Rom e Sinti da tutto il mondo

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 15/11/2010 @ 09:15:12, in Europa, visitato 1700 volte)

Da Bulgarian_Roma

Blog.soros.org 8 novembre 2010 | by Violeta Naydenova
Apparso originariamente in bulgaro su
Dneven Trud e 24 Chasa.

Siamo contemporaneamente una "tribù nomade" o un "incubatore per generare crimine". Questi commenti fatti dal primo ministro Boyko Borisov e dal vice ministro e ministro degli interni Tsvetan Tsvetanov il mese scorso a Bruxelles danno uno sguardo a come ci sente ad essere Rom nel mio paese. Nonostante Tsvetanov si sia lamentato che i media abbiano travisato le sue parole, il danno è fatto per me, per la mia famiglia e per gli 800.000 Rom che vivono in Bulgaria.

La Commissione Europea ha giudicato il commento del ministro degli interni "inaccettabile", ma mi chiedo se le sue osservazioni siano inaccettabili anche per il Bulgaro medio. Ci si rende conto che il modo in cui i Rom sono trattati nel nostro paese non è giusto? Perché siamo così svelti nel difenderci dagli attacchi alla nostra identità nazionale e ancora silenti sul trattamento alla più vasta minoranza etnica del paese? Invece di dibattere sulla validità di queste dichiarazioni, potremmo semplicemente pensare a come trattiamo i nostri connazionali Rom?

Nel 2009, gli eletti ed il pubblico di massa bulgari reagirono con indignazione quando il paese venne ritratto come una "latrina" dall'artista David Cerny. Ci si sentiva male a sedersi ed accettare un simile stereotipo.

Lo stesso vale per la nostra immagine in Italia. I Bulgari sono ritratti nei media come criminali e la grande maggioranza delle notizie sui Bulgari si focalizza sulla criminalità. Naturalmente, il Bulgaro medio mai accetterebbe questa generalizzazione. Ma quando si tratta dei nostri stereotipi sui Rom, in qualche modo dimentichiamo cosa vuol dire essere trattati in maniera dispregiativa. E' facile per noi semplificare i nostri pensieri su di un certo gruppo di persone quando leggiamo solo brutte notizie su di loro. Ma non è corretto, semplicemente non è giusto.

Tsvetanov ha fatto le sue dichiarazioni senza pensare alle conseguenze delle sue parole. In seguito ha anche affermato di essersi basato sui risultati riguardo al numero dei crimini registrati nel paese. Bene, si potrebbe facilmente chiedere a Tsvetanov se conosce o meno il numero reale dei Rom in Bulgaria, così potrebbe fare una buona analisi comparativa sul numero di crimini commessi da diversi gruppi etnici. Ma ignoriamo questo punto.

Perché quando un Rom commette un reato viene lui solo etichettato come tale, ma quando vince un campionato europeo di boxe, come Boris Georgiev, viene etichettato semplicemente come Bulgaro? La criminalità non ha etnia, e gli stereotipi criminali negativi non servono a nessuno se non ai politici populisti. Sì, abbiamo bisogno di aprire gli occhi e guardare in faccia i nostri problemi, ma stigmatizzare i Rom e rimproverare i governi precedenti per aver fallito nell'integrazione non è una via d'uscita.

Invece, dovremmo cercare soluzioni su come i Rom possano avere le stesse opportunità, diritti e doveri del resto della società bulgara. I Rom non dovrebbero vivere come emarginati nei ghetti e/o segregati in quartieri ai margini delle nostre città. I Rom dovrebbero vivere con la maggioranza, e questo succederà soltanto quando non sarà più accettabile che i nostri eletti possano fare questa sorta di dichiarazioni.

Tsvetanov ha mai visto coi suoi occhi come vive una singola famiglia in un quartiere rom? Ha mai chiesto loro dei loro problemi o sulle opportunità che hanno avuto nella loro vita, prima di fare simili affermazioni? I Rom, come molti altri Bulgari, lasciano il paese per ottenere una vita migliore. La maggioranza delle persone in Bulgaria sono espulsi dal paese a causa della povertà. Per i Rom la situazione è ancora peggiore dato che il tasso di disoccupazione è il più alto in tutta la Bulgaria. I Rom lasciano la Bulgaria perché si trovano di fronte alle discriminazioni e sono in cerca di una vita migliore.

Dobbiamo svegliarci e guardarci attorno per vedere cosa sta succedendo. Viviamo in un paese che dal 2007 è membro dell'Unione Europea. Il nostro governo ha concordato di essere parte di un'Unione sulla base di valori come il rispetto della dignità umana, libertà ed uguaglianza. Ognuno ha il diritto di vivere con dignità in condizioni di vita normali e pari accesso ad un'istruzione di qualità, assistenza sanitaria ed occupazione, ma la maggioranza dei Rom in Bulgaria non usufruisce di questi diritti.

Insistiamo nello stereotipare i Rom perché sono visti come "stranieri" dalla popolazione maggioritaria. Questi stessi stereotipi hanno portato i genitori bulgari di Pazardjik a ritirare i loro figli dalle classi con studenti rom.

Questo non è come immagino la mia vita o quella dei miei figli. Non voglio cercare opportunità in un altro paese. Voglio godermi i miei diritti e vivere in dignità come Bulgara, Europea e Rom. Tsvetanov, dovremmo aprire un dialogo e parlare ai Rom. Sia il governo che i Rom devono lavorare assieme per un'integrazione di successo ed una strategia inclusiva dove i Rom diventino cittadini a pieno diritto. Oggi, l'Unione Europea ci sta dando una mano. Tsvetanov, lavoriamo assieme per costruire una società aperta e giusta, dove il nostro governo sia responsabile per tutti i Bulgari - Rom e non-Rom.

 
Di Fabrizio (del 17/11/2010 @ 09:23:11, in Europa, visitato 1745 volte)

Da Hungarian_Roma

by Tom Mellen

09/11/2010 - Le autorità ungheresi hanno "mancato di registrare, indagare, perseguire e punire tutti i reati razzialmente motivati contro i Rom," ha dichiarato oggi Amnesty International.

Il gruppo per i diritti umani chiede all'amministrazione del Primo Ministro ungherese Viktor Orban di indagare a fondo sui tutti i violenti attacchi a sfondo razziale contro i Rom e fornire accesso alla giustizia alle vittime.

Uno studio di Amnesty sui violenti attacchi contro i Rom in Ungheria rivela come le carenze del sistema giudiziario ungherese ostacolino la prevenzione e la risposti a questi attacchi.

La legge ungherese sancisce l'incitamento all'odio ed ai crimini razziali.

Invece il numero di rinvii a giudizio e di condanne per attacchi a sfondi razziali appare basso, rispetto al numero di segnalazioni di queste azioni raccolte dalle OnG.

La polizia ungherese ha affermato che ci sono stati 12 attacchi a sfondo razziale nel 2008 contro le comunità rom e sei nel 2009. L'OnG ha registrato 25 attacchi nel 2009 e 17 nel 2008.

Amnesty sottolinea il caso di Robert Cs, 27 anni, e suo figlio di quattro anni, entrambe colpiti a morte mentre tentavano di scappare dalla loro casa che era stata data alle fiamme da una molotov nel villaggio di Tatarszentgyorgy alle prime ore del mattino del 23 febbraio 2009.

Anche se sono stati uditi i colpi, inizialmente la polizia aveva trattato il caso come un incidente.

L'attivista senior Nicola Duckworth di Amnesty, ha dichiarato: "Le mancate registrazioni, indagini, prosecuzioni e punizioni dei reati a sfondi razziali e dei rimedi alle vittime, sta spingendo le comunità rom a lasciare l'Ungheria."

"Le autorità ungheresi hanno il dovere di prevenire la discriminazione ed assicurare la giustizia alle vittime dei crimini d'odio. Ciò include l'obbligo di indagare se l'odio o il pregiudizio razziali o etnci abbiano giocato un ruolo in questo o altri attacchi simili."

Jobbik, il terzo partito nel parlamento ungherese, ha cercato di spostare la rabbia diffusa per i tagli UE e FMI e per la disoccupazione, sui Rom.

La TV di stato ha mandato in onda uno spot di Jobbik che etichetta come "parassiti" tanto i grandi banchieri che i "criminali zingari".

Tra gennaio 2008 e agosto 2009, i Rom in Ungheria sono stati oggetto di una serie di attacchi molotov e sparatorie, col bilancio di sei morti e diversi feriti gravi.

Tra le vittime una coppia sulla quarantina, un anziano, un padre con suo figlio di 4 anni e una madre con la figlia di 13 anni.

foreigneditor@peoples-press.com

 
Di Fabrizio (del 26/11/2010 @ 09:30:47, in Europa, visitato 2188 volte)

Da Roma_Francais (nb. i link sono in francese)

La-croix.com Una settimana ordinaria in un campo rom, par Paula BOYER

05/11/2010 18:28 - Tre mesi dopo l'inizio della polemica del luglio 2010 riguardo l'installazione dei Rom in Francia, l'inviata speciale di "La Croix", Paula Boyer, ha passato cinque giorni in un campo a Ormoy (Essonne) che conta 47 roulotte. Un campo incastrato tra strada, ferrovia e fiume, dove, lontano dai luoghi comuni, la vita è fatta soprattutto di espedienti, di miseria e dell'angoscia delle espulsioni.

L'accampamento Rom di Moulin Galant si estende su tre comuni: Corbeil, Ormoy et Villabé. La parte del campo che si trovava sul territorio del comune di Corbeil è stata evacuata il 7 ottobre 2010 (photo : Alain Keler/M.Y.O.P)

LUNEDI'

I salici ed i pioppi che costeggiano l'Essone nascondono una sordida realtà. Un campo s'è installato illegalmente nel 2008, ospitando circa 200 Rom, per la maggior parte originari di Timisoara e dintorni (Romania), ma la maggior parte presenti in Francia da tempo. Qui, niente elettricità, o acqua potabile, o sanitari (la legna serve da WC). All'ingresso, mucchi di rottami. Dentro, un insieme di mobili, panni stesi sulle corde, vecchi furgoni e una quarantina d roulotte, della stessa età, formano una sorta di reticolo di stradine.

Sulla destra, una trincea - un buon metro di profondità - accompagnata da un tumulo di terra: la città di Corbel ha realizzato questo lavoro per impedire ai Rom di tornare sul terreno da cui sono stati evacuati nel mese di ottobre 2010. Il campo è a cavallo di due altri comuni, Ormoy et Villabé, ed è stato sufficiente spingere le roulotte a 20 metri per sfuggire provvisoriamente all'espulsione.

Questa mattina, il campo è quasi vuoto. Molti bambini sono a scuola. Qualche uomo è partito a raccogliere ferraglia da rivendere o per lavorare in nero. Altri, uomini e donne, sono andati con i bambini a mendicare, sino a Parigi, prendendo la RER alla vicina stazione di Moulin-Galant.

Nel pomeriggio, il campo si risveglia. Le vetture si accostano alle roulotte. Le donne, che hanno finito di raccogliere l'acqua (vanno ad un idrante di un complesso residenziale lì vicino, con un bidone caricato su un carrello), lavano e pelano le patate. Gli uomini parlano a voce alta. I bambini corrono dappertutto. Le ragazze chiacchierano.

Pierre Germain e Yves Bouyer, due preti-operai in pensione, membri della Mission de France e militanti dell'Associazione di Solidarietà di Essonne con le famiglie rumene e rom, distribuiscono corrieri giuridici o amministrativi ricevuti dalle famiglie domiciliati presso di loro. Spesso arriva anche Paul Israël, un altro militante.

Vicino alla carovana di Robert, il "capo" (impossibile, malgrado le domande, sapere il perché di questo titolo), c'è festa. Dolci, frutta, soda e... preghiere. Un anniversario? O, come sembra, una cerimonia di ringraziamento?

Improvvisamente, una vettura si ferma all'ingresso del campo. Un'infermiera in pensione ne esce per distribuire vestiti. C'è la corsa, la ressa ed i pianti. Quelli che, come Roxana, abitano nelle roulotte più lontane, sono arrivati troppo tardi. Ne nasce una colluttazione, coltello alla mano. Poi la schermaglia viene evitata per miracolo.

MARTEDI'

Oggi c'è sciopero.; niente trasporti per recarsi ai propri "affari" a Parigi o altrove. Neanche la scuola. Il campo è animato. Gli uomini riparano le vetture, altri dividono i rottami. In fondo al campo, Petre brucia l'immondizia che s'è accumulata. La comunità urbana ha ritirato il cassonetto dopo che Corbeil aveva fatto evacuare il suo terreno.

Anche dei ratti enormi strisciano a due passi dagli abitanti. Nella sua minuscola roulotte, Roxana rumina ancora la sua collera: "Non ho avuto niente, mi manca tutto!" Non ha notizie di suo marito, espulso giovedì scorso. Ha ricevuto l'ordine di lasciare il territorio francese (in gergo amministrativo, si parla di ODTF) dove ha vissuto per oltre tre mesi.

Privato del titolo di soggiorno, di domicilio fisso e di risorse, rappresentava, secondo la prefettura, un "peso irragionevole per lo stato francese". Cittadino rumeno - e dunque europeo - può, con la sua carta d'identità, circolare liberamente nell'Unione (1). Quindi tornare ad Ormoy, dove il viavai Francia-Romania, volontario o forzato, è frequente.

Suo marito ha i 120 € necessari per l'autobus di ritorno? "No, ma loro te li anticipano e tu hai due settimane per rimborsare... 150 €", racconta Roxana senza voler dire chi sono "loro". "Mio marito ha cercato a lungo un vero lavoro, invano."

"Ora, stava rifacendo una casa, ci permette di mangiare", spiega questa giovane di 24 anni che ammette di aver mendicato e a volte rubato il mangiare per le sue tre figlie. Fortunatamente, l'anno scorso, dopo la nascita dell'ultima, ha potuto trascorrere alcuni mesi in un ostello per famiglie monoparentali. Come molti Rom, non è sposata col padre dei suoi figli.

"Essere separati è stato terribile, ma i piccoli erano al caldo," insiste Roxana sull'angoscia per il prossimo inverno. Perché restare in Francia se è così dura? "E' meno peggio della Romania! Qui, abbiamo la roulotte, questa è la differenza!"

Poco lontano Ionel, 37 anni, divide con la sua donna e quattro dei cinque figli due vecchie roulotte. "Se si gonfiano un po' i pneumatici, vanno ancora," ride. Lui vende giornali nelle stazioni. Proprietario di un furgone - "assicurato" insiste -, raccoglie anche oggetti ingombranti e ferraglia. Sua figlia Carina, 9 anni, sogna di diventare avvocato. "Per proteggerci", dice. E l'altro figlio? "Vive in Romania, sposato con una Rom che è ricca. La sua famiglia ha una casa!"

MERCOLEDI'

Appena 4 °C. Questa mattina, c'è un via-vai di furgoni e vetture caricate di ogni tipo di oggetti. "Qui, non siamo ladri," assicura con forza Robert, "lavoriamo. Abbiamo imparato a cavarcela. Sicuro, come dappertutto, alcuni ce la fanno meglio degli altri. La vita, è la seconda scuola."

Vende i rottami a 14 centesimi al Kg. E 2,40 € il rame. Un giorno sale, l'altro scende... "Quando arrivo ad una tonnellata a settimana, non guadagno 100 €, pagato il diesel." Da Robert ci sono sei bocche da sfamare: la sua compagna Eugenia e quattro figli.

Per fortuna, Eugenia ha una carta di soggiorno, quindi la CMU (copertura malattia universale) e l'indennità familiare, contrariamente alle altre donne furiose di essere "private della CAF, anche dopo dieci anni in Francia!"

Vicino alla sua roulotte, Maria è tutto un sorriso: suo marito, anche lui espulso giovedì scorso, arriva stasera, ha telefonato! "Vieni a bere un caffè!" Nella sua roulotte con le finestre rattoppate con lo scotch, l'acqua gocciola dal soffitto. I quattro bambini giocano sull'unico letto dove la famiglia si rannicchia la notte.

Maria prepara il caffè alla turca, in un pentolino. Dopo lascia il bruciatore acceso come calorifero. "La bombola del gas dura appena tre giorni. Fortunatamente, l'ho comprata da Carrefour a 20 €", sospira. Come molti altri, Maria fuma e beve caffè su caffè. "Per calmare la fame," spiegherà più tardi un'attivista delle associazioni.

Nel primo pomeriggio. quattro testimoni di Geova si avvicinano esprimendosi in rumeno. Vengono qui regolarmente. Per "reclutare"? Esclamano: "Vogliamo annunciare la buona novella e fare un po' di lavoro sociale."

Al calar della notte, Lazar ed un amico riescono a trasformare un barile in una stufa a legna. Dai vicini, un'altra stufa raccolta per strada è installata su un appoggio circolare per proteggere il fragile pavimento della roulotte. Una piastra metallica buca il tetto per lasciare passare il condotto d'areazione.

Stasera, queste due famiglie avranno caldo. I loro vicini più "ricchi" faranno funzionare una stufa a petrolio. La maggior parte si accontenterà, come Maria o Roxana, di un bruciatore a gas, oltre a qualche centimetro di coperte.

Stasera ancora riunione, a Évry, dei militanti delle associazioni. Dopo gli sgomberi di Fleury-Mérogis, Massy e Sainte-Geneviève-des-Bois, Ormoy è diventato il più grande campo dell'Essonne. Anche questo sarà sgomberato. Secondo gli uni, il tribunale si pronuncerà il 23 novembre. Gli altri credono che la procedura verrà interrotta.

Molti evocano il campo di Athis-Mons, in preda ai traffici di alcool e sigarette, l'affitto delle baracche gestito dal "capo" e forse prostituzione. "I militanti sono stanchi", dice una giovane che ha visto partire per la Romania i bambini che a fatica aveva iscritto a scuola. Segue allora un vivace dibattito e qualche nome d'uccello viene scambiato sugli "atteggiamenti" dei Rom...

Altri si domandano che fare di fronte alle attività criminose. Goyďta Epaillard, la presidente, conclude: "Che la polizia faccia il suo lavoro! Il nostro ruolo è di proteggere i Rom contro le ingiustizie e la negazione dei diritti, non di gestire la loro vita o quella dell'accampamento."

GIOVEDI'

Il termometro è sceso ancora. Vicino all'ingresso del campo stanno tre uomini ben vestiti. "Sono i dipendenti della città di Corbeil che vengono ad assicurarsi che non siamo tornati sul terreno evacuato," spiega Robert, berretto di pelo canadese sulle orecchie. Stamattina si scaglia contro tutti, compresi "i Rom che non puliscono" ed i militanti delle associazioni "troppo morbidi".

"Nell'Essonne, nessuno vuol fare qualcosa per noi. Sono dei razzisti. In Francia, da ventun anni, non ho mai visto un dipartimento come questo," si adira. Perché restare, allora? "E' il solo terreno che abbiamo trovato dopo l'espulsione di Créteil (Val-de-Marne). Se Ormoy ci caccia, dovremo alla fine partire." Dove? "Cercherò." La sua roulotte può muoversi? "Sono meccanico." Al limite, ne troverà un'altra, tra i 200 e i 400 €.

Sulla provinciale davanti al campo, stamattina non è parcheggiata nessuna macchina. Sembra che tutti siano in giro per i loro affari. In ogni caso, i bambini sono a scuola, tranne quelli che non hanno il veicolo paterno ad accompagnarli. Una frequenza costosa. "Sono 1 € al giorno o 3 litri di carburante a settimana", sospira una mamma.

Nella sua roulotte, Roxana è felice. Christian è di ritorno e non finisce di abbracciare le figlie. Cambia loro i pannolini, dona frutta sciroppata dalla Romania, sorride alla sua donna. Questi cinque si amano, impossibile dubitarne.

Di primo pomeriggio, Caroline, Hélène e Borys, dell'associazione Intermèdes Robinson, carichi di giochi, libri, carte, matite, penne si sistemano su pezzi di cartone e propongono attività curriculari a tutti i piccoli non scolarizzati. "Fanno progressi, parlano meglio il francese," insiste Hélène. In un anno una delle sue colleghe, Sophie, è riuscita a mandare a scuola 19 dei 50 bambini del campo.

Poco dopo la loro partenza, si presenta con grandi baffi neri e completo nero impeccabile, Bibbia alla mano. E' un pastore protestante rumeno installato nella regione parigina. Chiama cinque persone ad assisterlo nel culto dentro la "chiesa", in effetti una roulotte per cui i Rom si sono autotassati. Tra i partecipanti, Mariana, la donna di Lazar, una cattolica imparentata con P. Germain e anche dei testimoni di Geova.

Sincretismo che non sorprende questa donna, costretta a letto la maggior parte del tempo (attende una nuova operazione ginecologica): "Se c'è un Dio, ce n'è uno solo, lo stesso per tutti!" E' più preoccupata per le bollette portate a casa da scuola da sua figlia: 20 € per la mensa, 40 € per lo studio. "Non ho soldi, cosa succederà?" s'interroga, ripetendo: "la vita è dura!"

All'ingresso del campo, Robert ha in mano un volantino di Jean-Pierre Bechter, il sindaco UMP uscente di Corbeil. Attento alle proteste degli abitanti che si lamentano dei furti in aumento, fa campagna (2) sul tema: "Ho eliminato le baraccopoli create dai Rom sul nostro territorio."

VENERDI'

La trincea che separa il campo dal territorio di Corbeil s'è riempita d'immondizia. Attorno, i ratti sono sempre più numerosi. Davanti alla sua roulotte, Monica spazza le foglie. Sua madre vive in Romania grazie alla piccola pensione di suo padre, custode statale ai tempi di Ceausescu. "Allora, là per noi era meglio. Si guadagnava poco, ma tutti lavoravano ed i Rom erano meno discriminati di oggi."

In Francia da quindici anni, Monica erra da un campo all'altro. "E' dura. Non voglio più parlare, se no piango," dice. "Vorremmo un lavoro ed un alloggio stabili," insiste suo marito. Stamattina, il prezzo del rottame è sceso a 9,5 centesimi al kg. Arriva un gruppo di giovani. La conversazione si anima attorno ad un unico tema: "Anche Ormoy ci caccerà?"

(1) Il progetto di legge sull'immigrazione attualmente in discussione al Parlamento prevede misure più restrittive.
(2) La giunta comunale è dimissionaria, a Corbeil-Essonne ci saranno nuove elezioni il 5 e il 12 dicembre.

 
Di Fabrizio (del 27/11/2010 @ 09:19:48, in Europa, visitato 2110 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert

Skopje, 2010/11/22 09:08 - I residenti del più grande insediamento rom della Macedonia stanno abbandonando le sue strade sporche e gli alloggi di fortuna per cercare impiego e prosperità nell'Unione Europea, riporta oggi il portale informativo BalkanInsight.com. Valijant, tassista 34enne di Shuto Orizari, sta pensando di vendere la sua Lada arrugginita dell'era sovietica, col parabrezza incrinato due anni fa - la cui riparazione costerebbe un patrimonio. Dice: "Userò il mio denaro per andare in Francia dove vive mio fratello. Non ho intenzione di tornare, a meno che non debba. Farò là tutto ciò che posso."

Valijant spera di iniziare una vita migliore in Europa occidentale. Più o meno è convinto che anche se le autorità francesi lo prenderanno a lavorare senza permesso, farà lo stesso abbastanza soldi da comprarsi una nuova macchina.

Ogni giorno, un autobus pieno di persone lascia Shuto Orizari per l'Europa occidentale. La gente sta vendendo la propria casa e qualsiasi piccola proprietà posseduta per pagare il viaggio per sé e la propria famiglia. I biglietti verso la terra promessa costano circa 120 €.

Giovedì scorso, il ministro belga all'immigrazione, Melchior Wathelet, ha visitato Shuto Orizari per la seconda volta quest'anno, nel tentativo di far pressione sulle autorità locali perché fermino l'afflusso di emigrati verso il suo paese. Belgio, Germania, Svezia ed altri paesi UE hanno ammonito per la seconda volta quest'anno che da quando non sono più richiesti visti da Macedonia, Montenegro e Serbia dal dicembre 2009, il numero di richiedenti asilo da questi tre paesi è accresciuto di molto.

Shuto Orizari, tuttavia, è un mondo a sé. E' l'unico comune in Macedonia con un sindaco rom, radio e televisione in lingua romanes. Dei 20.000 residenti, il 75% è di etnia rom e sono tra i più poveri nel paese.

Vasti settori del quartiere residenziale non sono niente di più di uno slum. Le case sono coperte con tetti di lamiera, percorsi fangosi funzionano come strade e non esiste un sistema fognario. Solo la strada principale ha un livello "adeguato" di asfalto. I marciapiedi sono pieni di bancarelle improvvisate dove si vendono accessori, vestiti e DVD (quasi tutti piratati).

"Qui ho tutto ciò che voglio, la famiglia, gli amici, la ragazza che ho sposato, ma ho un bisogno disperato di lavoro. Ho bisogno di un lavoro decente per dar da mangiare ai miei due bambini e non dover vendere questa spazzatura tutto il giorno," dice Elvis, 26 anni, che vende DVD. Sostiene di aver lavorato per sei mesi in una discarica in Germania prima di essere rimpatriato in Macedonia.

"Molti dei miei amici sono andati e solo qualcuno è ritornato perché è stato rimandato indietro," spiega Elvis. "Sto programmando un altro viaggio."

I viaggi verso l'Europa occidentale sono organizzati dalla locale agenzia viaggi, Skay Wim-Travel. Anche se sulla porta è indicato "aperto", l'ingresso era chiuso e le luci spente quando ci siamo andati.

Ufficialmente l'agenzia vende biglietti per fare shopping a Bruxelles, Amburgo, Lione, Malmö, Parigi, Vienna, Stoccarda e altri popolari destinazioni nell'Europa occidentale. "Piacciono così tanto che la gente decide di fermarsi e di estendere lo shopping," dice un locale con una risata.

Venerdì il Parlamento macedone ha adottato una risoluzione volta ad aiutare i Rom e la loro "integrazione nella società".  Si suppone che la risoluzione si volta a convincere Bruxelles che Skopje sta affrontando seriamente la questione del numero crescente di emigrati dalla Macedonia.

Per Rahipa Muaremovová, madre di quattro figli, simili nobili parole non significano niente. "Non so cosa significhi integrazione," dice. "Perché non mi chiedi come vivo, o se sono in grado di mettere cibo sulla tavola ogni giorno?"

 
Di Fabrizio (del 28/11/2010 @ 09:00:47, in Europa, visitato 2147 volte)

Da Roma_Benelux

Un "consiglio superiore dei Rom" che divide

Il "consiglio superiore dei Rom" non è ancora stato creato, che attira già critiche da tutte le parti, riportava mercoledì Le Soir. Diverse associazioni hanno deciso di non partecipare più al processo di creazione di questo consiglio.

"Si mischia tutto: Rom, Gitani, Gens du voyage. Ma i problemi degli uni non sono quelli degli altri," sottolinea Manuel Charpentier, del comitato nazionale della Gens du voyage. Al Congresso nazionale gitano, ci si rammarica che le questioni di fondo non siano affrontate.

All'ufficio del ministro Milquet, si tenta di sdrammatizzare. "Forniamo un ascolto, un metodo, un sostegno." I Rom e la gens du voyage lamentano anche che il Belgio non abbia denunciato ufficialmente l'atteggiamento della Francia verso di loro. "Ed oggi, le autorità vorrebbero creare un organo consultivo che assomiglia ad un guscio vuoto. Che prima agiscano, i problemi concreti si sanno." (belga / mb)

 
Di Fabrizio (del 01/12/2010 @ 09:32:11, in Europa, visitato 1728 volte)

La Voce della Slovacchia

Luník IX, Košice

Nelle elezioni di sabato per il rinnovo dei consigli comunali e distrettuali di tutta la Slovacchia sono risultati eletti anche un certo numero di consiglieri e primi cittadini di etnia rom.

Due erano i partiti che li rappresentavano: il Roma Initiative Slovacco (Romská iniciativa Slovenska-RIS) che è riuscito a far eleggere 52 dei suoi consiglieri come sindaci ed il Partito di Coalizione Rom (Strana romské koalice-SRK) che ne ha invece espresso 50.

In 22 località del paese sono stati eletti dei sindaci “zingari”. Cinque di loro appartengono ad SRK mentre RIS ne ha espresso due.

I due partiti hanno genericamente corso separati, tranne che nella città di Bystrany dove il candidato comune, František Žiga, ha vinto.

Una grossa sorpresa è venuta fuori dalle urne a Jarovnice, dove il precedente sindaco (un gentile) sarà rimpiazzato da Florián Giňa di SRK.

E’ una “zingara” anche Mária Oračková (del partito LS-HZDS) che è stata eletta sindaco di Lomnický.

Nelle comunità Rom. anche quest’anno, si sono paventati brogli e compravendite di voti. Intimidazioni sarebbero avvenute nel quartiere Luník IX di Košice mentre a Kráľovský Chlmec i voti dei cittadini Rom sarebbero stati comprati per 5 euro l’uno.

Il sospetto di brogli riguarderebbe anche le città di Martin e di Žiar, dove autobus privati avrebbero accompagnato al voto gruppi di Rom.

Questa la lista dei sindaci Rom:
Valkovňa (Brezno): Rudolf Pokoš, SMER
Hubice (Dunajská Streda): Štefan Radics, SMER
Jurské (Kežmarok): Eduard Pompa, NEKA
Podhorany: Jozef Oračko, ĽS – HZDS
Stráne pod Tatrami: Gustav Bačo, MOST – HÍD
Luník IX (Košice): Dioníz Slpečík, SDKÚ-DS, KDH, SMK-MKP
Nitra nad Ipľom (Lučenec): Tivadar Berky, SDKÚ-DS
Blatné Remety (Michalovce): Vladimír Sliško, SRK
Jarovnice (Prešov): Florian Giňa, SRK
Barca (Rimavská Sobota): Richard Szajkó, SRK
Cakov: Karol Bari, SDKÚ-DS
Hodejov: Štefan Illéš, SRK
Hostice: František Rácz, SDKÚ-DS, SMK-MKP, RIS
Kesovce: Aladár Szajkó, SMK-MKP
Martinová – Eugen Radič, RIS
Sútor – Tibor Balog, HZD
Šimonovce – Ernest Lakatoš, HZD
Vieska nad Blhom – Attila Lakatoš, SRK
Bystrany (Spišská Nová Ves): František Žiga, SRK, RIS, SSS
Richnava: Vladimír Pokuta, RIS
Žehra: Ivan Mižigár, NEKA
Lomnička: Mária Oračková, ĽS-HZDS

 
Di Fabrizio (del 02/12/2010 @ 09:51:49, in Europa, visitato 1553 volte)

Da Romanian_Roma

FOCUS News Agency

Bucarest, 27/11/2010 - Informa AFP, in una ricerca presentata sabato a Bucarest, che nell'ultima decade i Rumeni sono diventati più tolleranti verso i loro compatrioti rom.

"I risultati mostrano un netto aumento del livello di tolleranza verso i Rom, come pure un aumento dei contatti tra le due comunità nella vita quotidiana", ha detto ad AFP Mirel Palada, direttore della Compagnia di Ricerca Sociologica, che ha condotto la ricerca assieme all'OnG Pro Democratia.

Più di tre quarti dei 1.500 intervistati hanno detto che non si preoccuperebbero se una persona rom vivesse nella loro città. Nel 2002, solo il 62% lo affermava.

Quasi i due terzi - contro solo il 41% nel 2002 - hanno detto che non gli dispiacerebbe di essere amici con un Rom rumeno.

Inoltre appaiono in crescita i contatti tra Rom e non-rom nella vita quotidiana.

Quasi i due terzi degli intervistati hanno detto di avere un collega rom a lavoro, comparati al 27% di otto anni fa.

Ma i pregiudizi contro i Rom sono rimasti forti col 44% che afferma di associare la minoranza ai furti e l'82% che ammette di avere una fiducia limitata verso di loro.

La comunità rom rumena è la più grande d'Europa. Le cifre ufficiali dicono sia di 530.000, ma alcuni gruppi la pongono oltre i 2,5 milioni, spiegando che la maggior parte dei Rom non si dichiara per paura delle discriminazioni.

 
Di Fabrizio (del 04/12/2010 @ 09:06:20, in Europa, visitato 1517 volte)

Segnalazione di Alberto Panaro

Lo scorso luglio il governo Sarkozy stabiliva la possibilità per le autorità francesi di espellere i rom non su base individuale ma sulla base della loro etnia. Il governo d'Oltralpe aveva deciso nello specifico di chiudere 300 campi rom ed espellere dal Paese i loro abitanti. La Commissione Europea aveva accusato l'esecutivo francese di violazione della normativa europea sui migranti nelle leggi nazionali; per tanto aveva dato a Parigi un ultimatum per modificare il provvedimento in linea con le normative comunitarie, pena l'apertura ufficiale della procedura d'infrazione e le conseguenti sanzioni pecuniarie. L'ultimatum europeo è scaduto lo scorso 15 ottobre. Com'è andata a finire? La Francia ha risposto nell'ultimo giorno a disposizione, assicurando di voler cambiare la legge in questione, in modo conforme alla direttiva europea 2004/38, sulla libera circolazione dei cittadini del'Unione europea, oggetto del contendere secondo la Commissione Ue. Quindi la Francia avrebbe sostanzialmente ammesso di aver autorizzato delle espulsioni illegali. La Commissione europea, quindi, ha dichiarato che non aprirà nessun procedimento penale contro la Francia, esprimendo soddisfazione per la retromarcia del governo Sarkozy e per il progetto francese per l'applicazione della direttiva europea. Viviane Reding, vicepresidente dell'esecutivo Ue, ha comunque ribadito che la Commissione intende esaminare come gli stati membri impiegano i fondi comunitari stanziati ad hoc per l'integrazione dei cittadini di etnia rom. E proprio pochi giorni dopo, il 20 ottobre, il Consiglio d'Europa è tornato nuovamente ad occuparsi della questione, votando una risoluzione contro le discriminazioni ai danni delle minoranze, nella quale è stato stralciato il riferimento al ‘caso' francese. In Europa vivono infatti tra i 10 e i 12 milioni di rom e sinti e la questione della loro integrazione e del rispetto dei loro diritti non riguarda solo Parigi. Thomas Hammarberg, commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa ha nuovamente ricordato le violazioni del nostro Paese: «l'Italia ha arrestato ed espulso un numero notevole di rom romeni in questi ultimi anni». Ma mentre continuano a siglarsi testi e risoluzioni che inneggiano genericamente al rispetto dei diritti del popolo rom, è evidente come i Paesi membri continuino ad essere restii ad applicare puntualmente le normative europee e i leader ad abbandonare le loro strategie di propaganda xenofoba e razzista. Tutto ciò mentre sta per concludersi il 2010, anno in cui si celebrano i 60 anni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e a poche settimane dal 2011, Anno europeo delle attività di volontariato che promuovono la cittadinanza attiva.

 
Di Fabrizio (del 09/12/2010 @ 09:22:35, in Europa, visitato 1252 volte)

Da Romanian_Roma (i link sono in inglese)

Blog Amnesty USA

Questo post è parte della nostra serie Write for Rights

03/12/2010 - Circa 100 bambini, donne e uomini, sgomberati a forza dalle loro case sei anni fa dal governo rumeno, continuano a vivere in condizioni sporche e disumane. Senza nessun altro posto dove andare, sono stipati in piccole e sovraffollate baracche di metallo, proprio accanto ad un grande impianto di depurazione. Un cartello fuori dall'impianto ammonisce "pericolo tossico", ma le autorità hanno mancato di avvertire e le famiglie rom stanno soffrendo.

Le famiglie rom vengono dalla città rumena di Miercurea Ciuc, e nonostante il fatto che le autorità hanno detto loro che lo spostamento fosse solo temporaneo, sono passati sei anni e ancora non ci sono piani per rilocarli. Le rimanenti 75 persone vivono con soltanto 4 servizi igienici, 1 rubinetto per l'acqua e baracche che non forniscono protezione dagli elementi [naturali], cosa che da serie preoccupazioni per la stagione invernale, con temperature che scendono a -25 °C (-13 °F). Inoltre, le famiglie vivono nel raggio di 300 metri dai rifiuti tossici, cosa proibita dalla legge rumena. Molti Rom hanno espresso preoccupazione per la loro salute e quella delle loro famiglie, segnalando un odore terribile che aleggia costantemente nell'aria.

E' stato violato il diritto internazionale quando i Rom sono stati sfrattati a forza sei anni fa: alle famiglie non è stata data l'opportunità di ricorrere contro la decisione dello sgombero, e non venne data loro opportunità di impegnarsi nel processo decisionale. Nessuna notificazione scritta, che specificasse la data dello sgombero, venne data in tempo utile agli interessati, nonostante la legge rumena lo richiedesse. Inoltre, le condizioni attuali di vita non soddisfano il diritto umano ad un alloggio adeguato. Sfortunatamente, questo caso non è l'unico in Romania: i Rom sono stati frequentemente vittime di discriminazioni in tutta Europa, soffrono di alloggio, istruzione, sanità, acqua e servizi igienici inadeguati. Il Decennio dell'Inclusione Rom, avviato nel 2005 da otto paesi europei col sostegno internazionale, ha messo in luce le disperate condizioni dei Rom [...] in tutta Europa. Tristemente, a metà strada dell'iniziativa, rimane ancora molto da fare per assicurare diritti umani adeguati alla popolazione rom. Potete aiutare a fare la differenza partecipando al Global Write-a-Thon di quest'anno, ed inviando lettere alle autorità rumene, chiedendo che siano prese azioni per aiutare queste famiglie rom.

Jodi Rafkin, Romania Country Specialist, ed Elizabeth Stitt, Campagna per individui a rischio, hanno contribuito a questo post.

 
Di Fabrizio (del 13/12/2010 @ 09:01:28, in Europa, visitato 2011 volte)

Da Romanian_Roma

Carissimi!

Vorrei chiedervi di leggere e firmare la petizione dei Rrom che vivono fuori dalla Romania, e protestare contro la decisione delle autorità rumene.

http://www.petitiononline.com/sa3la3ta/petition.html

Vostro fratello,
Emilian Niculae.
emilian_nic@yahoo.com
Attivista dei diritti umani, Toronto, cittadino canadese.

Testo in italiano della petizione:

Al:

  • Governo rumeno,
  • Congresso USA,
  • Governo canadese,
  • Unione Europea.
  • Organizzazioni Internazionali dei diritti umani,
  • Giornali,
  • Fonti online di informazione,
  • Media rumeni,
  • Gente nel mondo.

Noi, popolo rom del mondo assieme ai residenti e cittadini di questi paesi, vogliamo esprimere la nostra seria preoccupazione e disappunto, e registrare la nostra protesta ed apprensione riguardo i nuovi incidenti di razzismo che sono perpetrati contro i Rrom in Romania dal governo rumeno attraverso la sua rappresentanza politica eletta. Alcuni, che rappresentano le istituzioni ad alto livello, stanno portando attraverso le loro apparizioni pubbliche accuse gravi e disinformanti contro il popolo rrom, da loro accusato di criminalità etnica. Alcune di queste accuse sono state rese pubblicamente dal presidente rumeno, Traian Basescu, che ha ripetutamente indirizzato accuse senza fondamento contro il popolo rrom alla nazione che lo ha eletto in carica. Protestiamo inoltre per altre forme di umiliazione rivolte ai Rrom da rappresentative parlamentari del governo rumeno. Invece di mostrare tolleranza e rispetto verso i propri cittadini rrom, stanno invece indirizzando insulti ed umiliazioni al popolo rrom, non solo i cittadini rrom di Romania, ma a tutti i Rrom nel mondo.

Anche se noi Rrom abbiamo vissuto in Romania per oltre 700 anni, ancora non siamo considerati i benvenuti. Al contrario, ci viene impedito di integrarci nella società rumena. Siamo stati marginalizzati e considerati cittadini di seconda classe. Siamo ancora condannati e obbligati a provare vergogna come creature subumane che sono considerate più al livello di animali che di esseri umani. E' stato così sin da quando siamo apparsi per la prima volta sul territorio rumeno e costretti in schiavitù in Valacchia e Moldavia.

Il governo rumeno ed i suoi rappresentanti, che hanno l'obbligo legale di lavorare costruttivamente per l'integrazione sociale del popolo rrom, stanno tentando attraverso le loro azioni e dichiarazioni di degradare il popolo rrom e di diffondere un'immagine falsa di chi siamo sui media pubblici. Così facendo, invece di migliorare la situazione, stanno incitando i cittadini rumeni contro i cittadini rrom nel creare ulteriori difficoltà per i rrom emarginati della società. Continuano a perpetrare la miseria e le ingiustizie che i Rrom hanno sofferto attraverso la loro storia in Romania, iniziando quando venne introdotta la schiavitù dei Rrom nel 1385 sino a quando venne ufficialmente abolita nel 1844. Ci viene costantemente negata la possibilità di integrarci con successo nella società maggioritaria in quanto Rrom.

La recente decisione dei legislatori rumeni di approvare una proposta di Silviu Prigoana, rappresentante del Partito Democratico Liberale (PDL), di cambiare ufficialmente la definizione etnica di Rrom nella definizione peggiorativa di "tigan", un sinonimo di "schiavo", è solo un ulteriore esempio lampante che l'attuale governo rumeno non ha rispetto per il popolo rrom, non soltanto in Romania ma anche verso tutti i Rrom nel resto del mondo, in paesi che, in maggior parte, garantiscono i loro diritti di identità etnica, dignità ed autodeterminazione [sic].

QUESTA NUOVA DECISIONE DELLE AUTORITA' RUMENE E' UN TENTATIVO DI RESTRINGERE I DIRITTI CIVILI DEI RROM RUMENI, CHE STIGMATIZZA ANCHE TUTTI I RROM NEL MONDO.

Noi, Rrom dentro e fuori dalla Romania, siamo costernati perché il governo della Romania sta violando in maniera flagrante i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione rumena ed i patti che la Romania ha firmato per diventare un membro dell'Unione Europea che sostiene la Dichiarazione ONU sui Diritti Umani.

La Costituzione rumena, all'art.6 & 1, ripete quanto segue:

"Lo Stato riconosce e garantisce alle persone che appartengono alle minoranze nazionali il diritto di mantenere, sviluppare ed esprimere le loro identità etniche, ed i loro diritti culturali, linguistici e religiosi."

Chiediamo con forza che il governo della Romania riveda la sua politica nazionale riguardo l'integrazione rrom. Chiediamo con forza che il governo rumeno veda il popolo rrom come una nazione mondiale senza confini.

Chiediamo anche che il governo rumeno inverta la sua attuale posizione e non ci imponga la definizione di "tigan", un termine peggiorativo che ci venne applicato da estranei sulla base del nostro ruolo di non-eguali nella società rumena, durante il periodo che iniziò nel 1385 quando fummo resi schiavi nei principati rumeni di Moldavia e Valacchia e che terminò solo nel 1844 con l'abolizione della schiavitù rrom in Romania.

Chiediamo inoltre che il governo riveda questa negativa decisione politica che va contro a quanto richiesto dall'Unione Europea e dalle Nazioni Unite riguardo le minoranze etniche in uno stato membro. Se questa azione negativa avesse un seguito, proverebbe al mondo che il governo rumeno non ha interesse nell'integrazione costruttiva dei suoi cittadini rrom nella società rumena e sarebbe inoltre un insulto a tutti i Rrom.

Ancora una volta, con questa proposta, la Romania sta dimostrando alla comunità internazionale che il razzismo e la violenza contro i Rrom, che riemerge dopo la caduta del comunismo nel 1989, viene ufficialmente appoggiata e perpetrata dall'attuale governo rumeno.

Noi, Rrom dentro e fuori dalla Romania, non concordiamo con la decisione del governo rumeno, che propone di applicare alla nostra nazione una definizione etnica, che non riconosciamo e rigettiamo con forza. Siamo Rrom - non "tigani".

Chiediamo a quanti riconoscano il nostro diritto ad autodefinirci Rrom, di firmare la petizione. Vi chiediamo anche di scrivere al consolato rumeno nel vostro paese per chiedere che il governo rumeno inverta la sua decisione  di negarci una definizione etnica appropriata, quella di Rrom. Questa proposta di legge è illegale in un paese membro della UE e membro delle Nazioni Unite. E' anche un insulto alla dignità del popolo Rrom nel mondo.

 

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