Articolo di
Giornalettismo lungo e documentato ma, a mio giudizio, incompleto. Per chi
resiste, a fine lettura ho aggiunto alcune note personali.
di Maghdi Abo Abia - 25/06/2013 - Il Carroccio attacca
il sindaco Pisapia fin dalla sua elezione sostenendo come spenda le risorse
destinate ai milanesi per dare case ai nomadi dimenticando come nel 2008 nacque
un progetto Rom con soldi stanziati dal piano nomadi Berlusconi/Maroni e che
vengono usati ancora oggi
Milano nel 2015 ospiterà l'Expo. Eppure la città non appare preparata al
nuovo appuntamento, ed anzi dopo l'ipotesi ventilata da Giuliano Pisapia di non
ricandidarsi alla guida della città nelle elezioni del 2016 la città appare
sempre più abbandonata al suo destino, vittima di problemi di varia natura.
L'EMERGENZA ROM - La popolazione, ubriacata di rivoluzione gentile e scottata
dalla gestione Moratti, nei primi due di mandato si è scoperta disillusa e
scottata da una serie di provvedimenti, dall'aumento del biglietto Atm
all'introduzione di Area C che hanno minato nel profondo l'autorità della
Giunta. A complicare le cose, per i vincitori di centro-sinistra, le bordate
dell'opposizione intenzionata a sottolineare i problemi della città
possibilmente attribuendo responsabilità specifiche al sindaco ed alla sua
squadra. Parliamo ad esempio dell'"emergenza", per usare un termine caro alla
Lega Nord, Rom.
LA CONDANNA PER ZINGAROPOLI - Torniamo indietro nel tempo e più precisamente
alla primavera del 2011, ovvero quando la campagna elettorale era al suo picco
massimo e gli sfidanti, Letizia Moratti per il Pdl ed appunto l'avvocato
Giuliano Pisapia, si combattevano senza esclusione di colpi. Ad un certo punto
in città apparvero dei manifesti targati Popolo della Libertà e Lega Nord nel
quale si diceva che con la vittoria dell'avvocato, Milano si sarebbe trasformata
in una "zingaropoli". Come ci spiega l'Asgi per questa definizione Pdl e Lega
Nord nel 2012 sono state condannate perché, secondo il giudice del Tribunale di
Milano Orietta Miccichè la definizione era connotata da una "valenza gravemente
offensiva e umiliante di tale espressione che ha l'effetto non solo di violare
la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima
intimidatorio e ostile nei loro confronti".
L'ALLARME DI ENRICO SALERANI - Quindi secondo il giudice questa definizione
rappresenta una molestia a sfondo razziale, vietata dall'articolo 3 del decreto
legislativo 215 / 2003 per via della sua intenzione di scatenare un clima
intimidatorio nei confronti di particolari etnie. Peraltro durante quella
campagna elettorale era presente a Milano il commissario per i diritti umani del
Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg il quale si definì scioccato dai manifesti
affermando come questi incidessero sui diritti delle popolazioni rom e sinti e
sulla possibilità d'integrazione. Eppure, nonostante la condanna e l'obbligo di
pubblicazione della sentenza sul Corriere della Sera, la Lega Nord ha proseguito
nella sua battaglia anti-rom il cui ultimo capitolo è stato raccolto da
Il
Giornale che ha ripreso la voce di Enrico Salerani, capogruppo della Lega Nord
in zona 8, zona strategica visto che al suo interno c'è Fiera Milano, City Life,
il quartiere sperimentale QT8 e lo stadio di San Siro.
L'OCCUPAZIONE DEI CAPANNONI DI VIA MONTEFELTRO - Salerani scrisse anche sul
portale Partecipami lo scorso 29 aprile, spiegando che in via Montefeltro 8 200
zingari hanno occupato una fabbrica abbandonata trasformandola in un campo
nomadi abusivo "con quintali di immondizia, baracche fatiscenti, possibile
presenza di amianto, macchine e camper di dubbia provenienza, alcune con
svariati fori di proiettili, il tutto con molti bambini e minori costretti a
vivere in questa situazione di degrado". Secondo Salerani
E' intollerabile che a Milano nel 2013 vi siano zone franche ove per altro,
molti bambini sono costretti a crescere in una situazione non favorevole a
garantire loro un futuro dignitoso e sereno.
La richiesta è una sola, ovvero provvedere allo sgombero dell'area interpellando
anche l'assessore alla sicurezza. Il sito poi nei giorni scorsi è stato visitato
da Matteo Salvini e dall'assessore provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini,
autodefinitosi "l'assessore in scooter" per via della sua scelta di rinunciare
all'auto blu.
Questi, dalle colonne del suo sito, ha spiegato che nonostante
manchino due anni ad Expo, è impensabile che esistano realtà come il campo "dove
scorrazzano i topi e il puzzo e' incredibile". A quel punto tocca a Matteo Salvini che si rivolge al sindaco, la cui foto compare a fondo del comunicato:
"Non sto a cercare colpe ma dico al sindaco: sei il sindaco di tutta Milano, non
e' possibile che a Milano ci siano realta' di questo genere".
LA VOCE DI MATTEO SALVINI - Lo ha detto il segretario nazionale della Lega
Lombarda Matteo Salvini, che insieme ai consiglieri di zona e all'assessore
provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini ha visitato il campo rom di via
Montefeltro 8 a Milano. Continua Salvini: "Non ci sono razze buone o cattive. La
rabbia non e' mai giustificata, ma ai semafori, in metropolitana, negli
appartamenti non trovo bresciani, o valtellinesi, canadesi o australiani a
rompere le palle ai cittadini. Se questa gente si mette ai margini, Milano non
ha bisogno di questa gente". Perché, secondo l'accusa, la scelta di dieci
famiglie di entrare nell'ex stabilimento abbandonato di Galileo Avionica,
società del gruppo Finmeccanica, li ha spinti automaticamente ai margini. Sulle
colonne del
Giornale invece la situazione assume altri contorni. Gli
insediamenti sarebbero diventati due con un totale di 400 persone.
"DOBBIAMO TROVARGLI UNA CASA?" - A lanciare l'allarme, come detto, è ancora Salerani. I nomadi sarebbero provenienti dal campo smantellato di via Triboniano,
gli stessi -continua il pezzo- che avevano preso i soldi dalla giunta Moratti
per tornare in Romania. Ed ora "dopo aver gironzolato" sono tornati e sono
entrati in via Montefeltro 8 ed ora qui vivono in 200. Altri 200 sarebbero
finiti nel capannone già casa della Italmondo. La colpa? Della sinistra. A
spiegarlo è ancora Salerani:
"Siamo stati poi costretti a votare contro la mozione di allontanamento perché
la sinistra vi aveva incluso l'obbligo di trovare per questi individui una
situazione abitativa stabile. Ma come? Hanno preso i soldi per andarsene e
adesso non solo sono tornati ma gli dobbiamo trovare una casa? Una funzionaria
della polizia locale ci ha assicurato che lo sgombero delle due aree È una
priorità ma non ci ha potuto assicurare sui tempi"
PATTI DISATTESI - A questo punto facciamo un viaggio indietro nel tempo e
vediamo lo sgombero del campo nomadi di Via Triboniano. Ininsubria ci porta la
voce dell'ex rappresentante della Lega Nord in Regione Lombardia
Davide Boni che
aveva spiegato come i Rom, dopo aver ricevuto 15 mila euro a nucleo familiare
per tornare in Romania, sono partiti e rientrati. Il Comune nel 2011 -giunta
Moratti- ha quindi speso 800 mila euro per mandarli via. Eppure sono qua. A
questo punto ecco l'accusa alla giunta di centrosinistra: "L'amministrazione di
sinistra che governa il capoluogo ha praticamente rinunciato agli sgomberi e
cerca di legalizzare e stabilizzare la presenza dei nomadi a Milano". Cosa non
vera visto lo sgombero del campo di via Dione Cassio. Ma c'è di più:
Ogni patto compiuto nel passato è stato puntualmente disatteso
LE CASE FORNITE DALLA GIUNTA MORATTI -
Il Corriere della Sera ci ricorda che il
primo maggio 2011 vi fu uno sgombero immediato del campo di Via Triboniano, zona
Certosa, in direzione di Rho Fiera. Qualcuno, e segnatamente le opposizioni,
definì il progetto uno "sgombero elettorale". Le 102 famiglie che avevano
aderito al "patto di legalità" con Palazzo Marino ricevettero aiuti diversi. 55
di loro vennero aiutate attraverso l'Avsi, una Ong alla quale si appoggiò il
Comune e ricevettero soldi per tornare in Romania. Vi fu poi l'assegnazione di
20 case Aler, sei case popolari assegnate a famiglie con bambini disabili e due
case acquistate con mutuo, mentre vennero registrati altri 20 "affitti
assistiti".
LE STRUTTURE CON ARIA CONDIZIONATA - A questo punto sorge una domanda: il
centrosinistra è accusato di fornire case ai rom. Eppure questo venne fatto nel
2011 dalla giunta a cui apparteneva anche la Lega Nord. Allora cosa succede? Ma
andiamo avanti. Paolo Signorelli ha scritto su
Il Giornale d'Italia, testata
diretta da Francesco Storace, che la Milano di Pisapia è a misura di zingaro.
Perché? Per via dell'aria condizionata prevista nella nuova struttura Rom che
aprirà i battenti in periferia. Continua Signorelli:
Alla faccia della città sicura descritta da Pisapia. Forse gli unici ad essere
sicuri, adesso, sono i rom che potranno godere anche di una vigilanza h 24
pronta a proteggerli da qualsiasi attacco nemico. "Nessuno tocchi i gitani",
potrebbe essere il cartello affisso fuori il nuovo campo rom. Ma non è affatto
finita. Udite udite, per tutta l'estate ci sarà il "cocomero night" dove i
nomadi potranno dedicarsi a grasse mangiate di anguria e girare a torso nudo nel
quartiere. A spese di chi? Di Palazzo Marino, che domande. E ancora, l' "aperirom",
dove gli zingari (prima si chiamavano così) brinderanno alla generosità del
sindaco. E garantita sarà la presenza di Vendola.
IL CENTRO DI ACCOGLIENZA - Le "case con aria condizionata"
non sono altro che un
centro di accoglienza, come spiega Milanotoday, che sorgerà in via Lombroso, sui
terreni dove sorgeva il campo della squadra di calcio Ausonia, di proprietà
della So.Ge.Mi, la società che gestisce l'Ortomercato. Qui vivranno 150 rom
provenienti dai campi di via Dione Cassio, recentemente sgomberato. Il terreno
sarà dato in usufrutto gratuito fino all'ottobre 2014 ed il costo per il Comune
sarà di 60 mila euro al mese, soldi provenienti dal "Piano Rom" del Governo,
istituito con decreto ministeriale il 21 maggio 2008 e cancellato dalla
Cassazione il 2 maggio 2013 in quanto l'emergenza paventata nel testo di fatto
non esisteva, respingendo così il ricorso del governo, presentato il 15 febbraio
2012 (Governo Monti).
IL PIANO ROM FIRMATO ROBERTO MARONI - Il "piano Rom",
come spiega 02 blog
riprendendo un post su Facebook del Comune di Milano, venne varato nel 2008 dal
governo Berlusconi, in cui Roberto Maroni, ricopriva la carica di ministro
dell'Interno. Nel piano si decise che Milano doveva ricevere 13,6 milioni di
euro prevedendo che i prefetti diventassero "commissari" per la realizzazione
degli interventi. Di questi soldi, 8 milioni vennero spesi per la chiusura del
campo di via Triboniano mentre la riqualificazione dei campi di Martirano e di
via Chiesa Rossa non si conclusero. E da qui vennero presi i 15 mila euro
destinati alle famiglie Rom. Da notare come il piano venne bocciato il 16
novembre 2011 dal Consiglio di Stato con questa motivazione:
La presenza di Rom non è definibile come emergenza in quanto si tratta di una
presenza ordinaria
La nuova Giunta ha sbloccato i fondi restituiti dalla Prefettura al Governo.
Parliamo di 5 milioni di euro statali vincolati ad azioni per la gestione della
presenza dei Rom. E torniamo ora al centro di Via Lombroso. Qui gli ospiti
potranno stare massimo 40 giorni, rinnovabili quattro volte, per un totale di
160 giorni. Le stanze saranno container mentre sono previsti moduli wc e docce
in un rapporto 1-10. Il centro sarà sorvegliato dalla Polizia locale 24 ore su
24 mentre le associazioni di settore e la protezione civile si occuperanno di
gestire il centro.
AREA ABBANDONATA - La Lega invece voleva qualcosa di diverso. Ancora Matteo Salvini, ripreso da Forlanini Today, per il quale i soldi del piano rom potevano
essere spesi : "per esempio con gli sgomberi, mentre Pisapia preferisce regalare
spazi, dotati di tutti i comfort, ai nomadi piuttosto che pensare alla sicurezza
dei milanesi". Detto che la giunta Moratti ha fornito case Aler, quindi case
destinate ai milanesi, e che gli otto milioni spesi per lo sgombero di
Triboniano si sono tradotti in una nuova occupazione, forse, e l'ha confermato
anche Davide Boni, il meccanismo della cacciata non funziona più. Tanto tornano.
Parliamo poi di un'area abbandonata, protetta da un lato dal canile municipale e
dall'altro dalla massicciata della ferrovia. Una zona che quindi non disturberà
nessuno, come dichiarato da Alberto Albuzza, presidente dell'associazione
grossisti ortofrutticoli che, ripreso dall'agenzia
Omnimilano, ha detto:
E' un'area finora abbandonata, lontana dai mercati il cui utilizzo non
interferirà certo con le nostre attività
"IL COMUNE INVESTE SOLO PER I NOMADI" -
Il Giornale invece parla dell'allarme
dei grossisti. Franco Cereda, presidente dell'associazione grossisti piante e
fiori ha detto: "Noi aspettiamo da anni interventi di manutenzione ordinaria e
non è ancora stata completata la bonifica dell'amianto. E il Comune invece
investe soldi per i nomadi". Probabilmente non sa che questi soldi vengono da
Roma e che sono stati forniti dal Governo Berlusconi nel 2008. Parlando poi
dell'efficacia degli sgomberi, cerchiamo con l'aiuto del
Corriere della Sera di
ripercorrere la saga del campo di via Rubattino. Questo è stato sgomberato nel
2007, nel 2009, nel 2011 e nel 2012. L'area? Sempre la stessa, quella compresa
nell'area ex Cesi di via Caduti di Marcinelle.
QUATTRO SGOMBERI IN CINQUE ANNI - Stefano Pasta della Comunità di Sant'Egidio,
dichiarò: "Noi siamo presenti a Rubattino dal 2007: le aree occupate sono sempre
le stesse, in particolare sono ben noti gli sgomberi del 2009 e del 2010.
Rispetto a quei fatti, ci sono grandi analogie, ma anche grandi differenze".
Ovvero nel 2012, rispetto alle altre volte, lo sgombero era stato annunciato
mentre in precedenza veniva denunciata "quella violenza verbale che aveva
contraddistinto gli interventi precedenti, quando per esempio le baracchine
venivano buttate giù anche davanti ai bambini". Veniva inoltre garantita
l'integrità familiare: "la giunta riconosce l'unità familiare, che è stata
offerta a a tutte le persone del campo, mentre prima i membri di una stessa
famiglia venivano divisi in strutture diverse".
UN RIASSUNTO - Ricapitoliamo. La Lega Nord denuncia la presenza di 200 o 400
persone in aree dismesse nella zona Certosa, caratterizzata dalla presenza di
capannoni industriali abbandonati. La soluzione sarebbe quella degli sgomberi.
Sgomberi che come abbiamo visto nel caso di via Rubattino, non hanno portato a
nulla. Anzi, nel 2009 il campo venne "liberato" cinque volte nello stesso
giorno. La giunta Pisapia venne incolpata di voler dare una casa ai Rom,
ignorando -o tacendo- che i soldi vengono da un piano governativo firmato da
Roberto Maroni, oggi segretario della Lega, e che questi denari sono vincolati
alla questione Rom. Di fatto non vanno a bilancio del Comune, perché sono di
Roma.
FONDI GIA' STANZIATI - Il primo maggio 2011 con una mossa definita dalle
opposizioni "elettorale", venne sgomberato il campo di Via Triboniano e la
Giunta Moratti assegno' ai Rom case dell'Aler, due mutui, altre sei case
popolari e 20 affitti. Chi voleva andare via invece riceveva 15 mila euro, soldi
sempre provenienti da Roma. Con la rimanenza bloccata dalla Prefettura e
richiesta dalla nuova Giunta, viene creato un campo d'accoglienza temporaneo in
una zona abbandonata e la Lega sostiene che il comune pensa ai Rom ignorando i
milanesi, dimenticando di dire che si tratta di fondi già stanziati e sopratutto
vincolati. E torniamo al punto di partenza. Secondo Salvini servirebbero più
sgomberi ma la domanda è una sola: la gente cacciata dal campo, dove va?
24 BARACCOPOLI ABUSIVE A MILANO - Il problema dei campi nomadi in città è
evidente. Non ci si puo' avvicinare pena il rischio di ricevere sassate e non si
tratta di un'esagerazione ma quanto successo anni fa ad un treno sulla linea
Milano Villapizzone - Milano Certosa, fermo in linea e bersagliato di sassi dai
residenti. Queste storie riguardano anche aggressioni a volontari, a forze
dell'ordine ed a persone che si trovano a passare da quelle parti. Ma la
politica dello sgombero fine a sé stessa non porta a nulla.
Repubblica ci
comunica che l'assessore Granelli non ha voluto rendere pubblica la mappa la
mappa delle zone di criticità 2012′ compilata dai vigili. Si sa che i campi
autorizzati al momento sono sette e che dal prossimo luglio nei campi ci saranno
solo rom italiani e non rumeni, residenti nelle 24 baraccopoli abusive in città.
Nel 2003 i campi erano 24 comprensivi di regolari ed abusivi.
PIU' GROM MENO…? - Nel leggere poi il modo in cui è stata definita la questione
del centro di Via Lombroso, si capisce che i Rom per qualcuno rappresentano il
"cavallo di troia" per attaccare la Giunta attuale. Come dimenticare lo slogan
"più Grom meno Rom", sviluppato dalle opposizioni nei giorni della protesta sul
divieto di vendita d'asporto di gelati, bevande ed alimenti oltre la mezzanotte
e ritirato dopo la rabbia manifestata dalla catena di gelati Grom che non voleva
essere associata ad alcuna propaganda politica rifiutando lo slogan? Il sospetto
è che una forza politica voglia continuare a picconare la città e la giunta
accusandola di delitti che non ha commesso omettendo come i fondi a disposizione
vennero stanziati dal governo di centrodestra e che vennero spesi in larga parte
per uno sgombero che ha portato ad una nuova occupazione. Del resto via
Montefeltro è isolata, protetta da campi abbandonati e dall'autostrada e specie
di notte è terra di nessuno, sgombero o non sgombero. Nei dintorni è presente
Via Capuana, dove nel 2010 venne arrestata tra le proteste degli abitanti una
donna italiana accusata di spaccio di cocaina. A dimostrazione che la città ha
bisogno di azioni concrete e non di propaganda. Zingaropoli non si puo' più dire
ma certo per qualcuno il termine è ancora tremendamente di moda. (Photocredit
Lapresse / Milanotoday/ Google Maps)
Nota: A Milano
esistono da anni due specie di giochi a rimpiattino: quello buono e quello
cattivo . L'ultimo. lo conoscono in molti: quel meccanismo di infiniti sgomberi
che riguardano sempre il solito centinaio di Rom: arrivano i vigili e loro si
spostano, i vigili arrivano anche nel nuovo posto e così via finché dopo un po'
non si torna alla casella di partenza. Risultato: perdita continua di proprietà
private, abbandono scolare e lavorativo, spese a carico dell'intera comunità,
senza che ne esca una soluzione duratura.
Ma esiste anche il rimpiattino dei buoni: quelli che hanno trovato casa
col piano Maroni. Non sono molti in effetti, con qualcuno di loro ogni tanto
scambio due chiacchiere. Perché rimpiattino? Diciamo che si trovano in questa
situazione da un anno e mezzo/2 anni: in questo periodo sono stati rimbalzati da
una casa, ad una comunità alloggio, a qualche centro di accoglienza privato,
senza mai avere una casa che potesse dirsi propria. Insomma, con un
tetto sulla testa, ma sempre nomadi.
Perché? Perché il piano Maroni (e gli accordi che ne sono seguiti con
comune e prefettura di Milano) prevedevano che comunque la responsabilità di
questa politica della casa (ricordiamoci che il piano rischiò di saltare a
settembre 2010, quando si trattò di consegnare BEN 25 APPARTAMENTI, come era
stabilito) ricadano sul cosiddetto "Terzo settore", che detiene chiavi e
contratti delle strutture dove questa gente è ospitata. Che poi sia
responsabilità sua o della mancanza di fondi, come sempre la fase B
(l'accompagnamento all'autonomia lavorale) non è mai partita. Chi ancora se la
cava, campa tuttora di lavori in nero.
Ma da sempre, non solo quando si tratta di Rom, Milano è una città che
investe sul cemento, ecco allora perché chi da anni si sporca le mani su questi
temi lamenta quanti soldi vadano al Centro d'Emergenza di via Lombroso
(Emergenza? a De Corato fischieranno le orecchie!) e quanta miseria sia
destinata a scuola e lavoro, le due uniche chiavi per uscire da questa
lunghissima impasse.
Aggiungo un altro punto, altrettanto annoso: Tavoli, consulte,
associazioni ecc. si arrabattano e si arrabbiano (o semplicemente battono
cassa), senza che sia chiaro chi decida cosa E SOPRATTUTTO QUANDO. Ma se, come
sempre, la voce di questi sfigatissimi Rom e Sinti non arriva nelle discussioni
(al massimo si ode una lontanissima eco), non sarebbero proprio i media a doversi
sentire in obbligo di cercare questa gente e raccoglierne la testimonianza?
Che la colpa sia dei Rom, che sia del Comune, che sia delle
associazioni... poco mi importa. Ripeto, non è buonismo, è riconoscere che senza
di loro non si può elaborare un ragionamento pratico e critico. BRUTTI, SPORCHI
E CATTIVI ma... INDISPENSABILI.