"SVEGLIA!!!!! Sono arrivati a San Sperate oltre 400 Rom"
Questo è l'incipit di un volantino che è girato per la cittadina di San Sperate,
con il lodevole intento di svegliare la popolazione ignara del grave pericolo.
Un'invasione degli sfollati dell'ex campo nomadi della 554 che si riversa nella
cittadina.
È allarme.
San Sperate è una piccola cittadina di circa 7.800 abitanti, il Paese Museo, il
paese che ha dato i natali allo scultore Pinuccio Sciola, il paese dei Murales,
il paese della cultura.
Arrivano i Rom ed invadono la piccola cittadina.
La notizia rimbalza fra le case, le persone, le strade, i negozi.
Lo sgombero del campo nomadi fra la 554 e Viale Monastir ordinato dal sindaco di
Cagliari Massimo Zedda, in ottemperanza al provvedimento del Tribunale di
Cagliari, è perentorio: entro il 2 luglio il campo nomadi deve essere liberato.
Riprendendo le parole scritte dal quotidiano L'Unione Sarda del 21 giugno:
"Inizialmente una parte della comunità rom si era detta contraria all'ipotesi di
vivere in appartamenti perché in contrasto con le tradizioni della loro etnia.
Anche per questo in settimana c'era stato un incontro in Comune con il sindaco Zedda: i nomadi chiedevano che fosse messa a disposizione un'area compatibile
con i loro usi e costumi. L'abbandono del campo di viale Monastir riguarda tutti
i 157 residenti (93 sono minori): molti di loro stanno firmando i primi
contratti di locazione in abitazioni private. Qualcuno provvederà a pagare
l'affitto con proprie risorse, ma ci saranno in alcuni casi aiuti e contributi
da parte di Caritas e Comune".
Quindi, ne deduco che dal 21 giugno ad oggi i Rom sono riusciti a moltiplicarsi,
passando da 157 a 400 in poco meno di 10 giorni .
Un rapidissimo calcolo, giusto per capire:
400 – 157 (compresi i neonati) = 243
Insomma, in 10 giorni i nostri 'amici' Rom hanno messo al mondo altri 243 di
'loro'.
Non male come tasso di natalità.
La piccola cittadina di San Sperate è invasa ed il neo sindaco Enrico Collu si
dichiara furioso.
Agli organi di stampa dichiara (ovviamente furioso): "Mi chiedo come sia
possibile apprendere dai propri concittadini che in paese si siano già
trasferite, con l'avallo del Comune di Cagliari alcune famiglie Rom".
Mi sono trasferito a San Sperate circa due anni fa, ho affittato una casa e pur
non avendo ancora messo su famiglia non mi è stato chiesto di avvisare il
sindaco del mio trasferimento e della mia intenzione di farlo.
Ma ogni paese ha i suoi usi e costumi, forse il neo sindaco Enrico Collu ci
tiene a dare il benvenuto a tutti coloro che prendono la residenza e quindi
oltre che all'Ufficio Anagrafe occorre passare anche nel suo ufficio per un
saluto di accoglienza.
Sono ormai passati due anni, ma domani non mancherò di farlo; anzi invito tutti
i nuovi residenti a farlo.
Ma la nostra piccola storia non è ancora giunta all'epilogo.
È stato necessario convocare urgentemente un consiglio comunale aperto alla
cittadinanza: è allarme per l'invasione da parte dei Rom nella piccola cittadina
di San Sperate!
La popolazione si riversa nell'aula comunale.
Il neo sindaco si schiera a fianco della popolazione allarmata e dichiara: "Si
sono create le premesse per una situazione di ordine pubblico che non posso
controllare. La situazione che ci siamo trovati davanti è inaccettabile, e ora
c'è troppa tensione per consentire l'integrazione. Non ho ordinato nessuno
sgombero, non ne è ho l'autorità. Ho solo ascoltato le segnalazioni dei
cittadini, e a mia volta ho chiesto una verifica delle condizioni igienico
sanitarie degli appartamenti dei rom".
Ma non è tutto, occorre rispondere compiutamente anche attraverso canali
informativi non istituzionali e quindi ritrovo le dichiarazioni del neo sindaco
anche nella pagina Facebook "San Disperate… San Sperate":
"Viste le insinuazioni
di chi evidentemente poco conosce il sottoscritto e i fatti, giusto per chiarire
due concetti in attesa che trovi il tempo per raccontarvi meglio e più nel
dettaglio tutta la questione dirò:
IL COMUNE E IL SINDACO NON SONO STATI INFORMATI DA NESSUNO NE TANTO MENO RESI
PARTECIPI DEL PROGETTO CHE IL COMUNE DI CAGLIARI STAVA METTENDO IN ATTO.
Infatti come ho dichiarato a mezzo stampa sono furioso sopratutto perché la
nostra comunità è stata coinvolta a sua insaputa in un progetto promosso da un
altro comune o anche semplicemente informata. In questo modo siamo stati
calpestati e offesi nella nostra dignità. Evidentemente pensano che in sardegna
si possa mettere i piedi in testa a chiunque senza possibilità di replica. BENE
A SAN SPERATE NON E' COSI!!! E badate bene della questione rom nemmeno arrivo a
parlarne perchè già questo mancato coinvolgimento preclude da parte mia ogni
dialogo almeno fino a quando la situazione non verrà azzerata.
Aggiungo solo che la nostra piccola comunità ha già tanti problemi e tante
vessazioni da parte dei cosiddetti "enti superiori". Non abbiamo soldi per i
nostri disoccupati, non abbiamo spazio nella scuola materna per i nostri figli,
non abbiamo personale adatto a vigilare e personale qualificato per affrontare
problematiche che sono complesse, in poche parole non possiamo farci carico
anche di questo problema.
Sopratutto non possiamo farlo al posto di quelli che "scaldano" le loro dorate
poltrone al comune di Cagliari (che ha ben altre risorse), in provincia o in
regione e non sono mai stati capaci di affrontare e risolvere un problema che và
avanti da decenni. Altra cosa che mi dà tremendamente fastidio è che pare venir
fuori un'immagine di poca tolleranza da un paese come San Sperate che da sempre
è stato avanti nella cultura nell'accoglienza e nella solidarietà e
nell'attenzione al sociale. La colpa non è nostra ma di chi ha cercato di
imporci le proprie decisioni senza prima coinvolgerci, che ha partorito un
progetto che con queste premesse non può che essere fallimentare come la
situazione che si è creata a San Sperate dimostra. San Sperate non merita
questo".
Leggo e rispondo di getto dal mio profilo personale con queste parole:
L'etnia Rom (fonte wikipedia):
Un dato costante della storia del popolo Rom va rintracciato nella persecuzione
che hanno sempre subito, la riduzione in schiavitù, la deportazione e lo
sterminio.
Lungo la storia che li accompagna fino ad oggi si è protratta nel tempo la
diffidenza nata al loro primo apparire nel Medioevo europeo: il nomadismo come
maledizione di Dio; la pratica di mestieri quali forgiatori di metalli,
considerati nella superstizione popolare riconducibili alla magia; le arti
divinatorie identificabili come aspetto stregonesco, ecc.
Di qui la tendenza delle società moderne a liberarsi di tale presenza anche a
costo dell'eliminazione fisica. Tutti i paesi europei adottarono bandi di
espulsione nei loro confronti, fino alla programmazione del genocidio dei rom,
insieme a quello degli ebrei, durante il nazismo in Germania.
Si stima che nel mondo ci siano tra i 12 e i 15 milioni di rom. Tuttavia il
numero ufficiale di rom è incerto in molti paesi. Questo anche perché molti di
loro rifiutano di farsi registrare come di etnia rom per timore di subire
discriminazioni.
La questione Rom è il punto centrale del discorso quindi un 'nemmeno arrivo a
parlarne' è semplicemente tentare di nascondere la testa sotto la sabbia, perché
se si fosse trattato di terremotati dell'Emilia, rifugiati politici Curdi o
bimbi di Chernobyl forse non ci si sarebbe dichiarati 'furiosi' ma ci si sarebbe
dichiarati fieri e accoglienti
L''appello accorato ai problemi del paese è degno del miglior Cetto La
Qualunque, una botta al 'paese ha già tanti problemi', un'altra all'immancabile
problema scuola (il cuore di mamma si intenerisce sempre alle parole 'i nostri
figli'), un'altra ancora al lavoro (quando si scrive la parola 'disoccupazione'
siamo in tanti a saltare sulla sedia indignati), l'ultima è la bottarella alla
'casta' visto che si scrive di 'enti superiori dalle poltrone dorate'
È vero, 'San Sperate non merita questo' e nemmeno noi cittadini meritiamo
questo, un po' più di sostanza.. grazie..
Ma la nostra piccola storia non è ancora giunta all'epilogo.
Questa mattina decido di andare a vedere dov'è questo grande accampamento Rom
vicino alla mia nuova cittadina.
Negli articoli dei giornali si scrive di 'terreni vicino all'Emmezeta' ma
nonostante il mio affacciarmi al finestrino della macchina per curiosare nelle
campagne accanto al centro commerciale, non scorgo nessun accampamento.
Decido di chiedere informazioni.
Fermo la macchina e mi avvicino ad un anziano signore che sta lavorando la
campagna.
L'anziano signore risponde alle mie domande:
"Sì, da qualche giorno c'è una famiglia Rom in una casa alla periferia del
paese".
Chiedo io: "Una famiglia?"
E lui: "Sì, ma io non so.. una famiglia, forse due, una trentina di persone..
forse..".
Gli chiedo: "Lei cosa ne pensa?"
Mi risponde: "Ieri c'è stata un'assemblea nell'aula del comune, c'era tanta
gente.. Io non so, alla fine sono persone come noi, con usanze diverse".
Sì, sono persone esattamente come noi.
Arrivo nel grande accampamento Rom. Fa molto caldo, trovo una famiglia che
dialoga, bimbi che corrono e un anziano signore che mi offre una birra fresca.
Ratko Halilovic, conosciuto da tutti come Boban mi presenta la sua famiglia e mi
racconta che è qui in Sardegna da 40 anni, sua sorella è nata qui e ha 32 anni,
i suoi figli sono nati qui.
Il grande campo Rom è costituito da 14 persone, la famiglia di Boban e quella di
suo figlio di 19 anni.
Con l'aiuto della Caritas di Don Marco hanno trovato sistemazione in una casa in
affitto alla periferia di San Sperate. Mi dice che hanno stipulato un regolare
contratto d'affitto di un anno, mi vuole far vedere il contratto ma io gli
rispondo che non è necessario.
Facciamo un giro attorno alla casa, mi indica quello che hanno trovato e quello
che hanno sistemato.
Boban e famigliola si sono dedicati alla pulizia della casa e del terreno
attorno che era diventato punto di raccolta dell'immondizia di alcuni solerti
cittadini di San Sperate; il frutto della civiltà viene sistemato in una decina
di grandi buste.
Boban nel mentre che camminiamo, mi dice: "Questa mattina è venuta l'assessore
del comune ed io ho chiesto dove potevo portare tutte le buste che abbiamo
riempito per non lasciarle buttate qui così, ma non mi ha dato risposta. Io non
so dove posso, se c'è un posto io posso portarle perché ho un furgone".
Già, dove poter conferire le buste di questi 'sporchi e immondezzari' Rom?
Mi chiede: "Ma scusa, perché vogliono mandare i vigili sanitari della ASL a
controllare la nostra casa e quando c'era la signora che ci viveva prima non li
hanno mandati?".
Non ho una buona risposta, ascolto e mi guardo attorno.
La sorella di Boban mi dice: "Noi non vogliamo rubare le case ai sardi, non
abbiamo chiesto e non chiediamo niente. Non vogliamo favori, vogliamo
semplicemente vivere in uno spazio dove non essere sempre costretti a dover
andare via".
Un bambina mi chiede di farle una foto, la moglie di Boban allatta un bimbo
sotto il fresco della veranda, tre pappagalli in una gabbia vicino alla
roulotte, un cane che corre, abbaia e scodinzola e il padre di Boban che mi
sorride con la sua bottiglia di birra in mano.
Questo è il grande accampamento Rom che incute terrore alla piccola cittadina di
San Sperate, che ha fatto infuriare il sindaco e che ha riempito le pagine dei
giornali isolani di questi ultimi giorni.
Per ultimo, vorrei segnalare la profondità di queste parole scritte da un
civile
cittadino di San Sperate:
"Se, tra i nostri nuovi vicini ROM, c'e' qualcuno che si occupa di smaltimento
di rifiuti ferrosi,sappia che a casa abbiamo un bel po' di PIOMBO!!!!!".
Anche io ho paura, ma di VOI non di LORO.
Forse per farli sentire a loro agio, da paese accogliente (come ci ricorda il
nostro primo cittadino) gli abbiamo voluto dare il benvenuto con una montagna di
immondizia...
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