Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/04/2011 @ 09:41:30, in Europa, visitato 1575 volte)
Da
Roma_Francais
Giornata internazionale dei Rom: intervista con l'attivista indipendente Béla
Radics
Posté par Corentin Léotard • 8 avril 2011 à 5:41
Béla Radics si autodefinisce come un attivista indipendente per i diritti
dei Rom. Nel suo blog,
rende conto della situazione dei Rom in Ungheria, con un occhio molto critico
tanto sulle autorità ungheresi che sui rappresentanti rom.
Lei crede alla volontà della presidenza ungherese dell'Unione Europea di
agire a favore di una integrazione dei Rom?
Non ci posso credere. La presidenza ungherese e l'Unione Europea pretendono
di prendere decisioni riguardo all'integrazione dei Rom, senza la partecipazione
degli stessi, senza loro rappresentanza. Basta pensare che ci sono circa dai 12
ai 15 milioni di Rom in Europa e soltanto una rappresentante dei Rom al
Parlamento Europeo. E' insensato! In Ungheria, i programmi d'integrazione dei
Rom esistono solo sulla carta. Noi, i Rom coinvolti, ancora non sappiamo niente
riguardo alla prossima strategia dell'Unione Europea.
Viktor Orban è credibile in questo ruolo?
A mio avviso, Viktor Orban non è credibile in questo settore. Al Parlamento
Europeo, si fa passare come un uomo sensibile e sociale, ma a casa, in Ungheria,
prende misure contro i Rom, misure che li spingono in una povertà ancora più
profonda, verso una carestia mortale. Lui ed il suo governo favoriscono la
retorica fascista dell'estrema destra dandogli uno spazio illimitato. Con
messaggi in codice, con insinuazioni, svolgono in realtà la stessa retorica
anti-Rom del partito Jobbik.
Per voi è una buona soluzione una strategia d'integrazione su scala
europea?
Potrebbe essere una buona soluzione, ma non così, senza la partecipazione dei
Rom. L'Europa non ha il diritto di prendere decisioni riguardo gruppi di persone
senza chiedere l'opinione di milioni d'interessati, escludendoli dai processi
decisionali, dall'attuazione delle leggi e dei programmi. Sarebbe la
profanazione della democrazia e dei diritti umani fondamentali!
Si fida delle autorità ungheresi per giudicare in maniera equa e
trasparente i quattro presunti autori degli
attacchi anti-Rom?
Non sono in grado di fidarmi della giustizia ungherese. Nel corso della mia
vita, ho visto molte volte le decisioni razziste e le sentenze anti-Rom che ha
preso. Per di più, molte persone pensano che questa serie di omicidi è avvenuta
su controllo politico. Pensiamo che i veri colpevoli non siano stati
identificati e che il responsabile principale sia ancora sconosciuto. E' triste,
ma penso che questo processo non sarà altro che un drammatico spettacolo.
Lei è molto critico verso i rappresentanti della minoranza rom, verso
Florian Farkas [rappresentante nazionale del governo autonomo minoritario rom],
per esempio, che lei tratta da marionetta del Fidesz. Perché?
La "Legge Elettorale delle Minoranze" è antidemocratica sotto diversi
aspetti, a livello locale, regionale ma anche nazionale. La legge non permette
la partecipazione all'elezione dei rappresentanti indipendenti che s'impegnano e
sono disposti ad agire per la loro gente. Prevede che solo i membri di partiti o
organizzazioni possano partecipare alle elezioni come rappresentanti. La
maggioranza dei rappresentanti dei Rom sono politici pagati e diretti
dall'attuale governo. Per esempio, Florian Farkas è uno dei leader della
politica rom governativa, in qualità di commissario ministeriale di supervisione
di aiuto ai Rom. Ma nel contempo, è deve anche rappresentare gli interessi della
comunità rom come presidente dell'Autogoverno Nazionale Rom. Come può conciliare
queste due posizioni? Dovrà controllare se stesso? Dovrà discutere con se
stesso? Protestare contro le somme dei fondi stanziati per i Rom o contro le
stesse decisioni? E' una situazione politica schizofrenica!
Secondo lei, questi rappresentanti dei Rom hanno la volontà, ed il potere,
di migliorare la situazione dei Rom in Ungheria?
No, non lo penso. E' noto che la rappresentanza parlamentare delle minoranze
nazionali ed etniche in Ungheria, non è stata regolata negli ultimi vent'anni, e
quindi tutti i governi hanno conseguentemente violato la Costituzione (dal
1989). Secondo la percentuale della popolazione rom in Ungheria - circa l'8% -
ci si aspetterebbe che i Rom avessero una ventina di rappresentanti
democraticamente eletti al Parlamento ungherese. Invece, ci sono solo tre
rappresentanti di origine rom, il cui compito non è la rappresentazione reale e
fedele dei Rom, ma seguire rigorosamente la politica del loro partito di
appartenenza.
Lei denuncia un "etno-business". Cosa intende con questa formula?
Secondo il diritto ungherese, è considerato Rom chi si dichiara tale. Su
questa base, si sono create molte false organizzazioni rom, per ottenere soldi
pubblici, ma non per una vera attività di protezione di interessi... che non
sono destinati a loro.
Le divisioni in seno alla comunità rom (culturali e politiche) sono un freno
alla loro integrazione nella società ungherese?
Penso che il principale ostacolo all'integrazione sia l'elite politica
tradizionale.
Ritrovate il blog di Béla Radics:
International Roma/Gypsy Blog from Hungary B.
Radics
Contrappunto: Rita Izsák, capo del gabinetto del ministro
all'inclusione sociale, Zoltán Balog:
La situazione è molto difficile, ma non bisogna incolpare lo stato ungherese
che fa molto per l'integrazione dei Rom. Abbiamo messo in campo dei programmi di
lotta contro la povertà e particolarmente contro la povertà infantile, ed un
programma per l'alloggio. Se io stessa sono arrivata a questo posto, è grazie ad
una borsa di studio dello stato ungherese, che mi ha permesso di andare
all'Università. Mi dispiace che le persone in causa non si rendano conto di
tutto ciò che si fa per loro. Bisogna capire che la questione dell'integrazione
dei Rom è molto complessa e che i risultati delle nostre misure non possano dare
frutti che a lungo termine. E non dubito della volontà del primo ministro Orbán
di agire in questo senso. Siamo ad un momento storico, perché tutti gli attori
sono mobilitati.
Di Fabrizio (del 14/04/2011 @ 09:40:27, in Europa, visitato 2463 volte)
AFFARITALIANI Miss Gipsy, il concorso per bellezze zingare
Sono belle, desiderabili e non si vergognano di essere zingare. Decine di
ragazze stanno partecipando ad un concorso di bellezza dedicato appositamente
per loro. Dove? A Londra, in Inghilterra rom e sinti vengono chiamati gipsy e
"Miss Gipsy Queen Uk" è il titolo che vincerà la più bella del popolo senza
dimora. La regina avrà tremila sterline (circa 3.400 euro) da spendere nei
negozi più "in" della capitale inglese. Vestiti da Harrods e da Fortnum & Mason,
gioielli da Tiffany e oltre al premio in denaro è prevista anche una borsa di
studio da mille sterline per finanziare la futura professione della Miss.
Lo scopo della manifestazione non è solo eleggere una bellezza travolgente, ma
trovare un testimonial che aiuti gli inglesi a cambiare opinione sul mondo dei "travellers".
Un'opera di contro-informazione rispetto ad un programma andato in onda su
Channel 4 chiamato "Il mio grasso matrimonio Gipsy". Uno spettacolo che metteva
in luce tutti i pregiudizi sul mondo dei gitani. Vestiti appariscenti, pelle
abbronzata (anche artificialmente), grassi, sedentari e con il pallino del
matrimonio. "Noi non siamo casalinghe obese come ci vogliono dipingere in tv",
ha fatto sapere Josephine Smith, 35 anni, presidente dell'Unione Donne zingare.
"Il nostro scopo è trovare qualcuno di bello e fiero delle sue radici e di ciò
che è".
Impressionante il numero dei partecipanti allo spettacolo e il coinvolgimento di
tutta la comunità rom del Paese. "Voglio mostrare al mondo che le donne zingare
sono molto di più di quello che le persone pensano e i media dipingono",
racconta Lita Boswell, 18 anni, di Durham. "Sin dal giorno in cui ho lasciato la
scuola ho lavorato come modella. Le persone hanno una visione completamente
distorta della realtà, siamo molto di più che casalinghe frustrate con
l'ossessione per il buon matrimonio".
"Ho lasciato la scuola quando avevo 13 anni, ma ho continuato gli studi a casa,
nella mia comunità. Adesso ho tre figli e sono felice", racconta Charmaine
O'Neil, 20 anni, di Leicester. "La tv ci dipinge in un modo completamente
sbagliato. Non ho mai indossato gonne lunghe, monete appese ai vestiti, ne passo
le mie giornate sui lettini abbronzanti come molti credono che sia nostra
abitudine". Rom è bello? Lo sapremo dopo l'elezione della reginetta.
Tommaso Cinquemani
Intanto a Montecatini la questione si capovolge. Da
La Nazione 11 aprile 2011 - "Si vuole un grande evento come Miss Italia
per rilanciare l’immagine di Montecatini, ma nulla si fa per contrastare una
nuova ondata di zingari, che bivaccano dietro la basilica di Santa Maria Assunta
e alla stazione ferroviaria..."
Di Fabrizio (del 18/04/2011 @ 09:46:29, in Europa, visitato 3121 volte)
Da
Bulgarian_Roma
Radio Bulgaria Integrazione dei Rom in Bulgaria - Author: Milka
Dimitrova - © Photos: BGNES
08/04/2011 - E' un compito difficile indicare il numero esatto dei Rom in
Bulgaria. Secondo il censimento ufficiale del 2001, sono circa 370.000, mentre
per le organizzazioni rom, il loro numero raggiunge gli 800.000, o il 10%
della popolazione totale. Si aspettano dati più accurati dall'ultimo censimento,
svoltosi a febbraio 2011. E' un fatto che i problemi della comunità rom in
Bulgaria rimangano irrisolti. L'integrazione rom è stata una questione in
Romania per alcuni anni, ma i programmi delle istituzioni sono sviluppati
lentamente e non hanno molto effetto
La Bulgaria ha adottato un programma quadro per l'integrazione della
comunità rom nel periodo 2010-2020, in accordo con i principi europei per la
tolleranza e la protezione dei diritti umani. Il documento delinea le politiche
relative alla comunità rom nelle sfere dell'istruzione, della sanità,
dell'alloggio, dell'impiego, ecc. La Bulgaria è stata uno dei primi paesi a
partecipare al Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015, assieme a 12 paesi
europei. Sullo sfondo dell'invecchiamento della popolazione europea, è la
giovane comunità rom che può giocare un ruolo nel risolvere la mancanza di
manodopera. E' per questo che il programma bulgaro dedica attenzione speciale
all'aumentare i livelli di istruzione e di qualificazione della popolazione rom.
Viene riferito che durante gli ultimi due decenni, 10.000 Rom si sono laureati
nelle università bulgare. Tuttavia, un gran numero di bambini rom continuano ad
abbandonare la scuola, nonostante il fatto che possano ricevere i benefici
sociali solo mandando i loro figli a scuola. Ecco cosa dice Deyan Kolev, del
Centro per il Dialogo e la Tolleranza Interetnica "Amalipe":
"Il numero dei bambini rom che abbandonano la scuola continua ad essere
molto alto. Secondo le statistiche il numero di bambini rom nel primo grado è
circa del 23% del totale, ma nell'ottavo grado solo il 7-8% degli studenti sono
di origine rom."
Il basso livello di istruzione nella comunità rom causa alta disoccupazione.
Un gran numero di famiglie rom campa di prestazioni sociali. Questa è una grande
sfida per l'integrazione della comunità rom.
Inoltre le statistiche di sette paesi europei mostrano che i Rom hanno più
problemi di salute, legati alle condizioni di vita insalubri. Ecco cosa dice
Ilona Tomova, dell'Istituto di Studi sulla Popolazione presso l'Accademia
Bulgara delle Scienze:
"Oltre metà dei Rom adulti soffre di ipertensione. Il 30% ha l'emicrania ed
il 25% soffre di asma o bronchiti. Un gran numero soffre di artrite e
reumatismi, il ché porta a maggiore disoccupazione."
I Rom bulgari partoriscono in giovane età ed il tasso di mortalità infantile
nella comunità è il più alto in confronto agli altri paesi UE. Un gran numero di
Rom bulgari vive in aree cittadine dove le condizioni di vita sono molto povere.
A volte manca anche l'acqua potabile. Il problema rimane grave nonostante il
programma nazionale per migliorare le condizioni abitative della comunità rom
adottato nel 2006.
E' chiaro che le istituzioni bulgare dovranno fare molti più sforzi per
un'inclusione di successo della comunità rom, che ancora si affidano soprattutto
sul rapporto finanziario da parte dello stato, che sull'essere collaborativi con
i processi di integrazione.
Di Fabrizio (del 29/04/2011 @ 09:17:18, in Europa, visitato 2163 volte)
Da
Hungarian_Roma (leggi anche
QUI)
Politics.hu
26/04/2011 - Otto persone sono state arrestate venerdì durante lo
smantellamento di un campo paramilitare a Gyöngyöspata, Ungheria settentrionale;
l'ha comunicato il ministro degli interni Sandor Pinter in una conferenza stampa
nel villaggio stesso.
"E' gente che ha generato paura tra gli abitanti del luogo," ha detto,
aggiungendo che le otto persone dovrebbero essere processate sabato.
Sono membri del gruppo paramilitare radicale Vedero (che significa "forza di
difesa"), che ha organizzato un corso di formazione di tecniche militari nel
proprio campo allestito nel quartiere rom.
Pinter ha detto che Gyöngyöspata è stata teatro di "vergognosi eventi che non
si sarebbe dovuto permettere che accadessero".
Venerdì mattina la Croce Rossa Ungherese ha organizzato il trasferimento di
276 donne e bambini rom, per passare le feste pasquali a Budapest e Szolnok.
Pinter ha detto che nessuno aveva motivo di scappare dal villaggio, definendo
"vergognoso che delle famiglie siano state private della gioia della Pasqua." Ha
detto che "qualcuno ha presentato il trasferimento come un'evacuazione..., come
uno sforzo per salvare gli abitanti rom." Ha detto che per quanto ne sapeva,
nulla ha turbato l'ordine pubblico e la sicurezza nel villaggio, al punto di
indurre qualcuno ad andarsene.
"Da quel che posso vedere, qui ci sono legge e ordine," ha detto Pinter.
Precedentemente venerdì l'attivista locale Tamas Bango aveva detto che erano
stati i Rom a decidere di mandare donne e bambini via dal villaggio per paura
dell'attività che Vedero aveva programmato nel fine settimana.
Sandor Farkas, funzionario anziano del Movimento Diritti Civili Rom ed ex
leader della comunità rom locale, ha detto a Pinter che i Rom di Gyöngyöspata
hanno dovuto tollerare per due mesi la presenza di organizzazioni di estrema
destra.
"In questa situazione pensavamo che i nostri bambini non erano al sicuro," ha
detto, aggiungendo che se la situazione non fosse cambiata, avrebbero dovuto
lasciare il paese.
Pinter ha risposto che il governo dovrebbe garantire la pubblica sicurezza a
tutti i residenti di Gyöngyöspata. Ha aggiunto che dovrebbe essere ovvio che
tutti dovrebbero lavorare e per aiutare questo obiettivo "il governo creerà
posti di lavoro", probabilmente all'inizio opportunità nei lavori pubblici.
I gruppi radicali nelle settimane scorse hanno organizzato manifestazioni e
pattuglie in diversi villaggi dell'Ungheria povera e disoccupata delle regioni
settentrionali e nord-orientali, dicendo che era loro dovere "restaurare
l'ordine pubblico" nelle aree con alti tassi di criminalità.
ULTIMORA:
BBCnews
Vigilantes di estrema destra si sono scontrati con i rom in un villaggio
nell'Ungheria del nord-est, dove le tensioni etniche sono salite settimana
scorsa
Vittima degli scontri: La polizia sta cercando di disinnescare le tensioni
etniche nella zona
Almeno quattro persone sono rimaste ferite in disordini a Gyöngyöspata, in
cui, dice la polizia, sono state coinvolte dozzine di persone.
I media ungheresi riportano che gli scontri sono scoppiati dopo che
paramilitari con le uniformi di Vedero ("Forza di Difesa") hanno
scagliato pietre contro una casa [abitata da] Rom.
Recentemente i gruppi di estrema destra avevano presentato pattuglie per
"l'ordine pubblico" nelle aree rom.
I gruppi sostengono che tali pattuglie sono necessarie per reprimere il
crimine.
Il sito web Magyar Hirlap riporta che dopo gli scontri di martedì notte sono
stati inviati a Gyöngyöspata rinforzi di polizia.
Settimana scorsa il governo ungherese aveva accusato le opposizioni di aver
messo in scena un'inutile "evacuazione" delle famiglie rom dal villaggio, 81 km.
da Budapest.
Venerdì 277 Rom in totale sono fuggiti dal villaggio con i bus della Croce
Rossa Ungherese. Ora sono tornati alle loro case.
Quanto riportato dai media lo descriveva come un'evacuazione di donne e
bambini rom spaventati per le attività di Vedero. Ma un portavoce della Croce
Rossa ha negato ogni collegamento, dicendo che si trattava di una vacanza
pianificata in precedenza.
Vedero aveva annunciato che avrebbe installato un campo di formazione
militare nella parte rom di Gyöngyöspata, 2.800 abitanti in totale. Tuttavia, la
polizia aveva ammonito Vedero dal farlo.
Il governo ha approvato una nuova legislazione volta a prevenire gruppi
paramilitari o in uniforme dall'agire come una polizia auto-proclamata.
Di Fabrizio (del 02/05/2011 @ 09:11:20, in Europa, visitato 1627 volte)
Da
Roma_Daily_News (su Ataka,
articoli precedenti)
La debolezza dei movimenti radicali è che il punto di vista dei partiti di
governo può essere altrettanto estremo, scrive DANIEL McLAUGHLIN
DENUNCIANDO LA RICHIESTA TURCA di aderire all'Unione Europea, chiedendo ad
Ankara i danni per la I guerra mondiale ed inveendo contro i Rom - il partito di
estrema destra Ataka è la voce più stridente della politica bulgara.
Anche se è stato fondato ufficialmente solo pochi mesi prima delle elezioni
generali del 2005, Ataka ottenne oltre l'8% dei voti al ballottaggio e 21 seggi
al parlamento, una posizione che si consolidò nei sondaggi del 2009.
Ataka è la creatura di Volen Siderov, che prima ha attirato un seguito di
pubblico con un programma televisivo dallo stesso nome, in cui dava la colpa di
molti dei mali della Bulgaria alla sua minoranza turca, alla vasta comunità rom,
alla corruzione e alla venalità dei principali politici.
I gruppi dei diritti umani l'hanno accusato di virulento antisemitismo, ma
Siderov descrive il programma di Ataka come "nazionalismo difensivo... un
sistema immunitario che salva la nazione dall'estinzione".
Questo approccio non solo ha dato ad Ataka una presenza significativa
nell'assemblea bulgara, ma anche due seggi al Parlamento europeo, dove nel 2006
uno dei suoi rappresentanti ha sollevato polemiche per una presunta email
razzista e sessista su di una deputata rom.
Fu l'anno in cui Siderov arrivò ad una maggiore attenzione internazionale,
quando andò al ballottaggio per le presidenziali contro Georgi Parvanov, che poi
vinse, un evento che molti collegarono alla sfida di Jean Marie Le Pen in
Francia nel 2002 contro Jacques Chirac.
Gran parte dei suoi tuoni anti-corruzione sono stati rubati da Gerb, il nuovo
partito di governo gestito dalla spiccia ex guardia del corpo Boiko Borisov, che
ora gode del vasto supporto dei deputati Ataka. Alcuni analisti si chiedono se
Siderov stia cercando di ottenere il supporto di Borisov per un altro attacco
alla presidenza nelle elezioni presidenziali di quest'autunno ma, nel contempo,
i sondaggi mostrano che il consenso ad Ataka è sceso ad appena il 3%.
Nella vicina Romania, la sfida in stile Siderov/Le Pen all'elite politica è
stata posta nel lontano 2000 dall'ultra-nazionalista Corneliu Vadim Tudor,
leader del partito Grande Romania.
Ex "poeta di corte" del dittatore Nicolae Ceausescu, Tudor divenne
un'importante figura politica negli anni '90. I suoi appelli all'orgoglio
nazionale e al patriottismo e la denuncia delle minoranze rom ed ungherese
toccarono una corda in un paese in lotta contro la povertà, l'instabilità e
profondi divisioni sociali dopo la rivoluzione del 1989.
Il partito Grande Romania venne estromesso dall'assemblea nazionale nelle
elezioni del 2008 ma, un anno dopo, Tudor ottenne un seggio nel Parlamento
europeo assieme allo scomodo alleato Gigi Becali, un uomo d'affari che fece
scandalo per aver insultato Ebrei, Zingari e Ungheresi tra tanti altri.
Fanno appello agli elettori come cani sciolti, ma non formano una forza politica
unitaria.
Alcuni esperti dicono che la debolezza dei partiti radicali in Romania è
dovuta in parte al fatto che i partiti tradizionali conciliano punti che altrove
sarebbero considerati estremi, come un forte conservatorismo morale, profonda
riverenza per la chiesa ortodossa ed antipatia verso gruppi minoritari come Rom,
gay e lesbiche. "Il nazionalismo non è così forte come negli anni '90... ed il
populismo è così diffuso che i nazionalisti sono stati esclusi," dice Alina
Mungiu-Pippidi, presidente della Società Accademica Rumena.
Di Fabrizio (del 04/05/2011 @ 09:16:32, in Europa, visitato 1680 volte)
Da
Roma_Shqiperia
Notizie inquietanti da Tirana, la capitale, dove una casa occupata da cinque
trans ed una famiglia rom di sette membri (tra cui cinque minori) è stata
deliberatamente data alle fiamme nelle prime ore di mercoledì 27 aprile.
Fortunatamente tutti i dodici occupanti sono vivi e vegeti, anche se la casa non
è più abitabile.
Come risposta è stato emesso da
Pink Embassy
il seguente comunicato:
PINK Embassy, un'organizzazione che lavora per la protezione della
comunità LGBT in Albania, intende esprimere la propria preoccupazione per un
evento accaduto stamattina 27 aprile 2011, quando la vita cinque persone
transgender è stata seriamente messa a rischio perché la casa dove si
trovavano è stata data alle fiamme da ignoti.
Erano alloggiate in una casa abbandonata in via Durres, adiacente
all'edificio dell'ambasciata della ex Jugoslavia a Tirana. Circa alle 4,30,
si sono accorte del fumo e delle fiamme, che avevano bloccato quasi tutte le
entrate e le uscite della casa. Nello stesso edificio viveva una famiglia
rom di sette membri, di cui cinque erano minorenni.
Anche se fortunatamente non ci sono state altre conseguenze, la
comunità transgender ritiene che l'atto vandalico sia stato commesso da un
gruppo di omofobi, che in precedenza avrebbe individuato la località. La
polizia ed i pompieri sono arrivati immediatamente sulla scena per
estinguere le fiamme e fornire i primi aiuti alle vittime. Però l'Autorità
di Polizia di Tirana non ha rilasciato alcun comunicato stampa sull'evento.
I crimini d'odio sono severamente puniti in tutto il mondo civilizzato
e l'Albania non può essere un'eccezione. L'evento in questione mostra ancora
una volta che, mentre l'Albania ha adottato la legge contro le
discriminazioni, la vita e la dignità della comunità transgender continua a
non essere rispettata e messa a rischio.
Il fatto che alla comunità comunità transgender non è stata fornita,
né dal comune di Tirana o dal ministero del lavoro, affari sociali e pari
opportunità, nessuna opportunità di alloggio, impiego e sicurezza, indica
che l'omofobia è radicata nella mentalità di governo in Albania. Questo per
noi è inaccettabile! La vita e la dignità di ogni persona transgender è
uguale a quella di ogni cittadino albanese!
Prendendo in considerazione questo evento, vorremmo sollecitare il
comune di Tirana ed il ministero del lavoro, affari sociali e pari
opportunità, a reagire contro quest'atto, fornendo alla comunità transgender
nel minor tempo possibile il completamento dei loro diritti minimi alla
sicurezza, alloggio e cibo. Questi diritti meritano una risposta urgente
quindi ci aspettiamo azioni immediate da parte delle istituzioni pubbliche
albanesi.
Episodi simili danneggiano la vita della comunità e della società in
generale. I diritti umani sono uguali per tutti.
Appoggio pienamente la richiesta di Pink Embassy che le autorità condannino
questo attacco e proteggano i diritti di transgender e Rom in Albania
—————
Grazie a Maria, membro del tavolo di
RFSL per l'head-up.
Di Fabrizio (del 18/05/2011 @ 09:00:30, in Europa, visitato 2025 volte)
Da
Baltic_Roma
WindowonEurasia By Paul Goble [1]
Staunton, 04/05/2011 - Le crescenti tensioni tra i Rom e le nazionalità titolari
dell'Unione Europea hanno suscitato reazioni a Mosca, sull'ipotesi che
componenti di questa comunità spesso disprezzata stiano per trasferirsi nella
Federazione Russa, sia per conto proprio che in base ad un accordo tra UE e
Russia, perché in questo paese ci sarebbe bisogno di più immigrati
possibile.
Ieri la
Komsomolskaya Pravda ha riferito di questa possibilità, raccogliendo una
storia riportata in precedenza dal portale
Tolkovatel.ru.
Secondo Tolkovatel.ru, la possibilità di un accordo sulla cui base i Rom
europei sarebbero inviati nella Federazione Russa ed eventualmente in Ucraina,
sarà oggetto delle prossime discussioni tra la UE e la Federazione Russa, , un
passo appoggiato dalla Francia e da diversi paesi dell'Est Europa, ma sembra
osteggiato dalla Germania.
La prima menzione pubblica, secondo Tolkovatel.ru, venne fatta da un
programma radio di
Komsomolskaya Pravda,
quando Roman Grokholsky, leader della comunità rom nella Federazione Russa,
disse che secondo lui, "per ragioni economiche la Russia potrebbe accettare [i
Rom d'Europa]. E' una terra enorme."
Come riportato da Yuri Filatov sulla Komsomolskaya Pravda di ieri, "l'Europa
sembra aver trovato una soluzione radicale al problema dei propri Rom [il cui
numero si aggira tra i nove e i dodici milioni] - semplicemente prendendoli e
reinsediandoli in Russia."
I paesi europei non possono certo vantare buoni rapporti con i Rom. L'anno
scorso, per esempio, il presidente francese Nicolas Sarkozy espulse "diverse
migliaia" di loro in Bulgaria e Romania, azione che fu denunciata dai gruppi
internazionali dei diritti umani ma venne generalmente appoggiata dal popolo
francese e dai residenti di molti altri paesi UE.
Ma nonostante questo appoggio i governi europei hanno concluso, continua
Filatov, che non è "tecnicamente o economicamente" fattibile "deportare tutti i
Rom in Romania e Bulgaria come è stato fatto nel passato: le dimensioni di
questi paesi non lo permettono e ci sono le proteste sempre più forti dei
nazionalisti locali" a quella idea.
Come risultato, gli Europei hanno scoperto la nozione "perché non
reinsediarli in Russia (ed anche in Ucraina)," che hanno spazio e lavoro per
sistemarli e che, secondo il punto di vista degli Europei, hanno una tradizione
di tolleranza verso i Rom, come si evince dai romanzi e dalla musica russa.
Si prevedeva, così il documento, che "ogni famiglia rom avrebbe ricevuto
dall'Unione Europea i soldi del viaggio e per il reinsediamento." Non è stato
determinato l'ammontare esatto, ma probabilmente sarebbero stati 500 euro a
persona, cioè quanto ricevuto in precedenza dei Rom deportati dalla Francia.
"In questo modo," dice Filatov, "contando sul nostro spirito di accoglienza e
ospitalità, la -tollerante- Europa vuole a nostre spese risolvere il problema
della sua intolleranza. Ed è interessante notare che nei circoli di potere in
Russia, la notizia sia stata attivamente preparata per decisioni simili."
Difatti, dice il giornalista della Komsomolskaya Pravda, l'elite russa non
sta pensando solo ai Rom europei. Specificamente, pensa anche a Cinesi ed
Africani per affrontare il sempre più grave declino demografico della
Federazione Russa.
Filatov cita i commenti di
Zhanna Zayonchkovskaya,
capo del laboratorio migrazioni dell'Istituto di Pronostici Economici
all'Accademia delle Scienze, durante una riunione di settimana scorsa dedicata
alle dimensioni demografiche del documento strategico di Mosca per il 2020.
Tenuto conto del declino della Russia nella sua popolazione totale e
specialmente tra quanti in età da lavoro, Zayonchkovskaya ha detto che la Russia
dovrà attrarre almeno 20 milioni di migranti maggiori di 15 anni. I paesi
dell'Asia Centrale possono fornirne non più di sei milioni, e quindi la maggior
parte dovrà arrivare dalla Cina.
I lavoratori cinesi stanno già migrando in Russia ed il loro numero è
destinato a crescere negli anni a venire, ha detto Zayonchkovskaya, notando che
"tanto più metteremo la testa sotto la sabbia, tanto più [il risveglio] sarà per
noi inatteso." Ed è in corso un gran cambiamento: entro la metà del secolo, ha
detto in Russia ci saranno più Cinesi che Tatari.
Simili flussi migratori avrannol'effetto di aumentare le attitudini xenofobe
tra i Russi, come si riflette e cerca una via d'uscita il recente caso del
proibito (il caso ora è in appello) Movimento Contro l'Immigrazione Illegale (DPNI).
E non sorprende che il portale del DPNI presenti queste storie sui Rom d'Europa.
Ma i commenti di Zayonchkovskaya riflettono il dramma in cui si trova il
governo russo: se permette più immigrazione, aumentando la percentuale di popoli
non slavi, si troverà di fronte ad una popolazione sempre più antagonista. Ma se
non lo fa, ne soffrirà l'economia, ed il regime dovrà affrontare la rabbia di
classe invece di quella etnica.
____________
[1]
Paul Goble è da lungo tempo uno specialista in questioni etniche e religiose
dell'Eurasia. Recentemente, è stato direttore di ricerche e pubblicazioni presso
l'Accademia Diplomatica dell'Azerbaijan. In precedenza aveva lavorato come vice
preside per le scienze sociali e umane all'Università Audentes di Tallin e come
ricercatore anziano associato all'EuroCollege dell'Università di Tartu in
Estonia. Mentre era lì, lanciò la serie "Finestre sull'Eurasia". Prima di
entrare là in facoltà nel 2004, prestò servizio a vario titolo nel Dipartimento
di Stato USA, nella Central Intelligence Agency e all'International Broadcasting Bureau,
come pure a Voice of America e Radio Free Europe/Radio Liberty e al Carnegie Endowment for International Peace.
Scrive frequentemente su tematiche etniche e religiose e ha pubblicato cinque
volumi su etnia e religione nell'ex spazio sovietico. Formatosi all'Università
Miami nell'Ohio e all'Università di Chicago, è stato premiato dai governi di
Estonia, Lettonia e Lituania per i suoi lavori nel promuovere l'indipendenza
baltica e il ritiro delle forze russe da quelle terre occupate in precedenza.
Può essere contattato direttamente a
paul.goble@gmail.com
Di Fabrizio (del 20/05/2011 @ 09:41:06, in Europa, visitato 1609 volte)
Nel suo rapporto annuale, pubblicato venerdì scorso, Amnesty International
sostiene che la Slovacchia non si conformi agli impegni assunti, in sede di
comunità internazionale, nell’ambito della difesa e garanzia dei Diritti Umani.
Nel mirino della benemerita Organizzazione Non Governativa è, come al solito, il
trattamento discriminatorio al quale sono soggetti i cittadini di etnia rom
della Slovacchia.
Luník IX, Košice
Anche quest’ultima analisi di Amnesty International conferma l’esistenza di
ostacoli alla normale fruizione, da parte degli zingari, del sistema educativo,
di accettabili condizioni abitative e persino della normale assistenza
sanitaria.
La pietra dello scandalo è, ovviamente, la segregazione dei bambini Rom
nell’ambito della cosiddetta “scuola pubblica” che risulta inaccettabile e
squallidamente razzista a qualunque osservatore esterno abbia l’occasione di
notare la differenza di condizioni riservata ai bimbi rom, quasi sempre
destinati ai “corsi speciali” come se pagassero davvero il fio di una tara
genetico-razziale e non di ignobili condizioni nel contorno socio-economico.
Il rapporto di Amnesty International (il cui contenuto non può che indignare le
persone civili) ricorda anche i muri costruiti in alcune municipalità slovacche
proprio allo scopo di isolare gli zingari dai “gentili”.
tre bimbi Rom
Vale la pena di ricordare che la palma dell’apartheid slovacco spetta al
villaggio di Ostrovany che, per primo, nel 2009, iniziò la costruzione di questa
novella “settima meraviglia” della modernità. Non a caso i sindaci di Michalovce
e di Prešov (tra i tanti) si sono peritati di seguirne l’edificante esempio.
Ma nel rapporto ci sono anche le 90 famiglie rom di Plavecký Štvrtok (giusto
vicino alla civilissima Bratislava) a cui è stata minacciata la demolizione
della casa (tra grida di giubilo e manifestazioni di gioia da parte degli altri
residenti) perché mancano i documenti che ne dimostrino la congruità strutturale
rispetto ai dettami della legge.
Insediamento rom, Plavecky Stvrtok © Amnesty International
Una nota speciale merita, sempre secondo gli esperti di diritti umani, anche la
vicenda di Mustafa Labsi, l’algerino con figli e compagna slovacca, forse
perseguitato o forse terrorista, che è stato comunque rispedito in patria, dove
di sicuro non si fanno specie di trattarlo diversamente da quanto prevederebbero
le convenzioni sui diritti umani e la civiltà che dovrebbe essere propria agli
uomini.
Amnesty International conclude criticando aspramente l’attuale coalizione di
centrodestra, che sarebbe stata incapace di gestire i problemi più urgenti
eliminando almeno l’ignobile ed inaccettabile segregazione scolastica.
Le resistenze, c’è da dire, sono più popolari che istituzionali. Lo dimostrano i
tanti genitori di alcune scuole del paese che, posti di fronte alle misure di
“integrazione raziale”, hanno preferito trasferire i loro figli in scuole anche
remote purché prive di scolari rom.
Di Fabrizio (del 30/05/2011 @ 09:39:19, in Europa, visitato 1510 volte)
Da
Hungarian_Roma
25/05/2011 - Saranno da compensare tre persone rom ingiustamente condannate
per il tentato omicidio di una famiglia nel 2008. Alla fine del 2008, qualcuno
gettò tre molotov contro la casa di una famiglia rom nel villaggio di Tarnabod
dell'Ungheria nord orientale. Fu a rischio la vita di quattro persone, ma
fortunatamente non morì nessuno. La polizia arrestò quattro giovani rom e li
accusò di tentato omicidio.
Successivamente i giovani furono condannati e passarono 11 mesi in prigione.
Nel frattempo, la polizia arrestò i veri colpevoli di quell'attacco e di altri
commessi contro altre famiglie rom. In totale morirono sei persone per quella
serie di attacchi anti-Rom.
La decisione di compensare i giovani innocenti è stata presa dalla corte
distrettuale di Heves nella città di Eger.I giovani riceveranno un risarcimento
per l'importo di diversi milioni di fiorini ungheresi.
ih, translated by Gwendolyn Albert
Di Fabrizio (del 20/06/2011 @ 09:38:03, in Europa, visitato 1518 volte)
Da
Czech_Roma (sul caso Natálka leggi anche
QUI)
Budišov, 14.6.2011 11:03
Natálka Kudriková, la bambina che era stata severamente ustionata quando i
piromani avevano attaccato la sua casa a Vítkov, sta sperimentando i primi
contatti con gli altri bambini, dopo due anni spesi esclusivamente a casa o in
ospedale. Ha festeggiato il suo quarto compleanno ieri alla scuola materna.
La televisione ceca riporta che per frequentarla Natálka ha bisogno di
un'assistente e di cure speciali.
Natálka dovrebbe frequentare la scuola materna a tempo pieno dal prossimo
settembre, ma anche questo non è certo - settimana prossima verrà nuovamente
visitata all'ospedale e potrebbe subire una nuova impegnativa operazione
quest'estate. Per adesso trascorre a scuola materna un'ora al giorno. Anche se
non parla con nessuno, nondimeno comunica. "Parla con i gesti, non verbalmente,
ciò che vuole e i giochi che vuole in prestito," ha detto alla televisione
Simona Novotná,
direttrice della materna di Budišov.
I coetanei di Natálka si son dovuti far spiegare da genitori ed insegnanti
perché quella bambina è differente. "Perché ha così tante cicatrici, perché ha
perso le dita, domande simili," ha detto sua madre, Anna Siváková.
I medici dicono che Natálka avrà bisogno di assistenza pedagogica e
personale. I suoi progressi nel trattamento delle ustioni stanno soddisfacendo i
dottori che l'hanno curata per oltre due anni: "Fondamentalmente, è avvenuto un
piccolo miracolo... nessuno poteva immaginare che potesse riprendere la vita
normale," ha detto alla televisione Iva Zámečníková del centro ustionati
dell'ospedale di Ostrava.
ryz, Czech Television,
http://www.ct24.cz/domaci/127204-stav-natalky-sivakove-povazuji-lekari-za-maly-zazrak/
translated by Gwendolyn Albert
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