61 anni fa, il giorno 2 agosto 1944, le truppe sovietiche liberarono Auschwitz. La "sezione Rom" del campo era stata smantellata e in una notte vennero gasati circa 3000 Rom, uomini, donne e bambini. I prigionieri fecero una resistenza, attaccarono le SS, ma fu tutto inutile.
Un articolo sulla memoria di questi 61 anni.
Note a margine per una Storia dell'OlocaustoBy Karin WARINGO, in: Index on Censorship 2 2005I pregiudizi persistenti usati per disconoscere l'Olocausto Rom
A Francoforte, Braubachstrasse è una piccola strada quasi insignificante, che congiunge i due principali assi di comunicazione nel centro della città. Le decine di migliaia di turisti la percorrono inconsapevoli, per raggiungere la Paulskirche, la culla della democrazia tedesca, o il Römer, pseudo-romantica ricostruzione del municipio. Tre volte all'anno quella strada è palcoscenico di uno strano pellegrinaggio: una folla di Rom e di simpatizzanti si raduna si fronte a un grigio edificio sul lato sinistro della strada. Qui dopo tanti anni c'è ancora la sede del Dipartimento di Salute Pubblica, dove lavorarono il biologo nazista Robert Ritter e la sua assistente Eva Justin. Anche quest'anno la folla ricorderà la liberazione di Auschwitz, la liquidazione del cosiddetto "campo Zingaro" ad Auschwitz-Birkenau ed il decreto che stabiliva la deportazione di Rom e Sinti.
Le ricerche di Robert Ritter su quelle che considerava le caratteristiche razziali dei Rom, fornirono le basi alle teorie pseudo- scientifiche della soluzione finale. Vennero distinti i Rom puri dai mezzosangue. Stabilito che erano discendenti, per quanto primitivi, di una casta indiana, ma nel contempo geneticamente proni al crimine e alla devianza sociale.
Ne lui ne la sua assistente furono mai condannati e nel dopoguerra furono usati anche come esperti nel giudicare le cause legali intentate dai Rom. Toccò alla
Frankfurt Roma Union richiedere per molto tempo al comune di porre sull'edificio una targa che ricordasse le responsabilità della scienza nel genocidio dei Rom.
Un'indicazione della mancanza di interesse su questi argomenti è l'assenza di dati precisi sui Rom morti sotto il nazismo. Gli attivisti Rom indicano una cifra tra 500.000 e 1,5 milioni di morti, altre stime più modeste danno una cifra di 100.000. Molte delle uccisioni avvennero lontano dai riflettori e non vennero documentate, altre vittime furono elencate come Ebree.
Da parte Rom, mancò un nucleo intellettuale e una diaspora recettiva, per
raccontare la loro versione della storia (cfr. Pirori).
Inoltre furono pochissimi i sopravvissuti, soltanto 13 Rom fecero ritorno dai
campi di sterminio in Belgio [...]
L'etichetta di asociali affibbiata
ai Rom dai nazisti e la persistenza degli stereotipi d'anteguerra ha seriamente
inibito i pochi sopravissuti dal parlare pubblicamente delle persecuzioni subite,
e questo stato un grave deterrente nel momento in cui si è aperta la possibilità
di chiedere una compensazione per le sofferenze passate. Sono stati esclusi
dalla Wiedergutmachung (la riparazione per i crimini di guerra) adducendo il
fatto che non sarebbero stati perseguitati per motivi razziali, ma a causa della
loro attitudine antisociale. [Alcuni] Ebrei negano che la persecuzione
dei Rom si sia basata su radici razziali, rendendo l'Olocausto esclusivamente ebreo.
E' diventato quasi impossibile convincere l'opinione pubblica che anche i Rom
hanno sofferto un genocidio. Anche recentemente Yehuda Bauer, direttore dello Yad Vashem Memorial
Centre, ha affermato che a differenza degli Ebrei, i Rom non erano un obiettivo
centrale della soluzione finale, ma soltanto un "elemento di
fastidio".
Lo stesso Tribunale di Norimberga non fece mai menzione sui Rom, e vennero
poi classificati, come i popoli di pelle scura, come "razzialmente
distinti" e di "sangue alieno". E' vero che sino al 1943, a
differenza degli Ebrei, i Rom prestarono servizio militare nella Wehrmacht, da
cui furono deportati direttamente ad Auschwitz, come ricorda il sopravvissuto Walter Stanoski Winter
(cfr. "Sentivamo
la stessa pena") nelle sue memorie.
La discriminazione
in Europa nasce ben prima del nazionalsocialismo, e fu comune in tutto il
continente. In Francia, un primo censimento per identificare Rom e girovaghi,
venne fatto nel 1895.. Nel 1912, venne introdotto un carnet antropometrico per
regolare la loro circolazione,completo difotografie e impronte digitali; rimase
in vigore sino al 1972. Nel 1899 a Monaco di Baviera venne adottato un
"Registro Centrale per la Lotta alla Piaga degli Zingari", che
originò squadre speciali all'interno dei commissariati. Dal 1933, i Rom in
Germania furono confinati in campi speciali, ripresi poi anche in Austria. Oggi
sono sotto attacco aperto di politici che dovrebbero conoscerli meglio.
I ripetuti sforzi di alcuni titolati accademici Rom,come Ian Hancock, autore
di "Risposte al Porrajmos: l'Olocausto dei Rom", di riportare il dibattito
alla correttezza, poco hanno ottenuto nei confronti del pregiudizio popolare o
per contrastare la pubblicazioni come "La persecuzione nazista degli
Zingari" di Günter Lewy (Oxford University Press 2001 - edizione italiana
Einaudi 2002). Questo testo riprende tutta una serie di vecchi stereotipi, che
emergono nella società quando, si discute da annisull'opportunità o meno di
erigere a Berlino un monumento che ricordi l'Olocausto dei Rom.
Il riconoscere il destino degli Ebrei europei ha reso coscienti sul percolo
del latente antisemitismo e ha profondamente cambiato l'attitudine europea nel
dopoguerra. Lo stesso non è accaduto per i Rom, tuttora prigionieri di vecchi
stereotipi e di un impunito antiziganismo oggi vigoroso come nell'anteguerra.
Karin Waringo
è giornalista indipendente e ricercatrice.