Rom e Sinti da tutto il mondo

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 28/06/2010 @ 09:09:03, in Italia, visitato 2356 volte)

Venerdì scorso su Facebook girava questo appello: Alle h.7.30 sarà sgomberato il campo rom di v.le Forlanini. A tutti quelli che potranno l'appuntamento è per le h.6.45 muro ex caserma Forlanini. Sul blog di Luciano Muhlbauer ecco com'è andata:

De Corato i comunicati stampa li produce in serie. In particolare gli piacciono quelli che aggiornano il suo personalissimo contatore degli sgomberi di rom. Gli piacciono così tanto che ieri si è fatto prendere la mano, rivendicando per mezzo stampa uno sgombero immaginario.

E così, per evitare che qualche giornalista se ne accorgesse e per salvare la faccia al nostro vice, la Polizia Locale è stata mobilitata immediatamente ed ha eseguito lo sgombero ex post. Ma sabato di solito non si fanno queste cose, perché i servizi sociali durante il weekend non sono disponibili. E quindi, stamattina in viale Forlanini, nella zona ex-caserma, non c’era nemmeno un funzionario dei servizi sociali, ma soltanto poliziotti locali.

Ma andiamo con ordine. Ieri in tarda mattinata il vice della Moratti ha sfornato un lunghissimo comunicato stampa con il quale annunciavo gli sgomberi n. 282 e n. 283. "Doppio sgombero" gongolava il vice, uno in via Colico e l’altro "in un'area privata di via Forlanini vicino all'ex caserma militare. Amsa ha provveduto a ripulire i luoghi da rifiuti e masserizie".

I più sorpresi della notizia erano i volontari della zona che seguono da tempo le famiglie rom e che erano presenti sul posto. Infatti, ieri non è successo assolutamente nulla. Né sgomberi, né Amsa che ripulisce.

A questo punto possiamo soltanto provare ad immaginarci quello che è successo in Comune. Lo sgombero era effettivamente programmato per ieri mattina –infatti, questo è quanto si aspettavano i volontari-, ma poi qualcuno dalle parti della polizia locale si sarà accorto che c’era lo sciopero generale e che forse non era in grado di garantire il personale necessario. Quindi, rinviato tutto, ma si era dimenticato di avvertire il capo -oppure anche in polizia locale non ne possono più di De Corato?- che nel frattempo fremeva nel suo ufficio con il comunicato stampa già pronto.

Il vice, da parte sua, parla molto di sgomberi, abusivi eccetera, perché questo fa bene alla sua campagna elettorale permanente, ma poi più di tanto non gliene frega e così non ha verificato un bel niente. Un ok all’addetto stampa e avanti con il prossimo comunicato sul prossimo argomento.
Quando qualcuno gli avrà detto come stavano le cose si sarà arrabbiato e così, sabato o non sabato, servizi sociali aperti o chiusi, che caschi il mondo, ma lo sgombero andava recuperato ex post. E così è stato.

Ora, per concludere, potremmo farci tutti quanti una bella risata di fronte alla sempre più farsesca politica degli sgomberi della destra cittadina, se non fosse che di mezzo ci sono delle persone in carne ed ossa, bambini compresi, nonché la decenza e il decoro della città.

De Corato dovrebbe chiedere scusa e qualcuno dovrebbe spiegargli che la cosa pubblica non è cosa sua, da utilizzare per i suoi fini politici privati.

Post Scriptum: se i rom a Milano sono soltanto qualche migliaio, secondo i dati della Prefettura e del Ministero degli Interni, e se il Comune ha effettuato 283 sgomberi, cioè praticamente uno sgombero ogni 10 persone, come mai ci sono ancora insediamenti rom a Milano? Non sarà che tutto è una gigantesca presa per i fondelli ad uso e consumo dei vari De Corato e Salvini, con l’inaccettabile conseguenza di un sacco di bimbi costretti a crescere sotto i ponti e nelle baracche?

 
Di Fabrizio (del 27/06/2010 @ 09:16:28, in Italia, visitato 1990 volte)

FamigliaCristiana.it Al nostro Paese si contesta in particolare di non riconoscere i diritti delle minoranze. Alcune testimonianze di chi, anche a livello internazionale, si occupa di queste etnie.
"Difficile anche evangelizzare" denuncia un pastore evangelico.

Matrimonio Rom. Un momento di festa nella Tenda del Convegno montata a Mantova a metà giugno 2010.

22/06/2010  «La nostra attività missionaria di annuncio della Parola si svolge tra mille pastoie burocratiche e spesso non ne veniamo fuori», dice con un sospiro Davide Casadio, volto e capelli bruni che, insieme ai suoi tipici tratti somatici, rivela tutta la sua origine rom. Pastore evangelico della Missione Evangelica Zigana (realtà evangelica associata alle Assemblee di Dio in Italia), Davide, che non mostra più di 40 anni, ha passato un'infanzia a traino della comunità di giostrai a cui apparteneva suo padre, prima di trovare l'anima gemella, convolare a nozze e mettere al mondo 5 bambini, due dei quali già padri a loro volta.

«La nostra attività pastorale consiste principalmente nell'avvicinare la nostra gente per predicare la parola di Dio», prosegue l'uomo, che, scoperta la sua vocazione e compiuti gli studi, si è sistemato a Piacenza nella scuola biblica della sua associazione. «Durante i mesi estivi a turno tutti noi, circa 40 pastori, ci muoviamo cercando di raggiungere le zone dove sono concentrate le nostre comunità e piantiamo la "Tenda del Convegno", un luogo di preghiera e predicazione aperto a tutti, anche ai credenti in altre confessioni o religioni. Un luogo di pace, insomma, come quello che abbiamo organizzato a metà giugno a Mantova, che però purtroppo conosce problemi sempre maggiori: l'autorizzazione per occupare per un certo tempo il suolo pubblico non ci viene infatti concessa con facilità a causa della legislazione vigente, che favorisce solo gli spettacoli viaggianti. Un'attività di questo genere richiede infatti la presenza di tutte le precauzioni per la sicurezza pubblica, come i bagni o la presenza di pompieri. Una circostanza che, se non corretta, riteniamo che configuri una doppia discriminazione, razziale, essendo i Rom e Sinti minoranza non riconosciuta in Italia, e soprattutto religiosa, perchè impedisce di fatto il culto a un'organizzazione come la nostra che, essendo parte delle Assemblee di Dio in Italia riconosciute dallo Stato italiano, avrebbe tutto il diritto di organizzare manifestazioni religiose come queste».

All'Università Bicocca di Milano il convegno "La condizione giuridica di Rom e Sinti in Italia" ha sviscerato in questi giorni con l'aiuto di esperti internazionali la complessa situazione delle popolazioni Rom e Sinti nel nostro territorio, spesso salite all'onore della cronaca per i numerosi sgomberi dai loro campi di questi mesi. La loro condizione appare infatti molto eterogenea (vi sono cittadini italiani, dell'Unione europea, extracomunitari, rifugiati e apolidi) e precaria dal punto di vista linguistico e culturale. L'obiettivo del convegno è stato formativo, relativo cioé all'aggiornamento sugli strumenti di protezione e tutela dei Rom e Sinti, ma anche di riflessione e proposta sui problemi e modelli legislativi di tutela e protezione di queste minoranze. Detto che la maggior parte di questa popolazione in Italia è ormai stanziale, è emerso in molte relazioni che esiste una vera e propria discriminazione che viene attuata in Italia verso queste popolazioni.

Paolo Bonetti, ad esempio, professore associato di diritto costituzionale alla Bicocca, ha affermato che «nell'attuale pubblicistica la presenza di Rom e Sinti è spesso accostata al tema della sicurezza, cioè dei pericoli per la sicurezza di tutti derivanti da fenomeni di illegalità diffusa o di microcriminalità o di occupazione abusiva di immobili». E ha aggiunto: «Quando una persona non è certa del proprio status giuridico, della propria cittadinanza, della propria abitazione, dell'accesso ai diritti sociali ed è oggetto di discriminazioni, emarginazione lavorativa, stigmatizzazione da parte dei mass media, allora nessuno di coloro che vivono in una società può sentirsi sicuro, perché quella società non è ben organizzata e si contraddicono così i principi fondamentali personalisti che caratterizzano la forma di Stato». In definitiva «una delle principali vie d'uscita sicure da questa situazione criminogena è quella di giungere al più presto all'approvazione di una legge statale che in attuazione dell’art. 6 della Costituzione preveda norme specifiche di riconoscimento, di tutela della minoranza dei Rom e dei Sinti presenti in Italia e azioni positive di inclusione sociale ai sensi dell’art. 3 della Carta fondamentale».

Stefano Stimamiglio

 

Di Alberto Maria Melis

A suggerirmi a scrivere questa breve riflessione, sono state due notizie appena trovate sul web, una relativa a uno sgombero di un campo rom effettuato nei giorni scorsi, l'altro a uno sgombero che presto verrà effettuato (riporto entrambe in chiusura).

Ciò che colpisce è il loro tono asettico, soprattutto laddove si riportano i commenti degli amministratori, sia di "destra" che di "sinistra". Gli amministratori, Alemanno in testa, rivendicano l'eroica impresa di cacciare via dalle loro baracche i rom, di proseguire nella schedatura fotosegnaletica, di andare incontro ai "cittadini" nella loro qualità evidentemente più appetibile, quella di "votanti"; i politici dell'opposizione, di questa "sinistra" che non riesce a cogliere il nauseabondo fetore dell'imputridire delle sue radici, si spinge a criticare Alemanno per non aver fatto subito il suo "dovere", e anzi ci si erge a impavida e miliziana sentinella dei futuri sgomberi.

Come siamo diventati un paese così? O lo siamo sempre stati e non ce ne siamo accorti? Qualche tempo fa, quando Maroni rese pubblica l'idea di schedare i bambini rom, io e altri scrittori per ragazzi sottoscrivemmo un appello contro una pratica di stampo palesemente razziale. La notizia ebbe qualche eco sulla stampa, da Repubblica al Corriere della Sera e via via sulle testate minori, ma fu un'esile luce che si suicidò silente nel buio, perché noi scrittori di appelli ne firmiamo due dozzine al giorno, e forse anche perché mantenere costante un impegno a favore dei rom, di questo popolo più che mai reietto e "indifendibile", è roba da refrattari pochi e disperati, da pazzi e ostinati non troppo avveduti nel scegliersi le buone cause, quelle che non ti portano a correre il rischio di renderti inviso ai "cittadini lettori", che non solo votano ma acquistano, o mandano al rogo, i libri.

Non ci sono stati nuovi appelli quindi. anche se sono convinto che molti tra coloro che allora firmarono lo rifarebbero di nuovo, ma solo un generalizzato silenzio che si accompagna al mutismo complice dei cosiddetti intellettuali di questo nostro Paese, e che soccombe ogni giorno al feroce vocabolario della normalizzazione. Un vocabolario che trasfigura le ragioni e i torti, e che soprattutto annichilisce, negandogli voce, forma ed esistenza, ogni singolo uomo, donna e bambino vittima dell'oltraggio di uno sgombero forzato.

Chiunque abbia assistito a uno sgombero di un campo rom sa cosa intendo dire. Perché i "rom" di cui scrivono le brevi notizie sulla stampa, non esistono. Esistono invece, in carne ed ossa, Marika, o Nusret, o Negiba, o Svetlana o Zafiro. Marika che ha solo cinque anni e vorrebbe stare ancora un po' sotto le coperte. Nusret che ha solo sette anni ed è preoccupato perché la sera prima non aveva finito i compiti. Negiba, sua madre, che all'arrivo della polizia e delle ruspe ha lasciato andare il pentolino del latte sul pavimento. Svetlana che è così vecchia da dover essere trasportata a peso fuori dalla sua barakina di cartone e legno pesto. E Zafiro... Zafiro divorato dal cancro, scavato nel petto e nel viso, tutto denti e tutto occhi, che quella mattina non potrà trascinarsi all'ospedale per la chemioterapia.

Chiunque abbia assistito a uno sgombero, sa che i rom di cui si scrive sui giornali non esistono. Quelli che esistono hanno nomi e cognomi, hanno facce, mani e cuori che impazzano di paura e di una rabbia antica nel petto.

E neppure le baracche di cui si scrive sui giornali, esistono. Perché quei miseri spazi raccolti tra quattro pareti, sono casa. Come la mia o la vostra. Sono il luogo del mangiare insieme, del parlare, dell'amarsi e del riposarsi. Sono il luogo del rifugio e della riflessione, dei progetti e dei ricordi, della malattia e della guarigione, del vivere e del morire.
Se chi firma un'ordinanza di sgombero forzato avesse reale coscienza di ciò che sta facendo, udrebbe il fruscio della sua penna trasfigurarsi nel fragore delle ruspe che non distruggono solo le case, ma le vite di chi in quelle case viveva.

Marika, Nusret, Negiba, Svetlana e Zafiro. Moltiplicati per centinaia e centinaia di destini e di volti, tanti quanti sono stati gli sgomberi forzati dei campi rom avvenuti negli ultimi due anni nel nostro Paese.


Portuense: sgomberato campo nomadi a Valle dei Casali
Santori (Pdl): passo in avanti per il decoro e la sicurezza della città - 22/06/2010

Proseguono le azioni del Piano nomadi della Capitale. La mattina del 21 giugno 2010 è stato sgomberato un insediamento abusivo nella riserva della Valle dei Casali, in un'area proprietà dell'Ater, tra via San Pantaleo Campano e via Newton, al Portuense.

Lo sgombero è stato effettuato dagli agenti della polizia municipale sotto il coordinamento dell'Ufficio politiche per la sicurezza del Comune, insieme a personale specializzato in operazioni di risanamento.

"Con il completamento degli sgomberi nella riserva della Valle dei Casali si compie un altro importante passo avanti per la sicurezza e il decoro della città. La giunta Alemanno è impegnata a completare nel minor tempo possibile l'attuazione del piano nomadi e a restituire ai cittadini le zone di Roma cadute in mano a rom e senza fissa dimora dopo anni di lassismo da parte delle giunte di centro sinistra. Si tratta di obiettivi chiari e di impegni che saranno mantenuti". Lo afferma in una nota il presidente della Commissione sicurezza del Comune di Roma, Fabrizio Santori, commentando lo sgombero.

"Si è trattato di un intervento a integrazione di una fase precedente attuata a marzo – prosegue Santori - mirato oltre che allo sgombero anche al ripristino e alla bonifica dell'area per evitare che edificazioni abusive e occupazioni illegali si possano ripetere.

E' infatti fondamentale - conclude Santori - riuscire a coordinare tutte le fasi di intervento in modo che avvengano in maniera congiunta. Solo così sarà possibile rendere i provvedimenti definitivi, evitando con recinzioni, bonifiche dei terreni, potatura della vegetazione troppo folta che permette alle baracche di rimanere nascoste tra il verde, che luoghi sgomberati siano nuovamente invasi a distanza di poco tempo da insediamenti abusivi"


Cronaca
Muratella: il campo nomadi chiuderà entro fine anno
A dirlo è il sindaco Alemanno, che ha promesso anche un presidio 24 ore su 24 delle forze dell'ordine
di Antonio Scafati - 22/06/2010

Monta la rabbia dei cittadini di Muratella, decisi a veder chiuso l'insediamento di nomadi di via Marchetti. Qualche giorno fa, l'istallazione nel di alcuni bagni chimici aveva fatto storcere il naso ai cittadini del quartiere, che da tempo aspettano la chiusura del campo nomadi.

Il 21 giugno 2010 i comitati di quartiere avevano in programma una manifestazione non autorizzata per dire il loro no all'illegalità che regna nel quartiere, ma tra di loro è arrivato a sorpresa il sindaco Alemanno.
Insieme a lui, l'assessore capitolino alle politiche sociali Sveva Belviso, il presidente della commissione sicurezza Fabrizio Santori e il delegato del sindaco alla sicurezza Giuseppe Ciardi.

Minacciare manifestazioni non autorizzate ha evidentemente portato frutti, visto che il Sindaco ha promesso un presidio 24 ore su 24 delle forze dell'ordine e un incontro il 7 luglio in Campidoglio per discutere del campo in via Marchetti.
Non solo: Alemanno ha anche preso l'impegno che il campo verrà chiuso entro la fine dell'anno. Sempre secondo il Sindaco il foto segnalamento dei nomadi comincerà a breve.

L'opposizione, dal canto suo, non lesina critiche all'operato di Alemanno.
"Quando ormai la situazione stava degenerando ed il malcontento stava portando i cittadini a manifestare in Campidoglio, il Sindaco si presenta personalmente a Muratella salvandosi in calcio d'angolo". Ad affermarlo in una nota del 21 giugno 2010 è il consigliere comunale del PD Dario Nanni, membro della Commisione Sicurezza.

"E' singolare - prosegue Nanni - che tra gli impegni presi dall'attuale Sindaco ci sia anche quello di far posizionare un posto di polizia in quel quartiere, proprio come da me richiesto con un emendamento ad una mozione del PDL. Fa piacere verificare che gli atti presentati dall'opposizione e non condivisi dai Consiglieri Comunali del PDL, diventino poi proposte del Sindaco. Già questo basterebbe da solo a spiegare le contraddizioni interne alla maggioranza."

"Per quanto mi riguarda - conclude Nanni - terrò bene in mente le promesse fatte ieri ai cittadini di Muratella dal Sindaco, dall'Assessoredel Belviso e dagli altri esponenti del PDL al loro seguito, sperando che queste promesse non diventino per la maggioranza l'ennesimo autogol".

 
Di Fabrizio (del 26/06/2010 @ 09:07:08, in Italia, visitato 2531 volte)

Mi scrive Stefania Cammarata: Ricevo da Luigi Pecora, pastore battista a Moncalieri (TO) e, su sua gentile concessione, pubblico e diffondo.

Carissime e carissimi,

tutti voi siete stati messi a conoscenza della storia di una famiglia rom, che dallo scorso autunno frequenta la nostra chiesa di Moncalieri. Erano arrivati nel nostro territorio da pochi mesi, per stanziarsi sulle rive del Po.

Come comunità cristiana, ci siamo adoperati per dar loro un sostegno di natura pratica in ordine alle necessità quotidiane, e nel frattempo mi sono attivato presso i servizi sociali per offrire loro una nuova collocazione che fosse dignitosa ed umanitaria. Tutto l'impegno profuso e la sensibilizzazione, avvenuta anche attraverso organi di stampa, non ha sortito l'interesse di nessuna autorità preposta. Ciò che abbiamo raccolto in questi giorni, è un ordine di sgombero, che verrà eseguito lunedi' 28 giugno, alle 6:30 del mattino, con tanto di ruspe, Vigili Urbani e Carabinieri. Il tutto per 4 famiglie, e tra queste il nostro nucleo, la famiglia Garcia. Essa è composta da 4 bambini di un'età compresa fra i 5 e gli 11 anni, la loro nonna, la loro mamma di 33 anni, ed uno zio con disabilità psichica. Non posso concepire che i servizi sociali e l'assessore preposto non si siamo preoccupati di pensare ad una collocazione di questa sfortunata e vulnerabile famiglia, a seguito dello sgombero. Per evitare che queste fragili persone, lunedì notte dormano sotto le stelle (o sotto le nubi, dipende dal tempo), la Chiesa Evangelica Battista di Moncalieri, accoglierà temporaneamente tale nucleo, per motivi umanitari sui quali non si può transigere.

Nell'augurio che questa storia possa avere una lieta conclusione, vi saluto cordialmente.
past. Luigi Pecora - Moncalieri.

AGGIORNAMENTO:
Grazie Fabrizio per l'interessamento. Mi permetto di aggiornarti con le ultime notizie che mi ha mandato Luigi Pecora.
Buona giornata,
Stefania


Carissimi amici/e,
oggi è stata una giornata intensa per contatti, telefonate e richieste. La bella notizia è che una parrocchia di Moncalieri ha regalato una roulotte alla nostra famigliola assistita. Abbiamo già le chiavi e nei prossimi giorni la sposteremo da Torino a Moncalieri. Il prossimo "step", sarà quello di studiare il luogo in cui collocare la roulotte con la famiglia dentro, fino a quando non sarà possibile per loro (stiamo lavorando in tal senso), l' entrare in un campo sosta regolare.
In tal modo, evitiamo di ospitarli nella nostra chiesa, cosa che avremmo fatto senza "se" e senza "ma", fino a quando oggi non abbiamo potuto visitare la roulotte nella zona di corso Orbassano a Torino.
Un caro saluto a tutti voi, ed in particolare a coloro che hanno espresso il loro interessamento e solidarietà, nei confronti di tale nucleo rom, il quale ha solo voglia di poter essere messo nelle condizioni di vivere una vita normale.
past. Luigi Pecora.

 
Di Fabrizio (del 24/06/2010 @ 09:05:18, in Italia, visitato 2012 volte)

L'Europa invisibile
Il lavoro di MEDU negli insediamenti spontanei dei Rom rumeni a Firenze e Sesto Fiorentino

Lunedì 28 giugno 2010
Biblioteca delle Oblate - via dell'Oriuolo 2, Firenze

ore 16.00
- Apertura dei lavori - Paolo Sarti
- Salute e accesso ai servizi - Andrea Bassetti
- Riflessioni antropologiche -Umberto Pellecchia
- Conclusioni - Marco Zanchetta

ore 17.00 - Tavola rotonda
Fuori dall'invisibilità: ruoli e responsabilità
moderatore: Domenico Guarino
Salvatore Allocca, Sabrina Tosi Cambini, Daniela Carboni, Antonella Coniglio, Laura Grazzini, Maurizio Grezzi, Demir Mustafa

ore 18.30 - Dibattito con il pubblico e conclusioni

 
Di Fabrizio (del 23/06/2010 @ 14:54:42, in Italia, visitato 1675 volte)

Segnalazione di Franco Marchi da L'Arena (versione cartacea)
«Noi ospitali, loro delinquono»
Il gruppo leghista in consiglio regionale chiede l'abolizione della legge veneta sugli stanziamenti a favore di rom e sinti. Il Pd: «Tosi e Maroni hanno stanziato 1,4 milioni per due campi nomadi: il Carroccio è un'armata Brancaleone»
22/06/2010

Venezia. Il gruppo della Lega Nord in consiglio regionale ha presentato un progetto di legge composto di un unico articolo che chiede l’abrogazione della legge veneta che dispone interventi «a tutela della cultura dei Rom e dei Sinti». La norma che i consiglieri leghisti intendono abrogare risale al 1989 e prevede l’allargamento anche ai nomadi di etnia Sinti degli interventi di tutela previsti da una legge del 1984 che si occupava solo dei Rom. La legge in vigore prevede finanziamenti agli enti locali (Comuni anche consorziati e Comunità montane) da destinare, soprattutto, all’allestimento di campi sosta attrezzati per i nomadi, all’inserimento scolastico dei loro bambini e l’inserimento lavorativo degli adulti. «In nome di una malintesa "cultura dell’accoglienza"», sostiene il primo firmatario, il capogruppo Federico Caner, «per anni sono stati erogati ingenti finanziamenti a questi gruppi Rom e Sinti producendo danni enormi, dal punto di vista sociale, alla comunità nazionale e alle genti venete in particolare». «La gente veneta è ospitale», aggiunge, «ma questa sua predisposizione non va confusa con incapacità di autotutelarsi dalla presenza di insediamenti di genti e popoli che per le loro peculiarità e i loro costumi, in verità assai discutibili, rappresentano una costante fonte di disagio e di turbamento sociale anche in considerazione delle numerosissime violazioni della legge penale e dei problemi di ordine pubblico che seguono costantemente la presenza di questi insediamenti nel territorio».

Il consigliere regionale del Partito democratico Claudio Sinigaglia commenta la presentazione del progetto leghista per abrogare l’attuale norma regionale per tutelare la cultura Rom e Sinti osservando che esso sconfessa quanto deciso a Verona dal sindaco leghista Tosi che, assieme al ministro degli Interni leghista Maroni, ha stanziato 1,4 milioni di euro per riqualificare ben due campi nomadi. «Mi sembra», afferma Sinigaglia, «che nella Lega domini l’anarchia e l’assenza di una strategia comune con cui affrontare le questioni legate all’integrazione sociale: roba da armata Brancaleone. Il dato di fatto», conclude l’esponente del Pd, «è che con questa proposta Caner segue le orme del suo governo che vuole azzerare ogni finanziamento ai Comuni impoverendoli irrimediabilmente, alla faccia del federalismo. Col risultato,in questo caso, che le amministrazioni locali non potranno fare più nulla ad esempio sul fronte dell’integrazione scolastica, e che per i veneti i problemi di convivenza, invece che sparire, diventeranno sempre più giganteschi».

 
Di Fabrizio (del 22/06/2010 @ 09:39:35, in Italia, visitato 1569 volte)

COMUNICATO STAMPA
Lo SCI Italia - Gruppo Regionale Sardegna- , in collaborazione col comitato studentesco Forgotten e la provincia di Cagliari
presentano:

THE FORGOTTEN AMONG THE FORGOTTEN
Iniziative e dibattiti sula memoria della persecuzione nazi-fascista e sulla situazione attuale di Rom e Sinti

venerdì 25 e sabato 26 giugno 2010
Cagliari, Sala Cosseddu, presso la Casa dello Studente in Via Trentino

Il 25 e 26 giugno 2010 lo SCI Italia (Gruppo Regionale Sardegna), in collaborazione col comitato studentesco Forgotten e la provincia di Cagliari, organizza a Cagliari il primo evento della seconda edizione del progetto Forgotten, che tratterà le tematiche della discriminazione dei Rom e dei Sinti e la memoria della persecuzione nazi-fascista, con dibattiti, conferenze e proiezioni di video.

Programma dell'evento:

Venerdì 25 giugno
Dalle 17.00 SCI Italia
Introduzione al progetto The Forgotten among the Forgotten

ore 17.30 prof. Massimo Aresu
I Rom e Sinti in Italia

ore 18.15 Prof. Gianni Loy e prof. Roberto Cherchi
Problematiche giuridiche su Rom e Sinti

ore 19.00 Dibattito

ore 21.30 Proiezione del documentario "A forza di essere vento"

Sabato 26 giugno
Dalle 17.00 SCI Germania; SCI Romania; Roma Onlus; Mundi Romani – Hungary
Le persecuzioni di Rom e Sinti nel periodo nazifascista in Europa

ore 18.00 I volontari internazionali SCI e dott.sa Licia Porcedda
Le persecuzioni di Rom e Sinti nel periodo nazifascista in Sardegna

ore 19.00 SCI Italia e ospiti
Dibattito sulle prospettive di inclusione sociale Dei Rom

ore 22.00 Proiezione del documentario “Le donne vestivano gonne fiorite”

Partners dell'iniziativa:
Romà onlus, Romamedia Foundation, Centrul National de Cultura a Romilor, SCi Germania,SCI Romania

Per informazioni:
www.theforgotten.eu - sardegna@sci-italia.it

Dal 1948 Servizio Civile Internazionale. Onlus
Membro consultivo dell'UNESCO e del Consiglio d'Europa
ONG riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri
Elena Cavassa
e-mail: evs@sci-italia.it
Tel. 06/5580661-644
Gruppo SCI Sardegna
sardegna@sci-italia.it

 
Di Fabrizio (del 20/06/2010 @ 09:23:37, in Italia, visitato 1968 volte)

Domenica 27 giugno
h. 14.00 pranzo collettivo e solidale
h. 16.00 attività ludiche per bambini e non solo
h. 18.00 assemblea sulle prospettive della lotta di via Triboniano
h. 20.00 musica e proiezioni fino a tarda sera

Crediamo che far giocare insieme i nostri bambini, sedersi insieme intorno alla stessa tavola, danzare fianco a fianco, significhi creare quell'occasione d'incontro per dimostrare che i rom non sono cattivi come alcuni vogliono far credere.

Noi rom abbiamo una nostra cultura, siamo dei lavoratori come tutti e i duecento bambini del campo frequentano ormai da una decina d'anni le scuole della zona. Noi rom non siamo persone da vendere per gli interessi dell'expo 2015. Siamo donne e uomini come tutti voi con diritti e dignità.

Cancellare la vita del campo senza reali soluzioni alternative, equivale a buttarci su una strada come animali e destinare i nostri figli a una vita di emarginazione.

Perciò con questa iniziativa vogliamo semplicemente rivendicare il diritto ad avere un futuro migliore per noi e soprattutto per i nostri bambini.

Gli abitanti del campo rom di via Triboniano e di via Barzaghi

 
Di Fabrizio (del 19/06/2010 @ 09:04:30, in Italia, visitato 2582 volte)

PeaceReporter.net

I rom chiedono al Comune di Milano di essere coinvolti nelle trattative che li riguardano

"Non siamo gente cattiva, vogliamo solo vivere in pace". Così dice Marian, uno degli abitanti del campo di via Triboniano, al termine della conferenza stampa organizzata a Milano dalla Federazione Rom&Sinti insieme. Obiettivo dell'incontro, denunciare la situazione della comunità rom nel capoluogo lombardo. "Siamo molto preoccupati – dice Dijana Pavlovic, vicepresidente della Federazione – quello che si sta verificando a Milano è anomalo, anche rispetto alle altre città italiane". A impensierire i rom è il continuo ricorso alla pratica degli sgomberi che ormai sistematicamente viene portato avanti dalle autorità milanesi, senza alcuna proposta alternativa. "Dal 2007 a oggi – prosegue la Pavlovic – nella città sono stati effettuati 271 sgomberi, ben 95 solo nei premi mesi del 2010. Quasi la totalità degli zingari allontanati vive ancora a Milano: lo sgombero non è una soluzione. Il ministero degli Interni ha stanziato 13 milioni di euro per affrontare il problema dei rom nel capoluogo, ma il Comune non fornisce spiegazioni chiare sull'utilizzo di questi soldi. In base ai dati forniti dalla Caritas e dalla Casa della Carità, nove dei tredici milioni verranno utilizzati per la sicurezza. Tradotto significa per gli sgomberi e l'installazione delle telecamere nei campi, che poi verranno dismessi. Solo i restanti quattro milioni verranno usati per l'inserimento sociale dei rom, di cui un milione e 800mila per l'inserimento nelle case".

Secondo la comunità rom, le risorse stanziate, se usate in maniera diversa, potrebbero risolvere una volta per tutte il problema legato alla loro presenza sul territorio. Manca, però, una qualsiasi forma di dialogo con i responsabili del Comune, il vice-sindaco Riccardo De Corato, e Mariolina Moioli, assessore alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali. "Nessuno parla con noi – dice Marian -. Nel campo di Triboniano, dove abito, la situazione è critica. Sappiamo che entro il 30 agosto il campo verrà sgomberato per fare spazio all'Expo, ma nulla di più. Ci sono 220 bambini, molti di loro sono nati in Italia e vanno a scuola. Che senso ha spingerli su una strada, così ci obbligheranno a rubare. Sono romeno e sono in Italia da quasi 10 anni, ho tre figli di 15, 10 e 5 anni e loro non parlano romeno, perché si sentono italiani. Alcuni di noi sbagliano, ma non è giusto che paghiamo tutti e che veniamo discriminati o tenuti all'oscuro delle trattative. Siamo esseri umani e sappiamo parlare. Venite nei campi a conoscerci, così cambierete idea su di noi".

Smentito anche il luogo comune secondo cui da parte della comunità rom non viene mai fatta alcuna proposta concreta, quasi fossero incapaci di formularla e fosse il loro obiettivo vivere nelle discariche o nelle zone più degradate della città. Nel corso dell'incontro gli zingari di Triboniano hanno fatto riferimento a una lettera, indirizzata al Comune di Milano, che conteneva dei suggerimenti per una soluzione del problema dopo l'effettuazione dell'annunciato sgombero. Le proposte si concretizzano in quattro punti e di questi due sono particolarmente interessanti e riguardano la volontà di trovare una casa in affitto e la possibilità del rimpatrio assistito, che molti non escludono, a patto che venga eseguito in maniera civile. "Assegnateci una caserma dismessa – si legge nel testo – o un immobile da riadattare all'abitabilità, di proprietà pubblica o di Enti religiosi. Assegnate a questi ultimi parte dei fondi a noi destinati dal Governo o dalla Comunità europea per l'acquisto di materiale edile e per il compenso a un tecnico supervisore e noi ristruttureremo gratuitamente i locali...". Proposte che fino a questo momento sono cadute nel vuoto. Quel che è certo, è che entro fine anno verranno sgomberati altri quattro campi regolari: via Novara, via Idro, via Triboniano e via Bonfadini.

Benedetta Guerriero


c6.tv Video | Rom e Sinti a convegno: "Gli sgomberi? Parlatene con noi"

Milano. Che fine fanno i rom dopo gli sgomberi? Che fine faranno quelli del campo di via Triboniano? La Federazione Rom e Sinti Insieme, durante una conferenza stampa, ha spiegato ai milanesi la grave situazione che sta colpendo la minoranza Rom nella nostra città. Secondo la Federazione la "politica degli sgomberi" attuata da questa amministrazione comunale è "del tutto inutile, perchè si tratta - come ha spegato Dijana Pavlovic vice presidente della Federazione- di uno spreco di denaro, denaro pubblico, perchè queste persone non fanno altro che andare da un'altra parte per poi essere sgomberate anche da lì". Un problema quello dei Rom a Milano che parte anche dalla mancata comunicazione tra la parti. "Difficilmente l'amministrazione parla direttamente con i rappresentanti dei campi, e questo è sbagliato, noi con il Comune dobbiamo sempre parlare attraverso intermediari" racconta Adrian Tanase, abitante del campo rom di via Triboniano. Secondo la Federazione dei 13 milioni di euro che il Ministero degli Interni ha stanziato per la questione Rom, solamente 1 milione e 800 mila andrebbero investiti nella soluzione abitativa, e solamente 800mila per l'inserimento lavorativo. Nove milioni, invece, sono destinati alla "sicurezza" il che significa ulterori sgomberi, cancellate, telecamere e altri sistemi per mettere in sicurezza campi che rimarranno, secondo le previsioni, comunque vuoti. La Federazione ha parlato anche di "azioni legali" in preparazione per i fatti di Triboniano. Abbiamo incontrato Diana Pavlovic,vice presidente della Federazione e Adrian Tanase rom del campo di via Triboniano. Servizio ed interviste di Federica Giordani

 
Di Fabrizio (del 19/06/2010 @ 09:02:08, in Italia, visitato 1782 volte)

Segnalazione di Masilia Amieri e Paolo Teruzzi

da Eliotropo

Lungo il percorso che collega la Brianza alla stazione di Sesto FS, un conducente si accorge della presenza dei rom e li costringe ad abbandonare il mezzo pubblico

Al confine tra Monza e Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, martedì 15 giugno un autista dell'autobus z221, linea gestita dalla Brianza Trasporti, esclama: “Non voglio la merda sul mio pullman, gli zingari no. Apriamo le finestre e cambiamo aria”. Alcuni rom e una donna di colore, impaurita dalla situazione, rimangono a piedi.

Riavvolgendo il nastro. Sono all'incirca le 9.45. Fuori piove. Come consuetudine la z221, l'autobus che collega la Brianza alla stazione di Sesto FS, effettua il proprio viaggio e come sempre al confine tra Monza e Cinisello Balsamo salgono anche i rom. Resosi conto della loro salita, il guidatore perde il controllo e impone a quanti non hanno il biglietto di avvicinarsi alla sua postazione. Dopo un primo momento di esitazione da parte dei viaggiatori incriminati, il tono si fa sempre più minaccioso e aggressivo. Non contento, il conducente si alza in piedi e pretende che quanti sono sprovvisti del biglietto, scendano immediatamente dalla z221. Intimoriti dalla reazione, i rom e la donna di colore abbandonano l'autobus. Raggiunto il proprio obiettivo, il conducente non trattiene nemmeno i commenti offensivi.

Contattiamo l'ingegnere Matteo Gola dell'Ufficio marketing e comunicazione della Brianza Trasporti, azienda appartenente al gruppo Autoguidovie, per chiedere una spiegazione della vicenda.

Come reagisce l'azienda davanti a questi episodi?

“Riceviamo molte segnalazioni per comportamenti non professionali. Tutti gli autisti e i controlli verificatori seguono dei corsi di formazione dove viene loro insegnata un'etica professionale per lo svolgimento delle loro attività. Ci sono autisti che possono svolgere la funzione di controlleria in fase di salita, senza, però, modificare il tempo di percorrenza del mezzo. Si può non far salire una persona senza biglietto, ma se l'utente è già sul mezzo, non lo si può obbligare a scendere, specie nel caso di un minorenne. Se è presente un controllore, può capitare che scenda con l'utente privo del documento di viaggio per proseguire nella contravvenzione.

Qual è il suo giudizio?

Da quello che mi descrive, l'autista ha sbagliato. Non doveva far scendere le persone, quando erano già salite. Poteva bloccare in fase di salita, ma non far scendere forzatamente della gente che stava viaggiando, pur senza biglietto. Il conducente stava guidando e non poteva intervenire, perché automaticamente avrebbe ritardato il programma di esercizio e questo non va bene. Avrebbe dovuto chiamare o segnalare alla direzione che avrebbe fatto intervenire dei controllori. L'azienda chiede ai dipendenti di usare atteggiamenti sempre professionali, senza alcuna discriminazione. Il titolo di viaggio deve essere chiesto all'italiano come all'extracomunitario. A volte il biglietto viene chiesto agli italiani e non agli stranieri, perché sembra che ci sia un accanimento verso gli extracomunitari ed è un'immagina brutta da vedersi.

Cosa pensa delle esternazioni offensive del vostro autista?

Sono espressioni che non vanno dette. Sulla z221, tuttavia, che passa vicino al campo che si trova in fondo a via Borgazzi, salgono molti rom che ci hanno creato diversi problemi. Certe cose si possono pensare, ma non si possono esprimere. Bisognerebbe sempre mantenere un atteggiamento professionale e educato, ma non è facile. Gli autisti sono tanti e ognuno ha la propria testa, nonostante la formazione, spesso agiscono in autonomia. Diversi controllori sono stati rimossi dalla loro mansione per i loro atteggiamenti. Ognuno di loro è sottoposto a un periodo di verifica in cui si valutano i loro comportamenti. Ogni sei mesi l'azienda fa le proprie valutazioni e decide se sono idonei a svolgere la mansione. Molti non sono in grado o perché troppo aggressivi o perché troppo poco determinati. Noi chiediamo di agire senza discriminazione, ma con professionalità ed educazione.

Benedetta Guerriero

fonte:
http://it.peacereporter.net

 

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