TRA LE BARACCHINE DI BARZAGHI E TRIBONIANO
Su
Pabuda, rimatore compulsivo una poesia sulla riserva indiana di Milano:
di Paolo Buffoni Damiani
è accaduto
tempo fa. ma è rimasto
nel cervello come chiodo,
proprio qua. arrugginito
alla solita maniera
stile blues
in tempo presente
perchè cambia niente,
sempre uguale tiritera:
la pioggia inzuppa
uomini e bambini e
donne coi loro bambini.
sono poveri
e sopravvivono.
i passanti cimiteriali
passano
e non se ne curano,
piuttosto sguardo distolgono
e passano affrettando il passo:
la città non sa aspettare.
Milano non può ospitare,
figuriamoci!
nella giunta comunale
han ben altro a cui pensare.
l’unica storia che li scuote
è quella che raccontano
per contare banconote.
ricordo una notte passata
a non dormire in roulotte
tra le baracchine del campo.
non si dorme in attesa dello sgombero
non si dorme per il rumore dei ratti
scorazzanti sui tetti.
ma c’è chi sogna:
chi una casa, chi un terno al lotto
chi il colpo del secolo,
chi un’insurrezione
o, chi, come matto polacco,
una squadra di pallone…
per trascinare i ragazzini
fuori da ‘sto allevamento
di topi, incendi, lacrime senza
manco un po’ di tango
solo pioggia-rifiuti-fango.
un giorno il sogno che matto polacco
cocciuto coltiva da mezza vita
s’avvera nella prima partita:
gli straccioni mendicanti
zingari muratori e carpentieri
battono sul campo i comunali
brocchi consiglieri.
il mister racconta sempre
la figura patetica
dei politici battuti
dalla gang multietnica:
piccola magia,
squadra-follia
bizzarria logico-calcistica,
ma finalmente etica
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