Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 20/05/2008 @ 13:26:01, in Europa, visitato 1406 volte)
Ricevo da Valery Novoselsky
OGGI il Parlamento Europeo sta discutendo la situazione Rom in Italia. E'
possibile seguire la diretta del dibattito in Internet:
COLLEGAMENTO
Di Fabrizio (del 02/05/2008 @ 09:12:02, in Europa, visitato 1943 volte)
Da
Roma_Daily_News
30 Aprile 2008 - In una lettera (qui la
traduzione in romanes in formato .doc) inviata ai membri della delegazione
del Parlamento Europeo per le relazioni con i paesi del sud-est Europa, le OnG
rom hanno espresso il loro disappunto sulla recente visita della delegazione in
Kosovo. Il gruppo formato da Romano Them, Forum del Kosovo per gli
Askali ed Egizi e Durmish Aslano dice di provare grande
disappunto perché la delegazione non ha trovato il tempo di incontrare i
rappresentanti delle organizzazioni della società vivile rom.
Le OnG ricordano che la comunità rom in Kosovo è diventata il più grave danno
collaterale nel conflitto del Kosovo, e che continuano la discriminazione ele
violazioni dei diritti umani contro i Rom e gruppi similari. Quindi, le OnG si
lamentano della mancanza di rapporto da parte della comunità internazionale
verso i Rom e gruppi similari, puntualizzando che non sono stati inclusi nei
processi di negoziazione.
Nella loro lettera, le OnG contestano la dichiarazione della delegazione
secondo cui la nuova costituzione è un modello in termini di protezione dei
diritti delle minoranze. In riferimento ai commenti sottoposti da Romano Them
e altre OnG nel contesto della consultazione pubblica circa la costituzione,
puntualizzano che la maggior parte delle salvaguardie incluse nella costituzione
per la protezione delle minoranze si svuoteranno nel caso dei Rom, dato che già
oggi i diritti esistenti, come quello di ricevere educazione nella madrelingua,
non sono rispettati nel caso della comunità Rom.
Sottolineano che la comunità rom in Kosovo è oggi troppo indebolita e troppo
esposta per proteggere effettivamente i propri diritti, ed invitano la
delegazione del Parlamento Europeo al dialogo su come preservare i diritti della
comunità Rom in Kosovo.
Romano Them
See also:
EP: Back from Kosovo, Pack calls for reconciliation on ground (PR, 21.04.08)
EP: EP delegation to Kosovo welcomes new constitution (PR. 21.04.08)
Di Fabrizio (del 28/04/2008 @ 09:24:04, in Europa, visitato 2275 volte)
L'ambasciata tedesca di Pristina seguirà due progetti per le comunità
Rom, Askali ed Egizia nel Kosovo.
Questi progetti istruiranno le donne e sensibilizzeranno sul traffico di
persone e gli abusi sessuali nelle comunità, particolarmente vulnerabili a
questi rischi. Il governo tedesco finanzierà il progetto con 13.000 €.
I progetti saranno condotti dall'OnG Prosperità, che per la prima volta si
rivolgerà specificatamente alle donne di queste comunità sull'argomento del
traffico di persone e relativi rischi.
Il secondo progetto riguarderà i casi di abuso sessuale. Riguarderà le
risorse disponibili per le donne nei casi di abusi o violenze sessuali.
Le tre comunità riceveranno assistenza dal governo tedesco come parte del
Patto di Stabilità.
Entrambe i progetti saranno lanciati lunedì a Gjakova da Hans-Dieter
Steinbach, ambasciatore tedesco in Kosovo.
http://www.newkosovareport.com/20080426908/Society/Germany-to-help-in-minority-women-trafficking-and-violence-awareness.html
Di Fabrizio (del 14/04/2008 @ 09:26:27, in Europa, visitato 1808 volte)
Da
Roma_exYugoslavia
Circa metà dei Rom in Serbia vive in estrema povertà, mentre il 60% non ha
accesso all'istruzione [...]. Mancanza di politiche statali e discriminazione
sono menzionati come i più grandi problemi affrontati dai Rom di Serbia, secondo
il Centro d'Informazione Rom di Belgrado.
In Serbia, il 60% dei Rom sono disoccupati e molti vivono in insediamenti
illegali, uno di questi è la Città di Carbone alla periferia di Belgrado.
Dice Rosalija Ilic, direttore esecutivo del Centro: "Lo stato guarda a noi
come persone costantemente in cerca di aiuto. Invece, dovrebbero vederci come
cittadini attivi che lavoreranno e guadagneranno e saranno socialmente
responsabili come il resto delle persone."
La ricerca è stata pubblicata martedì scorso, in concomitanza del Giorno
Internazionale dei Rom.
Il 2008 è il terzo anno dell'iniziativa bandita dall'Unione Europea, il
Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015, lanciato per integrare i Rom nelle
società dove vivono.
La Serbia ha garantito ai Rom il diritto di creare la propria politica
culturale, ma secondo Osman Balic, direttore del Centro YURom, lo stato non ha
definito la propria politica culturale a tutti i livelli amministrativi.
Ha poi sottolineato l'importanza della mancanza di una politica verso i Rom.
Il censimento del 2002 mostra che vivono in Serbia circa 108.000, mentre le
statistiche dell'UNICEF stimano tra i 400.000 e i 700.000 Rom risiedono nel
paese.
La discrepanza potrebbe dipendere dalla riluttanza dei Rom di dichiararsi
tali, a causa della discriminazione e persino degli attacchi fisici degli
skinheads e degli altri gruppi razzisti.
La Giornata Internazionale dei Rom è un giorno in celebrare la cultura Rom e
far crescere la coscienza sulle tematiche che li riguardano.
Il giorno fu ufficialmente dichiarato nel 1990 a Serock, Polonia, durante il
quarto Congresso Mondiale dei Rom dell'Unione Internazionale dei Rom (IRU) in
onore del primo incontro internazionale tenutosi dal 7 al 12 aprile 1971 a
Chelsfield, vicino Londra.
BalkanInsight. com
Di Fabrizio (del 06/04/2008 @ 09:44:31, in Europa, visitato 1950 volte)
Da
Roma_Francais
I Sulejmani vivono ad Herbiers da più di un anno. La loro domanda
d'asilo rifiutata, queste vittime dimenticate della guerra del Kosovo non
immaginano di dover ancora ripartire. E per andare dove?
La famiglia Sulejmani lasciò il Kosovo nel 1999. "Come molte altre case dei Rom,
la nostra fu bombardata", dice il padre Bun Sulejmani, 47 anni. Oggi, l'avvenire
della famiglia è di nuovo incerto.
I Sulejmani abitavano a Mitrovica. "Prima della guerra, vivevamo bene in
Kosovo. Avevamo una drogheria, non c'erano problemi. Ma oggi, i Rom non sono più
accettati da nessuna parte. Siamo come palloni da football."
I Rom sono le vittime dimenticate della guerra che ha devastato il Kosovo
alla fine degli anni '90. Una minoranza presa nella tenaglia del confronto che
opponeva Serbi ed Albanesi. Oggi, i Rom restano indesiderabili in questo paese
divenuto indipendente lo scorso 17 febbraio. "Prima della guerra, c'erano circa
144.000 Rom in Kosovo," completa Yvon Albert che insegna il francese alla
famiglia Sulejmani. "Oggi, non ne restano che il 10%"
Attorno a Yvon Albert, nell'appartamento della famiglia messo a disposizione
dal Centro d'accoglimento dei richiedenti asilo (CADA), si sono raggruppate una
dozzina di persone. Sono cittadini di Herbiers sensibili alle sorti di questa
famiglia. "I bambini vanno a scuola, i genitori imparano il francese. E' una
famiglia molto unita, che chiede di integrarsi. Una petizione recentemente
lanciata ha raccolto 1.500 firme."
Bun e Sheribana hanno sei figli. Quattro di loro vivono a Herbiers. La più
giovane, Ikbal, ha 11 anni. Frequenta la scuola del quartiere, ha lasciato il
Kosovo che aveva 3 anni. "Non mi ricordo di quel paese. Io, voglio restare in
Francia, continuare ad andare a scuola."
Dopo il bombardamento della loro casa, la famiglia s'è ritrovata in un campo
a Podgorica, nel Montenegro. "Gli otto membri della famiglia ci sono restati per
otto anni, min una baracca grande come una stanza," dice
Geneviève Cantiteau, dell'associazione Actif, che milita per i richiedenti
asilo. "Alimentazione e cure erano aleatori." La famiglia è riuscita infine a
pagare uno spallone che li ha condotti in Francia. Dopo aver soggiornato in
diverse città, sono arrivati ad Herbiers nell'aprile 2007.
"Là, abbiamo seguito la prassi abituale," illustra
Geneviève Cantiteau. "La loro prima domanda di regolarizzazione è stata
rifiutata. Ugualmente per il ricorso. Sembra per ragioni amministrative."
La famiglia dovrà lasciare l'appartamento entro il 10 aprile. Ha indirizzato
un ultimo ricorso alla prefettura della Vandea. E' l'ultima possibilità.
"Vogliono che ritorniamo in Kosovo, ma non è possibile," continua il padre della
famiglia. "L'indipendenza non cambia niente per noi Rom. I Serbi ci detestano,
gli Albanesi pure. Non abbiamo nessun posto dove andare."
Sua moglie Sheribana, silenziosa sino a questo momento, alza le braccia e gli
occhi al cielo. "Meglio morire che rientrare in Kosovo."
E' stata pubblicata su Internet una petizione:
http://www.educationsansfrontieres.org/
[...]
Di Fabrizio (del 04/04/2008 @ 09:00:04, in Europa, visitato 1921 volte)
Da
Euobserver
Alcune OnG europee contro il razzismo hanno criticato la Commissione Europea
per aver erogato soldi per attività durante l'anno europeo del dialogo
interculturale ai governi UE, piuttosto che a chi lavora direttamente per
aiutare le comunità minoritarie.
Dice Bashy Quraishy, presidente di European Network Against Racism (ENAR) a
Euobserver: "Se la Commissione Europea voleva il multiculturalismo ed il dialogo
interculturale, avrebbe dovuto dare almeno metà dei soldi alle OnG che
interagiscono con i soggetti reali con cui vogliono creare un dialogo."
La sua organizzazione raggruppa oltre 600 OnG che operano nel combattere
il razzismo, la xenofobia, l'antisemitismo e l'islamofobia nei 27 stati membri
della UE.
Quraishy, di origini pakistane, dice che se ogni paese scegliesse di spendere i
fondi UE secondo la propria definizione di "dialogo interculturale" le minoranze
oggetto avrebbero scarse possibilità di essere coinvolte nel dialogo con le
comunità maggioritarie.
Si rivolge al suo paese, la Danimarca: "Il governo danese non crede
nell'interculturalismo. credono nella cultura danese. Il governo non ha
invitatao una singola OnG locale per discutere le attività dell'anno," dice
Quraishy.
Ciononostante, ha elogiato la Commissione Europea per la sua iniziativa,
sottolineando che ogni iniziativa sul multiculturalismo è utile e che Bruxelles
è stata molto più attenta dei singoli stati membri.
D'altra parte, i politici UE dovrebbero richiedere ai governi di spendere i
fondi secondo una definizione condivisa delle parole "multiculturalismo" e
"dialogo interculturale", prima di dar fondo alla cassa, ha aggiunto.
"La commissione avrebbe dovuto dire: -Per interculturalismo intendiamo che le
maggioranze con tutte le proprie risorse e denari interagisce con le minoranze
che non ne anno.- Chiedere loro [le minoranze] che tipo di attività vogliono nel
programma di dialogo interculturale. Il quadro è completamente differente da
quello dei governi," dice Quraishy.
"La mia più grande preoccupazione è che questo tipo di anni, come quello
scorso che era quello delle pari opportunità, diventano simbolici, si parla e ci
scambiano sorrisi e parole gradevoli," conclude.
Una piccola torta da condividere
L'anno Europeo per il dialogo interculturale ha un budget di 10 milioni di €,
da spendere in sette progetti pilota multi-europei e 27 progetti nazionali, che
riguardano la cultura, l'istruzione, i giovani, lo sport e la cittadinanza.
Lo scopo è di incoraggiare la comprensione, la tolleranza, la solidarietà e
il senso di destino comune tra i popoli di tutte le origini e culture in Europa.
Dei 10 milioni di € garantiti da Bruxelles, il 40% è dedicato alla campagna e
altri lavori di pubbliche relazioni per l'anno. Un altro terzo è direttamente
investito nel co-finanziamento di progetti nazionali, lasciando soltanto 2,4
milioni di €, divisi tra le capitali europee, per essere liberamente allocate.
"C'è pochissimo denaro da usare quando i fondi sono stati divisi tra i 27
stati membri" dice un incaricato di Bruxelles coinvolto nella pianificazione
annuale, spiegando che la difficoltà amministrativa nel dividere tali piccole
somme non soltanto tra i diversi governi ma anche con le OnG non valgono
semplicemente la pena.
"Sembra ragionevole che la commissione dia il denaro ai governi, considerato
che queste somme possono aggiungersi a quelle stanziate nazionalmente per
finanziare i differenti progetti," continua.
Dice che diversi stati sono stati scettici nel spendere grandi somme in campagne
sui media e altre attività di PR, e avrebbero preferito aver visto i soldi
direttamente investiti in azioni concrete sui temi del dialogo interculturale.
"C'è stata una divisione tra paesi che volevano spendere maggiormente in
-progetti emblematici- per alzare il profilo e quanti volevano allocare più
denaro per i governi e progetti," spiega.
Di Fabrizio (del 27/03/2008 @ 20:36:18, in Europa, visitato 2040 volte)
E' uscito l'aggiornamento di marzo 2008 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
Di Fabrizio (del 27/03/2008 @ 09:46:28, in Europa, visitato 2405 volte)
Da
Roma_Francais
LE MONDE | 24.03.08 | 15h08 . Mis à jour le 24.03.08 | 15h08 -
Quaranta responsabili di associazioni d'aiuto ai Rom venuti dai paesi del Sud e
dell'Est dell'Unione Europea hanno attraversato la Francia, dal 27 febbraio al
18 marzo, per condividere le loro esperienze. La politica d'integrazione dei 7
milioni di Rom della UE, che sarà oggetto d'una comunicazione della Commissione
di Bruxelles a giugno, è sostenuta da incontri regolari tra le associazioni
rumene e francesi.
I contatti non sono sempre fruttuosi perché le problematiche divergono. In
Francia, i Rom insediati nel paese da diversi anni e divenuti francesi, hanno
poco in comune con i Rom migranti (rumeni, bulgari, ungheresi) che si spostano
con uno permesso per turismo. Gli accampamenti sono separati.
La gens du voyage francese fa di tutto per distinguersi dai Rom
migranti. "L'amalgama ci porta sempre pregiudizio" indica Christophe Sauvé,
dell'Associazione Nazionale gens du voyage cattolica, a Nantes.
In Romania, i Rom hanno uno statuto di minoranza etnica, riconosciuta come un
gruppo male integrato (istruzione, lavoro, rappresentazione politica). "Questo
permette a volte di identificarli e difenderli meglio", indica Nicoleta Bitu,
coordinatrice del progetto dell'associazione Romani Criss.
RIUNITI DALLA DISCRIMINAZIONE
Arrivata a fine novembre con cinque mediatrici sanitarie rumene, la signora
Bitu ha constatato una grande differenza d'approccio: "In Francia, le
associazioni sono restate militanti. Lavorano essenzialmente per informare le
comunità sui loro diritti, per proteggersi dalle espulsioni. In Romania, hanno
lavorato soprattutto per far cadere i pregiudizi dei non-Rom e le apprensioni
dei Rom. La nostra missione è di riempire gli obiettivi della politica nazionale
d'integrazione."
La sola cosa che le riunisce è la discriminazione. Ma, che si parli del
settore della sanità o dell'istruzione, i problemi d'integrazione che tentano di
risolvere non sono gli stessi. "Le difficoltà della gens du voyage sono
legati al nomadismo, mentre i due milioni di Rom rumeni sono sedentari da lunga
data e generalmente confrontati a conflitti etnici", spiega Virgil Ciomos,
presidente della fondazione Le Collège Europeo, che sviluppa dal 2001 una scuola
di seconda possibilità per i Rom a Cluj (Romania).
Quanto ai Rom migranti in Francia, "le municipalità spesso stimano che non
hanno legittimità a restare sul territorio nazionale e dunque ad integrarsi.
Iloro figli sono raramente scolarizzati , contrariamente alla gens du voyage
o ai Rom installati da lunga data", spiega Stéphane Lévêque, direttore
dell'Associazione per l'accoglienza dei viaggianti (ASAV) di Nanterre.
"Il più difficile da risolvere in Romania è il problema della legge", estima
Ciomos. Confrontati all'esclusione durante tutta la loro storia, i Rom
rispettano il loro diritto usuale ma non sempre il diritto nazionale. L'ultimo
esempio è del 15 febbraio, la cerimonia di fidanzamento tra una bambina di 6
anni ed un adolescente di 17 a Ramnicelu (est della Romania). Questo tipo di
fidanzamento è tollerato dalla polizia rumena che teme che qualsiasi intervento
si concluda in bagno di sangue.
"Non ho mai sentito di casi simili in Francia", assicura a sua volta Lévêque.
"Non abbiamo mai avuto reclami per matrimoni combinati tra Rom, assicura la
brigata della protezione dei minori a Parigi. In compenso, si incontrano a volte
giovani adolescenti già "sposati".""
Di Fabrizio (del 25/03/2008 @ 09:43:28, in Europa, visitato 2501 volte)
L'amministrazione della città di Soroca considera che un futuro Museo dei
Rom potrebbe attrarre più turisti nella località
L'agenzia DECA trasmette che le autorità della città di Soroca hanno lanciato
l'idea di creare nella località un Museo Rom.
Un futuro museo Rom potrebbe divenire un punto di attrazione per turisti
locali e stranieri, considera Victor Sau, sindaco di Soroca.
Secondo Sau. oggi, tra le attrazioni turistiche di Soroca, ci sono la
Fortezza di Soroca e il Lumanarea Recunostintei, come pure i castelli piazzati
nel distretto che è chiamato "Le Colline Zingare".
L'idea di fondare un Museo Rom è stata lanciata in una recente riunione
dell'amministrazione di Soroca con rappresentanti della locale comunità Rom.
[...]
Di Fabrizio (del 11/03/2008 @ 20:39:22, in Europa, visitato 2472 volte)
Da
Helsingin Sanomat
"L'istruzione per i Rom è la chiave di tutto", ha detto Andrezej Mirga,
Consigliere Anziano per le Tematiche Rom dell'Organizzazione della Sicurezza e
Cooperazione in Europa, giovedì durante una visita ad Helsinki.
Mirga è in Finlandia per conoscere la situazione dei Rom in Finlandia, come
pure quella dei Rom che vi sono arrivati da diversi paesi dell'Est Europa.
Spera di imparare dall'esperienza della politica finlandese e di passare
queste esperienze in altri paesi.
Mirga, lui stesso un Rom polacco, dice che è importante andare alle radici
del problema. Per esempio, in Romania e Bulgaria, i Rom soffrono di
discriminazione e mancanza di istruzione, ha detto Mirga.
"L'Unione Europea dovrebbe investire in opportunità educazionali dove vivono
i Rom. Occorrono soldi, ma si ripagheranno da soli quando i Rom avranno lavoro e
pagheranno le tasse", dice Mirga.
"L'istruzione dovrebbe estendersi ai Rom già nel livello prescolare, perché i
bambini Rom sono già dietro al resto della popolazione quando arrivano a
scuola."
Mirga ha visitato la regione della Transilvania in Romania, da cui arrivano i
Rom che si vedono mendicare nelle strade di Helsinki. Descrive le loro
condizioni di vita nell'area di Cluj Napoca come "sotto gli standards".
Mirga osserva che operatori di differenti paesi hanno tentato di affrontare
il problema della povertà tra i Rom europei spingendolo lontano dalla vista.
D'altra parte, questo non funziona. "Se spingiamo il problema fuori, quello
rispunta da un'altra parte."
Puntualizza che l'Europa ha tra i propri principi il libero movimento, che
significa che come cittadini UE, i Rom non possono essere legati ad un posto
contro il loro volere.
Nei prossimi giorni Mirga e Nina Suomalainen, consigliera dell'Ombudsman per
le Minoranze dell'OCSE, esamineranno la situazione dei Rom che sono arrivati in
Finlandia da altre parti dell'Unione Europea.
Incontreranno anche qualcuno dei mendicanti che sono arrivati ad Helsinki.
All'inizio della settimana, una discussione non ufficiale tra vari ministri
si è tenuta presso il Ministero degli Affari Sociali e della Salute. Nella
discussione, un rappresentante del Ministero degli Interni ha notato che la
presenza di mendicanti Rom dall'Est Europa non è un grosso problema dal punto di
vista della polizia finnica.
La situazione è considerevolmente peggiore in Italia, Spagna, Francia,
Germania e Britannia.
La settimana prossima una delegazione di tecnici da Helsinki volerà in
Romania per studiare le politiche e strategie verso la popolazione Rom.
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