Sto scorrendo le notizie della mailing list sui Rom in Romania. Con un po' di disorientamento...
Tra le segnalazione dell'ultima settimana:
- a Tirgu Jiu aperta una clinica per Rom, col supporto dei fondi Phare della Comunità Europea. Un centro simile è stato inaugurato a Tirgoviste, allo scopo di promuovere i servizi e l'educazione sanitaria tra i Rom.
- a Costinesti si è svolto l'ottavo contest sulla lingua e la storia dei Rom, nell'ambito di un progetto UNESCO. Il concorso, indirizzato alle varie comunità Rom presenti nei distretti rumeni, prevedeva anche la partecipazione di studenti di "etnia" rumena o ungherese, se nel distretto non fossero stati presenti studenti Rom
- Infine a Brasov il comune e alcune associazioni locali hanno promosso un corso di formazione professionale per fioristi e decoratori, anche questo indirizzato alla comunità Rom e finanziato dai fondi Phare.
Iniziative legittime e positive. Ora, in Romania è maggiore la presenza in percentuale dei Rom rispetto all'Italia, e sicuramente anche la situazione economica e politica è differente (ma non più di tanto, parere personale). Il disorientamento iniziale è dovuto alle politiche che vengono messe in atto: mentre in Italia (con gli stessi finanziamenti) si privilegia la politica dell'integrazione - cioè favorire le pari opportunità di accesso ai servizi, al lavoro, alla scuola, alla casa, l'impressione è che in Romania quei fondi servano a far progredire la comunità Rom, ma su binari separati dalla società maggioritaria.
Il tutto, allo scopo di portare la Romania ad entrare nella Comunità Europea nei tempi previsti. E con lo scopo di aiutare i Rumeni (di qualsiasi etnia) in loco, piuttosto che averli immigrati in Italia e non sapere che fare, se non cercare la difficile strada dell'integrazione.
Sempre su Romania e immigrazione: da quel paese era possibile sino al mese scorso raggiungere l'Italia col solo visto turistico. Le regole sono cambiate ad agosto, con 6 mesi di anticipo sulla scadenza prevista e creando comprensibili difficoltà a chi era rientrato per le ferie. Anche questo da intendersi come un segnale di buona volontà del governo rumeno in vista dell'ingresso nella Comunità Europea. Chi ne fa le spese, sono le decine di migliaia di immigrati, illusi negli anni scorsi sulla possibilità di viaggiare liberamente nella Comunità Europea, e che ora si trovano in situazione di irregolarità amministrativa.
da ©The Portugal News http://www.the-news.net
Su pressione della Commissione Europea, la polizia rumena in quattro giorni di iperattività ha sospeso i passaporti di oltre 3000 cittadini, sospettati di vivere e lavorare illegalmente in Europa Occidentale. Molti di loro si pensa si siano stabiliti in Portogallo negli ultimi quattro anni nelle città di Oporto, Lisbona e nell'Algarve.
13/8/2005 Il governo rumeno, che intende portare il paese a diventare membro dell'Unione Europea nel 2007, ha introdotto il 1 agosto un decreto d'emergenza per bloccare l'immigrazione illegale. Il decreto ha sorpreso migliaia di Rumeni ritornati in patria per le ferie estive e che qui hanno scoperto di non poter lasciare il paese per almeno nove anni. Secondo la nuova legislazione, i cittadini rumeni non possono passare all'estero più di 90 giorni ogni sei mesi. I trasgressori saranno privati del passaporto per cinque anni e impediti a tornare nel paese dove hanno risieduto illegalmente per 10 anni. Il decreto è stato descritto come "degradante e umiliante" dalle organizzazioni per i diritti umani. Diana Calinescu, direttrice del Romanian Helsinki Committee for Human Rights, afferma: "E' una misura eccessiva. Se qualcuno ha prolungato illegalmente il proprio soggiorno, ad esempio, in Portogallo, non può essere privato del diritto vi viaggiare in Serbia o in Bulgaria".
Con la nuova legge, un cittadino rumeno che intenda viaggiare nella zona Schengen [...], deve presentare un biglietto di ritorno, un invito o altro documento che attesti la ragione e la durata del viaggio e 100 euro per ogni giorno di soggiorno all'estero. Secondo l'Organizzazione Internazionale dei Migranti, sono circa 900.000 i Rumeni che lavorano all'estero, metà dei quali illegalmente. La Banca Nazionale Rumena stima in 2 miliardi di euro le rimesse degli emigranti nel 2004. Il Primo Ministro Calin Tariceanu dice che le misure sono state rese necessarie dal gran numero di Rumeni che lavorando in Europa Occidentale "si dimenticano di tornare a casa". Commentando la futura adesione all'Unione, ha aggiunto: "Come futura frontiera dell'Unione Europea, la Romania è obbligata a combattere l'immigrazione illegale e il traffico di persone." I paesi che hanno attirato il maggior numero di lavoratori rumeni sono Italia, Spagna, Germania, seguiti da Portogallo, Gran Bretagna e Francia.