Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 08/03/2010 @ 17:08:59, in Regole, visitato 1476 volte)
Segnalazione di
Sinti Italiani in viaggio per il diritto e la cultura
IlGiornale.it by Omnimilano
"I vigili sarebbero anche pronti a sequestrare le roulotte dei nomadi per
reiterata occupazione abusiva. Un provvedimento che sarebbe già stato attuato se
la via fosse percorribile. Salvini & company dovrebbero allora convincere i
giudici. Che hanno sempre considerato questi mezzi un domicilio, la dimora
abituale. Ovvero un bene di necessità primaria. I recidivi, si badi bene,
sono sinti italiani. Dunque un'ordinanza sarebbe facilmente impugnabile. Con
il risultato di invalidarla. Sentiti gli uffici legali della Polizia Locale non
risulterebbero poi altri Comuni che abbiano applicato strumenti del genere. Va
poi ricordato che il campeggio abusivo non è un reato penale e il sequestro non
è previsto dalla legge". Lo dichiara il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza
Riccardo De Corato. "Altra cosa è la rimozione dei mezzi - sottolinea De Corato
- che viene effettuata quando i nomadi non si allontanano e allorché le
condizioni lo permettono ovvero il camper o la roulotte non risultino occupate.
Uno strumento già applicato e previsto fin dall'ordinanza dell'88. Che consente
la rimozione dei veicoli e il trasporto nelle depositerie comunali. Per
riprendersi il mezzo i nomadi devono allora pagare, oltre la sanzione, le spese
di rimozione e trasporto (circa 250 euro), più i diritti di custodia (circa 25
euro al giorno)" .
Di Fabrizio (del 01/03/2010 @ 09:54:18, in Regole, visitato 1889 volte)
Da
Roma_Francais
Romandie.news Gli Zigani vogliono investire il Consiglio costituzionale contro le
discriminazioni
Parigi, 25/02/2010 - L'Unione Francese delle Associazioni Zigane (UFAT),
tramite l'avvocato Henri Braun, intende essere una delle prime associazioni ad
utilizzare il nuovo diritto di giudizio di consultare il Consiglio
costituzionale per chiedere che cessino le "discriminazioni legali" contro gli
Zigani.
A partire da il 1° marzo, instaurando la riforma la "questione
prioritaria di costituzionalità" permetterà ai giudicabili di contestare una
disposizione legislativa già applicata, se pregiudica i diritti e libertà
garantiti dalla costituzione.
"Intendiamo attaccare dinanzi al Consiglio costituzionale l'assieme delle
leggi discriminatorie riguardanti gli Zigani, come quella del 1969, che ha
instaurato i carnet di circolazione per cui la gens du voyage è
obbligata a collegarsi ad un comune ed il fatto che per potere iscriversi negli
elenchi elettorali, una persona deve essere collegata ad un comune per tre
anni", ha spiegato dott. Braun all'AFP.
L'UFAT, dopo l'espulsione recente di Rom da un terreno privato che
occupavano, contesta in particolare il ricorso alla legge per imporre alla gens du voyage
di installarsi su un terreno previsto a La Courneuve.
"Lunedì 1 marzo alle 00:01, invierò via fax la mia richiesta alla Corte
amministrativa d'appello di Versailles, prima tappa obbligatoria per investire
il Consiglio costituzionale, per fare annullare gli articoli 9 e 9-1 previsti
dalla legge del 5 marzo 2007, detta di prevenzione della delinquenza, che sono
stati applicati dal sotto-prefetto di Saint-Denis ed il sindaco di La Courneuve
per espellere i Rom rumeni che non sono affatto gens du voyage", ha
confidato l'avvocato.
La legge impone ai grandi comuni la creazione di superfici collettive
d'accoglienza per gli itineranti: i due articoli permettono l'espulsione della
gens du voyage che verrebbe ad occupare un terreno privato quando è stata
realizzata una superficie d'accoglienza.
Il dott. Braun fa valere che “i Rom sono arrivati nei Balcani bel XIII
secolo, dove sono stati schiavi sino al 1848: si sono sedentarizzati da tempo, è
dunque su un criterio razziale implicito, il fatto che sia gli zigani che i Roum
occupanti di La Courneuve sono stati espulsi".
L'UFAT chiama ad una manifestazione per l'uguaglianza dei diritti dinanzi al
Castello di Versailles il 1° marzo con caravan e musicisti durante la quale "le
galline volate nei secoli saranno restituite", ha annunciato un portavoce,
Christophe Daumas.
(©AFP/25 febbraio 2010 16:44)
Di Fabrizio (del 18/02/2010 @ 09:24:31, in Regole, visitato 1687 volte)
Segnalazione di
Stefania Cammarata
CRONACA
Fa ricorso per infortunio e ottiene un risarcimento di 400.000 euro. Ma
l'uomo, cittadino italiano, non può ricevere i soldi
Il Garante dei diritti dei detenuti: "Gli istituti di credito hanno fatto
intendere che si trattava di un cliente indesiderato"
ROMA - "Una vicenda kafkiana". E' con queste parole che Angiolo Marroni, Garante
dei diritti dei detenuti del Lazio, descrive questa storia. Il protagonista è un
giovane cittadino italiano di origine rom che, prima di essere arrestato per
reati contro il patrimonio, aveva vinto una causa per infortunio contro l'Ater,
le Aziende Territoriali per l'Edilizia Residenziale Pubblica. Circa otto anni
fa, infatti, l'uomo, affittuario di un appartamento di proprietà dell'Ater, era
caduto all'interno dell'abitazione. Poco dopo aveva fatto causa per i danni
fisici subiti. Al termine del procedimento, la sentenza del giudice: l'uomo ha
diritto a un risarcimento di oltre 400.000 euro da pagare con un bonifico
bancario.
Una cifra niente male, che l'interessato non è però riuscito a incassare.
Nonostante le ripetute richieste indirizzate dal suo legale a svariate filiali
di diverse banche, "nessun istituto di credito - spiega in una nota Marroni - ha
permesso che l'uomo aprisse un conto corrente dove far accreditare tali fondi".
Quello che è emerso chiaramente dalle risposte, messe anche per iscritto, è che
il cliente è stato giudicato "indesiderato". "Il sistema creditizio - continua
il garante - ha deciso che quest'uomo è un cittadino diverso dagli altri. Per
questi motivi ho chiesto ai miei uffici di acquisire la documentazione degli
istituti di credito che hanno rifiutato l'apertura del conto corrente per
segnalarle sia all'Abi che alla Banca d'Italia".
Il protagonista della vicenda è attualmente detenuto nel carcere di Viterbo dove
è stato da poco trasferito. La pena giungerà a termine entro la fine di
quest'anno.
(16 febbraio 2010)
Di Fabrizio (del 11/02/2010 @ 09:28:32, in Regole, visitato 1805 volte)
A proposito degli ultimi sgomberi a Milano, leggo sul blog
di
Luciano Muhlbauer
ANCHE VIGILI URBANI DEL SINDACATO SDL DENUNCIANO USO ILLEGITTIMO POLIZIA
LOCALE PER SGOMBERI DA PARTE DI DE CORATO - LEGGI IL COMUNICATO SINDACALE
Non siamo soli a denunciare l’uso illecito e strumentale della Polizia Locale
da parte di De Corato. Rispetto all’impiego di operatori della polizia
municipale in maniera impropria, come se fossero forze dell’ordine, intervengono
ora anche i diretti interessati.
Infatti, oggi il sindacato SdL Intercategoriale della Polizia Locale di Milano
ha denunciato pubblicamente, con un comunicato stampa, l’utilizzo
illegittimo dei vigili urbani da parte del Vicesindaco.
Chiediamo dunque ancora una volta, dopo l’odierno voto in Consiglio regionale e
dopo questa presa di posizione più che significativa, poiché proviene da chi
opera sul campo, che i responsabili dell’ordine pubblico, a partire da Prefetto
e Questore, intervengano sul Comune di Milano, al fine di ristabilire la
legalità.
E questo significa sciogliere la celere di De Corato e tutte quelle squadre
speciali che si pongono al di fuori dal quadro costituzionale e dalle normative
vigenti.
QUI DI SEGUITO IL COMUNICATO DEL SINDACATO SDL:
([...] puoi scaricare il
comunicato di SdL in formato pdf)
COMUNICATO STAMPA:
SGOMBERI NOMADI: UTILIZZO ILLEGITTIMO DELLA POLIZIA LOCALE
IL SINDACATO SdL, HA ACCERTATO CHE, QUASI TUTTI GLI SGOMBERI, DEI CAMPI NOMADI,
EFFETTUATI A MILANO NEGLI ULTIMI MESI, SONO STATI E CONTINUANO A ESSERE ATTUATI,
QUASI TUTTI IN MODALITA’ ILLEGITTIMA.
IL VICESINDACO, RICCARDO DE CORATO, AVOCANDO A SE, LE FUNZIONI SANCITE DALLA
NORMATIVA VIGENTE (ART. 117 COSTITUZIONE), ART.5 Legge 65 del 07/03/1986, IN
MATERIA DI ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA, CONTINUA IMPARTIRE ORDINI AI DIRIGENTI
DEL COMANDO DI POLIZIA LOCALE, DISTOGLIENDO GLI AGENTI DI P.L. DAI RISPETTIVI
COMPITI D’ISTITUTO.
TUTTO CIO’ CON IL SILENZIO DEL PREFETTO E DEL QUESTORE, CHE ORMAI NON FORNISCONO
PIU’ PATTUGLIE DI POLIZIA DI STATO, PER ESEGUIRE VERE E PROPRIE OPERAZIONI DI
ORDINE PUBBLICO QUALI, GLI SGOMBERI E L’ALLONTANAMENTO DI CITTADINI SENZA FISSA
DIMORA.
QUINDI LE OPERAZIONI VENGONO ESEGUITE IN ASSENZA DEGLI UFFICIALI DI PUBBLICA
SICUREZZA, QUALIFICA NON PRESENTE, PER LEGGE, ALL’INTERNO DELLO STAFF DELLA
POLIZIA LOCALE. INFATTI, NEMMENO IL COMANDANTE DEL CORPO, PUO’ RIVESTIRE QUESTA
CARICA, PROPRIO PERCHE’, L’ORDINE PUBBLICO E LA SICUREZZA SONO PREROGATIVE DELLO
STATO, QUINDI DEVE ESSERE ATTUATA DALLE FORZE DI POLIZIA NAZIONALE.
RAMMENTIAMO CHE, NON RIENTRA NELLE FUNZIONI DEI VIGILI URBANI, GARANTIRE LA
SICUREZZA, SE NON CON RIDOTTE ATTIVITÀ AUSILIARIE.
IL SERVIZIO IN QUESTIONE RISULTA PARTICOLARMENTE PERICOLOSO, VISTA LA MANCANZA
DI PREPARAZIONE DEGLI AGENTI, QUINDI PRESENTI ANCHE VIOLAZIONI DELLA NORMATIVA
SULLA TUTELA DELLA SICUREZZA DEI LAVORATORI.
IL SINDACATO DEI LAVORATORI, PREANNUNCIANDO UN ESPOSTO ALLA PROCURA, HA
DIFFIDATO IL VICESINDACO E I RESPONSABILI DEL COMANDO DI P.L. INOLTRE HA
INVITATO IL PREFETTO E IL QUESTORE, A RIPRENDERE IN MANO LA SITUAZIONE,
RIPRISTINANDO LA SITUAZIONE DI LEGALITA’ IN MATERIA DI ORDINE PUBBLICO E
SICUREZZA.
Milano, 10 febbraio 2010
S.d.L. Pubblico Impiego Milano
Di Fabrizio (del 19/12/2009 @ 09:36:59, in Regole, visitato 1642 volte)
ImmigrazioneOggi
17 dicembre 2009 Una circolare del DAP motiva la scelta affermando che
“l'accesso per il colloquio con i familiari in carcere non si configura come la
fruizione di un servizio pubblico ma come esercizio di un diritto, tanto da
parte dei ristretti quanto da parte dei congiunti”. Il sindacato di polizia:
“siamo allibiti”.
Allo straniero che si presenta in carcere per far visita a un familiare detenuto
non dovrà esser richiesto alcun documento che dimostri la sua regolare
presenza in Italia. È quanto stabilito da una circolare del Dipartimento
Amministrazione Penitenziaria che per spiegare agli agenti come agire alla luce
delle nuove norme previste dal pacchetto sicurezza che hanno introdotto il reato
di immigrazione clandestina.
I detenuti stranieri nelle sovraffollate carceri italiane sono oltre 25mila
(circa il 27% del totale) e molti di essi sono clandestini. La probabilità che
siano irregolari anche alcuni dei familiari che fanno loro visita in carcere è
assai alta. Dal momento che gli agenti penitenziari sono pubblici ufficiali,
come dovranno comportarsi ora che l'immigrazione clandestina è un reato?
“Il personale del Corpo di polizia penitenziaria non dovrà richiedere allo
straniero che accede alla struttura penitenziaria l'esibizione di alcuna
documentazione attestante la sussistenza dei requisiti legittimanti la presenza
sul territorio italiano, né lo straniero sarà tenuto a dimostrare in alcun modo
la regolarità della sua posizione”, scrive Sebastiano Ardita, magistrato a capo
della direzione generale detenuti del Dap. E questo vale a maggior ragione “nel
caso in cui a richiedere il colloquio siano i figli minori di persone prive di
permesso di soggiorno”. Ma la circolare, diramata a tutti i provveditori
regionali e diffusa dall’agenzia Ansa, precisa anche che il mancato obbligo di
verifica sulla regolarità dello straniero all'ingresso del carcere “non esclude
che il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, in qualsiasi modo
venga a conoscenza della sussistenza del reato” di immigrazione clandestina “non
sia tenuto, in via generale, a denunciare tempestivamente il reato all'autorità
giudiziaria o ad altra che abbia a sua volta obbligo di riferire a quella”. La
decisione di non chiedere allo straniero in visita un documento che ne attesti
la regolare presenza è stata presa - scrive Ardita - sulla base della
considerazione che l'accesso per il colloquio con i familiari in carcere “non si
configura come la fruizione di un servizio pubblico ma come esercizio di un
diritto, tanto da parte dei ristretti quanto da parte dei congiunti”.
“Siamo allibiti” è stato il commento di Leo Beneduci, segretario generale
dell'Osapp il sindacato degli agenti penitenziari. Secondo Beneduci “come agenti
e ufficiali di polizia giudiziaria abbiamo l'obbligo di far rispettare le leggi
e reprimere i reati, non certo di chiudere un occhio. Su questa vicenda ci
rivolgeremo al ministro dell'Interno Maroni per avere giustizia”.
(Red.)
Di Fabrizio (del 17/12/2009 @ 20:41:29, in Regole, visitato 1436 volte)
AGI News
(AGI) Venezia 17 dic. - "Adesso qualcuno capira' quale disastro sarebbe un
presidente leghista nel Veneto". Cosi' il consigliere regionale veneto Igino
Michieletto (Partito Democratico) commenta il trasferimento del prefetto di
Venezia Michele Lepri Gallerano. "Grazie al ministro Maroni trasformatosi in
ministro di ferro - spiega Michieletto - il prefetto di Venezia viene cacciato
per non aver seguito il diktat di chi voleva impedire, contro ogni buon
senso e ogni regola di convivenza civile, il trasferimento dei Sinti negli
alloggi preparati dal Comune di Venezia. Chi, dopo l'arrivo della signora
Zaccariotto alla presidenza della Provincia di Venezia, non avesse ancora
compreso pienamente in cosa consiste l'uso leghista del potere, ora e' servito".
Secondo Michieletto "l'ingresso degli esponenti del Carroccio nei ruoli-guida
delle istituzioni finisce per trasformarle nel braccio armato dei settori piu'
xenofobi di un governo impegnato nella guerra senza quartiere a ogni pratica di
umanita'". "C'e' da augurarsi - prosegue il vicepresidente dei consiglieri Pd a
palazzo Ferro-Fini - che basti questo come esempio per capire cosa significhera'
per il Veneto avere un presidente leghista: nessuno sforzo deve quindi essere
trascurato nella costruzione di un vasto fronte che permetta, alle prossime
elezioni, di fermare la marcia delle truppe di Bossi in una regione
tradizionalmente libera e ricca di sensibilita' umanitaria come il nostro
Veneto. Qui non ci sono bandierine e piccoli interessi da difendere - conclude
Michieletto - ma valori di liberta', di diritto e di umanita', di sensibilita'
cristiana, da riaffermare con forza". (AGI) Cli/Ve/Pgi
Di Fabrizio (del 11/12/2009 @ 08:55:00, in Regole, visitato 2024 volte)
Il caso aveva avuto tutt'altra conclusione due anni fa. Per chi
non lo ricordasse,
QUI
Oggi è un gran giorno per tutti i gitani europei: Il Tribunale Europeo dei
Diritti Umani sentenzia che il matrimonio celebrato con il rito gitano ha piena
validità
09-12-2009 - Da un paio d'anni, Unión Romaní si è aggiunta all'iniziativa
della Fondazione Secretariado Gitano in difesa dei legittimi interessi di "La
Nena", dividendoci le carte. Entrambe le organizzazioni sono apparse davanti al
Tribunale Europeo dei Diritti Umani per coprire ampliamente i differenti lati
che la difesa di María Dolores necessitava. La Fondazione, tramite i suoi
avvocati, Magdalena Queipo de Llano López-Cózar e Sebastián Sánchez Lorente,
ha posto le ragioni giuridiche formali che avallavano la petizione di María Luisa Muñoz Díaz
di ottenere la pensione di vedova negatale dalla Sicurezza Sociale spagnola.
Senza alcun dubbio il successo ottenuto da questa azione permetterà a questa
brava gitana di ottenere, anche con gli arretrati, quello che il governo
spagnolo ha negato per tanto tempo.
Unión Romaní, rappresentata dal suo presidente e avvocato, Juan de Dios
Ramírez-Heredia, ha centrato fondamentalmente la sua difesa nel dimostrare che
l'unione realizzatasi tra María Luisa ed il suo defunto marito tramite il rito
gitano, quando entrambe erano giovani, costituì un vero matrimonio. Qui stava il
controverso punto nevralgico della questione. Il Governo ed i giudici spagnoli
non intendevano ammettere la validità delle nozze gitane e di conseguenza, non
esistendo matrimonio, non riconoscevano il diritto alla pensione di vedovanza.
Ai gitani spagnoli ha causato speciale tristezza la sentenza sfavorevole del
Tribunale Costituzionale spagnolo quando non seppe, o non volle, accettare i
ragionamenti che che gli furono presentati con assoluta precisione. L'eccezione
venne costituita dal magistrato Jorge Rodríguez-Zapata Pérez, che Dio
doni a lui e a tutta la sua famiglia salute e libertà, che da allora occupa un
posto di affetto e rispetto nel cuore di tutti i gitani spagnoli e nel mondo per
essere l'unicoche ci ha dato la ragione, ratificata dal Tribunale Europeo dei
Diritti Umani.
Crediamo che oggi sia un grande giorno non solo per i gitani spagnoli ma
anche per quelli europei. Così abbiamo manifestato davanti all'Alto Tribunale di
Strasburgo. Quel giorno memorabile sapevamo che quanto era in gioco non era
esclusivamente che "La Nena" ottenesse la sua pensione, ma che quei giudici
avevano deciso che María Luisa avesse diritto alla sua pensione di vedovanza
perché lei e suo marito, sposati col rito gitano, costituivano un vero
matrimonio. Il Tribunale di Strasburgo ha ascoltato la nostra voce gitana ed
emesso la sentenza. Una sentenza che riporta la dignità negata a tutto un popolo
e che renderà possibile, perché questo giudizio costituisce giurisprudenza, che
qualsiasi coppia gitana, unita col nostro vecchio rituale, in qualsiasi parte
del vecchio Continente, debba venir riconosciuta dai poteri pubblici come un
vero matrimonio.
Che Dio abbia uno sguardo per i membri del Tribunale Europeo dei Diritti
Umani di Strasburgo e per il magistrato Rodríguez-Zapata, che da oggi occupano
un posto imperituro nel nostro cuore.
UNION ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
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E-08080 BARCELONA (Spain)
Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
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Di Fabrizio (del 07/12/2009 @ 09:09:00, in Regole, visitato 1758 volte)
Segnalazione di Cristina Seynabou Sebastiani
(stranieriinitalia.it)
Chiarimento definitivo da parte del Viminale. “Non c’è obbligo di referto per il
reato di clandestinità”
Roma - 2 dicembre 2009 - Né i medici né il resto del personale possono
denunciare gli immigrati senza permesso di soggiorno che entrano in un pronto
soccorso, in un ospedale o in una altra struttura del servizio sanitario
nazionale.
È il ministero dell’Interno a dire la parola definitiva su una querelle che
rischiava di tenere i clandestini lontani dagli ospedali, mettendo al
rischio la salute di tutti. L’introduzione del reato di clandestinità, ribadisce
con una circolare, non ha eliminato il divieto di segnalazione nelle strutture
sanitarie previsto dal testo unico sull’immigrazione.
Il Viminale chiarisce che l’obbligo di referto da parte dei medici riguarda solo
i delitti per i quali si deve procedere d’ufficio e non scatta se espone il
paziente a un procedimento penale. L’obbligo di referto non può quindi essere
applicato al reato di clandestinità, che non è un delitto, ma una semplice
contravvenzione e che tra l’altro fa finire l’immigrato sotto processo.
Soddisfatta Medici Senza frontiere, che si era battuta contro l’abolizione del
divieto di segnalazione proposta dalla Lega Nord durante l’iter del ddl
sicurezza. “Ora non potranno esserci più ambiguità nell’interpretazione della
legge, i migranti irregolari possono farsi curare senza paura. È nell’interesse
generale - dice l’addetto stampa Gianluigi Lopes - evitare la marginalizzazione
sanitaria e favorire l’accesso alle cure di tutta la popolazione, come prevede
anche la Costituzione”
Di Fabrizio (del 03/12/2009 @ 09:43:13, in Regole, visitato 2370 volte)
Segnalazione di
Eugenio Viceconte
Immigrazione.biz Accordo raggiunto con il Prefetto di Roma
Ai nomadi che non hanno commesso reati verrà rilasciato un permesso di soggiorno
per motivi umanitari. Questo l’accordo raggiunto con il Prefetto di Roma,
Pecoraro alla vigilia dell’attuazione del piano nomadi del Comune di Roma.
I nomadi residenti nei campi della Capitale privi di permesso di soggiorno ma
senza precedenti penali, chiederanno alla Questura di Roma il rilascio di un
permesso di soggiorno per motivi umanitari. La valutazione del possesso dei
requisiti per il rilascio sarà valutata da una commissione governativa e chi non
ne avrà diritto sarà espulso. “Il documento umanitario”, spiega Najo Adzovic,
rappresentante del Casilino 900 “consentirà a quelle persone che mostrano
volontà di integrazione, di lavorare e mandare i figli a scuola, di
regolarizzare la loro posizione. Basta pensare che molti di questi sono in
Italia da oltre 30 anni”. Sono già cominciate presso l’ufficio immigrazione
della Questura di Roma le operazioni di fotosegnalamento dei primi Rom dell’ex
Jugoslavia del campo nomadi di via di Salone.
Il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, come spiega Adzovic,
si è reso necessario soprattutto a seguito dell’ entrata in vigore della legge
sulla sicurezza che ha previsto il reato di ingresso e soggiorno illegale in
Italia. Le sanzioni penali – un’ammenda da 5mila a 10mila euro - sarebbero
dunque scattate per tutti i residenti del campo privi di permesso di soggiorno.
Accanto al permesso di soggiorno resterà comunque il Dast (Documento di
autorizzazione allo stanziamento temporaneo) presentato dal Campidoglio che
servirà per attestare la residenza di una persona in un determinato campo
nomadi.
Il permesso di soggiorno per motivi umanitari è regolato dall’articolo 5 comma 6
e dall’articolo19 comma 1 del Testo Unico Immigrazione che prevedono l’inespellibilità
se ricorrono seri motivi di carattere umanitario o risultanti da obblighi
internazionali che non consentono l’allontanamento dal territorio nazionale. Può
essere rilasciato dalla questura a seguito di acquisizione di documentazione
riguardante i motivi della richiesta relative ad oggettive e gravi situazioni
personali – art. 11 c. 1 lett. C)ter DPR 394/99.
Di Fabrizio (del 02/12/2009 @ 09:23:05, in Regole, visitato 1769 volte)
Segnalazione di Elisabetta Vivaldi
COMUNICATO STAMPA:
PROCESSI BREVI E … PROCESSI SOMMARI
A.V. è la quindicenne rom accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli (Na)
nel maggio 2008, avvenimento che scatenò la feroce devastazione dei campi rom di
Ponticelli. L’accusa contro A.V. fu formulata dalla madre della neonata, unica
testimone dell’avvenimento, che fornì una versione dei fatti oggettivamente poco
verosimile. Secondo il racconto della madre, infatti, A. V. sarebbe riuscita ad
introdursi nella sua abitazione dove, approfittando del fatto che la neonata
sarebbe rimasta per pochi attimi sola in cucina, sarebbe riuscita a “rapire” la
neonata e ad uscire dall’appartamento, il tutto in pochissimi secondi, senza
produrre il minimo rumore e senza provocare il pianto della bambina.
L’Avv. Cristian Valle, difensore della piccola rom, ha messo in evidenza la
scarsa verosimiglianza del racconto.
Nonostante ciò, il Tribunale per i Minorenni di Napoli ha condannato la minore
rom a 3 e 8 mesi, fondando la decisione di colpevolezza sul presupposto che la
madre della neonata non avrebbe avuto alcun interesse ad accusare la minore rom
se il fatto non fosse realmente accaduto.... Mostra tutto
La difesa della piccola rom ha sempre denunciato la violazione dei diritti
fondamentali come, ad esempio, la mancata traduzione degli atti nella lingua
conosciuta dall’imputata, questione più volte sollevata ma sempre respinta,
nonostante le dichiarazioni della mediatrice culturale che accolse a Nisida la
piccola rom, secondo la quale A.V. al momento dell’arresto non comprendeva
minimamente la lingua italiana. Ogni richiesta della difesa è stata
sistematicamente respinta, perfino la richiesta della messa alla prova e
l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, con la motivazione che A.V.
potrebbe avere ingenti patrimoni nel suo paese d’origine. Non le è stato
concesso alcun beneficio di legge benché la minore risulti incensurata e in
stato di abbandono. I familiari di A.V., infatti, sono scappati a seguito della
devastazione del campo rom e delle persecuzioni verificatesi a Ponticelli. La
sentenza d’appello ha confermato in pieno quella di primo grado e si attende ora
la decisione della Corte di Cassazione. Con il processo ancora in corso, la
piccola rom si trova in custodia cautelare nel carcere di Nisida da un anno e
mezzo. A nulla sono valse le motivate istanze di scarcerazione.
Da ultimo, il Tribunale per i Minorenni di Napoli, in sede di appello al
riesame, ha rigettato le richieste della difesa con una motivazione
assolutamente sconcertante e che conferma le denunciate violazioni dei diritti
fondamentali della piccola rom. Si legge infatti nel breve provvedimento:
“Emerge che l’appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura
rom. Ed è proprio l’essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che
rende, in uno alla mancanza di concreti processi di analisi dei propri vissuti,
concreto il pericolo di recidiva.” La decisione afferma, quindi, l’esistenza di
un nesso di causalità tra l’appartenenza etnica e la possibilità di commettere
reati e, ancora più insidiosamente, la tendenza a condotte recidive. Questo
assunto, sfacciatamente razzista, si traduce nella decisione di non concedere
nemmeno misure alternative alla carcerazione: “Sia il collocamento in comunità
che la permanenza in casa risultano, infatti, misure inadeguate anche in
considerazione alla citata adesione agli schemi di vita Rom che per comune
esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole. Da
quanto detto ne consegue il rigetto del proposto appello.”
Il provvedimento di rigetto della richiesta di modifica della misura cautelare
afferma a chiare lettere che il collocamento in comunità non è ammissibile in
quanto la minore aderisce agli schemi di vita del popolo cui appartiene. In modo
assolutamente sconcertante, si afferma l’opzione del carcere su base etnica, e,
attraverso la definizione di “comune esperienza”, i più biechi e vergognosi
pregiudizi contro la minoranza rom vengono elevati al rango di categoria
giuridica.
Questa decisione del Tribunale dei Minorenni - e le stesse parole usate,
agghiaccianti quanto spudorate - è perfettamente coerente alle attuali politiche
in materia di immigrazione, andandosi a delineare l’esistenza di due distinte
giurisdizioni, una per i cittadini e l’altra per gli stranieri.
In un paese che sanziona la clandestinità come reato, l’intera vicenda di A.V. è
rappresentativa dell’accanimento giudiziario contro gli “stranieri” che
gravemente annichilisce i diritti umani, e della perdita di limiti etici e
giuridici oltre i quali le pulsioni più cupe, non incontrando più filtri di
alcun genere, si caricano di forza di legge e fondano decisioni giudiziarie.
25 Novembre 2009
soccorsolegalenapoli@yahoo.it
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