Sergio Bontempelli - 6 maggio 2014 su
Rom-anzi
"Non esiste una donna rom, come non esiste una donna
italiana: perché le donne sono donne, e basta... ognuna ha il suo carattere,
ognuna le sue difficoltà...". "A me fa paura sentir parlare di progetti solo per
donne rom... un giorno spero che non si vedrà questa differenza tra una donna
rom e una donna non rom... spero".
Sono le parole di Dzemila, mediatrice culturale romnì che opera a Roma. Dzemila
è stata scelta come testimonial della campagna "Per i diritti, contro la
xenofobia", promossa da Associazione 21 Luglio, Antigone, Lunaria e Associazione
Studi Giuridici Immigrazione (ne abbiamo già parlato
qui). La Campagna nasce in
occasione delle elezioni europee per "arginare" - sono parole delle associazioni
promotrici - "il rigurgito razzista e xenofobo che rischia di investire molti
paesi e orientare il discorso pubblico verso una progressiva marginalizzazione
dei diritti umani e delle libertà fondamentali".
L'iniziativa si articola, tra l'altro, in una serie di video-interviste a rom,
migranti e detenuti (le potete vedere qui). L'intervista a Dzemila occupa pochi
minuti, e vale la pena vederla dall'inizio alla fine. In poche densissime
parole, vengono rievocati i principali problemi vissuti dalle donne rom in
Italia: dalle condizioni di segregazione abitativa (i campi nomadi, gli
sgomberi, i centri di accoglienza sovraffollati e fatiscenti) alla vera e
propria marginalità nel mercato del lavoro (solo una donna rom su cinque è
occupata), fino alla discriminazione quotidiana.
Ma sono le parole riportate all'inizio che colpiscono di più: "un giorno spero
che non si vedrà questa differenza tra una donna rom e una donna non rom". E non
perché le differenze non siano una ricchezza, ma perché proprio la "diversità
culturale" (vera, più spesso presunta, troppe volte affidata a facili stereotipi
di senso comune) diventa un'arma per discriminare: "i rom sono diversi da noi,
le case non le vogliono, è bene che restino nei campi...". Se vogliamo davvero
valorizzare le "differenze" - ci dice in sostanza Dzemila - è bene partire dagli
elementi che ci accomunano: le donne sono sempre donne, siano esse "rom" o "non
rom". Buona visione, dunque.