Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
15/06/2009 - Il rapporto annuale di Amnesty International mostra che la Romania continua ad avere problemi nel campo del rispetto dei diritti umani e del combattere la discriminazione contro le minoranze.
Le conclusioni del rapporto Amnesty International per l'anno 2008, pubblicate giovedì 28 maggio, sono che la Romania non ha chiarito a sufficienza il suo ruolo nelle controverse attività della CIA, le forze dell'ordine sono accusate di maltrattamenti ed uso eccessivo della forza, mentre persiste la discriminazione verso le minoranze - Rom ed omosessuali. Il rapporto si riferisce anche al rapporto di giustizia della Commissione Europea del luglio 2008, che richiedeva alle autorità rumene di migliorare il sistema della giustizia e [la situazione] della corruzione, specialmente a livello delle autorità locali.
Il rapporto di Amnesty International menziona che "la discriminazione contro i Rom continua ad essere estesa ed intensa," mentre continuano ad esistere lamentele riguardo il cattivo trattamento e l'uso eccessivo della forza da parte delle autorità. I Rom non beneficiano di pari accesso all'istruzione, casa, sanità e lavoro.
La discriminazione verso i Rom da parte dei funzionari pubblici, come pure della società nel suo insieme, rimane estesa e profondamente radicata. Le autorità rumene non hanno preso misure per combattere la discriminazione e porre fine alla violenza contro i Rom.
L'espressione "Zingari ripugnanti" usata dal presidente Traian Basescu per riferirsi ad un giornalista è considerata da Amnesty International come esempio che illustra la discriminazione rom in Romania. Il rapporto menziona che la Corte di Giustizia ha giudicato l'espressione "Zingari ripugnanti" come discriminatoria, ma non l'ha sanzionata, perché usata in una discussione privata.
Ci sono rapporti continui sul cattivo trattamento e sull'uso di forza eccessiva della polizia. E molte delle vittime sono Rom. Nonostante tutto questo il Governo rumeno non è riuscito a modificare la legislazione per quanto riguarda l'uso delle armi del fuoco secondo gli standard internazionali.
BELGRADO: [...] Annunciando la Giornata Mondiale del Rifugiato per il 20
giugno, [martedì scorso l'OnG] Gruppo 484 ha detto che la Serbia sta attualmente
ospitando 97.000 rifugiati delle guerre in Bosnia Erzegovina e Croazia dei primi
anni '90.
Ci sono poi i 200.000 dispersi interni (IDPs) fuggiti dal distacco della
provincia serba del Kosovo, quando esplose il conflitto alla fine degli anni
'90, riporta l'agenzia Beta citando il gruppo. Tra loro la maggioranza sono
Serbi, ma sono anche inclusi Rom ed altre minoranze non-Albanesi dal Kosovo.
L'Alto Commissariato dell'ONU per i Rifugiati (UNHCR) stima che circa 280.000
di etnia serba fuggirono dalla Croazia durante la guerra per l'indipendenza del
1991-1995. Sinora circa 130.000 vi hanno fatto ritorno.
Risolvere il destino dei rifugiati è una delle condizioni chiave a cui la
Croazia dovrà adempiere, per sperare di diventare il 28° membro dell'Unione
Europea nel 2011.
D'altra parte, molti rifugiati dalla Bosnia e dalla Croazia si sono stabiliti
permanentemente in Serbia.
Quelli del Kosovo sono considerati dispersi dato che la Serbia e le Nazioni
Unite non riconoscono l'indipendenza del Kosovo, dichiarata dalla leadership
della sua etnia albanese nel febbraio 2008.
L'agenzia per i rifugiati ONU ha posto la Serbia nella lista dei cinque paesi
che si confrontano con ricorrenti crisi dei rifugiati, ha detto Danijela
Popovic-Roko dell'UNHCR a Belgrado.
Popovic-Roko ha descritto come "delicato" il destino dei circa 20.000,
prevalentemente Serbi, che sono rimasti in Kosovo ma sono stati espulsi dalle
loro case a seguito delle violenze interetniche nel marzo 2004.
Funzionari serbi hanno detto l'anno scorso che circa 6.000 persone rifugiate
e disperse vivono ancora nei cosiddetti centri collettivi, con praticamente
nessuna speranza di far ritorno alle proprie case.
publié le 10 juin 2009 - Nicolas
Gourdy / Welcomeurope
Il Consiglio dell'Unione Europea di lunedì 8 giugno si è lungamente dedicato
alla questione dell'integrazione dei Rom. Secondo le sue conclusioni, gli Stati
membri devono concepire ed attuare le loro iniziative in materia di integrazione
dei Rom in stretta concertazione con le collettività regionali e locali, che
devono giocare un ruolo centrale nell'applicazione concreta di queste politiche.
Questa riunione si iscrive nel più ampio dibattito europeo sulla situazione
sociale delle minoranze rom in Europa. In particolare fa seguito alla prima
riunione della "piattaforma integrata europea per l'integrazione dei Rom" che si
è tenuta a Praga nell'aprile 2009, sotto l'egida della presidenza ceca della UE.
Le conclusioni del Consiglio della UE tengono conto di una situazione
socioeconomica dei Rom che tende a non evolversi, bensì a deteriorarsi in questi
ultimi anni in un certo numero di Stati membri. Secondo Magda Kósáné Kovács,
autrice di una relazione sulla questione consegnata al Parlamento Europeo a
gennaio, la situazione dei Rom sul mercato del lavoro rassomiglia ad un circolo
vizioso. La disoccupazione colpisce più di qualsiasi altra minoranza e "non
possono avere accesso alle sovvenzioni europee sulla ristrutturazione
professionale a causa della loro mancanza di qualificazioni di base". La
situazione varia tuttavia molto paese ad un altro. Il Consiglio fa parte della
necessità di mettere in atto politiche più dinamiche ed efficaci riguardo a
queste popolazioni, ma senza precisarne veramente i contorni. Perché secondo il
Consiglio, questo ruolo spetta primariamente agli Stati membri, alle regioni ed
ai comuni. Il testo ricorda l'importanza per gli Stati membri e le loro
collettività di mettere in comune le proprie esperienze riguardo le iniziative a
favore dell'integrazione dei Rom per ottenerne le pratiche migliori. Ugualmente
incoraggia la creazione e lo sviluppo di reti transfrontaliere che permettano lo
scambio delle buone pratiche. Questo tipo di rete esiste già, ad esempio EURoma
(rete europea sull'inclusione sociale dei Rom nel quadro dei fondi strutturali).
Altro punto importante, gli Stati membri e le collettività sono invitati a
sfruttare pienamente gli strumenti finanziari comunitari (FSE, Feder, Feader)
nella messa in opera di progetti rivolti all'integrazione di queste popolazioni.
Dall'entrata nell'Unione Europea di Romania e Bulgaria nel 2007, i Rom sono
diventati la più importante "minoranza etnica" della UE. E' difficile stabilire
il loro numero preciso, che si stima tra i 10 e i 12 milioni di persone. In
Francia, il caso di quanti si chiamano comunemente la "Gens du voyage" è in
particolare disciplinata dalla legge Besson II che stipula che tutti i comuni
con più di 5.000 abitanti debbano avere un terreno d'accoglienza. La nuova onda
d'immigrazione di Rom provenienti dalla Slovacchia, dall'Ungheria, dalla
Bulgaria e dalla Romania ha cambiato la distribuzione e porta a chiedersi
numerose precisazioni quanto alle politiche da realizzare per integrare queste
popolazioni. Per il momento, quelli in provenienza dalla Bulgaria e da Romania,
benché cittadini dell'UE, sono sottoposti ad una misura transitoria che accorda
loro lo stesso status degli stranieri di un paese terzo, con l'obbligo eventuale
di lasciare il territorio francese. Questa misura dovrebbe tuttavia finire nel
2012, data nella quale tutti i cittadini bulgari e rumeni usufruiranno della
cittadinanza europea piena ed intera.
MENDRISIO - «Il Consiglio di Stato ha preso atto della libera e legittima
scelta del Municipio di Mendrisio di sospendere per ora il permesso di
stazionamento sul territorio comunale. A questo proposito, ora che l'Esecutivo
della "nuova" Mendrisio è entrato formalmente in funzione da qualche settimana,
non si mancherà di prendere contatto con l'Esecutivo locale per chiarire quanto
è successo e per studiare assieme le possibili soluzioni. Pur comprendendo
le ragioni che hanno indotto il Municipio di Mendrisio a sospendere la messa a
disposizione dell'area, il Consiglio di Stato intende chiedere un ripensamento
della decisione e più in generale auspicare dai Municipi una maggiore
collaborazione per risolvere l'annoso problema della disponibilità di aree per
nomadi». È questo il passaggio più significativo della risposta data il 10
giugno dal Governo cantonale all’interrogazione del 9 marzo del deputato
leghista Lorenzo Quadri, che chiedeva tra l’altro lumi sugli spari esplosi pochi
giorni prima contro veicoli degli zingari accampati ai posteggi della piscina
comunale di Mendrisio (vedi
QUI ndr).
GetHampshire.co.ukNei piani dei Viaggianti, eventi per cambiare gli
atteggiamenti12 giugno 2009
Nel 1954 l'Enciclopedia Britannica riguardo a "Zingaro" dichiarava: "L'età
mentale dell'adulto medio zingaro è ritenuta essere circa quella di un bambino
di 10 anni".
Diceva anche che non avevano "mai compiuto qualcosa di grande importanza
nella scrittura, pittura, composizione musicale, scienza od organizzazione
sociale" e che erano "litigiosi, rapidi nella rabbia o nelle risa… irragionevoli
ma non deliberatamente crudeli".
Ora, 55 anni dopo, l'Enciclopedia Britannica ha cambiato il suo punto di
vista ma la comunità viaggiante, molti dei quali vivono ad Ash, hanno
preoccupazioni che altri non hanno.
Gli organizzatori del Mese di Storia di Zingari, Rom e Viaggianti - una serie
di eventi in GB allo scopo di educare la gente sulla cultura nomade - dicono che
ce n'è bisogno perché 300.000 Britannici "continuano a soffrire di livelli
estremi di pregiudizio e discriminazione".
Abusi
Nove bambini e giovani su 10 di origine zingara hanno sofferto, secondo
indagini, di abusi razzisti.
Sono anche la minoranza etnica con le peggiori prestazioni scolastiche in
Bretagna.
Durante il mese della consapevolezza avranno luogo due attività nell'area
News & Mail.
Ci sarà una gara di disegno di poster ad Ash e l'evento Travellers' Got
Talent ad Hartley Wintney, dove viaggianti del Surrey e dell'Hampshire
gareggieranno con musiche e danze tradizionali romanì.
Il Surrey ha la quarta più vasta comunità viaggiante in GB, circa 10.000
persone.
Armonia
Le autorità locali in Bretagna contano il numero di carovane viaggianti nelle
loro aree, ma non il numero dei viaggianti.
Ann Wilson è l'organizzatrice del programma nazionale del sud est degli
eventi e dirigente dello sviluppo delle comunità viaggianti per il gruppo
volontario, Azione Comunitaria del Surrey.
Ha spiegato che l'impeto per l'evento è stata la decisione presa l'anno
scorso di includere i viaggianti romanì come etnia nel censimento nazionale
2011.
Il primo mese annuale di storia si è tenuto l'anno scorso.
Ha detto Wilson: "Alla fine, ci hanno riconosciuto. Siamo stati in
Inghilterra solo 500 anni."
Spera che il mese di storia possa cambiare l'atteggiamento verso i
viaggianti, che non pensa sia cambiato molto.
Ha detto: "Quando andavo a scuola, ho subito diversi abusi verbali. Ci
chiamavano pikeys. Non sapevo, e non so tuttora, cosa significasse e cosa avesse
a che fare con noi."
I suoi genitori vivevano un'esistenza nomade con le loro famiglie e suo padre
nacque nel fondo di un carro.
Stanziati
Nessuno era andato molto lontano a scuola e sua madre imparò da sola a
leggere e scrivere ma suo padre non acquisì padronanza di queste abilità.
Quando nacque Ann, che oggi ha 49 anni, i suoi genitori si costruirono una
casa a Effingham.
Rispetto ai suoi genitori, lei visse una vita relativamente stanziale e, a
differenza di loro, andò alla scuola secondaria - cosa che dice che fosse rara a
quel tempo per i Romanì.
Più tardi si trasferì a Salvation Place, una comunità viaggiante a
Leatherhead, che ha una delle sole tre chiese viaggianti nel Sud Est.
Il fatto che avesse studiato significava che spesso era chiamata ad aiutare
amici che avevano difficoltà con lettere e dichiarazioni dei redditi.
Anche i suoi figli sono andati a scuola ma, come lei, hanno trovato di avere
problemi nell'essere accettati.
Wilson dice che sua figlia, che ora ha 26 anni, ha lottato nella scuola
secondaria e che la direttrice diceva che era perché era "una ragazza zingara di
poca intelligenza".
La signora Wilson ritirò sua figlia e, con l'aiuto dell'appena fondato Forum
Viaggianti del Surrey, trovò per lei una scuola per chi aveva esigenze speciali.
Suo figlio di 14 anni, acuto entusiasta del jazz zingaro, sta pensando di
partecipare al concorso Travellers' Got Talent e spera di poter suonare
anche al festival di jazz zingaro in Francia alla fine di questo mese.
Ha detto Wilson: "Col concorso, ci sono i viaggianti dell'Hampshire contro
quelli del Surrey. Chi vuole esibirsi, può fare qualsiasi cosa, ma ci aspettiamo
che ci siano molta danza e musica zingara."
Le audizioni per Travellers' Got Talent avranno luogo venerdì 19
giugno, tra le 16.00 e le 20.00 alla Victoria Hall in West Green Road, Hartley
Wintney.
Altri eventi nel Mese di Storia di Zingari, Rom e Viaggianti includono un
giorno di storia, esposizione di carri, cavalli, musica e dipinti, che si
terranno alla Bourne Hall, Ewell, sabato 20 giugno.
Ci sarà pure una gara di disegno di manifesti sulla cultura nomade, che avrà
luogo a Primrose Hall, in Ash Hill Road, Ash, domenica 21 giugno.
Per anni i Rom si sono lamentati di essere i paria d'Europa, disprezzati dai
locali che li chiamano stranieri o ladri, e rifiutano di permettere loro di
vivere nelle vicinanze. Anche peggio, dicono, sono discriminati, i loro bambini
non ricevono la stessa educazione degli altri cittadini europei, e tutti
affrontano pregiudizi. Per scoprire come loro percepiscono questo, New Europe è
andato nella città belga di Namur, per incontrare una famiglia rom nel Centro di
Mediazione per Viaggianti in Vallonia (CMGVW). Lo scopo principale
dell'organizzazione, fondata nel 2003, è il supporto sociale e lavorale ai
Viaggianti ed ai Rom provenienti dell'Europa Centrale ed Orientale.
Nell'organizzazione ci sono mediatori per integrarli nella società fornire loro
informazioni accurate.
Tana Tsiora di New Europe, Magdalena Zackova e Alia Papageorgiou hanno
condotto le interviste e le ricerche in cooperazione con l'European Roma
Information Office (ERIO). E' iniziata in maniera diretta, col mediatore,
Islamovski Nebija, che fungeva da intermediario. Ma, verso la fine, la famiglia
ha iniziato a parlare tra di loro nella loro lingua ed il discorso ha preso un
tono più gridato mentre tentavano di descrivere le loro vite come inizialmente
idilliache, in disaccordo con quanto avevano detto prima. La famiglia Jovanovic
è composta di sei persone, che vivono nel Centro di Ricevimento, la Croce Rossa
del Belgio - madre, padre ed i loro quattro figli: un ragazzo pre-adolescente e
tre teenager, due ragazze ed un ragazzo - ha parlato della loro vita, di quando
sono partiti dalla Serbia per l'Italia e della loro esistenza nomade prima di
stabilirsi in Belgio, dove avevano dei parenti che li avevano preceduti. Il
padre, Jusuf, la madre, Slobodanka, ed una delle figlie, Debora, ci hanno
raccontato la loro storia.
Jusuf: Siamo stati in Italia per nove anni e mezzo. Poi siamo arrivati
a Bruxelles, dove siamo stati otto anni e mezzo. Ed è un anno che siamo qui a
Namur.
Avete fate richiesto d'asilo anche in altri paesi? O soltanto in Belgio?
Jusuf: No, era la prima volta. Sì, perché puoi chiedere asilo in un
solo paese. Quando arrivammo qui, dovemmo trovare un appartamento e la scuola
per i nostri bambini. All'inizio, lavoravo per un sussidio perché eravamo in sei
persone. Dovevamo pagare tutto per l'appartamento e anche per le medicine. Prima
tutte le medicine che compravamo, non erano rimborsabili. Ora, è ok, lo sono.
Abbiamo uno status di asilanti e stiamo aspettando la risposta finale. Stiamo
aspettando i documenti per diventare residenti in Belgio. La situazione ora sta
migliorando.
E' migliorata solo negli ultimi anni?
Jusuf: No, solo nell'ultimo anno che siamo qui. Prima, per pochi mesi
abbiamo vissuto fuori. Nessuno ci ha aiutato. Ma qui, anche i nostri bambini
sono stati registrati a scuola dal primo giorno che siamo arrivati.
Slobodanka: Ma per i nostri bambini, è stata davvero dura, quando sono
andati a scuola. Erano davvero depressi quando tornavano da scuola, per
l'atteggiamento degli altri bambini.
Avete trovato altre famiglie rom quando siete arrivati qui?
Jusuf: No, all'inizio non conoscevamo nessuno. Solo la sorella di mia
moglie. Per questo siamo venuti in Belgio.
Slobodanka: Mia sorella mi aveva detto che dovevamo fare parecchi
sforzi per ottenere l'asilo in Belgio, ma che potevamo fare richiesta di asilo,
come avevano fatto loro.
Debora: Sì, mio padre stava richiedendo un sussidio, perché non
dovevamo pagare solo l'affitto e le medicine, ma anche la nostra iscrizione a
scuola. Solo l'appartamento erano 800 Euro.
Com'è stata la vostra esperienza in Italia, perché abbiamo sentito di
molte discriminazioni per i Rom in Italia?
Debora: Siamo nati in Italia e siamo restate lì sino a nove anni e
mezzo d'età. Sì, abbiamo iniziato la scuola in Italia.
Jusuf: Ma in Belgio ci hanno aiutato di più. In Italia non abbiamo
avuto niente. Nessun Centro Pubblico di Azione Sociale (CPAS). Però, abbiamo un
buon ricordo dell'Italia, perché...
Debora: Perché qui la gente è più razzista che in Italia. Riguardo,
specialmente, l'atteggiamento della gente della nostra età.
Jusuf: La principale differenza tra qui e l'Italia, è che in Italia
era più difficile economicamente. Ma, parlando della gente italiana, erano
gradevoli. Inoltre, ci hanno aiutato a trovare un lavoro.
Quante altre famiglie rom vivono nel Centro?
Jusuf: Cinque, sei famiglie. In totale, ci sono 5.000 persone. Ci sono
diverse nazionalità. Ogni nazionalità ha la sua cultura, modi differenti di
vivere. Nell'edificio dove viviamo, ci sono Rom del Kosovo e della Serbia. Ma
raramente parliamo con loro. Ognuno per sé.
Un giorno vorreste tornare in Serbia?
Jusuf: No... con la mia famiglia vediamo molto razzismo. Prima, quando
governava Tito, non era così. Ma, dopo che la Jugoslavia si è separata e sono
iniziate le guerre... no.... non eravamo felici. Non voglio tornare. Ma i miei
genitori sono ancora lì. Così, tornerei in Serbia, ma solo per visitare i
genitori. Per me la Serbia non esiste.
Slobodanka: Là ci sono un sacco di razzisti.
Jusuf: Dopo le sette di sera, in Serbia non puoi uscire. E' vero,
abbiamo visto un sacco di razzismo in Serbia, che nemmeno qui o in Italia
abbiamo visto.
Qual è l'atteggiamento della gente della vostra età, delle vostre compagne
di classe? Avete dei benefici sociali per l'iscrizione scolastica?
Debora: Prima di tutto, siamo arrivati qui l'anno scorso, ad aprile.
Questo non ci ha permesso di iniziare la scuola, solo alla fine dell'anno
scorso. Così, abbiamo perso un anno, perché per alcuni mesi, giravamo in cerca
di dove vivere. La maggior parte delle volte, la scuola era davvero lontana da
dove dormivamo. Quando arrivammo qui alla fine di aprile, ci registrarono e
venne aperto il nostro documento ed iniziammo alla fine di maggio. In più,
quest'anno, a settembre 2008 ho perso un mese e mezzo di scuola. Perché, al
compimento dei 18 anni, dobbiamo pagare 1.000 Euro per la nostra registrazione a
scuola. Visto che non avevamo uno status legale, dovevamo pagare per la scuola.
Così, si può avere una dichiarazione di mancanza di reddito dal CPAS (Centro
Pubblico di Azione Sociale), se non hai un reddito. La scuola a Namur non mi è
piaciuta. Penso che i bambini siano davvero razzisti. Ti criticano molto. Non
era come a Bruxelles. Ok, c'erano tanti stranieri; avevamo fatto l'abitudine a
quegli insegnanti. Speravamo che qui a Namur fosse lo stesso. Qui ci sono più
belgi e dicono che i Rom devono tornare nel loro paese. Li ho sentiti dire:
"Cosa fate qui nel nostro paese, cosa cercate? State cercando amici?"
Dite che non era così a Bruxelles. Qual è la differenza?
Jusuf: Sono più abituati agli stranieri, è vero ma...
Debora: No, non è solo questo. Dicono che dobbiamo comportarci come i
Belgi. A Bruxelles, non ci hanno mai giudicati. Ma, qua ci criticano tanto:
"Guarda come sono vestiti i Rom," "perché siete venuti in Belgio?" E,
soprattutto, non è facile dire qualcosa di simile ai giovani. Nel mio paese, non
potrei dirlo agli altri.
Quante lingue parlate?
Debora: Francese, italiano e la nostra lingua, il serbo. Il francese
molto bene. E' normale. Siamo stati qui per gli ultimi nove anni e mezzo. E non
siamo andati alla scuola pastorale. Perché, quando arrivi in Belgio, ti mettono
in una scuola pastorale. Ma per noi non è stato così. Ci hanno mandato
direttamente a scuola. E' così che abbiamo imparato il francese.
E la vostra cultura, le vostre tradizioni, la vostra musica? Cercate di
mantenerle? Perché, è da tanti anni che avete lasciato la Serbia.
Debora: Certo che manteniamo vive le nostre tradizioni. Non le
dimentichiamo, dato che siamo in Europa. C'è chi ha dimenticato le proprie
tradizioni, ma noi vogliamo mantenerle.
E della gente qui?
Jusuf: Sinora non ne ho parlato. Sono gentili. Se tu lo sei, lo
saranno anche loro.
Come vi sentite da persone libere a persone in cerca d'asilo? Sono due
cose completamente differenti per voi? Questa differenza ha cambiato molto la
vostra vita?
Slobodanka: Sì, è davvero differente.
Jusuf: Finalmente, abbiamo una vita normale. Dopo otto anni, riusciamo
a vivere nel Centro.
In Italia ci si consegna ai pogrom, in Repubblica Ceca si fa campagna
proponendo la "soluzione finale", un po' dappertutto nell'Europa Centrale ed
Orientale si piazzano i bambini rrom nelle scuole per handicappati mentale, in
Francia si strappano le tende di famiglie che si mettono per strada, ora, è la
volta dell'Irlanda del Nord, dove da qualche giorno, gruppi estremisti hanno per
obiettivo delle famiglie rrom originarie della Romania.
Dove va l'Europa? Adolf Hitler aveva un progetto europeo. All'indomani della
II guerra mondiale, gli Stati Europei misero in atto l'Unione Europea proprio
per evitare il ritorno di quel progetto. Siano ancora a tempo per evitare quel
ritorno.
La voix des Rroms chiede alle istituzioni europee di adottare rapidamente lo
Statuto quadro dei Rrom nell'Unione Europea, proposto dalla Rete rrom degli
attivisti sulle questioni giuridiche e politiche (RANELPI)*. L’adozione
immediata di questo statuto quadro che ha appena ricevuto l'appoggio della
presidenza dell'Unione Rromani Internazionale (OnG a statuto consultivo presso
l'ONU) e la sua messa in opera diviene ormai un'urgenza.
* Il progetto di Statuto quadro è disponibile in inglese, francese,
ungherese, italiano, polacco e rumeno sul sito
http://www.rroma-europa.eu
Una delle priorità della politica estera della Repubblica di Serbia nel
quadro del riavvicinamento alla UE e dell'entrata nella lista bianca di Schengen
e la prevenzione della migrazione illegale, come l'ammissione e l'inserimento
delle persone che ritornano, sulla base degli accordi bilaterali sulla
riammissione. Dopo la fase iniziale della messa in opera dell'accordo, a partire
dal gennaio 2008, sono tornate in Serbia 586 persone, la maggior parte dalla
Germania, dalla Svizzera e dalla Svezia. [...]
Nella struttura nazionale delle persone che ritornano, i Rom sono i più
numerosi, circa 149, 61 sono Serbi e circa 80 non si sono pronunciati. E' stato
approntato un Ufficio di riammissione per organizzare meglio l'ammissione delle
persone deportate e di assicurare il loro reinserimento nella vita quotidiana
serba. I rappresentanti dell'Ufficio di riammissione hanno stabilito il contatto
diretto con le 355 persone deportate, nei locali del controllo poliziesco dei
documenti e di transito, all'aeroporto "Nikola Tesla" di Belgrado [...]. In
collaborazione col Commissariato per i rifugiati, sette ex centri collettivi
sono stati trasformati in centri di ammissione urgente per le persone che
ritornano, nei quali sono alloggiate soprattutto in funzione del loro precedente
domicilio.
Secondo i dati della polizia, nel corso dei prime cinque mesi dell'anno in
corso, la Serbia ha ottenuto 774 domande di ritorno di suoi cittadini che
soggiornavano illegalmente all'estero, e 109 sono ritornati, ha dichiarato Rade
Dubajic, rappresentante della Squadra di reinserimento che ritornano e
consigliere del vice-primo ministro del governo, Jovan Krkobabic. Presentando il
rapporto sull'aiuto alle persone che ritornano, Dubajic ha dichiarato che non
aveva dati esatti sul numero di persone ritornate, perché gli uffici di
riammissione non esistono a tutti i passaggi frontalieri. Ha ugualmente aggiunto
che dei 109 totali, 77 sono tornati dalla Svizzera, 12 dalla Croazia e 7 dalla
Danimarca. Dubajic ha messo in rilievo che è in corso d'elaborazione un libro
informativo per chi torna, perché conoscano più facilmente i loro diritti, e che
la mancanza di soldi per la realizzazione dei progetti d'aiuto alle persone che
ritornano, pone un grande problema.
Di Fabrizio (del 14/06/2009 @ 09:51:24, in Europa, visitato 1203 volte)
Riprendo da
La
voix des Rroms, questo breve video dove si vede chiaramente la polizia che lacera le
tende ed i ripari dei Rom per impedire loro di farvi ritorno. Fatto, questo, denunciato
anche per molti sgomberi in Italia.
6 giugno 2009 IL PADIGLIONE ZINGARO PERPETUO ufficialmente
inaugurato alla BIENNALE DI VENEZIA domenica 7 giugno alle 12.00
Il lancio del Padiglione Zingaro Perpetuo è una risposta ad una doppia
crisi: Mentre il 2007 vide l'acclamato primo Padiglione Rom a Venezia [(
http://www.romapavilion.org) vedi
QUI ndr], il previsto Padiglione Rom del 2009 è stato cancellato con un
minimo preavviso. La situazione molto sfortunata è resa più acuta dal fatto che
nel 2009, la Biennale di Venezia ha luogo tra violazioni estreme dei diritti
umani del Popolo Romanì in Italia ed in altri paesi europei.
Il Padiglione Zingaro Perpetuo è una risposta immediata, ma
anche a lungo termine, a questa situazione. E' un padiglione mobile e
viaggiante [...] La sua prima Residenza dopo il lancio - con i suoi
propri spazi, edifici, artisti, curatori e concetti - è già programmata per
l'HELSINKI Suomenlinna- Sveaborg (L'Istituto Nordico di Arte Contemporanea -
l'ex NIFCA). Avrà luogo nel contesto di un nuovo format artistico: un
Assemblea delle Arti. La seconda Residenza sarà a BELGRADO. Ulteriori
Padiglioni Zingari seguiranno sino Biennale di Venezia del 2011.
Gli artisti del Padiglione Zingaro Perpetuo includeranno eminenti
rappresentanti Rom, Romanichal, Sinti, Kale, Traveller, Manush, Romanisael [...]
ed altri artisti zingari.
Diversi rinomati artisti, pensatori, curatori, figure pubbliche assieme a
padiglioni nazionali hanno già dichiarato la loro solidarietà ed offerto il loro
supporto. Potete vedere la lista in divenire sul nostro sito web, dove c'è la
lista dei
Supportercome pure dellePetizionied i link al nuovo gruppo lanciato su Facebook:
http://www.facebook.com/group.php?gid=9417386654Unitevi a noi per
esprimere la vostra solidarietà e ricevere aggiornamenti sui Padiglioni Zingari.
Il nome del padiglione porta con sé la speranza e la richiesta che
indipendentemente dalla situazione organizzativa, finanziaria, artistica o
politica, un padiglione romanì o una sua rappresentazione saranno ufficialmente
presenti alla Biennale di Venezia e dentro il contesto artistico stabilito.
Inoltre - porta alla richiesta che gli artisti romanì siano rappresentati nei
Padiglioni Nazionali dei loro paesi di residenza.
Per la prima volta nel 2009, l'assenza di artisti zigani nei padiglioni
nazionali è stata trattata in forma mediatica dalle Cartoline da Venezia
(immagine di apertura). La Cartolina da Venezia è stata distribuita nel contesto
di diversi Padiglioni Nazionali - inclusi, al momento:
Il Padiglione di Grecia
Il Padiglione di Ungheria
Il Padiglione di Israele (previa riconferma)
Il Padiglione di Italia (Arsenale)
Il Padiglione di Polonia
Il Padiglione di Estonia
Il Padiglione di Serbia
Il Padiglione di Turchia
Il Padiglione di Uruguay
Speriamo che seguano ulteriori padiglioni nazionali.
Il lancio del Padiglione Zingaro Perpetuo [è avvenuto] al Padiglione
Ungherese ai Giardini di Venezia alle 12.00 di domenica 7 giugno 2009. Questa
inaugurazione del Padiglione Zingaro Perpetuo non è parte del Padiglione
Ungherese - ma da questo è ufficialmente supportato.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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