Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 17/06/2010 @ 09:06:32, in Italia, visitato 1837 volte)
Venerdì 18 giugno alle 11.30 presso il negozio civico Chiamamilano in
Largo Corsia dei Servi conferenza stampa della Federazione Rom&Sinti insieme con
la partecipazione di Andrej Mirga, rappresentante dell’OSCE e Nicolae Gheorghe
esponente del Roma Center for Social Intervention and Studies e gli abitanti dei
campi di Milano
Venerdì 18 giugno alle ore 11.30 presso la sede di Chiamamilano in largo
Corsia dei Servi la Federazione Rom&Sinti insieme convoca una conferenza stampa
per porre due questioni.
La prima. Dopo i 271 sgomberi dei campi irregolari che hanno coinvolto un
migliaio di rom rumeni che sono tuttora presenti sul territorio comunale,
l’amministrazione ha annunciato la chiusura di quattro campi regolari:
Triboniano, Novara, Idro e Bonfadini. Questa chiusura riguarda circa 1000
persone di nazionalità italiana, macedone, kosovara, bosniaca e rumena del cui
destino non si sa nulla.
La seconda. Altrettanto rilevante e assolutamente non trasparente è la questione
che riguarda la gestione dei 13 milioni di euro che il ministero degli interni
ha stanziato per la “soluzione” del problema rom a Milano.
Dopo i violenti fatti di maggio con gli scontri in via Triboniano e il sequestro
dei rom nel campo su questi argomenti è calato un silenzio che preoccupa la
Federazione Rom&Sinti insieme che rappresenta 19 associazioni delle comunità rom
e sinte.
Alla conferenza stampa parteciperanno gli abitanti dei campi coinvolti nella
chiusura, Andrej Mirga, rappresentante dell’OSCE e Nicolae Gheorghe esponente
del Roma Center for Social Intervention and Studies
Grazie per l’attenzione
Per informazioni:
Dijana Pavlovic, vicepresidente della Federazione Rom&Sinti insieme tel.
3397608728
Di Fabrizio (del 13/06/2010 @ 09:18:42, in Italia, visitato 1851 volte)
Fondazione L'aliante onlus e Opera Nomadi sono liete di invitarti
all'inaugurazione della mostra fotografica
Essere... Rom
fotografie di Pino Ninfa
il 16 giugno 2010 alle ore 19.00
Spazio Forma Moods
Piazza Tito Lucrezio Caro 1 - Milano
"Essere rom è anche cercare di vivere serenamente la propria quotidianità"
Gli scatti in esposizione sono stati scelti tra le fotografie scattate da Pino
Ninfa, fotografo di fama internazionale di cui è andato recentemente in scena al
Teatro Studio di Via Rivoli un reportage sul Sudafrica dal titolo
"Dall’apartheid ai mondiali di calcio". Il suo lavoro, durato tre mesi
all'interno di alcuni campi nomadi milanesi, racconta, attraverso immagini della
quotidianità, l'essere Rom. Svela un modo di essere, un senso del vivere e un
mondo che non sono molto lontani dai nostri, anzi, viaggiano accanto,
parallelamente, e come succede tra le parallele, rischiano di non incontrarsi
mai.
Aperitivo con cibi, prodotti e musiche tzigane.
Le fotografie saranno esposte dal 16 al 18 giugno 2010
Di Fabrizio (del 11/06/2010 @ 09:04:17, in Italia, visitato 1833 volte)
Stefania Cammarata, con la
Svoboda Orchestra,
tra poco suonerà al DADO di Torino, un'esperienza di cui si era scritto in
passato anche qui.
Il DADO è una comunità nella quale vige una regola fondamentale “dare
diritti e pretendere doveri”.
Da un anno a Settimo Torinese accanto alle comunità Rom.
Un anno fa si è realizzato un sogno. Un sogno iniziato nel novembre del 2009
quando una notte è andato a fuoco un campo ROM alle porte di Torino dove
vivevano molte famiglie di origine romena scappate in seguito ad una delle tante
alluvioni che ha martoriato la Romania. In quella notte l’unico contatto che le
famiglie avevano eravamo noi, che in quel campo svolgevamo piccole attività di
mediazione culturale, accompagnavamo i bambini a scuola, mediazione sanitaria e
poco più. Quando il campo ha preso fuoco noi abbiamo accolto le famiglie, che si
sono trovate a perdere i loro pochissimi averi, nei nostri uffici allestiti
insieme alla Croce Rossa con brandine nei corridoi e al posto dei pc. Da quel
momento è iniziato un lungo percorso che ha visto le famiglie prima ospiti di un
campo di emergenza con le tende, poi roulotte. La nostra proposta però fu subito
quella di non gestire solo l’emergenza come spesso accade in Italia, ma provando
a dimostrare che la tematica rom può essere governata in modo diverso,
portandola a sistema. Da questa esigenza è nato il DADO. Una comunità nata
grazie ad una struttura messa a disposizione dal comune di Settimo Torinese,
alle porte di Torino. La struttura è stata ristrutturata completamente dalle
famiglie che oggi ci vivono, questo ha permesso loro di sentire la struttura
come casa loro a tutti gli effetti. Le famiglie hanno vissuto il cantiere, sotto
la guida esperta di professionisti, durante i mesi nel cantiere si sono creati
una professionalità che gli ha permesso di essere inseriti in contesti
lavorativi. Il DADO è una comunità nella quale vige una regola fondamentale
“dare diritti e pretendere doveri”. Le famiglie che stanno al DADO hanno la
possibilità di essere inseriti in contesti lavorativi, i bambini vanno tutti a
scuola, ma vi sono delle regole alle quali non è possibile declinare. Il
quartiere nel quale è inserito il DADO era certamente spaventato dal trovarsi
vicino a casa un gruppo di “zingari” come spesso vengono definiti con aria
dispregiativa. Molte le proteste nelle prime settimane. Dopo i mesi di cantieri,
grazie anche al lavoro svolto dalla parrocchia dalla scuola e da tutto il
territorio, all’inaugurazione un anno fa avevamo più di trecento persone che ne
hanno festeggiato l’apertura. Oggi i bambini giocano nell’oratorio insieme ai
bambini originari di Settimo, vanno nella stessa scuola e sono diventati
compagni di classe e non “zingari”. Al DADO si è bucata la bolla mediatica del
razzismo, siamo riusciti con gesti semplici e concreti a dimostrare che stando
con le persone è possibile uscire dal pregiudizio.
Di Fabrizio (del 10/06/2010 @ 09:52:20, in Italia, visitato 1886 volte)
Triennale - sala teatro Agorà, viale Alemagna 6 Milano
Giovedì 17 giugno ore 10.00
Introduce:
Riccardo Bonacina, direttore editoriale di "Vita non profit"
Partecipano:
Susanna Camusso, segretaria nazionale CGIL
Aldo Bonomi, sociologo, direttore di AASTER
Gianni Tognoni, Fondazione Basso, segretario generale del Tribunale Permanente
dei Popoli
Giovanni Negri, presidente del Circolo della Stampa di Milano
Sergio Segio, curatore del Rapporto, direttore di Associazione
SocietàINformazione
Interviene in video:
Moni Ovadia, artista e scrittore
Gli interventi saranno accompagnati dallo spettacolo:
Via Padova, Rosarno, Italia
Performance artistiche e musicali di:
L'Orchestra di via Padova
Modou Gueye, attore
Dijana Pavlovic, attrice, con i Muzikanti
Immagini e filmati a cura di:
Chiara Bellosi, Rosario Cinque e Luca Guarneri
INFO
Associazione SocietàINformazione |
info@dirittiglobali.it |
www.dirittiglobali.it
Ufficio stampa Ediesse srl | Carla Pagani | tel. 06 44870286 |
ufficiostampa@ediesseonline.it
| www.ediesseonline.it
Un progetto promosso da
CGIL, ARCI, ActionAid, Antigone, Associazione SocietàINformazione, CNCA,
Fondazione Basso - Sezione Internazionale, Forum Ambientalista, Gruppo Abele,
Legambiente
Di Fabrizio (del 09/06/2010 @ 13:12:40, in Italia, visitato 2274 volte)
Segnalazione di Roberto Malini
Da
Il Post
Anche ieri, nel caso del neonato rapito, si è parlato per ore di una
presunta e inesistente pista rom
Il pregiudizio razzista contro i rom ha già fatto molti danni, e
l'informazione non aiuta a combatterlo
Le cronache di ieri si sono occupate molto del rapimento di un neonato
all'ospedale "Umberto Primo" di Nocera Inferiore: una donna si era travestita da
infermiera e aveva portato via con una scusa Luca Cioffi, nato appena poche
ore prima. Il caso si è concluso bene, fortunatamente, intorno a mezzanotte: i
poliziotti hanno fatto irruzione in un appartamento poco distante dall'ospedale,
hanno ritrovato Luca Cioffi e hanno arrestato la donna responsabile del suo
rapimento. La donna si chiama Annarita Buonocore e fa effettivamente
l'infermiera, ma in altro ospedale di Nocera.
A caso chiuso, neonato al sicuro e colpevole non più in grado di nuocere,
forse è il caso di ragionare su un'altra cosa che è successa ieri, relativamente
al rapimento di Luca Cioffi. Per buona parte del pomeriggio, infatti, diversi
giornali hanno raccontato che la pista sulla quale stavano investigando i
poliziotti portava a una o due donne di etnia rom.
"Caccia a due donne rom su Fiat Verde", ha
scritto l'AGI. "Si cerca una Fiat Punto di colore verde con due donne rom a
bordo", ha
scritto il Tempo. Diversi altri siti di notizie hanno rilanciato la notizia,
e la "caccia a due donne rom" è stata a lungo il titolo degli articoli che
raccontavano la vicenda del rapimento. Oggi sappiamo che la responsabile del
rapimento è una donna bianca (di nazionalità italiana) e poco dopo il
ritrovamento del bambino il questore di Salerno ha detto che "avevamo una
traccia precisa e abbiamo seguito una sola pista". Insomma, secondo la polizia
la pista delle donne rom non è mai esistita. D'altra parte, la madre del bambino
rapito ha detto da subito che l'infermiera parlava italiano molto bene. Resta da
capire perché la "pista rom" sia arrivata sui mezzi di informazione e perché ci
sia rimasta così a lungo.
L'ANSA non ha battuto alcun comunicato scrivendo dell'esistenza di una pista
rom. Questa fa capolino invece in un dispaccio dell'Adnkronos delle 19,22, ma
per essere smentita dalla voce di uno degli investigatori: "Dalle testimonianze
raccolte, riteniamo che la donna che ha portato via il piccolo Luca fosse
italiana e non una rom". E in effetti l'ANSA interviene poco dopo, prima per
dare conto delle ricerche infruttuose dei poliziotti nei campi rom della zona
(ma la pista c'era o no, allora?) e poi per dare la smentita definitiva, poco
prima delle 21.
Qualcuno ha detto che si trattava di donne di etnia rom – controlli,
senza esito, sono stati fatti in campi rom – ma in serata un identikit
diffuso a tutte le forze dell'ordine e su tutto il territorio nazionale ha
fatto chiarezza: si tratta di una donna giovane, di carnagione scura,
capelli ondulati e lunghi, corporatura esile, altezza tra 1,70 e 1,75,
nazionalità italiana perché ha scambiato parole con la mamma e con la nonna
del bambino e ha dimostrato di conoscere bene la lingua.
Salvo poi battere un altro dispaccio intorno alle 22, poche ore prima che
Luca Cioffi venisse ritrovato, con questo testo:
(ANSA) – ROMA, 7 GIU – Un traffico di neonati tra la provincia di Napoli
e l'Agro Sarnese Nocerino venne scoperto due anni fa dai carabinieri della
compagnia di Nocera Inferiore, gli stessi che oggi sono impegnati nelle
ricerche del neonato rapito nell'ospedale della città. In quel caso, però, i
bambini oggetto del traffico non erano stati precedentemente sequestrati, ma
erano gli stessi genitori – dei nomadi rom – a metterli in vendita. I soldi
venivano divisi tra la mediatrice, una donna del posto, che venne arrestata,
e i genitori dei bambini, quattro romeni e due slavi. Nel corso
dell'operazione fu anche recuperata una neonata di 21 giorni che era stata
appena consegnata ad una coppia italiana. Le indagini erano partite da una
denuncia per truffa presentata da una coppia di coniugi del beneventano.
Avevano conosciuto alcuni mesi prima la mediatrice, che si era presentata
come una benefattrice e aveva proposto loro un metodo "alternativo" per
ottenere un figlio senza attendere le lungaggini della procedura per
l'adozione. Alla coppia di Benevento la donna aveva anche rilasciato una
ricevuta per 18 mila euro: "Per la consegna di due bambine", era
specificato.
Insomma, un caso piuttosto diverso da quello di ieri – quello era un
rapimento, questo era invece era un traffico di bambini venduti volontariamente
– ma secondo l'ANSA abbastanza simile da essere messo in relazione coi fatti in
corso.
Non si tratta affatto di un
fenomeno nuovo. C'è il caso di Ponticelli, a
seguito del quale una ragazza fu condannata per tentato sequestro. Un caso
oggetto di
un libro del giornalista del Corriere Marco Imarisio, che lo definì
"una montatura": i giornali
titolarono "rom tenta di rapire neonata", la ragazza
in questione venne quasi linciata, nei giorni successivi diversi campi rom
vennero dati alle fiamme, per
vendetta. Dopo qualche giorno – nel silenzio quasi
assoluto dei giornali, stavolta – in molti espressero
dubbi sul fatto che
si
trattasse davvero di un tentativo di rapimento. In ogni caso, venne fuori che la
ragazza non era nemmeno di etnia rom. Qualche anno prima ci fu
un altro caso
simile a Lecco, qualche tempo dopo accadde la stessa cosa a Catania:
arresti per
rapimento, grandi allarmi e titoloni sugli zingari che rapiscono i bambini, e
poi assoluzioni per mancanza di qualsiasi elemento a carico dell'accusa.
Viviamo in un paese in cui – a causa di una singolare e inquietante
commistione di psicosi collettive, razzismo e mitologia medievale – per ogni
bambino rapito si trova sempre qualcuno pronto a tirar fuori e avvalorare
presunte "piste rom". Un paese in cui una persona di etnia rom che si avvicina a
un bambino è già un "tentativo di rapimento": al quale seguono – nel migliore
dei casi – degli arresti; nel peggiore, dei linciaggi. Ma è molto peggio di
così. Viviamo in un paese in cui dello stesso pregiudizio ignorante sono vittime
a volte le stesse forze dell'ordine, o la magistratura: all'epoca del caso di
Ponticelli il sostituto procuratore Alessandro Piccirillo
disse in aula che "la
Romania è entrata a far parte nella comunità europea, pertanto deve integrarsi
con la nostra cultura. Il rapimento dei neonati non appartiene alla nostra
cultura". Ma è molto peggio di così. Viviamo in un paese in cui – salvo qualche
eccezione – l'informazione e il giornalismo non si lasciano scappare
un'occasione per mettere nello stesso titolo la parola "rapimento" e quella
"rom", anche quando i fatti suggerirebbero maggiore cautela, salvo poi scrivere
lunghi articoloni indignati per gli effetti criminali e perversi delle campagne
d'odio innescate con la loro complicità.
Mentre scriviamo alcuni giornali sono già saltati sul prossimo caso, stavolta
a Prato: l'AGI
scrive che "tre rom cercano di rapire un bambino". L'ANSA
descrive la dinamica dei fatti e racconta quindi quello che oggi, in Italia, è
considerato – dalle persone, dalla stampa, dai carabinieri – un "tentativo di
rapimento".
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, sulla base della
testimonianza di un vicino di casa della famiglia del piccolo, erano circa
le 16 quando un uomo, con i baffi, si sarebbe avvicinato al muretto del
terrazzino dove il bambino stava giocando da solo, mentre i genitori erano
dentro casa. L'estraneo avrebbe teso le braccia al bimbo che avrebbe reagito
immobilizzandosi. A notare tutta la scena il vicino di casa che, preoccupato
anche per aver visto due rom nel posteggio condominiale, ha raggiunto l'uomo
chiedendogli spiegazioni su cosa stava facendo. Lo sconosciuto, senza dire
nulla, si sarebbe allontanato a piedi insieme alle due donne.
Di Fabrizio (del 08/06/2010 @ 09:26:21, in Italia, visitato 1629 volte)
ArciDallò, piazza Ugo Dallò, Castiglione delle Stiviere (MN)
Venerdì 11 Giugno alle 21.00
cortometraggi “Porrajmos” e “Ugo” (*)
2 cortometraggi sul Porrajmos, lo sterminio dei Sinti e Rom nella seconda
guerra mondiale.
Ne parliamo con Carlo Berini (SucarDrom) e esponenti della comunità Sinta
Di Fabrizio (del 07/06/2010 @ 08:59:22, in Italia, visitato 1890 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Alessia, la cui testimonianza è stata raccolta dal Gruppo EveryOne, è
stata inoltre offesa in quanto persona transessuale.
Mercoledì 2 giugno scorso Alessia Bellucci si recava alle Grotte di Frasassi, a
San Vittore, dove svolge la professione di guida turistica alle dipendenze del
Consorzio di Frasassi. Nel tragitto in bus navetta che dalla stazione porta
all'ingresso della Grotta Grande del Vento, suo luogo di lavoro abituale, un
turista italiano si lamenta del fatto che nel parcheggio adiacente alla
stazione, adibito alla sosta di caravan e roulottes, stazionino anche alcuni
caravan di Rom e Sinti. "Bisogna mandarli via, gli zingari, questo è un posto da
turisti!" esordisce, mentre alla sua voce se ne aggiungono altre, cariche di
affermazioni razziste ai danni dell'etnia Rom.
"Noi siamo lieti che lei, da turista, stia visitando i nostri luoghi,"
risponde a quel punto Alessia, "a condizione che ne rispetti gli abitanti. Chi
si trova al parcheggio è un abitante al pari di tutti gli altri e noi gradiremmo
venga rispettato da chi arriva. Qui a Genga siamo persone civili e le persone
civili conoscono una sola razza: la razza umana." A quelle affermazioni i
turisti nel bus non replicavano. Appena scesa, tuttavia Alessia, che è una
persona transessuale, veniva raggiunta da quattro turisti presenti nel mezzo
poco prima: "È un trans, lasciatela perdere" gridano, e ancora: "Comincia male
la giornata con un trans!". A quella frase sono seguite ulteriori offese.
"Quanto accaduto ad Alessia rappresenta la chiusura mentale, la volgarità e
l'ignoranza che vengono ormai ostentate, nel nostro Paese, degenerando a volte
in atti di intolleranza e violenza" affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e
Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, che hanno raccolto la
testimonianza della ragazza. "Omofobi, transfobici e razzisti si sentono
purtroppo al sicuro a causa di una sottocultura pericolosa e dilagante, mentre
mancano programmi istituzionali di inclusione e sensibilizzazione sociale sulle
diversità razziali e di genere: un dovere cui il Governo e le istituzioni locali
dovrebbero adempiere con urgenza e costanza. Il nostro Gruppo ne ha parlato
recentemente, con viva preoccupazione, durante un incontro con l'Alto
Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la signora Navi Pillay.
Sono necessari" continuano gli attivisti, "piani straordinari che, di concerto
con le organizzazioni umanitarie, non solo assistano i più deboli e
discriminati, ma soprattutto sensibilizzino coscientemente e in modo corretto
tutte le fasce della popolazione, per evitare derive razziste incontrollabili
che bollino definitivamente l'Italia come uno dei Paesi più intolleranti
d'Europa. Siamo solidali con Alessia e orgogliosi del suo coraggio e della sua
determinazione," concludono, "certi che la sua sensibilità rappresenti una
rarità da tutelare in ogni sede".
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: +39 331 3585406
info@everyonegroup.com ::
www.everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 06/06/2010 @ 09:42:30, in Italia, visitato 1912 volte)
(AGI)
- Napoli, 3 giu. - "Noi adottiamo un campo rom". E' l'impegno della prefettura
di Napoli, del comitato campano dell'Unicef e di quattro scuole della provincia
di Napoli, ufficializzato attraverso la firma di un protocollo di intesa.
L'accordo, che rientra nel un piu' ampio programma di accoglienza,
integrazione e tutela dei nomadi, prevede la realizzazione di una serie di
iniziative che puntano ad avvicinare i bambini in eta' scolastica di etnia rom
ai loro coetanei italiani per favorire un proficuo scambio culturale e una
convivenza pacifica, oltre a ridurre il tasso di abbandono scolastico. Il
protocollo scadra' il 20 novembre prossimo, in concomitanza con la celebrazione
della Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia, e potra' essere rinnovato.
"In qualita' di commissario delegato per l'emergenza insediamenti comunita'
nomadi in Campania - dice il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa - non posso
che approvare il progetto e contribuire fattivamente. Coordineremo le varie
fasi, promuoveremo altre azioni in favore dei nomadi e renderemo pubblici i dati
del censimento fatto nel 2008 sul numero dei minori e sull'ubicazione degli
insediamenti. Le cifre dicono che parliamo di circa 3.000 rom censiti, ma ce ne
dovrebbero essere altri 2.000 che non sono stati inseriti nelle rilevazioni
statistiche". Il presidente del comitato regionale dell'Unicef, Margherita Dini
Ciacci Galli, parla di una "operazione di amicizia, rivolta a persone che
chiedono di integrarsi per poter crescere. Se oggi non glielo permettiamo -
spiega - non dovremo neanche meravigliarci se domani i nostri figli saranno
attaccati da chi si e' sentito emarginato". Il responsabile dell'organizzazione
umanitaria internazionale sottolinea "il peso che questi bambini avranno in
futuro, oltre all'importanza degli stranieri per far aumentare il tasso di
natalita' in Italia", e si impegna a portare questa iniziativa all'assemblea
annuale, augurandosi che le altre regioni seguano l'esempio della Campania. "E'
poi necessario - aggiunge - attivare i servizi sociali del Comuni e i tribunali
dei minori, in modo da aiutare il minore e allo stesso tempo arrivare agli
adulti che li maltrattano". Un modo per attualizzare le parole pronunciate dal
politico e docente Piero Calamandrei, che defini' "la scuola piu' importante dei
tribunali".
(AGI) Cli/Na/Lil
Di Fabrizio (del 05/06/2010 @ 09:50:56, in Italia, visitato 1829 volte)
Segnalazione di Paolo Teruzzi
Dazebao.org di Redazione
CLES (TRENTO) - La cittadina di Cles, nella provincia di Trento ha preparato
un'ordinanza per combattere l'accattonaggio che farà discutere. In pratica se un
mendicante viene scoperto a tendere la mano per chiedere l'elemosina sarà
sanzionato fino a 500 euro di multa e in più le verranno sequestrati i soldi
ricevuti ed eventuali attrezzature usate per chiedere l'elemosina. Un
provvedimento già in vigore in altri comuni del Trentino come Borgo Valsugana,
Pergine e Rovereto, dove a marzo si segnalano già 3 multe.
Inoltre sarà vietato "richiedere denaro con insistenza, fermando o seguendo per
alcuni tratti i passanti, offrire servizi non richiesti che spesso i cittadini
dichiarano di avere accettato per timore".
Di Fabrizio (del 05/06/2010 @ 09:37:18, in Italia, visitato 1842 volte)
4 giugno 2010 - di Tiziana Paolocci
Il campo nomadi di Tor de' Cenci tra tre mesi sarà solo un ricordo. Il
Campidoglio ne ha disposto la chiusura tra settembre e ottobre prossimo e ieri
il delegato del sindaco alla Sicurezza, Giorgio Ciardi, lo ha comunicato
ufficialmente durante un sopralluogo nell'accampamento compiuto insieme al
presidente della commissione comunale Politiche sociali e sanità, Giordano Tredicine, al capo dell'Ufficio per il coordinamento operativo all'emergenza
rom, Antonio Di Maggio e al presidente del municipio XII, Pasquale Calzetta.
«Entro fine mese riteniamo che vengano individuate le aree destinate ai futuri
campi nomadi attrezzati - ha spiegato Tredicine - lunedì verranno aperte in
prefettura le buste del bando che contengono i siti candidati. Dovrebbero essere
quattro, tre maxicampi e uno transitorio, ma non escludiamo che possano essere
di più se le aree candidate sono piccole».
Il primo insediamento che chiuderà i battenti sarà quello della Martora,
seguito da Tor de' Cenci, mentre riprenderanno tra qualche settimana le
operazioni di fotosegnalamento degli abitanti nell'insediamento sulla via
Pontina. Fino a oggi sono stati censiti infatti circa cento maggiorenni, ma ne
mancano ancora 230. Ciardi ha promesso anche la realizzazione di un tavolo
tecnico composto dai rappresentanti del Comune coinvolti nel piano nomadi per
suggerire le priorità nei trasferimenti, in relazione alla vicinanza o meno con
i centri abitati. Al tavolo, che si riunirà mensilmente per delineare le varie
strategie operative, siederanno anche Tredicine e il presidente della
commissione Sicurezza Fabrizio Santori che lavorerà in sinergia con il direttore
del V dipartimento Angelo Scozzafava.
I nomadi guardano al futuro con entusiasmo, anche se trapela qualche timore
riguardo ai tempi e ai modi del loro trasferimento. «Siamo pronti ad andar via
se viene mantenuta la parola data, ma il campo non si muove da qui finché quello
nuovo non sarà pronto», dichiara Ferid Sejdic, portavoce del campo Tor de Cenci.
«Vogliamo sapere con certezza in che zona andremo a vivere - sottolinea
Sejdic - siamo qui da quindici anni. È fondamentale che si rispettino gli
impegni. Abbiamo firmato l'accordo per il trasferimento alcuni giorni fa perché
ci è stato detto che una nostra cooperativa si occuperà della manutenzione e
della pulizia del nuovo campo. In questo modo il Comune invece di pagare
soggetti esterni ci darà la possibilità di avere un lavoro onesto».
|