Immaginate di incontrare un medico o un avvocato. Gli credereste se vi dicesse che è uno Zingaro? E se questa persona diventasse direttore di un'agenzia informativa della Comunità Europea, sarebbe per merito proprio o per le solite spinte politiche?
Mentre ripenso alla sua storia (e a me che chiedevo se erano cronache bulgare o italiane), rileggo un lancio dell'AGENZIA GIORNALISTICA EUROPEA:
DENISE: FAMIGLIA, SEGNALAZIONE TRIESTE VEROSIMILE
(AGE) TRAPANI - "Siamo certi che Denise sia in mano agli zingari. Quindi l'avvistamento segnalato a Trieste potrebbe essere fondato. E non e' escluso che Denise sia stata ceduta da una famiglia all'altra". Lo afferma Giacomo Frazzitta, portavoce dei genitori di Denise Pipitone...
In un barlume di lucidità, trovo la forza di chiedere (a me stesso, non è che posso chiederlo all'AGENZIA GIORNALISTICA EUROPEA): "Perché la famiglia lo crede??" Già il marzo scorso, una famiglia Sinti era stata fermata per una giornata intera, senza alcun motivo. Una qualche volta dovrò riscrivere articoli e commenti di allora. [1] e [2]. Naturalmente, nella commozione generale del marzo scorso, in pochi fecero caso che nessuno pensò a scusarsi con quella famiglia trattenuta ad Abbiategrasso. Scuse che sarebbero legittime in un paese civile, anche da una mamma provata da un'esperienza devastante, che si trovi di fronte un'altra madre che avrà temuto, in quella caserma, che le sottraessero (legalmente stavolta) la sua figlia legittima.
Lo Zingaro diventato direttore di un'agenzia europea, titolava Discriminazione e il complesso di essere Rom e raccontava: Quando sei Rom, sei costantemente sospettato di qualcosa. Ogni volta che succede un piccolo furto, sul tram o in un negozio, la gente ti guarda. Dopo anni, tutti noi maturiamo questa sensazione di continuo sospetto. [...] Sapevo che l'essere Rom condizionava i miei rapporti nella scuola, per strada, ogni volta che incontravo un poliziotto. E' un complesso comune a tutti noi e tutt'ora ci sto lottando... (op. cit.)
Sarebbe facile dare la colpa al "razzismo", ma credo che IL COMPLESSO DI ESSERE ROM sia qualcosa che col razzismo classico (violento con le parole e con i fatti) c'entri sino ad un certo punto.
Sempre stasera leggevo un altra lettera, educata nei toni e nei modi, sui problemi delle periferie romane invase dai campi-sosta. Ne avevo scritto anch'io, da tutt'altro punto di vista. Il nodo di quella lettera gentile (anche qua: commenti disabilitati, non ho potuto rispondere) è che i nomadi sono diventati stanziali [giusta osservazione] ma non ne vogliono sapere di mandare i figli a scuola, o di lavorare ecc.
La solita condanna alla diversità negativa. Se, putacaso, accennnassi che io invece vedo lager pieni di topi e immondizie, non ci sposteremmo dal vederli, nel bene o nel male, sempre come esempi di negatività.
Nella cronaca che io riportavo da Roma, in quei campi sosta chiedono da anni i permessi per lavorare e per commerciare, senza ottenere risposta.
Per sopravvivere, vende le pentole e le stoviglie che lui stesso fabbrica. Era un fabbro ambulante sta tentando invano di ottenere un permesso per aprire una piccola officina dove inserire altri residenti del campo. Le sue richieste non hanno ancora incontrato le orecchie giuste. Un altro che non si arrende è l'ottantenne Sevko R., ramaio Chergari della Bosnia, che ancora prova a continuare il suo lavoro. Mi racconta: "Ho raccolto e lavorato il rame per tutta la vita e morirò col rame tra le mani." Altri sono abili nel confezionare gioielli, nell'aggiustare pentole o in altre attività commerciali, ma il governo non ha mai mostrato interesse nel permettere lo sviluppo di micro-progetti che permettesero loro di vivere. Ci sono fabbri, meccanici, commercianti a vari livelli. (op. cit.)
Non sono di Roma, ma ci credo, perché nella mia città è la stessa cosa.
Come dice quel medico e avvocato IL COMPLESSO DI ESSERE ROM (e aggiungo io, la fatica di trovare un filo logico)