Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

da Settegiorni Settimanale - blog di RINO PRUITI 12 luglio 2013

Villette con piscina e statue d'epoca, ma anche attività artigianali e sfasciacarrozze: è quanto sorto, in piena abusività, in un lembo di terra del Parco agricolo sud Milano a Buccinasco, in via dell'Industrie, nei pressi del campo sinti del quartiere Terradeo. Ma i sinti non c'entrano proprio nulla: gli abusi sono tutti opera di cittadini italiani sulle cui attività si sono accesi i fari della Polizia locale.

Nella mattinata di martedì 9 luglio, infatti, agenti, tecnici comunali ed esponenti dell'Amministrazione hanno fatto visita all'area – dove è prevista la nascita del Cangattile di Tom&Jerry – per effettuare controlli specifici. "L'Amministrazione non intende tollerare tali situazioni di abuso – ha spiegato Rino Pruiti, assessore alla Tutela ambientale – per giunta all'interno del Parco agricolo sud Milano: questa non è terra di nessuno e deve essere ripristinata la legalità, i manufatti dovranno essere abbattuti e tutta l'area ripulita e restituita alla sua naturale destinazione agricola. Tutti i cittadini, anche i proprietari dei vari terreni di questa zona, non possono comportarsi come se vivessero in un paese senza regole con le proprie leggi e i propri codici di comportamento".

Terminate tutte le verifiche della Polizia locale, l'Ufficio edilizia privata notificherà a chi ha commesso abusi le opportune ordinanze per il ripristino dei luoghi emesse dal sindaco Giambattista Maiorano e per chi non dovesse ottemperare agli obblighi, sono previste conseguenze penali. Interpellata anche la Polizia provinciale per la tutela ambientale del territorio del Parco.

Dal proprio blog personale, Pruiti riporta anche il malcontento che la visita dell'Amministrazione avrebbe suscitato in almeno una delle persone che in quel momento si trovava nell'area, dove sorgono anche numerosi orti privati. "Ecco, quando non sanno cosa fare queste m... vengono qui a rompere i c... Le fotografie andate a farle a casa vostra bastardi": queste le parole con cui la delegazione, racconta Pruiti, sarebbe stata accolta.

 
Di Fabrizio (del 23/06/2013 @ 09:06:10, in Italia, visitato 2138 volte)

    Carissimi, mi viene un dubbio: non è che qualche amico che leggerà l'articolo di sotto (puro BRIANZA-STYLE), vorrà dar seguito all'ennesima denuncia per istigazione al razzismo?
    Sentite: è domenica, fa caldo e non ho voglia di incazzarmi (se voi volete, fate pure). Per una volta, piedi al fresco e Parole Crociate in mano, fatevi una risata su questi terribili ladri che sono gli zingari, questa enorme piaga sociale, questa minaccia ai nostri chiavistelli... talmente pericolosi da essere messi in fuga da un emulo di Macaulay Culkin!
    E mentre vi sorbite una granita al limone, pensate a come sta combinato l'ex presidente della Circoscrizione Uno di Monza, terrorizzato da decine di zingari che piombano (URKA!!) in città col treno, e "li ha persino visti entrare in chiesa..."
    Settimana scorsa, parlavo con una romnì torinese: ho scoperto che anche a lei hanno fregato la macchina. Gira con una Fiat a due portiere, e ho paura che qualcuno le abbia portato via le portiere posteriori. Poi, quando mi raccontava delle avventure con i gagé del suo condominio, mi è venuto spontaneo di chiederle: "Ma in che quartiere vivi? Tornatene in un campo!"
    Conclusione: i gagé sono pazzi e prima di partire per le ferie... chiudete bene casa!

MBNews: Bravissimo: mette in fuga i ladri come Kevin - Scritto da Laura Marinaro

Ricordate la pellicola del 1990 in cui un ragazzino veniva "dimenticato" a casa dai genitori partiti per un viaggio che inscena di tutto in casa pur di far fuggire una banda di ladri? Sembra incredibile ma ad imitarlo nella realtà è stato un dodicenne residente a Cederna che, circa una settimana fa, è riuscito a scampare una rapina mentre era in casa da solo.

In pratica era a casa a studiare mentre i genitori erano fuori, quando ha sentito armeggiare nella toppa della porta di casa. Verificato dallo spioncino che non si trattava di mamma e papà ma di due zingari, il piccolo ha iniziato a fare rumore. Ha acceso la tv a tutto volume e gli elettrodomestici poi ha iniziato a parlare come se in casa non fosse da solo. E dopo pochi minuti è riuscito nel suo intento: i due malintenzionati si sono dati alla fuga.

Questo è il più curioso di una serie di altri furti in appartamento e su auto che stanno funestando alcune zone centrali della città e non solo e che sono stati riferiti dai diretti protagonisti a Massimiliano Longo, ex presidente della Circoscrizione Uno e ancora attivo nella sua attività di monitoraggio del territorio e accoglienza delle lamentele. Una serie di furti che, secondo Longo, potrebbero essere legati alla presenza di famiglie intere di zingari che ogni giorno si posizionano in diverse zone di Monza.

"Al mattino prendo il treno per andare al lavoro a Milano e tra le 7.30 e le 8.30 in stazione noto che gruppi di almeno dieci e anche più zingari piombano in città - ha raccontato - sono donne, uomini e bambini che si mettono davanti alle macchinette dei parcheggi a pagamento di piazza Cambiaghi e dovunque in centro, e non solo: li ho persino visti entrare in chiesa...". Non è ovviamente provata la connessione, ma secondo il rappresentante pidiellino è strano che contemporaneamente a questa presenza in città e a carovane che stazionano nei pressi dello Stadio Brianteo anche di notte, ci sia stato un aumento di furti in appartamento e su auto. "Mi hanno chiamato dall'Oratorio del Duomo e da quello di Cristo Re dicendomi di aver subito furtarelli di vario genere - ha detto Longo - poi una coppia di anziani che conosco in via Libertà è stata appena visitata di notte, addormentata e derubata nel sonno di tutto; ancora, nelle villette in fondo al viale una donna che era in ospedale, è tornata a casa e l'ha trovata ripulita; fortunatamente il ragazzino di Cederna che ha dodici anni non si è perso d'animo e ha dato alla fuga i ladri". Le vie intorno al Liceo Zucchi, quelle in zona San Gottardo e in centro sono invece funestate da furti su auto soprattutto nell'ora dell'aperitivo: "Un amico mi ha raccontato che alla sua Audi hanno portato via tutto il cruscotto - ha precisato - poi un altro mi ha detto che gli hanno portato via la portiera e così via i furti sulle auto parcheggiate in giro sono in aumento. Le vittime ovviamente hanno denunciato alle autorità competenti. Ma quello che è da sottolineare è che non ci sono abbastanza vigili in giro in centro e forze dell'ordine per la città. Chiederò ai consiglieri di opposizione in Comune di presentare un'interrogazione al sindaco; così non si può andare avanti".

 
Di Fabrizio (del 21/06/2013 @ 09:03:26, in Italia, visitato 1794 volte)

Campaniasuweb.it 18 Giugno 2013

I nomadi che abitano il campo di Giugliano denunciano il degrado dell'area circondata da rifiuti e gas nauseabondi. Padre Zanotelli: "Se ci saranno conseguenze per la salute di queste persone riterremo responsabili i commissari"

"Non possiamo più rimanere qui, la puzza è insopportabile e abbiamo paura per la salute dei nostri bambini". È l'appello di una delegazione di Rom del campo comunale di Giugliano che nei giorni scorsi ha incontrato i commissari prefettizi del Comune per chiedere il trasferimento lontano da alcune discariche da cui "continuano a fuoriuscire gas nauseabondi". "Se ci saranno conseguenze per la salute di queste persone riterremo responsabili i commissari", dice il padre comboniano Alex Zanotelli in rappresentanza del Comitato campano per i Rom che riunisce diverse associazioni.

UN CAMPO DI 400.000 EURO TRA I RIFIUTI - Il gruppo di Rom, circa 400, è stato trasferito in località Masseria del Pozzo due mesi fa dopo un esodo di due anni nelle campagne della cittadina campana. Il campo provvisorio, dicono le associazioni, è costato circa 400mila euro, tre centimetri di ghiaia e asfalto per separare un insediamento umano da terreni in cui negli anni è stata sversata ogni sorta di rifiuti, legali e illegali. Un'area, spiegano i comitati, di 30 chilometri su cui c'erano 6 discariche in cui sono finiti, negli anni, rifiuti speciali, tossici e nocivi e che è diventata simbolo del disastro ambientale in Campania. Secondo i comitati, le analisi dell'Arpac hanno riscontrato nella falda acquifera un massiccio inquinamento da manganese, ferro, piombo, benzene, idrocarburi, toluene, tetracloroetilene e persino consistenti anomalie magnetiche "attribuibili alla presenza di materiali ferromagnetici nel sottosuolo". Gran parte dell'area in questione è posta sotto sequestro giudiziario.

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA - Una situazione ambientale disastrosa ricostruita nel dettaglio dalla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che avrebbe dovuto fare da premessa a un piano urgente di bonifiche redatto, approvato, ma mai attuato. "Ci chiediamo come sia possibile una discrepanza così evidente con le analisi ambientali, dicono i portavoce del Comitato per i Rom, che sottolineano anche che il campo è stato costruito dal Comune in accordo con la Prefettura e con il parere favorevole dell'Asl. "Venga fatta chiarezza, ma intanto si cerchi una soluzione alternativa in tempi rapidi", concludono.

 
Di Fabrizio (del 20/06/2013 @ 09:01:21, in Italia, visitato 1274 volte)

Furto in casa e il modulo prestampato: barra la casella 'zingaro' - di Monica Lanfranco | 18 giugno 2013

Succede, ed è davvero un evento traumatico, che malviventi scassinino porte o finestre e cerchino di derubarti in casa. La violenza di questa intrusione va oltre il danno del furto di denaro o oggetti preziosi che vengono portati via con la forza: si tratta di una violazione fisica dello spazio privato e intimo nel quale viviamo, ed è un reato grave e odioso.

Molte e molti di noi hanno purtroppo sperimentato questa evenienza, ed è bruttissimo, anche perché getta in una condizione di vulnerabilità, insicurezza e fragilità estrema.

Racconto una vicenda che mi ha coinvolta da vicino perché, oltre e al di là della vicenda stessa, mi ha fatto conoscere un lato preoccupante di chi dovrebbe stare dalla parte delle vittime e di chi è colpito da questa violenza intrusiva.

Accade che un'amica subisca una invasione nella sua casa: finestra divelta, così come strappati dal muro gli apparecchi antifurto presenti nell'appartamento.

Vengono chiamati i carabinieri, che in un primo momento annunciano che sarebbero potuti arrivare solo molte ore dopo rispetto a quando sono stati chiamati, ("abbiamo solo una macchina per una vasta zona", è la spiegazione) poi, per fortuna, dopo tre ore una pattuglia si presenta alla porta.

La prima frase che i due uomini in divisa pronunciano è: "Signora, sta arrivando l'estate, saran zingari".

Mi astengo dal commentare, anche se trovo fastidioso dare per scontato che chi ruba appartenga solo ad una categoria etnica. Comunque ci sono i rilievi, le foto, la denuncia scritta che occorre poi portare all'assicurazione, nella speranza che alcuni danni possano essere rimborsati.

Capita che sia io a portare la denuncia all'assicurazione. Nell'attesa dell'addetta ne scorro il contenuto, e qui si passa al secondo livello della vicenda.

Noto che è un prestampato standart, con tipologie di eventi che, se corrispondono a quello che è successo, hanno a fianco delle caselle da barrare, evidentemente per facilitare l'organizzazione di chi raccoglie le denunce.

Nella parte finale, dove si chiede se ci siano evidenze riscontrate dalle vittime, c'è una parola, con la sua casella da barrare: c'è scritto 'zingari'.

Zingari, negri, ebrei, omosessuali: una lista inquietante che compone un mosaico altrettanto allarmante della storia recente. Possibile che si tratti di una iniziativa isolata di un singolo ufficio? Possibile che le forze dell'ordine, spesso sensibili, come io stessa sono stata testimone, a temi sociali quali l'integrazione o la violenza su donne e minori, abbiano prestampati di questo genere da somministrare alla cittadinanza?

Possibile che si possa inchiodare su un documento ufficiale una intera categoria di persone come delinquenti? E anche, ammettendo per ipotesi, che la maggioranza degli 'zingari' fosse dedita al furto, come la mettiamo con la minoranza onesta e laboriosa?

Ho voluto sentire un amico attivista, lo scrittore ed educatore romeno Mihai Mircea Butcovan, al quale ho raccontato la vicenda.

Ecco cosa mi ha scritto in proposito: "Sentendo dell'esistenza di questo 'dettaglio burocratico' mi vengono in mente quattro domande spontanee.

La prima è se tra le varie voci elencate come possibili sospettati di furto nelle case d'Italia sia contemplata anche quella dei 'politici', onorevoli o meno onorevoli.

La seconda è se chi ha predisposto tale modulo per la denuncia ha pensato a una efficacia investigativa oppure a un dato statistico - poco scientifico peraltro - da usare un giorno nei proclami di imbonimento elettorale e diversivo.

La terza è una domanda più 'orecchiabile' rimasta in mente anni fa con l'ascolto di una canzone di Francesco De Gregori: "Tu da che parte stai? Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati o di chi li ha costruiti rubando?"

La quarta domanda - e poi mi prende lo sconforto -: ci sarà una solerte cancellazione e relative scuse per un errore concettuale e lessicale che, stante il dibattito degli ultimi 10 anni, non può essere casuale?

Soltanto la terza domanda esige una risposta individuale. Gli altri sono quesiti che devono avere una risposta collettiva. Di indignazione".

 
Di Fabrizio (del 18/06/2013 @ 09:05:57, in Italia, visitato 1409 volte)

CORRIEREIMMIGRAZIONE, di Sergio Bontempelli

Alcuni attivisti definiscono i tavoli migranti "inutili e non rappresentativi". Ma cosa sono e come funzionano questi organismi di partecipazione?

"Inutili, non funzionali e non rappresentativi". E anche "autoreferenziali", incapaci di "intercettare le istanze e le aspettative" delle comunità migranti. Così Yalla Italia, definisce i "tavoli" sull'immigrazione creati dai Comuni, dalle Province e dagli enti locali in genere. Un giudizio senza appello, che si conclude con una proposta altrettanto lapidaria: meglio chiudere quei tavoli. E una volta chiusi, meglio non riaprirli.

Tutto nasce dalla vicenda di Parma, che ha sollevato un vespaio di polemiche, sia locali che nazionali. Riassumiamo ad uso dei distratti: nella città emiliana, l'amministrazione Vignali decide di dar vita, nel 2010, al "Tavolo immigrazione e cittadinanza", di cui fanno parte sei rappresentanti di altrettante "comunità" straniere. Poi arrivano i Cinque Stelle e il nuovo sindaco Federico Pizzarotti: per Parma si annuncia un'era nuova, gli amministratori hanno volti giovani e riscuotono diffuse simpatie.

I sei membri del Tavolo sono fiduciosi, e chiedono subito un incontro al primo cittadino: vogliono che il "nuovo corso" si apra all'insegna della partecipazione dei migranti. Pizzarotti però prende tempo, dice che prima di incontrarli preferisce aspettare la nomina dell'assessore al welfare. Quando finalmente arriva l'assessore, i sei rappresentanti si fanno di nuovo vivi ma nessuno risponde. E il silenzio dura un anno: quanto basta per far capire le reali intenzioni della Giunta.

Così, Cleophas Adrien Dioma - presidente del fatidico "tavolo" - rassegna le sue dimissioni. E siccome anche gli altri componenti fanno la stessa cosa, il Tavolo viene sciolto dai suoi stessi membri: che anzi, in segno di protesta, decidono di restituire al Sindaco le chiavi della loro sede.

Fin qui, la vicenda di Parma. Ma cosa succede altrove, in altre città? I "tavoli" sono davvero, e ovunque, luoghi "inutili, non funzionali e non rappresentativi"? Proviamo a dare un'occhiata.

Tavoli, consulte, consigli e consiglieri Quelli che Yalla Italia definisce "tavoli" si chiamano, tecnicamente, "organismi di partecipazione". Il Testo Unico degli Enti Locali, cioè la legge che regola la vita di Comuni, Province e Comunità Montane, prevede all'art. 8 l'obbligo di istituire "organismi di partecipazione popolare" (comma 1), nonché "forme di partecipazione dei cittadini dell'Unione europea e degli stranieri regolarmente soggiornanti" (comma 5). La norma, come si vede, è abbastanza generica: non dice come devono funzionare questi organismi, chi deve farne parte, come devono essere scelti i membri, quanto durano in carica, se e come decadono. I Comuni (e le Province) hanno ampi margini di autonomia. E così, ognuno finisce per sperimentare formule diverse.

Le più diffuse sono quelle a carattere elettivo, chiamate - a seconda dei casi - "consulta degli immigrati", "consiglio degli stranieri", con infinite variazioni sul tema. Il corpo elettorale di questi organismi non è sempre lo stesso: a volte si chiamano alle urne tutti i cittadini stranieri, altre volte ci si limita ai soli non comunitari (come è accaduto a Modena, Bolzano, Perugia); in molti Comuni emiliani si escludono gli immigrati con doppia cittadinanza (italiana e straniera), mentre nell'area milanese i naturalizzati possono tranquillamente votare ed essere eletti. Poi ci sono i cosiddetti "consiglieri aggiunti", sperimentati per la prima volta a Nonantola, in provincia di Modena, negli anni Novanta. Anche in questo caso, i cittadini stranieri sono chiamati alle urne, ma non eleggono "consigli" e "consulte": devono scegliere, invece, un rappresentante che siederà in consiglio comunale, con diritto di parola ma senza diritto di voto. Una specie di "consigliere di serie B", in attesa che anche ai migranti venga riconosciuto (chissà quando) un diritto di voto vero e proprio.

Quante sono le consulte, quanti sono i consigli, quanti i consiglieri aggiunti? Quanto sono diffuse queste forme di partecipazione? Può sembrare bizzarro, ma la risposta non c'è. Le uniche "mappature" in circolazione sono ben fatte, ragionate e dettagliate, ma un po' vecchiotte: ne esistono due - una della Caritas e l'altra dell'Asgi - che risalgono al lontano 2005. Per avere dati aggiornati, bisogna fare riferimento alla rilevazione condotta dal portale Integrazione Migranti (curato dal Governo italiano): è una ricerca ancora in corso, quindi nulla di definitivo.

Secondo il portale, dunque, esisterebbero 14 Consulte regionali, 48 a livello comunale e 19 su scala provinciale. I consiglieri aggiunti sarebbero in tutto 29. Non sono esattamente cifre da capogiro, se si pensa che l'Italia è famosa per i suoi "ottomila comuni": certo, nessuno si aspettava ottomila consulte o consigli, ma trovarne appena 48 non fa un bell'effetto.

Chi partecipa Ancora più disarmanti sono i dati sull'affluenza alle urne. Nel novembre scorso, per dirne una, le elezioni a Cagliari sono state salutate come un trionfo della partecipazione, un vero e proprio record: sono andati a votare il 31% degli aventi diritto. Un anno prima, si era votato per la Consulta del Comune di Padova, e la percentuale dei votanti si era fermata al 21,5%. Secondo Marco Zurru, un sociologo cagliaritano che di queste cose se ne intende, "in quasi tutte le esperienze, la prima volta che gli stranieri si sono recati alle urne hanno dimostrato una partecipazione che oscilla tra un 30-34%, per poi declinare a percentuali molto più modeste (intorno al 15%) nelle successive tornate". Detta brutalmente, "consulte", "consigli" e "consiglieri" rappresentano un quinto, un quarto o - quando va di lusso - un terzo del loro elettorato potenziale. Un po' poco per parlare di rappresentanza.

Immigrati "qualunquisti"? Bisognerebbe interrogarsi sui motivi di questa disaffezione al voto: certo, siamo in un periodo in cui l'astensionismo "tira" anche tra gli italiani, ma le cifre (almeno per ora) non sono paragonabili. L'impressione è che questi organismi siano percepiti più come una palestra per aspiranti (e inutili) leader, che come reali strumenti di partecipazione. Anche perché i loro poteri reali sono pressoché nulli: si tratta, ricordiamolo, di organi "consultivi". Una conferma indiretta di questa sensazione ci viene da una recente ricerca Parsec, condotta su un campione di associazioni di stranieri in tre regioni italiane (Lazio, Calabria e Emilia Romagna: qui il testo integrale). Le associazioni censite sono circa 400: nel 36% dei casi si tratta di gruppi mononazionali (le cosiddette "comunità"), il 24% è plurinazionale e il 39% è indicato come "interculturale" (cioè con la presenza di attivisti italiani).

I tempi dell'associazionismo "separato" stanno forse tramontando, e per i migranti è arrivato il momento di una partecipazione piena e intera. C'è bisogno, in altre parole, del diritto di voto, del coinvolgimento attivo nella vita politica, non di una partecipazione "in tono minore", in organismi separati e consultivi. Ed è ancora la ricerca Parsec a dirci che "in molti casi le associazioni che partecipano a coordinamenti locali non prendono invece parte alle consulte". Come dire che esiste un mondo di attivismo migrante che non si riconosce negli "organismi di rappresentanza". Ed è anche da questo mondo, dalle sue istanze e dai suoi bisogni, che nasce la provocazione di Yalla Italia: rovesciamo i "tavoli", chiudiamoli. Voltiamo pagina. Facciamo due passi avanti. È arrivato il momento.

 
Di Fabrizio (del 17/06/2013 @ 09:04:36, in Italia, visitato 1296 volte)

Nuovo sgombero

14/06/2013 - Ieri mattina circa 60 cittadini rom sono stati sgomberati da via Grassi.

"Abbiamo assistito ad un ennesimo sgombero di cittadini rom nella nostra città sempre con le stesse modalità: nessuna alternativa abitativa con una progettualità definitiva , e con un preavviso di qualche ora." Dichiarano i volontari del servizio di medicina di strada del Naga.

"Ovviamente anche le conseguenze sono le stesse: dispersione dei cittadini rom nel tessuto urbano; difficoltà nel mantenere situazioni lavorative stabili; abbandono scolastico frequente" proseguono i volontari del servizio del Naga, "Ci chiediamo infine a quanto ammonti il costo in termini economici e di impegno di questa tipologia di interventi."

Il Naga continuerà a monitorare la situazione e a denunciare la politica comunale ancora una volta guidata dalla gestione dell'emergenza e senza prospettare soluzioni alternative percorribili e stabili.

Naga: 349.1603305 -02.58102599 - naga@naga.it

Ndr: il brano qui sotto è Underground Tango, di Goran Bregovic

 
Di Fabrizio (del 10/06/2013 @ 09:00:50, in Italia, visitato 1444 volte)

di TestardaMenteIo su SIMONA HRISTIAN BLOG

Da diversi anni si assiste ad un interesse per la musica e la cultura Rom, prevalentemente d'origine balcanica, senza che si vada oltre le musiche di Goran Bregovic o i film di Emir Kusturica, trascurando quindi le radici della storia dei Rom e, soprattutto, ignorando le attuali condizioni di vita in cui si trovano.

Nel contesto cittadino romano, in zone decentrate e relativamente isolate dai centri abitati, esistono diversi campi rom nei quali convivono varie etnie provenienti da alcuni Paesi dell'ex Jugoslavia e dalla Romania. Nella mia esperienza professionale, ho avuto l'opportunità di avvicinarmi alla realtà dei campi attrezzati della Capitale, autorizzati dal Comune e gestiti da varie associazioni italiane. Ho conosciuto diverse persone che ci abitano e ho ascoltato i loro racconti che vanno oltre ogni demagogia e retorica politica. La realtà dei campi è fatta di problemi oggettivi legati alla convivenza più o meno coatta in condizioni non idonee, dato che spesso la capienza del campo è inferiore al numero di persone ospitate, per lo più minori. Per non parlare del posizionamento di questi insediamenti, periferici e lontani dai centri abitati e dai servizi. Molti Rom non hanno mai conosciuto la vita di campo dato che nei loro Paesi di origine hanno vissuto una vita da sedentari. In Italia si ignora questo aspetto e si continua a considerarli nomadi.



Un testimone privilegiato di questa realtà è l'artista Antun Blazevic, in arte Tonizingaro che abbiamo interpellato per avere una opinione da parte di chi l'esperienza del campo l'ha vissuta in prima persona. Autore e interprete protagonista dei suoi spettacoli teatrali, Toni ha svolto anche il ruolo di mediatore culturale all'interno dei campi rom della Capitale dove è vissuto per circa 15 anni. Dall'inizio dell'intervista, Toni dimostra la sua natura anticonformista e irriverente, rispondendo con una battuta spiritosa, nonostante le tematiche affrontate. Alla domanda se vivesse ancora nel campo, ha esordito rispondendo: "No, grazie".

Toni, hai svolto il ruolo di mediatore culturale anche nei campi rom, quelli che sono erroneamente chiamati "campi nomadi". Secondo te, perché si continua a parlare dei rom come popolo nomade, nonostante siano stanziali?

Secondo me, si continua a parlarne di nomadismo per ignoranza, ancora non hanno capito cosa vuol dire nomadismo e non sanno che finì 200 anni fa. Ormai, per trovare dei nomadi rom, dovresti andare a cercarli in Mongolia.

Tu hai lavorato in uno dei campi rom della Capitale dove convivono insieme rom romeni, bosniaci e serbi, anche se divisi da un recinto "simbolico". Esistono dei contrasti tra varie etnie?
Io ho lavorato sia nel servizio H24, controllando chi entrava e chi usciva dal campo, che nel servizio di accompagnamento dei bambini a scuola. Non parlerei di conflitto tra le etnie. Secondo me, si tratta più di un desiderio di proteggere le proprie tradizioni che variano da un gruppo etnico all'altro. E' più una questione legata al senso di appartenenza. Per quanto riguarda la divisione del campo, si tratta, a mio avviso, di un problema di organizzazione. Le associazioni che gestiscono i campi dovrebbero risolvere e prevenire dall'inizio queste situazioni.

E' noto che molti bambini rom accumulano tante assenze a scuola e per quanto riguarda le cause, le opinioni sono diverse. Secondo la tua esperienza, cosa si potrebbe fare per risolvere questo problema?
Le responsabilità stanno da entrambe le parti. I motivi oggettivi non mancano: i campi si trovano in zone molto periferiche; le scuole che non accettano più di un certo numero di bambini rom sono distanti tra di loro; la mattina c'è tanto traffico; non ci sono soste adatte per gli scuola-bus e si deve cercare un parcheggio, far accompagnare ogni bambino a scuola, ripartire e ripetere la stessa prassi per tutti i bambini, che ovviamente arrivano quasi sempre in ritardo a scuola. Le associazioni che gestiscono i campi hanno problemi di organizzazione. Quando ho lavorato come accompagnatore per i bambini, avevo proposto di fare qualche cambiamento (partire presto, andare prima alla scuola più lontana per poi tornare verso quelle più vicine ecc.), ma non se ne è fatto niente. Dall'altra parte, ci sono le responsabilità dei rom che non sempre preparano in tempo i bambini e quindi molte volte si parte in ritardo per questo motivo.

Secondo te quali sono le cause che hanno portato i rom a essere così passivi?
Come dichiarai tempo fa in una trasmissione di RAI 3, il male assoluto che colpì i rom in Italia fu l'assistenzialismo. Queste politiche hanno permesso alle associazioni che gestiscono i campi di sostituirsi ai genitori e alle famiglie e quindi hanno abituato i rom ad aspettarsi che gli altri risolvano i loro problemi. I rom, al loro arrivo, pensavano da soli a se stessi ma queste politiche assistenzialiste li hanno portati a pensare di avere dei diritti senza considerare gli obblighi. Come dicevo prima, la responsabilità è sempre delle associazioni perché dovrebbero prendere dei provvedimenti e cercare di cambiare la situazione. Credo che si è ancora in tempo per cambiare l'andamento delle cose.

Nei campi ci sono anche dei rom italiani?
Qualcuno c'è, ma la maggioranza vive nelle case, sono inseriti nella società come i Sinti abruzzesi e i Camminanti siciliani che sono tutti stanziali.

Si sente spesso dire che i rom sono abituati a vivere così e che quindi sono loro stessi a volere i campi. Come sono nati i campi rom a Roma?
Sono nati negli anni '70 con le baraccopoli dei migranti dell'Italia meridionale che, nel momento in cui si sono trasferiti nelle case popolari, hanno affittato le baracche ai rom. Sono nati così i campi rom a Roma.

I campi rom sono un prodotto dell'emergenza abitativa della Capitale?
A Roma, il costo elevato degli affitti e la scarsità di case popolari sono una realtà. Molti appartamenti sono disabitati, altri sono proprietà della Chiesa e non vengono affittati. Inoltre, non è da sottovalutare la diffidenza verso i rom.



I Rom sono spesso presentati attraverso gli stereotipi e i pregiudizi. Nella mia vita da pendolare, mi è capitato spesso di sentire che il ritardo del treno fosse dovuto al furto di rame. Anche se negli annunci non si specifica chi siano gli autori, non manca chi fa commenti riferiti ai rom.
Sai, i rom sono utili per tante cose. Ai bambini non rom si insegna l'educazione, usando come minaccia gli "zingari"; sono attuali gli stereotipi che vedono gli zingari che rapiscono i bambini, che rubano e che sono sporchi. Mi ricordo un episodio a cui assistetti anni fa a Milano. Tornavo col tram da uno studio televisivo dove ero stato invitato e vicino a me sentii due signore italiane sulla settantina che parlavano della donna rom salita con un bambino in braccio e un altro che si reggeva alla gonna e che, secondo loro, puzzava. Quando la donna rom andò a timbrare il biglietto, le signore insinuarono che l'avesse rubato. Un'altra volta, a Roma, salii su un autobus e una signora, vedendomi, strinse subito la sua borsa al petto. La tranquillizzai dicendogli di non preoccuparsi perché quel giorno non stavo "lavorando".
Per quanto riguarda i ritardi dei treni, visto che ci sono sempre e su tutti le linee, se la colpa fosse dei rom, significherebbe che essi lavorano 24 ore su 24. Tu conosci dei rom che lavorano ininterrottamente 24 ore al giorno?

Qual è secondo te, se c'è, l'elemento che contraddistingue il popolo rom?
Se me lo avessi chiesto 20 anni fa, avrei saputo risponderti. Adesso non lo so perché negli ultimi tempi, con questa integrazione, ormai, non esistono più delle differenze. Quando si parla di integrazione, si intende assimilazione.

Questo purtroppo riguarda tutti i migranti, non solo i rom.
L'assimilazione rappresenta un impoverimento reciproco. Ci viene chiesto di lasciare la nostra cultura e adottare la loro per entrare a pieno titolo nella società. Si parla spesso del fatto che i rom non vogliano lavorare, ma non è tanto vero. Nei convegni o in altre occasioni, chiedo sempre alle persone che hanno questa opinione se prenderebbero preso come assistente famigliare o domestica una rom. Succede ancora oggi che appena si scopre che un dipendente sia rom, venga licenziato. Oltre la discriminazione c'è anche la crisi e la mancanza del lavoro per tutti, la concorrenza è tanta e i rom non sono neanche tanto qualificati e molti di loro non hanno neanche studiato. In compenso, le nuove generazioni hanno iniziato a specializzarsi di più e a studiare.

Sostieni che ormai non ci sia più alcun tratto caratteristico dei rom, eppure, secondo me, esiste una peculiarità del popolo rom che è il "pacifismo". In tutta la storia dell'umanità, il popolo rom non ha mai dichiarato una guerra o rivendicato terre.
Non ha mai fatto la guerra perché non esiste un paese per cui combattere. Neanche gli ebrei hanno fatto le guerre finché non hanno avuto uno stato. Se non hai un territorio da difendere o un paese di appartenenza, non ha senso fare le guerre.

Inno del popolo Rom "Jelem Jelem" (Camminando, camminando), eseguito dall'Orchestra Europea per la Pace e l'Alexian Group insieme a Miriam Meghnagi

 

ILGIUNCO.net 1 GIUGNO 2013

FOLLONICA - "L'impatto della diossina sulla salute umana non è forse è più nocivo, non ha forse più capacità di respingere le frotte di vacanzieri delle due famiglie Rom?" Il partito Comunista dei lavoratori interviene sulla polemica del campo rom a Follonica "Ecco che si cala l'asso che a Follonica fa sempre colpo, la tesi che due famiglie rom produrrebbero tremende conseguenze sull'impatto turistico, flagello periodicamente ventilato dai soli noti interessati imprenditori. Ecco chiuso il cerchio: da una parte si ammette che la crisi esiste e se ne vedono le conseguenze sul turismo locale in forte discesa da tempo, dall'altra se ne rimuovono le cause trovando infine come capro espiatorio due nuclei familiari di ‘diversi', i Rom, per un totale di 10 persone che spaventerebbero villeggianti e sconsiglierebbero investimenti in loco".

"All' indignazione profonda aggiungiamo invece quanto sia sempre più necessario focalizzare l'attenzione locale sulla necessità di una difesa strenua della salute pubblica, non solo dei turisti ma di tutti gli abitanti del territorio – prosegue la nota -: è da giorni che Scarlino Energia ha spento l'impianto d'incenerimento per la fuoriuscita anomala dal camino E2 di diossine. L'impatto di queste sostanze sulla salute umana non è forse è più nocivo, non ha forse più capacità di respingere le frotte di vacanzieri delle due famiglie Rom?"

"E il ricatto occupazionale usato ogni volta per far digerire progetti inquinanti (Inceneritore, area Tioxide-Solmine), le devastazioni ambientali dovute alla cementificazione continua del comune follonichese (villaggi turistici lungo la SS Aurelia) col consenso bipartisan di due schieramenti ugualmente latori di interessi della borghesia, il continuo esproprio di spazi collettivi per favorire la rendita edilizia (l'ultimo, quello dell'area ex-Florida), oltre che calpestare intelligenza e dignità umana – conclude la nota -, non sono forse causa di impatto devastante sul turismo?"

 
Di Sucar Drom (del 31/05/2013 @ 09:09:33, in Italia, visitato 1606 volte)

martedì 28 maggio 2013 - U VELTO

Annunciata per oggi a Milano la firma dell'accordo tra l'Istituto di Cultura Sinta e la Tessier-Ashpool per una naturalistica ricostruzione di un ambiente dove ogni utente potrà vivere un'esperienza di vita alla sinta capace di coinvolgere tutti i sensi. L'effetto sarà del tutto analogo ad un'esperienza vissuta.

L'accordo prevede l'utilizzo del Simstim gestito direttamente dalla IA Invernomuto, presso la Villa Straylight situata sul satellite artificiale Freeside. L'obiettivo è di offrire, ad un costo contenuto, ai membri delle Comunità sinte la possibilità di vivere in una realtà dove tutti e cinque i sensi vengono attivati da un sistema di stimolazione sensoria che consente di accedere liberamente alla memoria e all'inconscio. L'Istituto ha reso possibile l'iniziativa anche mettendo a disposizione i costrutti di diversi personaggi, tra cui il costrutto del mitico Radames "Peslingo" Gabrielli che vi guiderà nell'immersione interattiva in un flusso di bit continuo e stabile a 750 tetra al secondo.

Particolare attenzione è stata posta alle diverse ricostruzioni, sarà possibile viaggiare con il carro e il cavallo (pacchetto "u vurdon") ma anche con il solo cavallo e una tenda (pacchetto "u gra") o con l'auto e la roulotte (pacchetto "u kampina").

Diversi gli ambienti simulati e le epoche. Di interesse saranno le interazioni con i costrutti ricreati e si potrà scegliere se subire delle discriminazioni o meno per vivere con completezza per esempio il XXI secolo. Per chi volesse scegliere quest'ultima opzione sono consigliati i pacchetti "u kampina" del Nord Italia (pacchetti "Lombardia" "Veneto" e "Piemonte") tra l'anno 2008 e l'anno 2012. Sarà anche possibile vivere in prima persona la nascita dell'attivismo sinto in Italia, partecipando alla nascita della Federazione Rom e Sinti Insieme (pacchetto "federazione").

Le prenotazioni saranno aperte dal prossimo mese di settembre, scrivendo a ics@sucardrom.eu. L'accordo che sarà firmato oggi tra l'Istituto e la Tessier-Ashpool prevede la possibilità di prenotazione solo per membri iscritti dalla nascita alle Comunità sinte, ma sembra che vi sia l'intenzione in un prossimo futuro di estendere l'offerta ad altri possibili fruitori. Disponibili diversi pacchetti ambiente, personalizzabili a seconda delle esigenze. Il viaggio di andata e ritorno da Freeside è organizzato con i nuovi Sojuz (in foto), in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Russa. La Direttrice dell'Istituto di Cultura Sinta in una nota ha ringraziato in particolare l'associazione Sucar Drom e l'associazione Nevo Drom per il sostegno nella predisposizione dell'accordo che sarà firmato questa mattina.

 
Di Fabrizio (del 27/05/2013 @ 09:05:09, in Italia, visitato 1504 volte)

Il caso "sposa-bambina" di Coltano non ha tregua, alimentato anche dal torpore e dall'indifferenza cittadina. Il Comune di Pisa, attraverso i dirigenti di Città Sottili (esiste ancora?) continua la persecuzione della famiglia rom, assolta dal Tribunale di Pisa dalle diffamanti accuse alimentate da il Tirreno di Pisa.

La mamma Rom si racconta in questa lunga intervista e svela le macchinazioni e le trame.
Vi invito a leggerla con attenzione e calma, diffondetela... rivela le verità rom tenute nascoste e la discriminazione subita da questa famiglia ad opera del comune di Pisa. Una vergogna. E' ora di dire basta, le politiche sociali verso i rom a Pisa devono cambiare.

Ciao, Agostino Rota Martir

scarica il .pdf (3,31 MB) dell'intervista a trentadueonline.it

 

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