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Bimba rom “rapita” dalla giustizia italiana
Di Fabrizio (del 22/07/2008 @ 09:15:28, in Regole, visitato 1747 volte)

Ricevo da Sara

Dal Secolo XIX

21 luglio 2008 Donata Bonometti - C’è una bambina rom di un anno e mezzo che si è "persa" per la città. Non la trova la mamma, non la trova il suo avvocato. Il tribunale dei minori è fermo nel negare ogni tentativo di incontro, di avvicinamento di una madre, fin qui non colpevole di alcun reato, e soprattutto impedisce a una bimba così piccola e che non conosce ovviamente una parola di italiano, di rivedere un volto familiare dopo cinque mesi di separazione.

Sembrerebbe una storia alla rovescia. Chi è perennemente messo all’indice come ladro di bambini, si trova nella condizione di chiedere che fine hanno fatto i suoi.

La macchina della giustizia ha i suoi tempi, spesso anche rispettabili, ma l’avvocato Enrico Bet, il cui studio legale è specializzato sul diritto della famiglia e dei minori, e nel caso specifico è il riferimento di questa famiglia rom-romena, si chiede con preoccupazione in che stato d’animo viva questa piccola missing.

Ricoverata inizialmente al Gaslini, non per malattia ma per offrirle temporaneamente un letto, in seguito potrebbe essere stata data in affido a una famiglia, oppure mandata in una struttura.

«Certo è che per interrompere i rapporti fra genitori e figli devono essersi consumati atti gravissimi di abbandono morale e materiale. E per quel che riguarda la madre non mi risulta sussistano», precisa l’avvocato.

Quanto al padre, il discorso è diverso. Nell’inverno scorso l’uomo, che abita con la moglie e la figlia e con un fratello con la sua famiglia, (quest’ultimo persona abbastanza perbene con un lavoro regolare), in un appartamento (forse occupato abusivamente) nei pressi di Milano, litiga con la moglie e se ne va trascinando con sé la bambina.

Dopo qualche settimana lo intercettano mentre scende dal traghetto su una Porsche Cayenne, la bambina sul sedile posteriore e quindici chili di cocaina. Fa la fine che merita: in galera.

Ma anche per la bambina inizia un percorso quasi punitivo, segregante: prima in ospedale al Gaslini, poi chissà. L’avvocato Bet racconta di aver chiesto più volte al tribunale un incontro protetto, anche alla presenza dei carabinieri, pur di far vedere la mamma alla piccola, per rassicurarla, per dimostrarle che la mamma non è stata inghiottita dal nulla. Dice: «Che mai può passare nella testolina di una bimba di quell’età se non vede la sua mamma da mesi?». Ma il permesso gli è stato negato. Non è riuscito neppure a sapere dove la bambina è stata accolta. Ancora dal Gaslini, da una comunità, da una famiglia?

Si dice che siano in corso delle indagini supplettive su questa famiglia che è senza dubbio squinternata, e siccome nei vari interrogatori sono tutti caduti in contraddizione più volte, pare ci sia il fondato sospetto che la madre in qualche modo sapesse. Di più: che fosse complice. Che avesse acconsentito all’uso della bambina per distrarre i finanzieri. Fondato sospetto ma fin qui non confermato da alcuna prova, garantisce l’avvocato Bet. E per la bambina, che non c’entra proprio niente, la punizione dell’allontanamento. «E comunque sia - commenta Bet - fermo restando che fin qui la complicità della madre non è stata provata, se ci mettessimo a togliere i figli a tutti coloro che spacciano, ci sarebbero le comunità che scoppiano».

Il giudice Marina Besio conferma il fatto che la bambina è stata separata da mesi oramai dalla madre e che non è stato concesso un incontro. Premette «Mi sto occupando di questa bambina, tanto quanto mi occupo degli altri. E non vorrei che si speculasse sul fatto che è una bambina rom». Insomma stessi tempi e stessi modi.

Il magistrato precisa che le indagini supplettive non riguardano eventuali reati commessi dalla madre, perché questa indagine non è sua competenza, ma sta svolgendo un’inchiesta per accertare le capacità genitoriali di questa donna, le risorse educative. Insomma sta cercando di capire se è una madre in grado di esserlo. Successivamente deciderà se restituire o no la piccola alla sua famiglia.