Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 17/05/2010 @ 09:13:53, in Regole, visitato 1631 volte)
Carissimi/e,
in occasione del consiglio di Zona 3 di ieri ho presentato, con altri
consiglieri, l’interrogazione di cui riporto il testo qui di seguito.
Antonella Fachin - Lista civica Uniti con Dario Fo
INTERROGAZIONE nella seduta del 13 maggio 2010
I sottoscritti
Premesso che
- Da notizie sui quotidiani, il comune di Milano ha effettuato circa 300
sgomberi forzati in quasi tre;
- Sempre da notizie giornalistiche uno sgombero costa mediamente 20.000 euro ma
può costare anche 30.000 euro e più e quindi ad oggi il Comune di Milano ha
speso circa 9 milioni di euro;
- Le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del
Consiglio d'Europa in materia di sgomberi forzati stabiliscono tra l’altro:
o le garanzie minime di rispetto dei diritti umani, vietando inutili accanimenti
sulle persone sgomberate (in occasione di ogni sgombero i servizi sociali del
Comune offrono soluzioni che impediscono alle famiglie di stare unite, ai bimbi
di età inferiore ai 7 anni di continuare a stare insieme a entrambi i genitori e
ai bimbi di età superiore ai 7 anni di stare con la propria madre), nonché
o la preventiva predisposizione di adeguate alternative abitative per i nuclei
familiari;
Considerato che
- Gli sgomberi forzati compiuti nel Comune di Milano non hanno sinora rispettato
le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del
Consiglio d'Europa in materia;
- Le persone allontanate forzatamente si disperdono momentaneamente sul
territorio circostante per poi trovare rifugio nelle innumerevoli aree private
da anni dismesse e abbandonate nelle periferie di Milano;
- In assenza di progetti individuali e/o per nucleo familiare ai fini della
integrazione lavorativa e abitativa, oltre che della scolarizzazione dei minori-
gli sgomberi forzati non rappresentano una soluzione, ma costituiscono un vano
tentativo di spostare le persone da una zona periferica a un’altra zona
periferica, come fosse una “fatica di Sisifo” sia per il Comune, sia per le
persone coinvolte;
- Le uniche persone che non vivono più in rifugi precari e in aree abbandonate,
ossia le persone che non vivono più da “abusivi” sono SOLO quelle che, grazie ai
percorsi di integrazione abitativa e lavorativa realizzati da associazioni di
volontariato e da comuni cittadini, oggi vivono in appartamento, di cui pagano
il canone calmierato, in vista di una totale autonomia lavorativa ed economica;
- Sono disponibili le prime valutazioni delle politiche di integrazione e
promozione sociale per i gruppi rom e sinti realizzate in svariate città europee
e italiane, le quali dimostrano che:
o una forte presenza pubblica è elemento centrale per favorire percorsi duraturi
di inserimento sociale di individui fortemente stigmatizzati ed
o è possibile perseguire una vera politica sociale nei confronti dei gruppi
romanì e sinti, con buoni esiti in termini di efficacia, e con costi non
eccessivi e che vanno riducendosi nel tempo, gestendo il mandato pubblico in
collaborazione con il terzo settore su progetti e interventi da attuare.
Tutto ciò premesso,
chiedono
a Sindaco e Vicesindaco di Milano,
all’Assessore alla famiglia, scuola e politiche sociali e
al Prefetto di Milano
- di sapere quanti sgomberi sono stati effettuati dal 2008 ad oggi e quanti
soldi pubblici sono stati complessivamente spesi, specificando il numero di
mezzi e personale impiegati nei predetti sgomberi e le risorse economiche spese;
- di sapere, in merito alle risorse economiche destinate agli sgomberi, se esse
provengono
o dal bilancio del Comune e, in questo caso, a quali voci di spesa sono stati
sottratti, o
o dal bilancio dello Stato e, in questo caso, con quale precisa destinazione
siano stati assegnati e più precisamente se tali risorse debbano essere
destinate esclusivamente a sgomberi o se possano e/o debbano essere destinati a
processi di integrazione delle minoranze etniche Romanì e Sinta;
- di sapere chi ha provveduto con ruspe, gru, camion ecc. a smantellare e
distruggere i rifugi nei 300 sgomberi effettuati; ossia se sono operatori
esclusivamente pubblici o anche privati e, in questo secondo caso, di sapere:
o quanti sono gli operatori privati coinvolti,
o come sono stati scelti, se con gara pubblica o per trattativa privata,
o che tipo di contratto/accordo hanno stipulato con il Comune e quanto è il
valore economico complessivamente corrisposto a ciascun operatore privato nel
2008, nel 2009 e nei primi 4 mesi del 2010;
- di sapere se il Comune e la Prefettura abbiano effettuato una disamina dei
risultati sinora ottenuti in relazione ai milioni di euro spesi e se, alla luce
dei miseri risultati e degli enormi soldi spesi, non siano finalmente giunti
alla conclusione che il metodo esclusivo degli sgomberi non è efficace;
- di sapere se abbiano finalmente concluso che rappresenta uno SPRECO di denaro
pubblico -ancora più grave in un periodo di crisi che richiederebbe maggiore
OCULATEZZA, oltre che LUNGIMIRANZA- il ricorso esclusivo a sgomberi che sinora
hanno distrutto non solo beni materiali, anche quelli che erano di proprietà dei
rom e dei sinti allontanati, ma anche i processi di scolarizzazione che erano in
atto, negando i più elementari e internazionali diritti dell’infanzia, e le reti
di socialità e solidarietà che faticosamente il privato sociale aveva intessuto
e che continuerà comunque ad offrire;
- di sapere se, dopo circa tre anni di sgomberi, e in assenza di risultati
significativi dato che vengono allontanati sempre gli stessi nuclei familiari e
gli stessi individui di etnia romanì e sinta, identificati ad ogni sgombero e
perciò ormai ben noti all’amministrazione comunale, si voglia affrontare la
questione in maniera razionale e con buon senso e non più in maniera ideologica
e ottusa;
- di sapere se si voglia ancora negare l’evidenza da un lato del fallimento
della politica adottata da Milano e dall’altro del successo delle
amministrazioni comunali (sia di destra che di sinistra), quali Mantova,
Vicenza, Venezia, Treviso, Padova, Bergamo, Trento, Bologna, Settimo Torinese,
Modena, Pisa, Buccinasco, che si sono assunte la responsabilità di offrire
percorsi di integrazione e di sostegno e garanzie reputazionali alle famiglie e
persone di etnia romanì e sinta desiderose di avere una opportunità di vita
dignitosa, all’interno della comunità e non ai suoi margini, come reietti. Tali
città, infatti, hanno realizzato politiche di più seria e incisiva integrazione
e hanno così permesso non solo la dismissione dei campi rom ma, a molto minor
costo rispetto a Milano, hanno risolto la problematica al punto che, come pare,
non sono stati necessari ulteriori nuovi campi (a fronte di alcun nuovo
insediamento abusivo);
- di sapere se sia vero che in occasione di ogni sgombero, vengano distrutti e
sottratti anche i beni di proprietà delle persone e famiglie sgomberate in
quanto acquistati o ad esse donati dai volontari o da altri cittadini (v. ad es.
coperte, tende, generatori di energia, fornelli, indumenti ecc.) e, in caso
affermativo, se non ritengano che tali azioni possano costituire atti di abuso
di potere e in violazione delle norme del nostro diritto oltre che del principio
costituzionale che “la legge è uguale per tutti” e, analogamente, anche il
diritto di proprietà.
Di Fabrizio (del 15/05/2010 @ 09:48:48, in Regole, visitato 3059 volte)
Dal
blog di Luciano Muhlbauer
La Celere di De Corato,
cioè i reparti antisommossa dotati di caschi, scudi e manganelli, che la
Polizia Locale di Milano sta costituendo, sono impropri ed illegali.
Pertanto, oggi mi sono rivolto al Prefetto con una nota scritta,
chiedendo il suo urgente intervento affinché venga ristabilita la
legalità e scongiurata la costituzione di reparti antisommossa del
Comune.
Infatti, da qualche anno il
vicesindaco De Corato sta incentivando la formazione di nuclei speciali
nell'ambito della polizia municipale milanese, a partire da quelli
"problemi del territorio" e trasporto pubblico, che tendono ad assumere
compiti e funzioni che si sovrappongono a quelli delle forze
dell'ordine, sebbene ciò sia fuori dalla legge nazionale e regionale e
gli agenti coinvolti non dispongano di una formazione anche soltanto
lontanamente paragonabile a quella delle forze di polizia.
Non c'era dunque da
stupirsi che ad un certo punto saltasse fuori anche una specie di
reparto antisommossa, vecchio sogno finora proibito del vicesindaco. Era
successo sicuramente, come avevamo potuto documentare e denunciare
proprio noi, il 9 febbraio scorso, quando lo
sgombero dell'insediamento rom di
Chiaravalle fu eseguito da un reparto della Polizia Locale
equipaggiato con caschi antisommossa, manganelli e scudi con la scritta
"Polizia Locale" e in assenza di funzionari di polizia o carabinieri.
Ebbene, oggi l'edizione
milanese del quotidiano La Repubblica ha reso noto che
all'interno della PL di Milano sono iniziati i corsi di formazione per
la celere di De Corato. Prevedono anche esercitazioni pratiche in
palestra con l'armamentario antisommossa, anche se il tutto, cioè teoria
e pratica messi insieme, non dura più di 24 ore. Cioè, una sorta di
lezione in pillole: 24 ore e anche tu puoi fare il celerino.
Complimenti vicesindaco!
Dopo l'ennesimo abuso da parte di qualche agente dei reparti
antisommossa (vedi il caso Gugliotta), sempre più persone si rendono conto che
la formazione, tecnica e civica, andrebbe rafforzata e il nostro buon De Corato
se ne esce con l'instant-celerino…
Ma non è soltanto questione
di formazione, ma anche e soprattutto di legalità. Il nostro ordinamento
e le nostre leggi, nazionali e regionali, prevedono che di ordine e
sicurezza pubblica si occupi lo Stato –e dunque Polizia, Carabinieri e
Guardia di Finanza- e non i Sindaci, o i Vicesindaci, che dovrebbero
invece occuparsi di quello che gli compete e che troppo spesso
dimenticano.
Auspichiamo che il Prefetto
voglia intervenire in tempi brevi, perché con l'avvio dei corsi di
formazione è iniziata la fase della formalizzazione dei reparti
antisommossa e questo equivale all'istituzionalizzazione di una
situazione illegittima e illegale.
Comunicato stampa di
Luciano Muhlbauer
Di Fabrizio (del 06/05/2010 @ 09:18:46, in Regole, visitato 1848 volte)
Proposta interessante, se significasse un riconoscimento e
miglioramento degli insediamenti spontanei (ad esempio, basterebbe la raccolta
della spazzatura da parte della nettezza urbana, che ora non viene effettuata).
Purtroppo, secondo le indiscrezioni (il sito della
Padania è offline da
tempo) la soluzione proposta mi sembra che non impegni i comuni alla bonifica,
ma ripete il vecchio errore degli sgomberi che, esperienza insegna, spostano
solo il problema a poca distanza
La Lega dichiara guerra ai "campi discarica", con una proposta di legge a
firma di Massimo Polledri ed Enrica Rivolta.
Presentata il 30 aprile 2008, la proposta di legge viene rilanciata con uno
'strillo' in prima pagina della Padania e chiede che siano previsti "precisi
parametri igienico-sanitari" per tutti gli "accampamenti'.
Sottolineando l'intenzione di intervenire su uno dei maggiori "allarmi sociali"
del nostro Paese, i due leghisti osservano che "non esiste attualmente una
normativa a livello nazionale sulle popolazioni nomadi e sui problemi nascenti
dagli insediamenti, talora temporanei, talora stabili, di queste popolazioni
prevalentemente di etnia rom, tradizionalmente dedite al nomadismo".
La proposta di legge intende quindi "vincolare le regioni alla fissazione di
precisi parametri igienico-sanitari cui devono conformarsi le aree di sosta
attrezzate per i nomadi, affidando ai comuni, anche per il tramite dei
competenti servizi delle aziende sanitarie locali, il compito di verificare il
puntuale rispetto di tali requisiti. Al fine di rendere effettiva l'osservanza
degli standard igienico-sanitari così previsti – viene aggiunto – si dispone
espressamente la misura dello sgombero immediato dei campi nomadi che risultino
non conformi ai requisiti imposti".
In tal modo, scrivono Polledri e Rivolta, "si ritiene di rispondere
concretamente alle esigenze più volte segnalate dalle popolazioni residenti in
numerose aree urbane in cui troppo spesso si registrano situazioni di degrado e
allarme sociale dovute alle precarie condizioni igieniche e sanitarie in cui
versano, purtroppo, molti dei campi nomadi ivi presenti".
Di Fabrizio (del 10/04/2010 @ 09:58:47, in Regole, visitato 2061 volte)
Per una volta affermato il principio di non discriminazione.
Il cittadini Sinti possono restare, l’estrema soddisfazione del Naga
I cittadini Sinti italiani di Gambolò possono rimanere. Il TAR di Milano ha
annullato, questo pomeriggio, con sentenza, l’ordinanza di sgombero del Comune
della Lomellina.
Il TAR di Milano accoglie il ricorso presentato per conto dei cittadini Sinti
con il patrocinio del Naga riconoscendo che:
"Non sussiste la situazione contingente di emergenza sanitaria prevista […] in
quanto la comunità Sinti risiede nell’area in oggetto dal molti decenni.
[…]
Inoltre, la situazione esistente sarebbe stata causata dallo stesso Comune di
Gambolò che avrebbe omesso di realizzare il campo nomadi avvalendosi del
disposto della legge regionale 77 del 1989.
Il reale scopo dell’ordinanza impugnata sarebbe quello di allontanare i
cittadini di etnia Sinti dal Comune di Gambolò per motivazioni politiche e
razziali in violazione del disposto della legge regionale n. 77 del 1989 laddove
prevede la tutela del patrimonio culturale delle etnie tradizionali nomadi e
semi nomadi, nonché la partecipazione delle popolazioni nomadi alla
predisposizione degli interventi che li riguardano."
"Siamo molti soddisfatti" dichiara l’avvocato Pietro Massarotto, presidente del
Naga e, estensore del ricorso, "perché in controtendenza rispetto al clima
dominante è stata, per una volta, riaffermata la prevalenza della tutela delle
minoranze a scapito di presunti motivi di ordine pubblico, dichiarati, di fatto,
dal TAR del tutto strumentali".
Di Fabrizio (del 03/04/2010 @ 09:35:21, in Regole, visitato 2178 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA
ASGI (ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE)
RAPPRESENTANZA A MILANO DELLA COMMISSIONE EUROPEA
CONVEGNO INTERNAZIONALE
LA CONDIZIONE GIURIDICA DI ROM E SINTI IN ITALIA
MILANO 16-18 GIUGNO 2010
Università degli Studi di Milano-Bicocca
Aula Magna
Edificio U6, Piazza dell'Ateneo nuovo, 1 - Milano
La situazione delle persone che in Italia si riconoscono, dal punto di vista
linguistico o culturale, come rom o sinti appare precaria sotto molti punti di
vista.
La loro condizione giuridica è assai eterogenea (cittadini italiani, cittadini
di altri Stati membri dell’Unione europea, cittadini di Paesi extracomunitari,
rifugiati, apolidi) e le loro pratiche ed esperienze di vita sono molto varie.
Ai gruppi rom e sinti di antico radicamento in Italia si sono affiancati gruppi
giunti in differenti momenti dall’Europa centro-orientale, spesso a seguito
discriminazioni, persecuzioni, apolidia sopravvenuta, espulsioni di fatto,
creando un insieme altamente variegato quanto a retroterra sociale, pratiche di
mobilità territoriale, inserimento economico e sociale.
Il confronto con i gruppi zigani e con la loro storia di ricorrente
discriminazione, di fatto o di diritto, costituisce una sfida per l’ordinamento
giuridico italiano, che secondo le norme costituzionali, comunitarie ed
internazionali in vigore deve prevedere apposite misure di tutela e deve
promuovere in modo attivo politiche e azioni di inserimento sociale e di non
discriminazione di tale popolazione.
L’obiettivo del convegno è, quindi, duplice: formativo, sugli strumenti di
protezione e tutela dei diritti dei rom e dei sinti, ma anche di riflessione e
proposta sui problemi e modelli di una legge di tutela e promozione delle
minoranze rom e sinta.
Promotori:
Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI)
Dipartimento giuridico delle istituzioni nazionali ed europee dell’Università
degli studi di Milano-Bicocca
Dipartimento dei sistemi giuridici ed economici dell’Università degli studi di
Milano-Bicocca
Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’Università degli studi di
Milano-Bicocca
Rappresentanza a Milano della Commissione Europea
Principali destinatari
Avvocati, magistrati, rappresentanti di associazioni italiane e straniere,
dirigenti della pubblica amministrazione, assistenti sociali, operatori sociali,
assessori e consiglieri, insegnanti, studiosi italiani ed esteri.
Campagna Dosta
Durante il convegno verrà presentata e promossa la campagna internazionale
del Consiglio d’Europa Dosta! (“Basta” in romanes e in varie lingue slave) per
promuovere la conoscenza di rom e sinti e dire “basta” alle discriminazioni nei
loro confronti.
Iscrizioni
L’iscrizione al convegno è gratuita per tutti i partecipanti. Per ragioni
organizzative l’iscrizione è obbligatoria e deve essere effettuata on line
presso il sito www.asgi.it a
partire dal 7 aprile fino al 7 giugno 2010.
Informazioni
Per ogni informazione ci si può rivolgere all’indirizzo:
condizionegiuridica.rom@unimib.it
Sul sito www.asgi.it sarà
aperta una apposita sezione recante documenti utili per il convegno.
Per raggiungere la sede del convegno:
Pernottamento
Sul sito www.asgi.it, nella
sezione relativa al convegno sono indicati alberghi e residenze universitarie
convenzionate per il convegno che possono essere contattate direttamente,
segnalando la partecipazione al convegno.
Crediti formativi
La partecipazione intera degli iscritti ad ogni giornata del Convegno sarà
accreditata ai fini della formazione professionale degli avvocati (8 crediti per
giornata) e degli assistenti sociali. E' stato chiesto l'accreditamento del
convegno all'Ordine degli assistenti sociali - Consiglio regionale della
Lombardia ai fini della formazione continua degli assistenti sociali e degli
assistenti sociali specialisti.
Gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza iscritti al convegno potranno
ottenere i crediti alle condizioni previste dal regolamento della Facoltà.
Ai fini dell’attribuzione di crediti formativi sia da parte degli ordini
professionali, sia da parte dell’università è necessario che gli iscritti si
presentino ogni giorno alle ore 8,30. Si raccomanda la massima puntualità.
La realizzazione del convegno è resa possibile dal generoso contributo di:
Centro di Eccellenza Jean Monnet dell'Università degli Studi di Milano
Comitato Pari Opportunità dell’Università di Milano-Bicocca
Council of Europe
Fondazione Cariplo
Fondazione UnIdea
ODIHR (Office for Democratic Institutions and Human Rights - OSCE) Roma Contact
Point
Open Society Justice Initiative
Rettorato dell’Università degli Studi di Milano–Bicocca
UNAR
Comitato scientifico organizzatore
Paolo Bonetti, Dipartimento giuridico delle istituzioni nazionali ed europee
dell’Università degli studi di Milano-Bicocca, ASGI
Alessandro Simoni, Dipartimento di diritto comparato e penale, Università degli
studi di Firenze
Tommaso Vitale, Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università
degli studi di Milano-Bicocca
(per scaricare il
programma completo formato.pdf)
Di Fabrizio (del 01/04/2010 @ 09:40:42, in Regole, visitato 1692 volte)
La salute e i diritti delle persone Rom
presso il NAGA in
via Zamenhof 7a, Milano
Mercoledì 7 aprile ore 20.30
Gli sgomberi continui, le violazioni dei diritti e l'uso esclusivo della forza
messi in atto dalle istituzioni milanesi nei confronti delle minoranze Rom hanno
fatto emergere, per i tanti soggetti, associazioni e singoli cittadini che si
stanno mobilitando in loro sostegno, la necessità di essere sempre più preparati
e formati sui loro diritti. Per questo l Naga, in risposta alla richiesta del
"Gruppo di sostegno Forlanini", ha deciso di organizzare una serata di
formazione aperta a tutti i volontari Naga e a chiunque sia interessato.
Interverranno i volontari Naga:
Andrea Galli e Fabrizio Signorelli, medici - Accesso alle cure, diritti
sanitari, accessi alternativi
Marzia Barbera, giurista - Come difendere i diritti delle persone sgomberate
E' gradita prenotazione all'indirizzo e-mail:
servizio.legale@naga.it
Info: Naga 02-58.10.25.99 - Servizio Legale Naga
servizio.legale@naga.it
Di Fabrizio (del 30/03/2010 @ 08:59:27, in Regole, visitato 2397 volte)
In questi giorni si sono in corso nei vari campi rom della capitale i foto
segnalamenti degli abitanti.
I foto segnalamenti coinvolgono anche cittadini italiani, cittadini
comunitari e cittadini provvisti di validi titoli per il soggiorno. Per tanto,
essendo svolto in assenza di ogni reale esigenza di accertamento
dell’identità delle persone coinvolte, il fotosegnalemento da lei disposto si
presenta come un provvedimento discriminatorio e su base razziale in palese
violazione dei più fondamentali diritti della persona.
Per altro, il foto segnalamento si svolge nella cornice di un Regolamento da
lei stilato in qualità di Commissario Straordinario, contenente la stessa
impostazione discriminatoria come è stato denunciato da diverse autorità non
ultima l’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu.
Le chiediamo di voler rimuovere le disposizioni che impongono il foto
segnalamento e di ripristinare il pieno rispetto dei diritti all’interno dei
campi rom.
PRIMI FIRMATARI
Claudio Graziano responsabile immigrazione ARCI Roma
Giovanni Alfonsi Funzione Pubblica CGIL Roma Ovest
Elena Carulli delegata FP-CGIL
Luigi Nieri Assessore Bilancio Regione Lazio
Massimino Celoni SPI CGIL Roma Ovest
Saverio Nigro avvocato
Laura Liberto avvocata
Gabriella Telesca Avvocata
Eugenio Cicerchia
Giuseppe PANUCCIO
Serena Melandri
Patrizia Bonelli
Per aderire scrivere alla mail:
inforoma@arci.it
Claudio Graziano responsabile immigrazione ARCI di Roma tel
3356984279-0641734712
www.arciroma.it
Di Fabrizio (del 25/03/2010 @ 09:01:43, in Regole, visitato 2008 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
CONVEGNO INTERNAZIONALE
LA CONDIZIONE GIURIDICA DI ROM E SINTI IN ITALIA
MILANO 16-18 GIUGNO 2010
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA E ASGI (ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI
GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE)
RAPPRESENTANZA A MILANO DELLA COMMISSIONE EUROPEA
La situazione delle persone che si riconoscono, dal punto di vista linguistico o
culturale, come rom o sinti che si trovano in Italia appare precaria sotto
molti punti di vista. La complessità della condizione giuridica delle persone
appartenenti a gruppi rom e sinti esige un approfondimento sistematico e sereno.
Il convegno mira proprio a svolgere per la prima volta in Italia questo
complessivo approfondimento giuridico con i maggiori esperti italiani e
stranieri. Il convegno mira altresì ad indicare azioni giudiziarie
antidiscriminatorie utili nella pratica professionale degli avvocati e a dare
anche spunti per la pratica professionale degli assistenti sociali e
degli educatori. Perciò, in collaborazione con gli ordini
professionali, la partecipazione al convegno sarà certificata ai fini della
formazione professionale richiesta per gli avvocati e per gli assistenti
sociali.
Principali destinatari: Avvocati, magistrati, rappresentanti di
associazioni italiane e straniere, dirigenti della pubblica amministrazione,
assistenti sociali, operatori sociali, assessori e consiglieri, insegnanti,
studiosi italiani ed esteri.
Temi delle sessioni plenarie:
ASPETTI STORICI E GIURIDICI GENERALI
ASPETTI DI DIRITTO COMUNITARIO E INTERNAZIONALE E DI DIRITTO DEGLI STRANIERI
UNO SGUARDO ALLA LEGISLAZIONE DI ALTRI STATI EUROPEI
EGUAGLIANZA, DISCRIMINAZIONI E AZIONI LEGALI
INTEGRAZIONE, PARTECIPAZIONE E COMUNICAZIONE
I DIRITTI A CIRCOLARE, A SOGGIORNARE E AD ABITARE
I DIRITTI LINGUISTICI, CULTURALI E DELL’ISTRUZIONE
FAMIGLIA E DIRITTI DEI MINORI
IL DIRITTO ALLA SALUTE
ASPETTI PENALI E PROCESSUALI
LE SFIDE PER IL FUTURO
VERSO UNA LEGGE ITALIANA PER LA TUTELA DI ROM E SINTI
Il comitato scientifico (Paolo Bonetti, Alessandro Simoni, Tommaso Vitale) spera
che il convegno possa essere di interesse per tutti i lettori del sito web
Mahalla. Per tutto il convegno sarà attivo un servizio di traduzione
simultanea dall’inglese all’italiano. La partecipazione è gratuita ma è
necessario iscriversi al convegno per ragioni organizzative. Per
richiedere il programma e per ulteriori informazioni:
condizionegiuridica.rom@unimib.it
. Le iscrizioni apriranno il 2 aprile 2010.
Sostengono il Convegno, oltre ai promotori, anche Open Society Justice
Initiative, Fondazione Cariplo, Fondazione UnIdea, Commissione Pari Opportunità
e Rettorato dell’Università di Milano-Bicocca.
Di Fabrizio (del 13/03/2010 @ 09:04:25, in Regole, visitato 2201 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
Sgomberi di Rom e Sinti
Egregio Ministro
Il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (European Roma Rights Centre, ERRC),
un'organizzazione internazionale di interesse pubblico impegnata in attività
volte a combattere il razzismo anti-Rom e gli abusi dei diritti umani dei Rom,
scrive per esprimere seria preoccupazione per il proliferare degli sgomberi che
hanno coinvolto Rom e Sinti effettuati in Italia negli ultimi mesi. L'ERRC è
informato su quanto sta accadendo ed è preoccupato per gli sgomberi svolti in
diversi Comuni italiani. Gli sgomberi effettuati a Milano sono particolarmente
preoccupanti a causa del loro significativo numero, dell'apparente
sistematicità, della mancanza di pianificazione e di soluzioni per le persone
interessate. A Milano nei primi due mesi di quest'anno sono stati realizzati più
di venti sgomberi. Queste operazioni hanno coinvolto oltre 900 individui e
alcune persone sono state colpite da questi provvedimenti più di una volta in un
periodo molto breve. La maggior parte delle persone coinvolte negli sgomberi e
stata allontanata numerose volte nel corso degli ultimi due anni.
L'ERRC ha svolto una dettagliata attività di ricerca e monitoraggio degli
sgomberi attuati a Milano negli ultimi mesi. Notiamo, tuttavia, che molte delle
seguenti preoccupanti caratteristiche che riguardano gli sgomberi avvenuti a
Milano sono comuni ad altre operazioni svolte altrove in Italia (per esempio a
Roma, Pisa e Sesto Fiorentino).
• Ai residenti non è stato dato alcun preavviso dello sgombero imminente.
• Nessun tipo di documento inerente allo sgombero è stato prodotto dagli agenti
delle forze di polizia che hanno effettuato l'operazione.
• Gli agenti della forze di polizia che svolgono le operazioni di sgombero sono
spesso presenti con un numero sproporzionato rispetto alla persone che intendono
allontanare, anche se tra queste c'è una significativa percentuale di bambini e
di persone disabili.
• In alcuni casi ci sono stati abusi (verbali e fisici) da parte di agenti delle
forze di polizia.
• Gli sgomberi spesso hanno luogo molto presto la mattina.
• Gli sgomberi sono stati svolti con allarmante frequenza durante i mesi
invernali, quando le condizioni meteorologiche rappresentano una minaccia per la
salute e la sopravvivenza.
• Le abitazioni e altri beni vengono arbitrariamente distrutti.
• Alla maggior parte delle persone oggetto di sgombero non viene offerta una
sistemazione alternativa. Nelle rare occasioni in cui una sistemazione
alternativa viene offerta, è generalmente inadeguata, anche perché prevede la
divisione dei nuclei familiari.
• Alcuni bambini sono stati costretti a interrompere la frequenza scolastica (in
particolare a seguito dello sgombero dell'insediamento di via Rubattino, il 19
novembre 2009).
Gli sgomberi che hanno coinvolto Rom e Sinti e che hanno avuto luogo negli
ultimi mesi sono illegali e tutti violano molti o tutti gli obblighi dell'Italia
ai sensi del diritto internazionale, in particolare quelli che riguardano il
diritto all'abitazione, alla proprietà, all'integrità personale, all'istruzione
e il divieto di discriminazione:
1. Diritto all'abitazione e alla proprietà
a. Con l'articolo 11, comma 1, del Patto Internazionale sui Diritti Economici,
Sociali e Culturali (ICESCR), l'Italia si impegna a "riconoscere il diritto di
ogni individuo a un livello di vita adeguato per sé e per la propria famiglia,
che includa un’alimentazione, un vestiario, e un alloggio adeguati, nonché al
miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita" e a "prendere misure
idonee ad assicurare l'attuazione di questo diritto".
A questo proposito, l'ERRC ricorda al governo italiano che il Comitato sui
Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite ('CESCR') ha chiarito
molto bene che gli sgomberi forzati sono una violazione prima facie del diritto
a un alloggio adeguato. In tutti i casi di sgomberi forzati noti all'ERRC ogni
singola procedura di garanzia individuata dal CESCR è stata ignorata. Tali
garanzie di base comprendono:
a) L'opportunità di una reale consultazione con gli interessati;
b) Un adeguato e ragionevole preavviso per tutte le persone interessate prima
della data prevista per lo sgombero;
c) Informazioni sugli sgomberi previsti e, ove possibile, sull'utilizzo
successivo del terreno o delle abitazioni, dovrebbero essere rese disponibili in
tempi ragionevoli a tutti coloro interessati dai provvedimenti;
d) In particolare, quando sono coinvolti gruppi di persone, funzionari
governativi o loro rappresentanti dovrebbero essere presenti durante lo
sgombero;
e) Tutte le persone che effettuano lo sgombero dovrebbero essere correttamente
identificate;
f) Gli sgomberi non dovrebbero aver luogo in condizioni climatiche
particolarmente avverse o di notte a meno che le persone coinvolte non ne diano
il consenso;
g) Dovrebbero essere forniti strumenti di ricorso legale e
h) Dove possibile, assistenza legale alle persone che lo richiedono qualora
volessero ricorrere alla giustizia1.
b. L'articolo 27 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, richiede che
l'Italia prenda misure appropriate per assistere i genitori nell'attuazione del
diritto a un adeguato livello di vita e di fornire, in caso di necessità,
l'assistenza materiale e programmi di supporto, con particolare riguardo
all'alimentazione, al vestiario e all'abitare.
c. L'articolo 1 del Protocollo 1 della Convenzione Europea dei Diritti
dell'Uomo, tutela i diritti di proprietà.
d. L'articolo 31 della Carta Sociale Europea (riveduta), prevede il diritto
all'abitazione e l'Italia si è impegnata ad adottare misure volte a:
- favorire l'accesso a una abitazione di livello sufficiente;
- prevenire e ridurre il fenomeno dei "senzatetto", in vista di una graduale
eliminazione della problematica;
- determinare un prezzo delle abitazioni accessibile a color i quali non hanno
risorse adeguate.
1 Commento Generale n. 7, par. 15, E/1998/22, Annesso IV, 16a Sessione.
2. Diritto all'integrità personale e familiare
a. L'articolo 16 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo prevede che nessun
bambino debba essere sottoposto a interferenze arbitrarie o illegali con la sua
vita privata o familiare.
b. L'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo vieta i
trattamenti inumani e degradanti a cui le persone sono state sottoposte durante
le procedure di sgombero e a causa delle terribili condizioni di vita in cui si
sono trovati a seguito di tali operazioni.
c. L'articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo sancisce il
diritto alla vita familiare e alla vita privata.
3. Istruzione
a. L’articolo 28 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo
b. L’articolo 2 del protocollo n. 1 della Convenzione Europea dei Diritti
dell'Uomo
4. Discriminazione
a. Con l'articolo 5 (e) (iii) della Convenzione Internazionale sull'Eliminazione
di Ogni Forma di Discriminazione Razziale, l'Italia si impegna a 'proibire ed
eliminare la discriminazione razziale in tutte le sue forme ed a garantire il
diritto di tutti [...] all'uguaglianza davanti alla legge, in particolare nel
godimento del [...] diritto alla casa '.
b. La giurisprudenza basata sull'articolo 14 della Convenzione Europea dei
Diritti dell'Uomo orienta verso una particolare tutela delle minoranze Rom in
Europa.
c. L'articolo E della Carta Sociale Europea (riveduta) vieta la discriminazione
nell'esercizio dei diritti sanciti dalla medesima Carta.
d. Diversi articoli della Convenzione-quadro per la Protezione delle Minoranze
Nazionali.
L'ERRC ritiene che non solo gli sgomberi siano manifestamente illegali, ma anche
che essi siano stati effettuati in modi che sembrano appositamente pianificati
per provocare la massima sofferenza alle persone interessate.
L'ERRC chiede di porre fine alla pratica degli sgomberi illegali e che adeguate
sistemazioni alternative, accesso all'istruzione e altre forme di sostegno
essenziale siano previste per le persone che sono state coinvolte, molte delle
quali sono senza fissa dimora o vivono in condizioni estremamente precarie.
Cordiali Saluti,
Robert Kushen
Managing Director
cc: Gian Valerio Lombardi
Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Milano
Corso Monforte, 31
20122 Milan
Italy
Di Fabrizio (del 11/03/2010 @ 17:31:37, in Regole, visitato 1711 volte)
Segnalazione di Cristina Seynabou Sebastiani e Stefania Ragusa
Corriere della Sera Cronache
il nuovo orientamento smentisce una recente sentenza
L'esigenza di garantire la tutela delle frontiere prevale sulle esigenze di
tutela del diritto allo studio dei bambini
MILANO - Marcia indietro della Cassazione sugli immigrati: i clandestini
con figli minori che studiano in Italia non possono chiedere di restare nel
nostro Paese sostenendo che la loro espulsione provocherebbe un trauma
«sentimentale» e un calo nel rendimento scolastico dei figli. Secondo il nuovo
orientamento della Suprema corte, che smentisce una propria recente sentenza,
l'esigenza di garantire la tutela alla legalità delle frontiere prevale sulle
esigenze di tutela del diritto allo studio dei minori.
LE MOTIVAZIONI - Con la sentenza n. 5856 la Cassazione ha respinto il
ricorso di un albanese, con moglie in attesa della cittadinanza italiana e due
figli minori, residente a Busto Arsizio (Varese): chiedeva di poter restare in
Italia in nome del diritto del «sano sviluppo psicofisico» dei suoi bambini che
sarebbe stato alterato dall'allontanamento del papà. I supremi giudici hanno
risposto che è consentito ai clandestini la permanenza in Italia per un periodo
di tempo determinato solo in nome di «gravi motivi connessi con lo sviluppo
psicofisico del minore se determinati da una situazione d'emergenza». Queste
situazioni d'emergenza, però, non sono quelle che hanno una «tendenziale
stabilità» come la frequenza della scuola da parte dei minori e il normale
processo educativo formativo che sono situazioni di «essenziale normalità». Se
così non fosse, dice la Cassazione, le norme che consentono la permanenza per
motivi d'emergenza anche a chi è clandestino finirebbero con il «legittimare
l'inserimento di famiglie di stranieri strumentalizzando l'infanzia». Con questa
pronuncia i supremi giudici superano la precedente decisione della stessa
Cassazione che aveva dato il via libera alla permanenza di un papà clandestino,
definendola «riduttiva in quanto orientata alla sola salvaguardia delle esigenze
del minore, omettendone l'inquadramento sistematico nel complessivo impianto
normativo» della legge sull'immigrazione.
PD: ERRORE GRAVE - Il verdetto ha sollevato diverse critiche nelle file
dell'opposizione. I deputati del Pd Jean-Leonard Touadi e Guido Melis scrivono:
«La scuola è un grande fattore di integrazione, che molto bene può operare nel
riassorbire i problemi legati all'irregolarità, avviando un percorso di nuova
cittadinanza. È un errore gravissimo far prevalere invece le ragioni del
respingimento condannando anche i figli insieme con i padri». Antonio Borghesi (Idv):
«Questa sentenza è frutto delle leggi razziste e inutilmente crudeli del governo
Berlusconi». Per Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della
Sinistra, «la marcia indietro della Cassazione corrisponde a una sentenza
inumana, aberrante e indegna di un Paese civile». Il Pdci con Maurizio Musolino
parla di «sentenza che lascia sbigottiti, un ulteriore passo verso la barbarie»;
i Verdi con Cristina Morelli di «sentenza che lascia senza parole, somiglia
molto a quella in cui i giudici della Cassazione stabilirono che non poteva
esserci stupro se la vittima indossava i jeans». Savino Pezzotta, candidato
dell'Udc alle regionali in Lombardia, parla di «un'esagerazione»: «Così non si
fa altro che creare tensione».
UNICEF: CAOS - Dal mondo delle associazioni, la Caritas ritiene che la
sentenza non rappresenti «un pericolo»: «La Cassazione verifica caso per caso -
afferma il responsabile immigrazione Olivero Forti -. Penso quindi che in questo
specifico caso, abbia verificato che non veniva pregiudicato lo sviluppo
psicofisico del minore. Non ho elementi per dire che con questa sentenza viene
meno il principio del sano sviluppo del minore rispetto alla posizione
irregolare del genitore». Per l'Unicef aumenta lo stato di caos che esiste in
materia: «Il legislatore dovrebbe mettere un po' di ordine. Questa sentenza crea
un ulteriore problema» dice Roberto Salvan, direttore di Unicef Italia. Per
Raffaele Salinari, presidente di Terre des Hommes, «con questa sentenza si fa un
vistoso passo indietro nel senso civile della nostra nazione e nella coerenza
fra politica interna e rispetto delle convenzioni internazionali sulla tutela
dei minori, di cui l'Italia è firmataria».
Redazione online - 11 marzo 2010
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