICA
ESPOSIZIONE LABORATORI LIUTAI
CONCERTI E JAM SESSION

Per quattro giorni il cuore di Torino si colorerà delle atmosfere della tradizione Manouche. il centro della movida torinese, in via Borgodora (BalÚn) e nella suggestiva cornice del Cortile del Maglio (ex Arsenale Militare, ingresso da via Andreis 18), si trasformerà in un immenso palcoscenico, una prestigiosa scena su cui si presenteranno artisti di calibro internazionale.
Studio Celentano
Il chitarrista manouche Django Reinhardt, a cui è dedicato il festival

Unico appuntamento europeo interamente dedicato alla musica Manouche, il 4° Festival internazionale Django Reinhardt è intitolato allo straordinario personaggio che ha fatto da collegamento fra la tradizione musicale di uno dei ceppi più antichi del popolo zingaro, i Manouche appunto, e il Jazz dellíanima nera americana.
Il risultato è uníalchimia perfetta e coinvolgente conosciuta come ìJazz Manoucheî o ìGipsy Jazzî proprio perchÈ coniuga le sonorità del jazz degli Anni Trenta e la sua libertà di espressione con il valzer Musette francese e la virtuosità tzigana del fraseggio.
Il Jazz Manouche è una musica in evoluzione che si è sviluppata per tutto il Novecento e che oggi, a più di cinquantíanni dalla morte di Django Reinhardt, continua a rinnovarsi ad affascinare un numero sempre crescente di appassionati.
A riprova del grande interesse suscitato dalla tradizione Manouche, la scorsa edizione del festival ha riscosso un notevole successo: tra le presenze più prestigiose dell'edizione 2004, basta citare Mandino Reinhardt, anche protagonista del film "Swing" di Tony Gatlif, Samuel Beker, prodigioso diciassettenne, David Reinhardt, nipote del grande Django Reinhardt e altri favolosi gruppi che hanno ammaliato e coinvolto centinaia di visitatori.

Il programma dellíedizione 2005, invece, propone altri grandi nomi del Jazz Manouche, che si esibiranno in concerti e jam session emozionanti, tanto da riuscire a far vibrare il cuore del pubblico. Ovviamente, non possono mancare i torinesi ìManomanoucheî, divenuti ormai una sorta di ìsiglaî di presentazione del festival sia in quanto Torinesi quindi particolarmente cari al pubblico della città, sia perchè simbolo dellíanima manouche che vive a Torino tutto líanno.
Per líoccasione i Manomanouche si presenteranno con una performance díeccezione esibendosi insieme al pianista Alessandro Ambrosoli e al Coro dellíUniversità degli Studi di Torino diretto dal Maestro Sergio Pasteris.
Tra i grandi artisti che danno vita allíemozione del jazz manouche, il 4° Festival Internazionale di Torino si vanta di ospitare i francesi ìAlma Sintiî con il chitarrista Patrick Saussois, i ìMontmartreî, gli ìHot Quartetî con Fiorenzo Zeni, il ìTolga Emilio Trioî, il gruppo ìDorado Schmitt Quartetî e Peter Beets con gli olandesi ìBasilyî, il più famoso sestetto di cugini dei Paesi Bassi che suonano insieme sin dallíinfanzia proponendo originali interpretazioni di Swing Gipsy come se fossero un unico elemento.
Ai concerti e jam session che animeranno le strade torinesi, si aggiunge líappuntamento con una rassegna cinematografica dedicata alla tradizione zingara. Tra le pellicole che verranno proiettate si segnalano i film ìLatcho Dromî di Tony Gatlif, ìAppuntamento a Belvilleî di Sylvain Chomet e il film-documentario ìDjango Legacyî di John Jeremy.
Da non perdere, infine, líoccasione di vedere allíopera alcuni maestri liutai di fama internazionale che, per tutta la durata del festival, saranno presenti nel Cortile dei Ciliegi con uníinteressante esposizione di chitarre manouche e laboratori a cielo aperto in cui mostreranno le particolari tecniche di lavorazione dello strumento.

Breve storia del Jazz Manouche
I Manouches sono giunti in Europa occidentale tra il XV e il XVI secolo. Dopo un viaggio durato circa un millennio, hanno scelto come sede di permanenza la Francia, l'Olanda, la Germania e il Belgio. La loro origine indiana trova conferma nel nome "manus", appartenente al ceppo linguistico indo-europeo. E' entrato nel linguaggio corrente francese come Manouches che dall'antico Hindi deriva dal termine "manusa": essere umano. Tra i contributi più significativi allo stile manouche figura quello del chitarrista e compositore Django Reinhardt che, nel 1934, creÚ con il violinista StÈphane Grappelli il Quintetto a corde dellíHot Club de France: nasce così un nuovo ed interessante jazz Europeo.
Il jazz Manouche, perÚ, prende forma ufficialmente nella Germania del 1967 attorno allíemblematica figura del violinista Schnuckenak Reinhardt, con il quale molti musicisti impararono il loro mestiere prima di formare i propri ensembles. I musicisti Sinti scoprirono Django attraverso i dischi e attraverso la pratica musicale, propria delle loro famiglie. Amando suonare tra loro e per loro stessi una musica nella quale si riconoscono, ancora oggi si tramandano di padre in figlio il loro immenso patrimonio culturale. Nelle comunità Manouche, la tradizione si trasmette oralmente in occasioni di festa ed incontri familiari dove la musica occupa sempre un posto preponderante. Senza dubbio líinvenzione di questo nuovo folklore risale alla fine degli Anni Sessanta. Il fondamentale riferimento per il suo sviluppo fu il primo quintetto a corde di Django, quello formatosi prima della guerra. I Manouche ne impararono il repertorio e acquisirono padronanza con gli strumenti: due chitarre da accompagnamento e un contrabbasso per assicurare una imperturbabile sezione ritmica (da loro chiamata "la pompe" manouche), una chitarra solista, un virtuoso violino e talvolta una fisarmonica. I chitarristi, fedeli ai propri maestri, danno priorità alla ricerca del virtuosismo e dello spettacolare.Il punto di partenza dei loro studi è rappresentato da un certo numero di composizioni di Django (quali Nuages, Minor Swing, Manoir de me Rèves…), dagli standards suonati da Django prima del 1940 e da alcuni valzer musette (influenza dei fisarmonicisti swing come Gus Viseur, Tony MurÈna o Jo Privat). Questo fenomeno sia di natura estetica sia di natura sociologica è stato denominato, forse impropriamente, Gypsy Jazz: i Manouche non aderirono affatto al Jazz, ma allo stile di Django con il desiderio di affermare la loro appartenenza etnica. Il Gypsy Jazz o Swing Manouche possono essere meglio descritti come movimento folcloristico, folklore vivente aperto a influenze esterne nel quale è possibile ogni sorta di scambio, abbracciando un ampio spettro di stili pur rimanendo nel proprio contesto musicale. Da una buona decina díanni líinfluenza di Django sembra non diminuire affatto: sono stati organizzati nuovi festival a lui dedicati in Francia (Django Memorial Festival – Samois Sur Seine, Festival di Angers e Strasburgo), Belgio, Germania (Django Reinhardt Festival di Augsburg), Svezia (Gypsy Jazz Festival di Thorshalla), Inghilterra (UK Gypsy Fest), Norvegia (Django Festival in Oslo), Canada, Stati Uniti (Django Festival di New York al Birdland, North West Django Fest a Washington), Islanda (Django Jazz Festival di Akureyri), Giappone e Italia proprio con il Festival Jazz Manouche Django Reinhardt di Torino.
Diversi gruppi composti da zigani o da gadjès (termine zigano per definire la popolazione non zigana) stanno conferendo un nuovo look alla musica dellíHot Club suonandola sui palchi, registrando in studio, viaggiando e facendo rivivere questa tradizione e riscontrando un successo popolare sempre crescente.

La chitarra manouche
La chitarra manouche si differenzia da altri strumenti simili, come la chitarra elettrica o quella classica, sotto vari aspetti che la rendono un pezzo assolutamente originale sia per la struttura che per le sonorità che crea.
Eí possibile cercare di definire la manouche come una creatura ibrida che unisce alcuni elementi della chitarra acustica, dellíelettrica e del violino: rispetto allíacustica ha una cassa più grande mentre il manico si restringe avvicinandosi alle dimensioni dellíelettrica. Ora sul manico è montata una barra díacciaio, una sorta di ferro a ìTî che i costruttori degli Anni 20 non utilizzavano. Successivamente è stata montata anche una vite per compensare le corde.
Le sei corde della chitarra manouche, anzichÈ essere in nylon come nella classica, sono in argento o in acciaio; la cordiera è mobile e il ponte appoggia sulla tavola allo stesso modo del violino. La buca puÚ assumere due forme tipiche: ad ellisse oppure a ìDî.
Sono queste caratteristiche che rendono le sonorità della chitarra manouche inconfondibili.


PROGRAMMA 4° Festival internazionale
JAZZ MANOUCHE "Django Reinhardt"

Martedì 14/9:
Rassegna cinematografica presso il Cinema Romano:
Proiezione Film/Documentario Django Legacy di John Jeremy.
Orario degli spettacoli: ore 20:00 – 22:30

Giovedì 15/9 - 1° giorno:
Rassegna cinematografica presso il Cinema Romano:
Proiezione del film ìLatcho Dromî di Tony Gatlif,
Proiezione Film ìAppuntamento a Bellevilleî di Sylvain Chomet.
Orario degli spettacoli: ore 20:00 – 22:30

Cena di gala inaugurale e concerto presso il ristorante Arcadia
Alle 21:00 incontro con sponsor e Istituzioni
Alle 22:30 concerto con gruppo di fama europea.

Venerdì 16/9 - 2° giorno:
Dalle 21:30 alle 24:00 Concerti e Jam-session in Via Borgodora e Piazza Andreis con i gruppi: Alma Sinti Trio, Montmartre, Tolga Emilio ed altri gruppi a sorpresa.

Sabato 17/9 - 3° giorno:
Dalle 11:00 alle 14:00 Esposizione dei liutai in Piazza Andreis; Concerti e Jam-session in Via Borgodora e Piazza Andreis con i gruppi: Hot Quartet & Fiorenzo Zeni, Montmartre, Alma Sinti Trio, Tolga Emilio Trio ed altri gruppi a sorpresa.
Dalle 15:00 alle 19:00 Jam-session e Esposizione dei liutai nel Cortile dei Ciliegi.
Alle 21:00 Concerto del gruppo Stringology (ITA) nel Cortile del Maglio.
Alle 22:15 Intervento del gruppo Manomanouche (ITA) con la partecipazione del pianista Alessandro Ambrosoli e il Coro dellíUniversità degli Studi di Torino diretto dal maestro Sergio Pasteris nel Cortile del Maglio.
Alle 23:00 Concerto del gruppo Patrick Saussois & Alma Sinti (FRA) nel Cortile del Maglio.

Domenica 18/9 - 4° giorno:
Dalle 11:00 alle 19:00 Jam-session e Esposizione dei liutai nel Cortile dei Ciliegi.
Dalle 14:00 alle 15:30 Palco aperto per gruppi esordienti.
Dalle 16:00 alle 17:30 Concerti e Jam-session in Via Borgodora e Piazza Andreis con i gruppi: Hot Quartet, Tolga Emilio Trio e Basily.
Alle 21:00 Concerto del gruppo Dorado Schmitt Quartet (FRA) nel Cortile del Maglio.
Alle 22:30 Concerto del gruppo Basily e Peter Beets(OLA) nel Cortile del Maglio.