Nazionalismi e gioventù bulgara Le generazioni più giovani sembrano più suscettibili al nazionalismo di quelle cresciute sotto il socialismo,
reports ALBENA SHKODROVA. I bulgari più giovani stanno cadendo preda di un nuovo tipo di nazionalismo, molto più viscerale e intollerante di quello a cui furono esposti quanti crebbero al tempo del comunismo. Influenzati dai media e dai testi scolastici che pretendono di essere liberali ma spesso lo sono soltanto a parole, nuovi sentimenti nazionalisti si fanno strada nella gioventù.
Il regime di Todor Zhikhov a suo tempo aveva coniugato il socialismo internazionalista con il sentimento nazionalista. Così aveva espulso 300.000 Turchi e Slavi musulmani (conosciuti come Pomaks) segregato i Rom e soffocato tutte le espressioni di diversità etnica. Ma sotto la superficie, altri processi formavano l'atteggiamento bulgaro (cfr. 14/09/04 NdR). Rifiutando il totalitarismo di regime, molti si opponevano alla propaganda nazionalista. Vivere sotto il comunismo [...] aveva attutito le tensioni finanziarie, sociali e anche tra le minoranze.
Soltanto con la caduta del regime negli anni '90, la gente comune ha cominciato a vedere le minoranze come un peso. Le divisioni tra i gruppi sono cresciute, mentre la gente non aveva più timore di esibire credo religiosi e origini etniche che il vecchio regime [credeva] fossero dimenticate. I mezzi di informazione hanno iniziato ad attaccare le minoranze, alla stesso modo per cui dietro la libertà di parola ritorna l'antisemitismo.
I valori liberali si stanno avvantaggiando molto lentamente della libertà e degli sviluppi sociali. Sono occorsi dieci anni perché i libri di testo fossero "ripuliti" dagli slogan del nazionalismo più radicale e prima che i media iniziassero a moderare i toni.
Nel contempo, è cresciuta una nuova generazione che [...] più dei predecessori mostra atteggiamenti negativi ed aggressivi verso le minoranze etniche.
Una recente ricerca del ricercatore politico Petar-Emil Mitev rivela sentimenti negativi, in particolare contro i Rom:
- circa l'86% li definisce come pigri e irresponsabili, mentre il 92% afferma che è una minoranza di tendenza criminale;
- circa il 62% del campione intervistato, ritiene anche che i concittadini di origine turca siano fanatici religiosi.
Convinzioni simili sono palesi nei siti internet e nelle chat, dove i forum rigurgitano di odio verso le minoranze, in particolare i Rom. Dietro l'anonimato, molti giovani usano questi spazi per mostrare il loro disgusto, in stile tipicamente neonazista. Nel web si trovano slogan sugli zingari da trasformare in saponette o da rinchiudere in miniera. Un esempio viene da un forum internet sui Rom. Durante una recente discussione, s'è verificato un "bombardamento" di commenti negativi:
- Faresti meglio a sparire e portare con te tutta la tua tribù...
- Tornatevene nel vostro ghetto...
- Lo sanno tutti che non avete stato o cultura, e che voi zingari siete sporchi, pigri, bugiardi...
Mentre in rete fioriscono appelli e commenti simili, i giovani nazionalisti tendono a nascondere le loro convinzioni, quando devono confrontarsi direttamente. "Molti giovani di mia conoscenza esprimono atteggiamenti negativi" ha detto Boryana Yordanova, studentessa all'università di Sofia, "ma la maggior parte di loro non lo ammetterebbe mai pubblicamente".
Zornitsa Lateva, anche lei studentessa, dice di mostrarsi tollerante nei confronti delle minoranze, ma insiste che gli zingari hanno una bassa qualità di vita, per loro colpa. "E' radicato nel loro differente sistema di vita" aggiunge "non vogliono studiare, si sposano a 13 o 14 anni e non lavorano".
Altri studenti sono d'accordo. "Non ci importerebbe di loro se accettassero la nostra cultura e non fossero ladri e bugiardi".
Maria Neykova, professoressa della facoltà di giornalismo, conferma che molti dei suoi studenti disprezzino i Rom, spesso anche i Turchi. Dice che è colpa del ritardo della società nel sviluppare valori liberali.
I mezzi di informazione e i libri scolastici sono lontani del descrivere correttamente le istanze delle minoranze. Quest'anno, i media hanno siglato un codice di comportamento, che impone di non divulgare particolari sull'appartenza razziale, etnica o sull'orientamento sessuale delle persone. In pratica,la polemica si va spostando dalle persone alle idee.
Molti canali via cavo trasmettono programmi nazionalisti. Tra questi è noto Ataka, su SKAT TV, dove Volen Siderov, una presenza fissa, denuncia quotidianamente i programmi in lingua turca ospitati dai canali nazionali.
Una ricerca effettuata da Marker Test sul periodo 2001-2002, mostra la regressione nei mezzi d'informazione dagli anni '90, quando gli argomenti razzisti non erano così comune. Inoltre, mostra che il 60% delle cronache sui Rom riguardano problemi sociali e crimini, sull'onda degli stereotipi negativi del pubblico.
Secondo Maria Neykova, nonostante il codice di comportamento, i media continuano a citare l'origine etnica,anche quando questa non ha rilevanza con la notizia. Anche i libri scolastici, aggiunge, sono pieni di riferimenti a miti storici per incontrare il favore del pubblico, già sotto Zhivkov l'attività principale degli intellettuali era riscrivere la storia patria, oltre che in funzione del comunismo, anche per negare l'arretratezza della società e propugnare la sua superiorità sugli altri popoli balcanici e sui rivali dell'occidente.
Per giustificare la mancata crescita tra il XV e IL XX secolo, sotto il dominio ottomano, oggi i libri sono carichi di propaganda anti-turca. [...] Mentre a scuola sono adottati testi del XIX secolo, che demonizzavano o ridicolizzavano i musulmani. Gli studenti imparano la cosiddetta storia, piena di ideologia apertamente nazionalista e dove il pathos patriottico mette in ombra le riflessioni obiettive sul ruolo e i benefici del periodo ottomano, come ha scritto recentemente lo studioso Evgeniy Daynov [...]
In realtà, si potrà discutere del "problema nazionalismo", quando i politici ne ammetteranno l'esistenza. Una soluzione sarebbe lavorare sull'idea di nazione, che si basi su radici civiche piuttosto che etniche. Ma al momento è ancora un'aspettativa irrealistica, finché i politici avranno il loro interesse a coltivare la crescita dei nazionalismi.
Albena Shkodrova è direttrice di Balkans Investigative Reporting Network, un progetto locale IWPR. Questo articolo è apparso in originale su Balkan Crisis Report, prodotto da Institute for War and Peace Reporting)
fonte: http://groups.yahoo.com/group/Bulgarian_Roma/