Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 13/07/2010 @ 09:28:29, in Europa, visitato 3857 volte)
by Paul Polansky
[continua] Dr. Bernard Kouchner
(immagine tratta da
Aftermathnews.wordpress.com)
IL PREMIO GRAN MAESTRO disonora quella persona che si erge sopra tutti gli
altri anti-eroi in questa tragedia senza senso. Uno dei fan di Kouchner ha
scritto questo a proposito di lui su Internet: "Per essere onesto... per essere
morale... per essere, in poche parole, vicino a ciò che consideriamo perfetto...
questa è la definizione di quanto la gente definisce un eroe...
Bernard Kouchner è una di queste persone... uno dei più amati filantropi
francesi. Ha scritto nove libri, ed ha rivoluzionato l'umanitarismo in tutto il
mondo."
Nato il 1 novembre 1939 ad Avignone in Francia, Kouchner divenne dottore e
subito finì in Biafra (Nigeria) per assistere un paese in carestia, dicendo
"Sono corso in Biafra perché ero troppo giovane per Guernica, Auschwitz, Oradour
e Setif." Nel 1970 co-fondò Medecins sans Frontieres (Dottori senza Frontiere),
che venne premiata nel 1999 col Premio Nobel per la Pace, e poi Medecins du
Monde (Dottori del Mondo) il decennio successivo. Negli anni '80 organizzò
diverse operazioni umanitarie, la più famosa fu Restore Hope in Somalia, dove
assistette personalmente al trasporto di sacchi di riso. Capitalizzandola sua
fama umanitaria, entrò nella politica francese e fu Ministero di Stato dal 1998
al 1991, diventando Ministro della Sanità l'anno dopo. Più tardi fu membro del
Parlamento Europeo e Presidente della Commissione sullo Sviluppo e la
Cooperazione. Nel luglio1999, divenne Rappresentante Speciale del Segretario
Generale delle Nazioni Unite e Capo della Missione ONU in Kosovo.
Sfortunatamente, le azioni di Kouchner in Kosovo furono molto differenti dal
suo passato, dato che scelse la convenienza agli ideali umanitari. In un momento
particolare, Kouchner assalì un inviato dei diritti umani ONU in visita,
dicendogli di "tenere la bocca chiusa" su quanto aveva visto.
Nella primavera del 2000, come capo della Missione ONU in Kosovo (UNMIK),
Kouchner istruì la sua squadra medica a Mitrovica nord guidata dal dr. Andrej
Andrejew (un cittadino tedesco), di compiere urgentemente uno studio ambientale
sull'area, dopo che si ammalarono gravemente dei soldati danesi e francesi.
Campioni sanguigni raccolti e inviati a Copenhagen mostrarono alti livelli di
avvelenamento da piombo. L'esercito francese fu così preoccupato da
commissionare diversi studi all'Istituto di Salute Pubblica di Parigi. In
seguito, diversi soldati furono rimpatriati perché non c'erano possibilità in
Kosovo di curare l'avvelenamento da piombo.
A novembre 2000, il rapporto del dr. Andrejew fu sottoposto personalmente a
Kouchner. Sulla base dei campioni di sangue presi dal dr. Andrejew (ed inviati
ad un ben conosciuto laboratorio in Belgio), venne disegnata una mappa che
mostrava tre aree: A, B, e C. L'area A aveva i più alti livelli di piombo nel
sangue. Le uniche persone che vivevano in quell'area erano dei due campi di
rifugiati per Rom e Askali. Infatti, i livelli dei Rom (specialmente nei
bambini) erano così alti che il laboratorio in Belgio chiamò il dr. Andrejew e
gli chiese di ricontrollare quei campioni, perché il laboratorio non aveva mai
visto livelli di piombo così alti nella storia della letteratura medica.
Nel suo rapporto scritto, il dr. Andrejew diceva che era evidente che i campi
rom erano nel posto sbagliato e che dovevano essere spostati ed i Rom curati.
Kouchner disse al suo staff che come dottore era perfettamente cosciente del
pericolo dell'avvelenamento da piombo e giurava che avrebbe provveduto. Un
tossicologo polacco coinvolto in questa discussione raccomandò l'evacuazione e
le cure all'estero dato che non era possibile trattare l'avvelenamento da piombo
in Kosovo. Kouchner pose il veto sulla proposta.
Poi Kouchner decise di diffondere la storia che i Rom soffrivano di
avvelenamento da piombo cronico e dovevano solo convivervi. I bambini rom
concepiti e nati nei campi non avevano avvelenamento cronico anche se i loro
livelli di piombo erano i più alti mai registrati.
Quando vennero costruiti i campi rom nel settembre 1999, ci furono forti
proteste da diverse agenzie internazionali, perché era evidente ad occhio nudo
che i campi erano stati piazzati accanto a milioni di tonnellate di rifiuti
tossici. Il capo dell'UNHCR in Kosovo promise personalmente ai rifugiati che
sarebbero rimasti sui terreni tossici per 45 giorni, ed in quel periodo
sarebbero state ricostruite le loro case distrutte (che a differenza di quanto
si disse, non erano mai state bruciate) o portati in un paese terzo. Undici anni
dopo, i Rom sono ancora là ed i risultati sono stati tragici: 86 morti e
centinaia di aborti spontanei dovuti a complicazioni dall'avvelenamento da
piombo, mentre quasi tutti i bambini sono nati con danni irreversibili al
cervello.
Dato che il nostro gran maestro degli anti-eroi, il dr. Bernard Kouchner, non
fece niente per salvare queste vite umane, ogni altro capo delle Nazioni Unite
in Kosovo ha seguito l'esempio catastrofico di Kouchner e rifiutato di evacuare
questi campi tossici, nonostante ripetuti appelli per agire in questo senso da
parte dell'OMS, dell'ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa ndr)
e di infinite OnG.
Oggi in Kosovo questi campi tossici sono chiamati l'Inferno di Kouchner dai
rifugiati che sono obbligati a viverci, inclusi molti che sono stati riportati a
forza in Kosovo dopo aver vissuto in Germania per quindici anni.
Il dr. Bernard Kouchner è stato tre volte Ministro della Sanità in Francia,
ed attualmente è Ministro degli Affari Esteri del governo francese. In una
recente risposta ad una nostra lettera in cui gli chiedevamo perché non avesse
mai salvato queste persone, replicava: "Vi assicuro che considererò finito
questo doloroso capitolo solo con la definitiva chiusura di questi due campi.
Nel contempo l'Ambasciata francese a Pristina continuerà a tenermi informato
sull'evoluzione della situazione sul campo, e monitorerà da vicino l'attuazione
degli impegni." QUALI IMPEGNI? NESSUNO DA KOUCHNER.
VERGOGNA
(immagine tratta da
DailyMail.co.uk)
Fine quarta puntata
Di Fabrizio (del 19/07/2010 @ 09:07:50, in Europa, visitato 1348 volte)
Da
Nordic_Roma
EDITORIAL in Newspaper Information. Written by: Anna von Sperling .
09/07/2010
Al giorno d'oggi è difficile vendere una notizia senza immagini. Pertanto il
giornale Ekstra Bladet ha presentato nella sua edizione online un piccolo
videoclip di un frigorifero con avanzi di cibo all'interno.
Le immagini tutt'altro che eccitanti di quegli scaffali erano allegate alla
storia di 23 Rom che sono stati deportati dalla Danimarca con divieto di
ingresso per due anni. Il loro unico crimine è stato di accamparsi dove non
potevano farlo. Quello che saltò agli occhi era il titolo del giornale:
"Guardate in che schifo vivono gli Zingari ad Amager".
Può andar bene all'Ekstra Bladet per provocare. Probabilmente è quello lo
scopo del giornale. Ma non è bene farlo a spese del popolo più perseguitato
d'Europa - che dall'Ungheria all'Italia viene percosso, escluso e deportato. Il
mito dello zingaro sporco e criminale ha avuto terribili conseguenze nella
storia d'Europa. Anche l'Ekstra Bladet dovrebbe esserne consapevole.
Ma questo non cambia il fatto che la città di Copenhagen quest'estate ha dei
problemi, ed uno di questi è difficile da risolvere. Negli ultimi giorni i media
si sono focalizzati sul numero crescente di furti in aree particolari di Amager,
ed il dito è puntato verso i 300-400 Rom, soprattutto rumeni, che secondo le
valutazioni della polizia campeggiano d'estate sull'isola.
Ieri, su Newspaper Information, si poteva leggere di un'associazione di case
vacanze ad Amager, che ha subito un numero record di furti. Soprattutto, sono
stati rubati cavi elettrici e materiale metallico - cosa che suggerisce che i
ladri li rivendano come rottame. Ai residenti, crea insicurezza, frustrazione
con la polizia e sfiducia nel progetto europeo di libera circolazione delle
persone attraverso le frontiere, con la gente comune che non si rende conto di
quanto ci sarebbe da guadagnarne.
Ieri, l'Ufficio Immigrazione ha deportato dalla Danimarca i primi 12 Rumeni,
che abitavano in uno stabile abbandonato e parzialmente demolito, ed in seguito
altri 11 Rumeni che erano accampati sulla spiaggia di Amager. A tutti e 23 è
stato negato l'ingresso per due anni, in quanto disturbavano l'ordine e la pace
pubblica. Gli esperti stimano che vi siano i fondamenti di legge per le
espulsioni.
Ma questo non cambia il fatto che sia un caso spiacevole che dimostra ancora
che i Rom in Europa sono sempre persone non gradite. Mostra anche che in
apparenza ci sia un movimento molto particolare che dice a Rom: Andate via da
dove siamo noi altri.
Ole Hoff-Lund, portavoce di Amnesty International in Danimarca, ha detto ieri
a Information:
"I Rom non hanno pace in nessuna parte d'Europa. Sono nel gruppo di
popolazione più vulnerabile, perseguitato e discriminato nella UE. Non hanno
accesso al lavoro, alla casa, all'istruzione o alla sanità. Questo tipo di
discriminazione, i Rom ora la incontrano anche in Danimarca, persino dai più
alti livelli, come il Ministro della Giustizia."
Non si deve rubare. Farlo diventa un caso di polizia. Ma la frustrazione
nelle associazioni abitative è che la polizia non risponde alle denunce, perché
riguardano quasi sempre piccoli furti. Una risposta rapida richiede risorse, ma
se i Rom ad Amager sono considerati un peso, il tema dev'essere affrontato. Ma,
come sottolinea l'avvocato Bjørn Elmquist, il vero problema in questo caso è la
differenza di dare protezione ai cittadini danesi e a quelli di altri paesi.
Non vediamo l'ora di ascoltare le spiegazioni dei politici quando torneranno
dai loro cottage estivi. Perché, come abbiamo visto in precedenza, in estate
esplodono queste cose e sotto gli effetti della calura i politici reagiscono
risolutamente inviando la polizia per azioni spettacolari. Ma non è il caso di
ignorare tutti la decenza e la certezza della legge per un singolo gruppo perché
ad Amager sono mancati dei cavi elettrici e degli Iphone.
Ma ricordiamoci che, anche se Copenhagen sembra lontano da Bruxelles ed i
benefici del progetto europeo lo sembrano ancora di più, i fatti rimangono che
non si può approfittare dei benefici economici dell'apertura delle frontiere,
senza anche avere a che fare con chi viaggia in Europa, verso cui abbiamo
sentimenti meno caldi.
Come ha detto Maj Kastanje, operatore di strada del Progetto Outside, a
Information: "Non possiamo dire A al muratore polacco a buon mercato, senza dire
B a tutti quanti ai nostri occhi sembrano inutili".
Forse non c'è lavoro per tutti e forse, non tutti si preoccupano di lavorare
se è possibile fare soldi facili. Forse non c'è un ombrello sociale per tutti e
forse c'è chi preferisce un campo nascosto in posti squallidi.
Ma ciò non cambia il fatto che per tutti in Europa ci dev'essere la tutela
del diritto.
Di Fabrizio (del 20/07/2010 @ 09:22:02, in Europa, visitato 3816 volte)
by Paul Polansky
[continua] Hans Haekkerup
L'anti-premio NATOS: vergogna a tutti i pianificatori militari
(specialmente i politici) che raramente prendono in considerazione gli effetti
che i bombardamenti inutili avranno sui bambini. Come Ministro Danese della
Difesa (prima di diventare il 3° SRSG in Kosovo) Haekkerup fu coinvolto nella
preparazione del bombardamento del Kosovo, che non distrusse alcun obiettivo
militare ma obbligò alla chiusura tutte le scuole e lasciò traumatizzata
un'intera generazione di bambini.
I nonni putativi
non dovrebbero avere un favorito.
Io ce l'ho.
Un piccolo zingaro di quattro anni
di Plemetina
Con i pugni contusi come un pugile.
All'età di un anno
durante i bombardamenti della NATO in Kosovo
Aveva fracassato così tante cose
Che i suoi genitori
L'hanno ribattezzato
NATOS
Tre anni dopo
Continua a fracassare le cose,
Ogni volta che un aereo
Passa in cielo.
Hans Haekkerup nacque il 3 dicembre 1945 a Frederiksberg, Copenhagen. Dopo la
laurea nel 1973 con un master in Arti ed Economia all'università di Copenhagen,
Haekkerup servì in diverse posizioni di governo. Dopo essere stato eletto al
Parlamento nel 1979, fece parte di diverse commissioni. Fu membro della
Commissione Difesa dal 1985 al 1993, e ne fu il presidente dal 1991 al 1993.
Dal 1993, Haekkerup fu Ministro della Difesa, prima di essere nominato
Rappresentante Speciale del Segretario Generale e capo della Missione ONU di
Amministrazione ad Interim in Kosovo (UNMIK) dal dicembre 2000 al dicembre 2001.
Durante il suo breve periodo come SRSG, Haekkerup dovette confrontarsi con
diverse questioni controverse. L'uso da parte della NATO nei Balcani di armi
all'uranio impoverito, attirò l'attenzione di molti giornalisti ed OnG
internazionali. Le domande sui molti casi di leucemia, specialmente tra le
truppe italiane di stanza dove vennero gettate le bombe, non ottennero mai
risposte soddisfacenti. Al momento di entrare in carica, Haekkerup dichiarò che
voleva tenere il Kosovo lontano dalle prime pagine, ma durante il suo ufficio di
12 mesi raramente ci fu un giorno in cui il Kosovo non apparisse nei titoli di
testa internazionali, incluse le minacce alla sua vita degli Albanesi (molti
ritengono ex comandanti dell'ALK tramutati in politici) perché Haekkerup cercava
di raggiungere un accordo con le autorità della Repubblica Federale di
Jugoslavia ed aprire un ufficio UNMIK a Belgrado. Haekkerup disse che non
intendeva rinnovare il suo mandato SRSG, per poter passare più tempo con sua
moglie incinta. Però, molti osservatori occidentali ritennero che i politici
albanesi fossero contro Haekkerup per il suo tentativo di porre fine al crimine
organizzato. Haekkerup offese anche i protettori oltremare degli Albanesi che
volevano che il Kosovo fosse lasciato ai locali Albanesi il prima possibile.
L'atteggiamento burocratico di Haekkerup, inclusa la stretta aderenza all'orario
d'ufficio, provocò insoddisfazione nel suo staff UNMIK. Anche l'ufficio USA di
Pristina ebbe da dire con Haekkerup per il suo tentativo di dare un voto a
Belgrado negli affari del Kosovo.
Dopo il ritorno in Danimarca, Haekkerup scrisse un libro intitolato "Le molte
facce del Kosovo". Gli Zingari di Mitrovica che morivano di avvelenamento da
piombo nei campi ONU, non vennero menzionati.
Michael Steiner
Michael Steiner e la sua assistente Minna (immagini da
Unmikonline.org e da
Harvard.edu)
IL PREMIO CHIACCHIERE TRA LE LENZUOLA: al quarto "protettore" ONU del
Kosovo a cui piaceva sbattere i tacchi e parlare duro. Più tardi divenne ospite
dello show BBC Hard Talk. Ma in realtà Steiner vince questo anti-premio per aver
usato la sua posizione in Kosovo per mettere nei guai diverse donne del suo
staff ed essere diventato il don Giovanni dei Balcani... mentre i primi
bambini romanì nei campi ONU iniziavano a morire per avvelenamento da piombo.
Michael Steiner è nato il 28 novembre 1949 a Monaco di Baviera, in Germania.
Dal 1970 al 1977 ha studiato legge a Monaco e a Parigi, passando con distinzione
il Primo Esame Statale in Legge a Monaco. Dal 1977 al 1980 ha svolto pratica
legale in Baviera e fu junior lecturer di Diritto Internazionale alle
università di Monaco e Parigi . Nel 1978 passò il Secondo Esame Statale in Legge
sempre con distinzione. Nel 1981 entrò nell'Ufficio Federale Tedesco degli
Esteri e dal 1986 al 1989 fu a New York al tavolo politico della missione
tedesca dell'ONU. Dopo vari incarichi a Praga, Zagrabia, Bonn, Sarajevo, fu
ambasciatore tedesco a Praga nel 1998, quando pubblicai nella capitale ceca i
miei primi libri sull'Olocausto Zingaro nel protettorato del Reich di Heydrich.
Dopo essere stato a Berlino Direttore Generale dell'Ufficio Federale degli
Esteri, Steiner venne nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale
dell'ONU per il Kosovo dal 2002 al 2004.
Uno dei primi compiti di Michael Steiner in Kosovo fu di rimpiazzare
l'amministrazione ONU nei comuni più etnicamente divisi con una delle sue
amanti, Minna Jarvenpaa, a cui si riferiva amabilmente come "E' il mio braccio
destro".
Anche se molti nel suo staff consideravano questa bionda trentunenne di
"origine scandinava" come l'ultima padrona del suo harem ONU, Minna in realtà
collaborò con Steiner dal 1996 al 1998 presso la missione ONU in Bosnia
Herzegovina quando Steiner era vice dell'Alto Rappresentante ONU. Educata ad
Harvard, Jarvenpaa lavorò a Sarajevo come consigliera sulle "questioni
rifugiati".
Prima di essere nominata emissario speciale per Mitrovica, Jarvenpaa fu
ufficialmente "consigliera per la pianificazione" nell'ufficio di Steiner. Nel
suo nuovo lavoro, Jarvenpaa promise di migliorare le condizioni di vita a tutti
i cittadini di Mitrovica, ma né lei né Steiner visitarono mai i campi rom/askali
avvelenati dal piombo nella città di Mitrovica, dove ogni bambino nasceva, se
ansceva, con danni irreversibili al cervello.
Michael Steiner è scapolo. Non è dato sapere se abbia figli.
Fine quinta puntata
Di Fabrizio (del 22/07/2010 @ 09:46:55, in Europa, visitato 1565 volte)
Da
Hungarian_Roma
VITA Europe
by Cristina Barbetta - 13 luglio 2010
Intervista con Angela Kocze [...].
Angela Kocze, 40 anni, è una delle più esplicite sostenitrici dei diritti dei
Rom. Nata in un povero villaggio dell'Ungheria rurale, è lei stessa Rom, ed è
arrivata alla scuola, prima lavorando in fabbrica e poi vincendo una borsa di
studio universitaria. In una nazione dove soltanto lo 0,2% dei Rom frequenta
studi superiori, la storia di Kocze è un'eccezione alla regola. Una laurea in
diritti umani, studi su etnia e minoranze e l'interesse sull'identità di genere
l'hanno portata ad essere la prima direttrice esecutiva dell'European Roma
Information Office (ERIO), una OnG che opera presso le istituzioni UE. E'
anche l'ex direttrice del programma per l'educazione ai diritti umani dell'European Roma Rights Centre (ERRC).
Attualmente è soprattutto una ricercatrice e sta terminando un dottorato di
ricerca sull'intersettorialità tra genere, etnia e classe delle donne rom e la
loro partecipazione politica in Europa.
La crisi economica come ha colpito l'Ungheria?
Economicamente parlando, la situazione per le OnG qui è molto fragile e la
società civile è stata duramente colpita più di ogni altro settore. Dopo che
l'Ungheria si è aggiunta alla UE nel maggio 2004, diversi fondi strutturali
divennero disponibili alle OnG, ma la legge ungherese non permette che questi
fondi abbiano un reale impatto per molte OnG. Qui il denaro viene assegnato solo
in seguito, così le OnG devono prima affrontare i costi di ogni nuovo progetto.
Molte organizzazioni tra cui quella con cui lavoro lo trovano proibitivo. Nel
contempo, le poche organizzazioni filantropiche che esistono qui, come l'Open
Society Institute, hanno meno stimoli ad investire nelle OnG locali da quando
l'Ungheria è diventata parte dell'Europa. Ovviamente i Rom saranno quelli più
colpiti economicamente e socialmente.
Lo Jobbik, il partito ungherese di estrema destra, ha guadagnato le prime
pagine in aprile quando ha ottenuto il 16,7% alle elezioni generali. C'è il
rischio che i tempi duri aggiungano benzina alle esistenti tensioni etniche?
Sì. Lo Jobbik è molto populista per l'uso che fa della paura nel guadagnare
sostegno. Hanno una guardia paramilitare, usano simboli fascisti e marciano per
le strade, è difficile non ripensare agli anni '30 quando la depressione ha
spianatola strada ai nazionalsocialisti tedeschi. Chiaramente ora le cose sono
differenti, abbiamo l'Unione Europea ed organizzazioni internazionali, ma la
retorica che usa Jobbik fa abbastanza paura. I Ron sono diventati il loro capro
espiatorio - un'idea abbastanza semplicistica, ma che fa presa sulla gente.
Cosa possono fare le OnG e le istituzioni?
Le OnG stanno cercando di far crescere la consapevolezza attorno al pericolo
di questo tipe di idee, ma ho paura che non ne abbiamo la forza. La percentuale
dei voti presi da Jobbik per accedere al Parlamento è significativa del fatto
che siano il terzo partito più grande. La gente li ha votati democraticamente
così la loro affermazione politica populista diventa legittimata dalle elezioni
nazionali. Nel contempo hanno il potere di influenzare le leggi e sono soggetti
attivi nella democrazia.
Le minoranze sono una delle priorità chiave dell'anno europeo 2010 per
combattere la povertà e l'esclusione sociale. Ti aspetti risultati positivi per
i Rom?
Quest'anno non ci saranno grandi differenze per lo status sociale ed
economico dei Rom in Ungheria. Le principali attività hanno riguardato la
produzione di pubblicazioni, alcuni eventi e campagne mediatiche, ma nessun
progetto reale. Ma la questione chiave è che non tutti i Rom hanno accesso ai
fondi strutturali, soprattutto perché le organizzazioni che lavorano alla
promozione della loro causa non hanno risorse umani e finanziarie da adoperare.
Detto questo, la lingua della UE, a confronto con quella degli stati nazionali,
è più progressiva e la UE può essere davvero un veicolo per generare cambi nella
comunità rom.
Quali sfide affronterà il settore no-profit ungherese nei prossimi cinque
anni?
Le OnG in Ungheria non hanno finanziamenti base per condurre e sostenere
l'esistenza dei loro uffici ed operare su progetti di base. Questa è davvero la
sfida principale.
Vedi qualcosa di positivo arrivare dalla crisi economica?
Penso che c'è qualcosa di positivo: la gente è più cosciente della povertà.
Per esempio, adesso sto lavorando nel nord dell'Ungheria, un'area
sottosviluppata dove ho fondato un'OnG guidata da donne rom. Sfortunatamente è
stata recentemente allagata da un fiume ed abbiamo ricevuto una massa senza
precedenti di vestiti, mobili ed altre donazioni. Le città sono state impaurite
dalla crisi e come risultato, sono più caritatevoli.
Di Fabrizio (del 23/07/2010 @ 09:16:20, in Europa, visitato 1786 volte)
Da
Czech_Roma
Foto da
zpravy.idnes.cz
Suo nonno fu la prima persona romanì ad ottenere un diploma superiore nell'ex
Cecoslovacchia. Sia lei che suo padre sono laureati. Anche se Jana Horváthová è
riuscita a diventare direttrice del Museo di Cultura Rom a Brno, deve spesso
argomentare contro lo stereotipo che i Rom non sono istruibili.
Quando eri bambina, cosa volevi diventare da grande?
Per quel che mi ricordo, volevo essere un'attrice. Mi divertivo a
trasformarmi in varie persone, a mettermi al loro posto. Ho anche recitato in
teatro - alcuni dei geni dei miei antenati sono venuti fuori - ma durante la
pubertà iniziai a vergognarmi terribilmente, e così è finito tutto.
I tuoi genitori ti appoggiavano?
Piuttosto, mi scoraggiavano - sono molto conservatori. Non volevano una
commediante in famiglia.
Sei finita come direttrice di museo, che è una professione seria. Hai
studiato storia per entrare nelle loro grazie?
Per niente - la storia è il mio secondo amore, è stato mio padre, che è un
grande amante della storia, che mi ha portato lì. Quando eravamo bambini ci
portava a vedere tutti i tipi di monumenti. Volevo studiare storia dell'arte, ma
dato che i comunisti ci avevano "etichettato" [dissidenti], ero preoccupata che
non ci avrebbero permesso un profilo così alto, così feci storia generale.
Studiare è stato un punto di svolta nella mia vita.
Un punto di svolta in che senso?
Sino allora mi vergognavo abbastanza della mia origine rom.
Cosa ti infastidiva tanto della tua origine?
Sin dalla scuola elementare, e poi alle superiori, mi deprimeva quando la
gente iniziava a raccontare scherzi primitivi sugli zingari. Avevo orrore che
qualcuno puntasse il dito verso di me e dicesse che lo ero. Mi vergognavo che il
mio cognome fosse riconoscibile come romanì. La famiglia Holomek era composta
solo da Rom che si erano integrati prima della guerra e non avevano niente di
cui vergognarsi, ma allora non lo sapevo. Non volevo essere identificata con
gente che si diceva fosse arretrata, sporca.
Tua sorella più grande non lottava con ciò?
No, perché ha la pelle chiara. Io ero scura ed ero sempre l'unica ragazza
romanì nella classe. Non sapevo perché i miei occhi fossero obliqui e scuri,
perché lo fossero i miei capelli e la pelle. Seriamente, il mio aspetto era
piuttosto strano.
Oggi non si nota a prima vista che sei una donna romanì. Sei cambiata
dalla fanciullezza?
Non drasticamente, ma un bambino vuole fondersi piuttosto che attirare
l'attenzione. Qualche volta un bambino che non conoscevo mi avrebbe gridato
"Zingara".
Ti confidavi con i tuoi genitori?
No, e tutt'oggi non so il perché, uno psicologo saprebbe spiegarlo,
probabilmente per un bambino è difficile affrontare questi problemi, dargli un
nome. Il fatto che non ci associavamo con altri Rom ha avuto un ruolo
importante, non c'erano altri bambini romanì con cui discuterne. Nonostante ciò,
la nostra famiglia non si è mai vergognata di essere rom.
Come hai fatto a venire a patti con tutto questo?
Feci tutto il possibile per mascherare le mie origini, come indossare abiti
molti riservati.
Bambini simili di solito diventano imbarazzati oppure estremamente tristi.
A quale estremo di questo spettro appartieni?
Ero la bambina modello. A scuola ero una nerd, sapevo di dover conoscere più
degli altri bambini e che non mi sarei permessa di fare errori. Questo aveva a
che fare col fatto che mio padre era un dissidente.
I tuoi insegnanti dovevano esserne contenti. Eri una delle loro favorite?
Non direi, ma non creavo problemi. A scuola ero una studente modello, ma
quando tornavo a casa, reagivo "rimproverando" tutti, come diceva mia madre.
Esprimevo solo le mie opinioni, perché non potevo farlo a scuola.
Eri amica di altre Rom?
Non ne avevo l'opportunità. Quando ero più grande e le vedevo per strada, mi
vergognavo di fronte a loro perché non conoscevo il loro mondo. Avrebbero dovuto
chiamarmi - mi avrebbero riconosciuta come una di loro.
Jana Horváthová (43 anni)
è nata a Brno. Dopo il diploma, si è laureata nel 1990 alla Facoltà di
Filosofia di Brno in storia e studi museali.
Per un breve periodo ha lavorato con l'Iniziativa Civica Rom a Praga,
prima di co-fondare il Museo di Cultura Rom a Brno, di cui è la
direttrice dal 2003.
Ha lavorato per la Televisione ceca come editrice, consulente
letteraria, moderatrice e sceneggiatrice.
Ha pubblicato diversi libri, come "Capitoli dalla Storia Rom" e diversi
saggi.
E' sposata e ha due figlie: Erika (18 anni) e Natálie (10 anni). |
Eva Tichá, translated by Gwendolyn Albert
Di Fabrizio (del 27/07/2010 @ 09:36:46, in Europa, visitato 3761 volte)
by Paul Polansky
[continua] Harri Hermanni Holkeri
L'ANTI-PREMIO CITAZIONE INUTILE: alla persona che amava fare citazioni
giornaliere, ma queste citazioni non hanno salvata nemmeno una vita in Kosovo.
Riguardo ai Rom e agli Askali, Harri rifiutò di mettere in pratica quanto
predicava, da qui questo anti-premio.
Le Citazioni giornaliere di Holkeri
- Quello che possiamo fare come individui può non essere molto nella
scala globale, ma dobbiamo iniziare il cambio vivendo come insegniamo.
- Se non accettiamo il pensiero altrui, non si può progredire nel
proprio interesse. Abbiamo bisogno dell'altrui aiuto per ottenere risultati.
- Uomini e donne hanno il loro ruolo - i loro ruoli sono differenti, ma
i loro diritti sono uguali.
- Ci sono molte sfide, ci sono molti ostacoli: cerchiamo di cambiare
gli ostacoli in vantaggi.
- Abbiamo gli strumenti, ma dobbiamo imparare come usarli. Questa è la
mia filosofia politica.
- In crisi nazionali o internazionali, ci sono sempre questioni di
mancanza di confidenza. Devi cambiare le menti delle persone se vuoi
ottenere risultati.
- Non voglio parlare di sovrappopolazione o di controllo delle nascite,
ma penso che l'istruzione sia la maniera di dare nuovo impeto alla questione
della povertà.
- Non puoi prendere decisioni facili se prima non ti impegni per
difficili soluzioni.
Holkeri è nato il 1 gennaio 1937 ad Oripaa, Finlandia. Divenne membro del
Partito della Coalizione Nazionale di Finlandia (Kokoomus) e poi del Parlamento
dal 1970 al 1978. Holkeri fece parte del tavolo dei direttori della Banca di
Finlandia nel 1978-97 e fu candidato alle elezioni presidenziali nel 1982 e nel
1988. Fu Primo Ministro dal 1987 al 1991. Più tardi divenne speaker
dell'Assemblea Generale dell'ONU (2001-2001). Giocò anche un ruolo costruttivo
nell'Accordo del Buon Venerdì in Irlanda del Nord. I suoi sforzi vennero
premiati con il cavalierato onorario conferitogli dalla regina Elisabetta II.
Venne poi nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale in Kosovo.
Se sotto l'SRSG Steiner tutti gli aiuti alimentari ai campi zingari vennero
interrotti, sotto l'SRSG Holkeri i campi furono completamente ignorati.
Nonostante gli appelli a portare la questione all'attenzione del suo staff,
l'invisibile Holkeri rimase tale eccetto per le sue dichiarazioni quotidiane.
Nel maggio 2004 Holkeri si ritirò dalla sua posizione presso l'UNMIK,
adducendo problemi di salute dopo un collasso per esaurimento a Strasburgo. Il
collasso avvenne il giorno dopo che Holkeri aveva visitato il quartiere generale
ONU a New York, dove disse al Consiglio di Sicurezza che l'orgia di violenze di
metà marzo (2004) aveva scosso la missione nelle "sue fondamenta". A seguito di
intensi scontri tra la KFOR ed estremisti albanesi, l'UNMIK riportò che 4.366
Serbi ed alcuni Rom erano stati costretti a fuggire dalle loro case. Inoltre
erano state distrutte o danneggiate circa 950 case, assieme a 36 chiese,
monasteri ed altri monumenti serbi. Sotto Holkeri l'ONU fu lento a reagire.
Molti osservatori ritengono che lui non comprese a sufficienza la situazione in
Kosovo. Però, concordò nell'evacuare dalle loro case oltre 4.000 Serbi usando la
polizia ONU, creando così un precedente in Kosovo per lo sgombero forzato quando
le vite umane fossero a rischio. Fino ad oggi, non ha elaborato una
dichiarazione per quella filosofia umanitaria.
Søren Jessen-Petersen (foto da
Nato.int)
PREMIO TESCHIO E TIBIE INCROCIATE al funzionario ONU sotto il cui sguardo
morirono più bambini e feti di ogni altra epoca, nei nove anni in cui l'ONU
amministrò questi campi della morte per gli zingari del Kosovo.
Jessen-Petersen nato nel 1945 a Nørrensundbay, Danimarca, venne nominato
Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per il
Kosovo e capo dell'UNMIK il 16 giugno 2004 e mantenne la posizione sino alla
fine di giugno 2006. Jessen-Petersen è attualmente Direttore dell'ufficio di
Washington Indipendent Diplomat, lettore presso la Scuola di Servizi Esteri
all'Università di Georgetown, e Studioso Ospite all'Istituto di Pace degli Stati
Uniti (USIP).
Jessen-Petersen ha avuto una lunga carriera nelle Nazioni Unite. Avvocato e
giornalista per formazione, iniziò il suo servizio nel 1972 presso l'ufficio
dell'Alto Commissario ONU per i Rifugiati (UNHCR) in Africa. Nei successivi 30
anni salì diversi gradini nell'UNHCR, nei vari uffici di Stoccolma, Ginevra e
New York ed infine nel 1998 venne nominato Inviato Speciale dell'UNHCR nella ex
Jugoslavia. Attualmente risiede a Washington DC con la moglie di diciannove anni
e due dei suoi quattro figli.
Nonostante una carriera apparentemente distinta con l'Alto Commissario ONU
per i Rifugiati, Jessen-Petersen perse il proprio compasso morale in Kosovo
quando i bambini Rom/Askali iniziarono a morire di avvelenamento da piombo nei
campi UNHCR e lui si rifiutò di evacuarli come richiesto dall'OMS. Sino a
novembre 2004, in molti non sapevano che i campi zingari fossero così
pericolosi, nonostante il rapporto medico ONU inviato all'SRSG Bernard Kouchner
ad ottobre 2000. Ma quando nel 2004 venne portata a conoscenza la morte di
Jenita Mehmeti nel campo ONU di Zitkovac, venne svelato il tentativo dell'UNMIK
di nascondere la verità, anche se Jessen-Petersen tentò di far luce sulla
tragedia. Quando la TV del Kosovo chiese a Jessen-Petersen del mio libro dove
spiegavo l'avvelenamento da piombo, l'SRSG replicò "Polansky non ha di meglio da
fare."
Per mascherare il proprio dilemma morale, Jessen-Petersen tentò di dire alla
stampa che gli Zingari si stavano avvelenando da sé smaltendo le batterie delle
auto. Anche se l'ONU aveva davvero dato licenza per smaltire le batterie e
permesso di tenerle nei campi ONU, un dottore tedesco (Klaus Runow) aveva
raccolto campioni dei capelli in 66 bambini dei campi e trovato 36 elementi
tossici nel loro corpo, non presenti nelle batterie delle macchine.
Jessen-Petersen tentò allora di "curare l'avvelenamento da piombo"
donando150.000 euro prendendolo dal budget per il Kosovo. Ma fu solo un
tentativo cosmetico, neanche un euro servì a curare un bambino dato che vennero
sprecati per voci non mediche: 24.000 euro per latte scremato, 12.000 per saponi
e shampoo, 9.500 euro per fumigare le baracche e 33.000 euro per i kit di
analisi del suolo. Nonostante venisse detto che l'avvelenamento da piombo non
potesse essere curato finché i bambini e le donne incinte (i più vulnerabili)
non fossero rimossi dalla fonte dell'avvelenamento, Jessen-Petersen rifiutò
ancora di evacuare i campi. Sotto il suo sguardo morirono più di 30 Zingari.
Fine sesta puntata
Di Fabrizio (del 03/08/2010 @ 09:22:14, in Europa, visitato 4025 volte)
by Paul Polansky
[continua]
Joachim Ruecker
(immagine da
daylife.com)
IL PREMIO PINOCCHIO: al funzionario ONU che cercò di raccontare la più
grande bugia sul campo "libero dal piombo" di Osterode, accanto ai campi rom/askali
di Mitrovica.
Joachim Ruecker, nato il 30 maggio 1950 a Schwäbisch Hall in Germania, è un
impiegato civile internazionale. Venne nominato Rappresentante Speciale del
Segretario Generale per il Kosovo delle Nazioni Unite e capo dell'UNMIK dal
1 settembre 2006 al 20 giugno 2008. Prima, era stato Vice Rappresentante
Speciale e Capo della componente Ricostruzione Economica nell'amministrazione
UNMIK.
Prima di lavorare per l'UNMIK, Ruecker aveva servito come Commissario alle
Finanze e Capo della Divisione Budget e Finanze all'Ufficio Federale degli
Esteri a Berlino e ricoperto diversi posti nell'Ufficio Federale degli Esteri a
Bonn e in ambasciate tedesche all'estero, incluso Dar es Salaam, Detroit
(Consolato Generale) e Vienna. E' stato anche ambasciatore e Vice Alto
Rappresentante per l'Amministrazione e Finanza nell'Ufficio dell'Alto
Rappresentante a Sarajevo e sindaco della città di Sindelfingen in Germania.
Ruecker ha una laurea dottorale in economia internazionale ed in precedenza è
stato consigliere di politica estera del gruppo parlamentare socialdemocratico
al Bundestag.
Durante la sua prima conferenza stampa dopo essere stato nominato capo dell'UNMIK,
Ruecker annunciò che stava evacuando gli zingari dai campi intossicati dal
piombo verso siti "liberi da piombo" e provveduto al trattamento medico dei
bambini con i più alti livelli di piombo nel sangue. Disgraziatamente, il sito
scelto da Ruecker e dai suoi risultò essere l'ex base francese della KFOR,
Osterode, che diversi mesi prima l'esercito francese aveva abbandonato perché
molti soldati mostravano alti livelli di inquinamento da piombo. Infatti, ogni
soldato francese che aveva servito ad Osterode era stato avvisato di non dare
bambini alla nascita per nove mesi dopo aver lasciato il campo, a causa dei loro
alti livelli di piombo. Il campo di Osterode era a soli 50 metri dai più
infestati campi di Cesmin Lug e Kablare. Dopo diversi mesi di "cure dal piombo"
i dottori locali si sono arresi, dicendo che stavano facendo più danni che bene,
dato che i bambini tuttora vivevano su di un sito tossico. Più avanti l'OMS
dichiarò che non esisteva un livello accettabile di piombo per i bambini. Nessun
livello accettabile.
Nonostante l'evidente prossimità ai 100 milioni di tonnellate di cumuli di
scorie tossiche aleggianti sui campi zingari, il governo tedesco donò 500.000
euro per ristrutturare Osterode ed immediatamente dopo deportò una famiglia di
Rom kosovari (che aveva vissuto in Germania per 15 anni) ad Osterode. In pochi
mesi, i bambini di questa famiglia ebbero alcuni dei più alti livelli di piombo
nel campo. Un governatore tedesco di un protettorato, soldi tedeschi per un
mortale campo zingaro a est. La storia ha un modo sventurato di ripetersi.
Lamberto Zannier
(immagine da
Time.com) Machiavelli o Zannier? Non solo si assomigliano,
hanno entrambi la stessa filosofia quando si tratta di"questioni morali"
PREMIO IL PRINCIPE: disonora la persona che sta con i principi di Niccolo
Machiavelli pubblicati nel suo libro Il Principe nel 1532. Anche se è più una
satira che una guida per politici senza scrupoli, molti diplomatici veterani
come Zannier che non sanno leggerlo bene, hanno usato questo classico per essere
guidati attraverso la loro carriera.
Diplomatico italiano veterano, Lamberto Zannier prese la carica di nuovo
Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-Moon e capo
dell'UNMIK il 20giugno 2008. Successe al tedesco Joachim Ruecker, diventando il
settimo capo dell'UNMIK da quando venne stabilita la missione nel 1999.
Nato il 15 giugno 1954 nel comune di Fagagna nell'Italia nord-orientale,
Zannier ha un dottorato di ricerca in legge dall'università di Trieste. Come
studente nell'Italia settentrionale, Zannier è stato educato agli ideali
umanisti del Rinascimento. Ma più tardi ha messo da parte quegli ideali
all'inseguimento di una carriera col governo italiano, dove prima fu avvocato e
poi ambasciatore, ed infine nel consiglio responsabile dei negoziati diplomatici
e delle questioni militari.
Dal 2000 al 2002 è stato rappresentante permanente dell'Italia all'Aia nel
Consiglio Esecutivo dell'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche.
Nel 2002, Zannier entrò nell'OSCE a Vienna come direttore del Centro per la
Prevenzione dei Conflitti. Dal 2006 le sue responsabilità includevano la
supervisione delle operazioni OSCE di sette missioni in campo civile nei Balcani
e una dozzina d'altre nell'Europa Orientale, nella regione Caucasica e nell'Asia
Centrale. Prima del suo incarico come capo dell'UNMIK, Zannier aveva lavorato
per il Ministero degli Esteri italiano, occupandosi di politica e degli aspetti
operativi della partecipazione del paese alla Sicurezza Europea e alla Politica
di Difesa.
Zannnier divenne capo dell'UNMIK cinque giorni dopo che il Kosovo aveva
adottato la propria costituzione il 15 giugno 2008. Alla sua prima conferenza
stampa a Pristina, Zannier dichiarò: "Ci sono un certo numero di cose da
riaggiustare." La prima cosa che "riaggiustò" fu obbligare il governo del Kosovo
a sostituire l'amministrazione dei campi tossici, dove durante l'amministrazione
ONU oltre 80 Rom erano morti per complicazioni dovute ad avvelenamento da
piombo. Da allora, a qualsiasi giornalista che chiedeva informazioni su questi
campi, veniva detto dall'ufficio di Zannier che i campi non erano più una
questione ONU.
Come capo dell'UNMIK, Zannier avrebbe potuto ordinare l'immediata evacuazione
di questi campi tossici, come richiesto dall'Organizzazione Mondiale della
Sanità. Ma probabilmente aveva paura che questi ladri di polli del XXI secolo
avrebbero trovato la via verso la sua amata Italia e contaminato là i suoi
cittadini. Fedele ai suoi principi machiavellici, la specialità di Zannier è di
prendere decisioni in assenza di qualsiasi moralità.
Fine settima puntata
Da
Roma_Francais, con la traduzione di questo brano, Marylise Veillon inizia a
collaborare con la Mahalla: benvenuta!
Signore, Signori,
Cari/e Amici(he),
Due delle più antiche organizzazioni antirazziste di Francia e Belgio,
Mrap e Mrax, si sono unite per una dichiarazione comune riguardo la situazione
attuale della Gens du voyage.
[...]
Mrax (Movimento contro il Razzismo, l'Antisemitismo e la Xenofobia)
Mrap (Movimento conto il Razzismo e per l'Amicizia tra i Popoli)
Dichiarazione MRAP – MRAX
Gens du voyage, gens de chez nous, gens de partout (Rom gente di casa
nostra, gente di ogni provenienza)
L'intera Europa stigmatizza sempre maggiormente e di giorno in giorno, coloro
chiamati nei paesi francofoni "Gens du voyage" ovvero i Rom e Sinti, oggi
cittadini dei loro paesi di residenza come la Francia, il Belgio, l'Italia.
Coloro i quali, durante la seconda guerra mondiale, erano definiti "Tzigani"
e subirono il genocidio nazi (Samudaripen), il quale non è stato ancora
riconosciuto fino a oggi, né dall'Europa né dagli stati membri dell'Unione
Europea.
Popolo Europeo per eccellenza, i Rom e Sinti o "Gens du voyage" di Belgio e
di Francia – sia che continuano a viaggiare (in particolare per l'esercizio di
attività economiche), sia che abbiano deciso di installarsi più a lungo in certi
luoghi – continuano a subire frontalmente il rifiuto della diversità. Eppure,
meno di un secolo fa, questo stile di vita faceva parte integrante della nostra
società: i venditori porta a porta di ieri rendevano agli abitanti dei nostri
paesi gli stessi servizi degli ambulanti di oggi.
In ogni luogo, sono oggetto di amalgami (ovvero infelici associazioni e
generalizzazioni) e di evidenti politiche sempre più repressive. L'atteggiamento
irresponsabile del potere pubblico, ben lungi dal cercare di riconoscere la loro
piena cittadinanza, incoraggia nelle opinioni pubbliche e nella popolazione,
atteggiamenti di paura e di rigetto razzista.
In Belgio, espulsioni da terreni decise dai comuni nelle Fiandre, hanno
causato incidenti con una parte degli abitanti, provocati dall'inerzia e il
rifiuto di prendersi la responsabilità da parte delle autorità pubbliche.
Centocinquanta famiglie sono state espulse da differenti luoghi e si ritrovano
prese dal panico e dal terrore, non sapendo più verso chi orientarsi.
In Francia, il Governo ha scelto per motivi di sicurezza questa stessa via,
annunciando la sua volontà di attaccarsi ai "problemi che pone il comportamento
dei Rom e Gens du Voyage" coltivando volontariamente l'amalgama per giustificare
una comune repressione.
Davanti a una situazione di una tale gravità nei due paesi vicini, il MRAX e
il MRAP dichiarano solennemente che il momento è giunto, affinché finalmente le
necessità dei "Gens du voyage" siano prese in considerazione dalle autorità.
E' urgente in Belgio:
- instaurare tramite legge, l'obbligo di organizzare in tutti i comuni il
soggiorno dei "Gens du voyage" in funzione dei criteri fissati in accordo con le
autorità regionali, le organizzazioni rappresentative dei "Gens du voyage" e
l'insieme delle associazioni;
- permettere loro di esercitare il loro diritto fondamentale di vivere in
un'abitazione mobile riconosciuta come alloggio;
- nominare delle persone che possoano fungere da contatto sia a livello
regionale che comunale.
In Francia, la situazione dei "Gens du voyage" chiama delle risposte
pubbliche concertate e volontariste. Ricordiamo che i "Gens du voyage" sono
cittadini francesi, ma sempre sottomessi a una legislazione di eccezione,
giudicata discriminatoria dalla "Halde" (alta autorità di lotta contro le
discriminazioni e per l'uguaglianza), facendone un popolo controllato come
nessun'altro.
E' urgente permettere alle famiglie dei "Gens du Voyage" di scegliere il loro
stile di vita, sia esso itinerante o sedentario:
- riconoscere l'abitazione mobile come un alloggio, con accesso ai diritti
sociali;
- fare rispettare la legge Besson del 2000 – la quale instaurava l'obbligo per
tutti i comuni di più di 5000 abitanti, di costruire delle aree d'accoglienza
per i "Gens du voyage". E' di competenza prefettizia ovviare all'inerzia dei
comuni i quali si sono sottratti a questo dovere;
- in attesa della messa in opera di tutto ciò, permettere loro di accedere a
reali luoghi dove potere vivere, ai servizi pubblici, al diritto all'acqua,
all'elettricità;
- sviluppare proposte di abitazioni sociali adatte, di terreni familiari in
affitto o annessi alla proprietà, corrispondenti alle aspirazioni delle famiglie
in cerca di legami territoriali.
Parigi-Bruxelles 30 luglio 2010
Contacts pour le Mrax :
Radouane BOUHLAL, Président, +32 (0) 475.75.14.89. ,
radouane.bouhlal@gmail.com
Elisabeth COHEN, Administratrice, +32 (0) 473.90.01.91. ,
lizabeth.cohen@gmail.com
Contacts pour le Mrap :
Martine Platel, membre du Conseil d'administration en charge du secteur roms,
tsiganes, et gens du voyage, +33 (0)6.81.03.46. 93
Mouvement contre le racisme et pour l'amitié entre les peuples
43 bd Magenta - 75010 Paris - Tél. : 01 53 38 99 99
Site web: http://www.mrap.fr
Aider le MRAP:
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Twitter:
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Da
Roma_Benelux
E' responsabilità di tutti noi, esigere dall'autorità pubblica che
rispetti i suoi obblighi nei confronti dei popoli viaggianti: è una questione di
libertà, di uguaglianza, di solidarietà. Un'opinione di Veronique Van der
Plancke, vicepresidente della Lega dei Diritti dell'Uomo.
Da alcuni giorni, una piccola comunità di circa ventimila individui in
Belgio, solitamente chiamati "Gens du voyage", attira l'attenzione come non mai.
Visti talvolta come un solo uomo, comprendiamo gradualmente che la loro realtà è
multipla, e di conseguenza, che le risposte da dare alle domande attuali,
dovranno essere diversificate.
E' così che questi discendenti degli Tzigani (chiamati anche Rom, Zingari,
Sinti a secondo della loro provenienza geografica), arrivati in Belgio nel XV o
alla fine del XIX secolo, hanno generalmente mantenuto la tradizione
dell'abitazione mobile, benché non per questo tutti svolgono una vita
itinerante. Alcuni di loro viaggiano per un periodo più o meno lungo dell'anno,
fermandosi per alcune settimane in luoghi che si susseguono.
Numerosi di loro sono diventati sedentari, ma preferiscono tuttavia risiedere in
una roulotte, installata stabilmente su un terreno, in modo da perpetrare un
modo di vita aperto verso l'esterno, al quale sono abituati dall'infanzia, modo
che permette loro di mantenere un legame (anche solo simbolico)con il viaggio. A
questi si aggiungono i Viaggianti residenti nei paesi vicini, in Francia e nei
Paesi Bassi soprattutto, i quali attraversano il Belgio durante il periodo
estivo.
Nello stesso modo in cui la rivendicazione relativa all'indossare il velo ci
interpella riguardo al posto che prende la religione nelle nostre vite, i
Viaggianti ci ricordano, tramite il loro modo di vivere, che non c'è nessuna
ragione per cui la vita sedentaria generalizzata debba essere il solo modo di
esistere. Turbano così, con la loro diversità culturale, una società tentata
dall'omogeneizzazione delle pratiche. Incarnano un'idea di libertà e di distacco
in un mondo ossessionato dalla sicurezza, il confort e la capitalizzazione. Si
potrebbe anche asserire che sono precursori in materia di alloggi alternativi,
nel momento in cui ci si interroga sull'abitazione raggruppata, o
intergenerazionale.
Vettori di una diversità culturale da preservare, fanno ugualmente luce, loro
malgrado, su un tipo di abitazione incline a moltiplicarsi in un contesto di
disuguaglianze sociali: un certo numero di persone, senza alcuna origine
tzigana, s'installano in roulotte per motivi economici, non potendo provvedere
alle spese di un appartamento. Che siano "ricchi o miserabili", i Viaggianti
suscitano numerose reazioni negative. La loro fortuna sarebbe frutto della loro
disonestà, e la loro povertà del loro ozio.
Questi pregiudizi violenti circolano come una scia di polvere esplosiva, in
Francia come qui, ed è la storia deplorevole di un appuntamento mancato.
Piuttosto che focalizzarsi in modo maldestro sul comportamento reprensibile di
alcuni, è verso un rovesciamento di prospettiva che diventa urgente porsi:
puntando sulla responsabilità del potere pubblico il quale, a causa della sua
relativa inerzia, non rispetta il diritto fondamentale dei Viaggianti di
conservare un'identità tzigana e di svolgere una vita conforme alle tradizioni
di questa minoranza.
E' così che, a proposito di un fatto riguardante la Grecia, il Comitato Europeo
dei Diritti Sociali – organo quasi giurisdizionale scaturito dal Consiglio
Europeo – ha consacrato in dicembre 2004, un obbligo per gli stati, di
organizzare siti di stazionamento adeguati, a beneficio dei viaggianti, onde "evitare l'esclusione sociale, rispettare la diversità e impedire ogni
discriminazione".
In ottobre 2009, è la Francia che viene condannata dal Comitato, malgrado la sua
legge di luglio 2000, imponendo a tutti i comuni di più di cinquemila abitanti,
di dotarsi di un'area di accoglienza. Il Comitato constata in realtà una messa
in opera insufficiente di codesta legislazione, avendo per conseguenza di
esporre il Viaggianti all'occupazione illegale di siti, quindi a successive
espulsioni. Ad oggi, meno della metà dei comuni francesi rispettano i loro
obblighi: dei quarantaduemila posti giudicati necessari, soltanto ventimila sono
state attrezzati, tra cui alcuni in prossimità di discariche, altri tra binari
delle ferrovie e autostrade.
E' sulla base del metro di paragone di questa constatazione di manchevolezza,
che bisogna valutare le dichiarazioni chiassose e sfrontate del Ministro
dell'Interno francese.
E in Belgio? Tramite un effetto combinato di politiche pensate in funzione delle
persone, (le quali abitano o aspirano ad abitare in alloggi classici), e della
cattiva volontà dei comuni, poco desiderosi di accogliere sul loro suolo
popolazioni fortemente stigmatizzate, le famiglie dei Viaggianti sono da una
decina di anni a questa parte, in preda a delle difficoltà crescenti, nella
ricerca di un luogo in cui sia loro concesso abitare serenamente, e nel rispetto
delle loro tradizioni.
Coloro i quali desiderano stabilirsi in modo permanente in una roulotte piazzata
su una proprietà da loro stessi acquistata o affittata, si scontrano spesso con
un rifiuto delle autorità di rilasciare le necessarie autorizzazioni a
costruire. Coloro i quali si spostano, faticano a trovare siti dove sono
autorizzati a fermarsi temporaneamente, perfino a pagamento: il regime francese
di obbligo di creare "aree d'accoglienza" non esiste da noi.
Nella capitale, le possibilità per le persone d'installare le loro roulotte sono
molto limitate (Haren Anderlecht). La regione vallone conta soltanto un terreno
di transito pubblico (Bastogne), benché i comuni valloni che deciderebbero di
creare "terreni di accampamento in favore dei nomadi" possono ottenere, dal
1982, un sussidio presso la comunità francese del 60% del costo globale. Ma le
autorità comunali non sono propense a richiedere un aiuto finanziario per un
progetto così poco influente ai fini elettorali, quale è l'accoglienza dei
Viaggianti in degne condizioni.
Le famiglie coinvolte sono quindi ridotte a tentare d'ottenere autorizzazioni
specifiche, e accordate in modo discrezionale, a soggiornare su terreni
inutilizzati e non attrezzati. In queste condizioni, visto la mancanza evidente
di piazzali autorizzati in Vallonia, la maggioranza dei Viaggianti, poiché non
si conformano alla normativa dominante in materia di abitazione, sono costretti
a vivere nella precarietà e l'instabilità, soggetti a frequenti espulsioni,
talvolta negoziate, talvolta inopinate e speditive (non beneficiando delle
garanzie inquadranti l'espulsione di un locatario in difetto).
Senza contare altre vessazioni: per esempio, alcuni comuni rifiutano, in piena
illegalità, di iscrivere nei registri della popolazione le persone residenti in
roulotte, il che può intralciare drammaticamente il loro accesso all'impiego e
alle cure sanitarie. La Regione Fiamminga si distingue con un bilancio migliore
– riconoscimento della roulotte come "alloggio", cinque terreni di transito,
trenta terreni residenziali pubblici (destinati ad accogliere una occupazione
permanente) e 90% delle spese a carico delle autorità regionali – benché sia
considerato che solo il 60% delle "esigenze residenziali" sarebbero oggigiorno
coperte.
Constatiamo peraltro che, ben preparata, la coesistenza temporanea o prolungata
dei viaggianti con il restante della popolazione è generalmente positiva – i
cittadini sono rassicurati, le paure sfumano – e logisticamente poco costosa. E'
responsabilità di tutti noi esigere dall'autorità pubblica, che gli obblighi
verso i viaggianti vengano rispettati: è una questione di libertà, di
uguaglianza e di solidarietà.
Marie Charles
Conseillère juridique
Ligue des droits de l’Homme
22 rue du Boulet
1000 Bruxelles
Tél : 02/209.62.83
Fax : 02/209.63.80
Di Fabrizio (del 10/08/2010 @ 08:56:16, in Europa, visitato 4067 volte)
by Paul Polansky
[continua]
Zylfi Merxha
(immagine da
Assembly-kosova.org)
IL PREMIO MARIONETTA MAJUPI: disonora quella persona che ha venduto il suo
stesso popolo (Rom, Askali, Egizi) e poi l'ha accusato di essere ingrato verso
l'etnia albanese che l'ha cacciato dalle sue case e comunità durante l'estate
del 1999 dopo l'arrivo delle truppe NATO.
Incontrai Zylfi la prima volta nel settembre 1999, dopo che si era barricato
in casa e negava di essere Rom, mentre molti dei suoi vicini romanì fuggivano
dal ritorno degli Albanesi. Agitandosi e tremando, Zylfi spiegava di essere
solo un musulmano timorato di Dio. Un anno dopo quando gli aiuti tedeschi
iniziarono a piovere "per i Rom" nella sua città natale, Zylfi si autoproclamò
loro leader e dichiarò non solo di essere un "Rom puro", ma che la sua priorità
principale era di salvare la lingua romanì dall'estinzione.
Nel 2002 offrii a Zylfi di guidarlo verso ogni comunità zingara in Kosovo,
per visitare il suo popolo. Disse che era tropo pericoloso, anche se io e la mia
squadra romanì eravamo stati in oltre 300 mahala a portare aiuti. Anche se oltre
14.000 case di RAE (Rom, Askali, Egizi) erano state distrutte dal ritorno degli
Albanesi del Kosovo, solo qualche centinaio erano state ricostruite,
principalmente per i Rom di Prizren, la città natale di Zylfi.
Anche se i Rom nei campi tossici abbandonati a Mitrovica nord hanno chiesto a
Zylfi di visitarli, per testimoniare le loro sofferenze, lui ha rifiutato.
Invece, ha proclamato alla televisione del Kosovo che i Rom dei campi sono da
biasimare per la loro situazione.
Molti Rom dicono che Zylfi lavora solo per il suo portafoglio, e che se ci
fosse qualche aiuto o lavoro per i Rom, si assicurerebbe che lo ricevessero solo
i suoi Rom di Prizren. Nel 2009, il governo del Kosovo tenne a Pristina una
Conferenza Romanì per celebrare il Giorno Internazionale dei Rom. Non venne
invitato nessun Rom di Pristina, nessun Rom dai campi, nessun Rom da nessuna
città del Kosovo eccetto che da Prizren. Durante le cerimonie, Zylfi presentò il
Primo Ministro del Kosovo con un riconoscimento di eterna gratitudine della
comunità Rom per tutto quanto il governo aveva fatto per ...lui? Alla TV
del Kosovo, Zylfi ha affermato che i Rom sono a posto dopo l'indipendenza, non
hanno problemi. Probabilmente il 99% dei Rom kosovari non ha mai incontrato il
loro "leader". Molti Rom credono che Zylfi dica solo quello che il governo del
Kosovo vuole che dica. Anche se i Rom di Mitrovica hanno sofferto per quasi
undici in queste distese tossiche, Zylfi è stato citato dalla TV del Kosovo
dicendo, "Ritengo che tanto il sindaco di Mitrovica che il governo del Kosovo
stiano lavorando sodo perché la comunità ritorni alle proprie case." Dato che
Zylfi non ha mai visitato questa gente o la loro comunità, è ovvio che non
sappia che tutte le loro 1.200 case furono distrutte nel 1999, e che più tardi
le rovine furono spianate dall'UNMIK-KFOR. Allora il municipio di Mitrovica sud
ha reclamato per sé quei terreni, dicendo che i Rom non potevano provare che una
volta erano loro. Tra i pochi Rom che lo conoscono personalmente, Zylfi è
considerato un buffo vecchietto. Ma non c'è niente di divertente in ogni bambino
rom nato con danni irreversibili al cervello nei campi ONU, perché il loro
"leader" dice che non ha tempo di visitarli.
Norwegian Church Aid (NCA)
Il campo di Cesmin Lug costruito da ACT (Action by Churches Working Together)
e da NCA (immagine da
Sandro Weltin/ © Council of Europe)
IL PREMIO ANTI-CRISTIANO: disonora quell'organizzazione non-governativa che
si auto-pubblicizza per promuovere la compassione, l'amministrazione
responsabile, ed i diritti basici degli esseri umani... ma fa esattamente
l'opposto. NCA viene disonorata da questo premio per aver amministrato i campi
zingari a Mitrovica su terreni contaminati per nove anni, dove sono morti 84 Rom
ed Askali, molti dei quali bambini piccoli. NCA non ha mai richiesto l'immediata
evacuazione, nonostante lo fecero l'OMS e l'ICRC (Comitato Internazionale
della Croce Rossa ndr).
Finanziata all'80% dal governo norvegese, NCA è anche partner attuativo di ACT (Action
by Churches Together) e dell'UNHCR nei campi di Mitrovica/Kosovo settentrionale
dal 1999 alla fine del 2008.
Nonostante l'NCA neghi di essere mai stata coinvolta sino al 2005 nei campi
(quando le venne assegnato un contratto a sei cifre di euro dall'UNHCR per
l'amministrazione esclusiva dei campi), la newsletter ACT del 10 ottobre 1999
pubblicava questa chicca:
Il gruppo ACT/NCA ha, su richiesta dei diritti interessati, rilevato il
controllo amministrativo dei campi rom temporanei a Mitrovica nord. E' stato
stipulato un contratto con l'appaltatore locale per costruire vicino alla città
il campo "permanente". La preparazione del sito è quasi completata, con
l'erezione dei 45 prefabbricati assegnati (costruiti in realtà con vecchi
pannelli con pitture al piombo) accompagnati da unità centrali cucine/bagni
di prossimo inizio.
In un'altra newsletter, datata 17 ottobre 1999, ACT dichiarava: Il gruppo ACT/NCA
per la sanificazione dell'acqua continua ad operare nel campo temporaneo per Rom
dispersi a Mitrovica nord.
Nell'ottobre 2000 ACT pubblicava questo breve rapporto:
Programmi ACT in Kosovo
by Rod Booth
...e due campi rom a Mitrovica nord sono stati forniti di sistema
idrico e di visite educative casa per casa istituite sull'intera area operativa.
Assistenza alle minoranze
Percepiti da molti Kosovari albanesi di ritorno come fiancheggiatori delle
forze serbe, la maggior parte dei 40.000 Rom del Kosovo sono stati costretti
alla fuga al ritorno dei Kosovari. Vicini vendicativi hanno bruciato
sistematicamente l'intera ex comunità rom a Mitrovica sud, durante le ultime due
settimane di giugno 1999. Oltre 400 dei dispersi sono rimasti senza casa a
Mitrovica nord. Su richiesta tanto dei Rom che dell'UNHCR, ACT è diventata
l'agenzia capofila nel rifornire di cibo, riparo e supporto a questo settore
vulnerabile della società kosovara.
Nel momento in cui altre OnG stanno iniziando a muoversi, i sei partner
attuativi nell'arena del Kosovo rimangono determinati a restare con la gente di
questa terra devastata, ad assisterla nel loro sforzo di ricostruire una nuova
società dalle ceneri di quella vecchia.
I PARTNER INTERNAZIONALI ATTUATIVI DI ACT IN KOSOVO
ChristianAid, GB
DanChurchAid (DCA), Danimarca
Diakonie Emergency Aid, Germania
Lutheran World Federation, Ginevra
Macedonian Centre for International Cooperation (MCIC), Macedonia
Norwegian Church Aid (NCA), Norvegia
United Methodist Church Office for Relief (UMCOR), USA
Ad agosto 2000, vennero richiesti dall'SPSG dr. Bernard Kouchner esami casuali
del sangue sull'avvelenamento da piombo nell'intera regione di Mitrovica. Gli
unici livelli di piombo pericolosi trovati furono nei campi per IDP (Persone
Internamente Disperse ndr) costruiti da ACT/NCA. La squadra medica ONU del dr.
Kouchner raccomandò la rilocazione dei campi rom in un'area a minor rischio. L'UNHCR
e i suoi partner d'attuazione ACT/NCA non risposero.
Dopo la morte di diversi bambini romanì nel 2004 ed un numero imprecisato di
donne che avevano abortito, causa complicazioni dovute all'avvelenamento da
piombo, l'ONU in Kosovo rifiutò di riconoscere che era stato scritto un
rapporto, che raccomandava la chiusura dei campi rom e recintò tutta l'area
inquinata. D'altronde, Jackie Holmboe di Norwegian Church Aid, durante un
incontro UNMIK a Mitrovica il 25 novembre 2004, confermò che NCA aveva già nei
propri archivi una copia del rapporto dal 2000.
Nel 2006, due dei quattro campi NCA furono chiusi a causa dei più alti livelli
di piombo nella letteratura medica e gli zingari vennero inviati in un altro
campo (precedentemente occupato dalle truppe francesi, quando lo lasciarono
venne detto loro di non mettere al mondo figli per almeno nove mesi, a causa dei
livelli di piombo nel loro sangue) chiamato Osterode, che era a soli 50 metri da
due degli esistenti campi zingari. L'NCA dispose un servizio di guardia 24 ore
su 24, per impedire ai giornalisti, ad esempio della ZDF (TV tedesca), di
entrare.
Sotto l'amministrazione dei campi della NCA (dal 1999 al2008) perirono più di 80
Rom in questi campi, la maggior parte a causa di complicazioni
dell'avvelenamento da piombo. NCA non ha tenuto una lista dei morti, nessun nome
è stato scritto e nessun aiuto fornito per la sepoltura. Nessuno dello staff di
NCA è mai intervenuto ai funerali. Tuttavia, i leader dei campi ed un'altra OnG
(KRRF Kosovo Roma Refugee Foundation ndr) hanno tenuto una lista di tutti
quanti sono morti sotto l'amministrazione NCA.
Per confutare le accuse che l'NCA sapeva dei pericolosi livelli di inquinamento
da piombo nei campi da loro amministrati, ma mai aveva fatto pressione sui
funzionari ONU per evacuarli e curare le persone più in pericolo (bambini sotto
i sei anni e donne incinte), l'ufficio NCA di Pristina dichiarò che da una loro
ricerca, "i Rom erano più suscettibili all'inquinamento da piombo del resto
della popolazione, e quindi dovevano conviverci."
Secondo la loro pagina web:
Norwegian Church Aid è un'organizzazione volontaria, ecumenica, che lavora
per promuovere i diritti basici degli esseri umani. L'organizzazione è radicata
nella fede cristiana. Appoggiamo chi ha più bisogno, senza differenze di genere,
convinzioni politiche, religione ed origine etnica. Le chiese e le congregazioni
norvegesi compongono i sostenitori di Norwegian Church Aid. Per ottenere
risultati durevoli operiamo con le chiese di base e altre organizzazioni locali
in tre maniere:
- Progetti di sviluppo a lungo termine
- Preparazione e risposta d'emergenza
- Consulenza
Norwegian Church Aid agisce ritenendo che tutti gli umani siano stati
creati ad immagine di Dio, con pari valori e pari dignità. Le nostre attività si
basano su cinque valori base:
- Compassione
- Giustizia
- Partecipazione
- Pace
- Amministrazione responsabile della creazione
Tutti gli zingari dei campi sono musulmani.
Fine ottava puntata
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