I residenti di Janov osservano da un balcone, mentre gli estremisti
marciano per le strade. (ČTK)
15/3/2009- Domenica circa 60 supporter e rappresentanti del Partito dei
Lavoratori (DS) di estrema destra hanno marciato nell'insediamento di Janov,
abitato soprattutto da Rom, ma non è stato riportato nessun incidente. L'azione
era controllata dalla polizia che ha trattenuto due persone. Uno di loro prima
dell'evento stava attaccando illegalmente dei manifesti. Gli estremisti hanno
anche presentato il loro sindaco ombra della città. Dice il partito che la sua
carica è un'espressione del disaccordo del DS su come il comune di Litvinov ha
affrontato la situazione a Janov. Il sindaco ombra è Vladan Renak, 33 anni,
insegnante di scuola secondaria, che non è un membro del DS. Afferma di ritenere
che niente cambierà nella città senza il DS. La città è malata, ha detto, la
cura sarà lunga, ma radicale ed effettiva.
Il sindaco di Litvinov, Milan Stovicek, ha detto che il DS cancella problema
dell'insediamento che il municipio sta già risolvendo da tempo. La leadership
del partito ha annunciato di avere fondato l'associazione civica Gioventù dei
Lavoratori, tra i 15 e i 35 anni di età, come reazione alla presunta grave
risposta alle sue azioni. Secondo la loro pagina web, il raggruppamento sposa il
nazional socialismo e rigetta il capitalismo e il comunismo. Dopo una delle
azione del DS a Litvinov l'anno scorso, i suoi partecipanti avevano marciato
verso Janov. L'evento era terminato in duri scontri tra centinaia di radicali di
destra ed i poliziotti, lasciandosi dietro diversi feriti da ambo le parti.
Circa 6.000 persone vivono a Janov, dove persone socialmente deboli sono state
spostate da varie parti del paese. Molti sono disoccupati e indebitati. Il
governo voleva che il DS fosse bandito, ma il Tribunale Amministrativo Supremo
ha deciso all'inizio del mese che le prove presentate dal governo erano
inconcludenti ed ha rigettato la proposta.
Il 5 gennaio il dipartimento di polizia distrettuale Partyzanski di Minsk ha
trattenuto oltre 80 rappresentanti della minoranza zingara nel sobborgo di
Stsiapianka, prendendo loro le impronte.
Tutti i trattenuti sono stati fotografati per gli archivi della polizia. I
trattenuti accusano la polizia di ostinatezza ed illegalità. Una di loro ha
detto che alle 8.30 di mattina ha fatto irruzione nella casa dove vive la sua
famiglia. "Non hanno bussato. Correvano e buttavano giù tutto gridando: -A
terra, puttane!- Abbiamo dovuto stare sdraiate sul pavimento per circa 40' quasi
nude, visto che molte di noi stavano dormendo quando tutto è iniziato."
"Poi hanno iniziato a cercare senza mostrare alcun mandato. Non ci hanno
nemmeno detto che erano della polizia. Hanno chiesto ad una anziana dove tenesse
l'oro. Poi ci hanno fatto mettere in fila e ci hanno messo sul loro
furgone..." ha detto una delle vittime.
"Tutti i vicini ci guardavano... Ci hanno portato alla polizia dove c'erano
già circa 70-80 zingari. Ci hanno detto che volevano prenderci le impronte e poi
ci avrebbero lasciati. Siamo tornati a casa soltanto alle 16. Ci hanno detto:
-Avete sentito dell'azione terroristica?- Ora stanno facendo di noi dei
terroristi", ha aggiunto.
Alcuni sono stati trattenuti mentre erano fuori casa. "Mentre stavo portando
la macchina fuori dal cortile, tre persone mascherate hanno bloccato la strada.
Mi hanno tirato fuori, sbattuto nella neve e hanno iniziato a picchiarmi. Ho un
occhio nero e mi hanno fratturato la gamba", ha detto un altro trattenuto.
"Abbiamo detto alla polizia che che avremmo protestato contro di loro. Ci
hanno risposto che allora la prossima volta avrebbero trovato della droga al
nostro posto e che avrebbero tenuto raid simili ogni mese", ha detto.
Kalinin Nicolas
Delegate in European Roma Travelers Forum
+375296575463
Il Ministro del Lavoro e del Welfare serbo intende ricollocare 62 famiglie
rom che attualmente vivono in un insediamento illegale sotto il ponte di Gazela
a Belgrado, nel paese di Vranje nella Serbia meridionale, nonostante le proteste
delle autorità locali.
La nota del ministero diretta al sindaco di Vranje, e che Balkan Insight ha
avuto l'occasione di leggere, dice che "il ricollocamento di queste famiglie è
una priorità" e che "dev'essere eseguito in conformità alle disposizioni in
materia di sfratti" stabilite dalla Banca di Investimento Europea e dalla Banca
Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che hanno finanziato un prestito per
la ricostruzione del ponte di Gazela.
"Le autorità locali non concordano con quest'ordine del ministero, tuttavia
stiamo subendo forti pressioni affinché ci adeguiamo", ha dichiarato a Balkan
Insight Branimir Stojancic, ministro delle Politiche per il Welfare a livello
locale a Vranje.
"Ci viene chiesto di organizzare il trasporto dei Rom a Vranje da soli, ma al
ministero non interessa dove queste persone vivranno o di che cosa" ha aggiunto.
Secondo Stojancic, la decisione rappresenta una discriminazione ad opera di chi
vive nella capitale, e la ricollocazione dei Rom metterà in pericolo il loro
fondamentale diritto umano di poter scegliere autonomamente dove vivere.
"Il luogo di residenza di questi rom è Vranje, ma essi hanno il diritto di
scegliere da sé dove vogliono vivere. Sono arrivati a Belgrado molto tempo fa,
sperando di riuscire a farsi una vita migliore", dice Stojancic.
Il ministero ha stabilito che delle 175 famiglie che vivono sotto al ponte, 113
possiedono i requisiti per ricominciare la propria vita in un luogo diverso di
Belgrado. La nota che il ministero ha inviato alle autorità di Vranje stabilisce
che le restanti famiglie non possono invece restare, poiché ciò "incoraggerebbe
ulteriori migrazioni verso Belgrado, esercitando una pressione inaccettabile sul
Welfare della città e sulle sue politiche residenziali".
Ma Stojancic sostiene che il ministero non abbia un piano per aiutare le
autorità locali che dovrebbero accogliere le famiglie ricollocate.
"Il paese di Vranje ha un budget annuale per il Welfare che ammonta a 800.000
Euro, ricavati da un budget totale di 18 milioni di Euro, ed i Rom rappresentano
il 70% degli utenti del Welfare. Semplicemente, non possiamo farci carico di
queste 62 famiglie", dice Stojancic.
Mile Bajramovic, presidente dell'Associazione Civile
Rom, ha dichiarato che questo è il classico caso di discriminazione verso i Rom.
"La decisione presa dal ministero va contro il suo stesso fondamentale ruolo di
regolatore del Welfare e del Lavoro. Di cosa vivrebbero quelle persone, una
volta tornate a Vranje?" si chiede.
"Vengono cacciati da Belgrado, nonostante siano gli stessi rom a provvedere alla
pulizia della città. Temo che qualcuno possa arrivare a decidere di espellerci
dalla stessa Serbia", dice Bajramovic.
I Rom in Serbia sono circa 150.000, ed hanno ricevuto lo status di minoranza nel
2002. Gran parte degli osservatori ritiene che i Rom siano il gruppo etnico
economicamente e socialmente più vulnerabile in Serbia.
La popolazione di Vranje, paese a 350 kilometri a sud di Belgrado vicino al
confine col Kosovo e la Macedonia, è di 88.000, il 10% dei quali è Rom. La
Serbia meridionale è considerata una regione impoverita, con parametri economici
inferiori alla media della repubblica.
"Il ministero vuole portarci nuovi casi da Welfare di cui noi non possiamo
occuparci. Se insistono nel portare avanti tale politica, perché non ordinano
anche a tutti i nostri scienziati, professori, uomini d'affari e agli altri
cittadini di Vranje che vivono a Belgrado di tornare in paese?", si chiede
Stojancic.
Contattato da Balkan Insight, il Ministero del Lavoro e del Welfare ha
dichiarato che il progetto è solo alla sua fase iniziale e che gli incontri coi
rappresentanti delle autorità locali in merito all'argomento devono ancora
cominciare.
Quando qualche migliaio di Rom ha iniziato ad insediarsi a Glasgow cinque
anni fa, c'era un limite da sfidare. I Rom cercavano una
vita migliore in GB, causa la persecuzione e la povertà affrontate
nell'Europa dell'Est. Avevano poco soldi ed un inglese scarso, non sapevano come
ottenere l'aiuto di cui avevano bisogno, erano sfruttati dai datori di lavoro ed
osteggiati da alcuni abitanti locali.
Nel 2006, Oxfam e la locale autorità sanitaria, decisero di impiegare due Rom
della comunità di Glasgow per fornire consulenza ed aiutare gli altri
nell'accesso ai servizi. Oltre ad appoggiare gli stessi Rom, volevamo aiutare a
contrastare le attitudini negative del quartiere e della comunità locale ed
essere sicuri che i servizi pubblici locali rispondessero ai bisogni della
comunità. Col passare del tempo, sempre più gente è stata coinvolta. E dopo
varie discussioni, è stato formato il Gruppo di Gestione di Vicinato di Govanhill, che riunisce il pubblico settore, le organizzazioni caritative
locali, Oxfam ed i membri della comunità
stessa.
[...]
E' così che settimana scorsa sono finito alla cerimonia di premiazione del
Consiglio Comunale di
Glasgow. Il Gruppo di Gestione di Vicinato di Govanhill ha vinto un premio
per il suo lavoro con la comunità rom.
Come ha puntualizzato uno dei dirigenti comunali, la cosa migliore di
questo progetto è stata come ha riunito tutti per migliorare l'area locale ed
aiutare una nuova comunità. Quando tutti si sono seduti attorno ad un tavolo e
realmente impegnati per il gruppo, siamo stati capaci di assicurare che le
famiglie Rom possano accedere ai servizi sanitari ed aiutare la scuola a
supportare i bambini Rom. Abbiamo suscitato inquietudini sui cattivi impiegati
ed aiutato a costruire la comprensione tra persone differenti. Il coinvolgimento
comunitario ha creato una vera differenza per i Rom e la più vasta comunità di Govanhill.
Ripetutamente, le organizzazioni come Oxfam richiedono un maggior
coinvolgimento della comunità nel processo decisionale. Non va bene se i
politici (locali o nazionali) decidere come andranno ad "aiutare" un gruppo,
senza interrogare il gruppo stesso. E' sempre meglio se non si limitano a
chiedere, ma sviluppano assieme il progetto. La riforma del welfare è un
classico esempio - il governo raramente interroga le persone sui benefici e come
pensano di far funzionare meglio il sistema previdenziale, di sicuro non in
maniera esplicita. Così è positivo che ci siano esempi di governo locali
impegnati a lavorare assieme, e con le stesse comunità. C'è ancora un modo di
proseguire, ma Govanhill lo fa nella direzione giusta.
Mercoledì 18 marzo, nel parco di viale Livezilor, è stato lanciato il
Centro per l'Assistenza Medico-Sociale "SASTIPEN". Il progetto è sviluppato
dal Centro Rom per le Politiche Sanitarie - Sastipen, in collaborazione col
Municipio settore 5, beneficiando supporto tecnico e finanziario di UNODC e
UNICEF, come da comunicato stampa.
Il progetto vuole contribuire a migliorare l'accesso ai servizi medici e
sociali per la popolazione a rischio. L'idea è partita dalla realtà quotidiana
di quanti vivono nel distretto "Livezilor-Valtoarei" di Ferentari (Bucarest).
Sastipen intende incontrare le esigenze dei gruppi vulnerabili con
rischio di infezioni HIV sviluppando un centro per l'assistenza medico-sociale.
Il centro è situato in un container modulare in Aleea Livezilor Park e
offrirà servizi gratuiti agli abitanti del settore 5. Nel settore opereranno: un
dottore, un'infermiera, un assistente sociale, tre educatori sanitari ed uno
psicologo. Il loro ruolo sarà di fornire, quotidianamente, servizi gratuiti
di assistenza medica (controllo della TBC), informazioni e consigli per
prevenire infezioni da HIV, epatite B e C ed altri rischi associati al consumo
di droghe.
Sastipen - Centro Rom per le Politiche Sanitarie è un'organizzazione
civica, non-profit che intende contribuire allo sviluppo di politiche di sanità
pubblica a beneficio della popolazione meno favorita. (DIVERS –
www.divers.ro)
Shuto Orizari, vicino a skopje, citta' di 40mila abitanti I Rom? Hanno un Comune e un sindaco In Macedonia l'unico insediamento al mondo diventato un municipio. E con
quartieri divisi per etnie
SKOPJE (Macedonia) - Tra la prigione e il cimitero, Shuto Orizari:
l’unico insediamento rom al mondo diventato Comune, con tanto di regolari
elezioni per il sindaco, scuole, ospedale, centri religiosi, collegamenti via
bus per il centro della vicina Skopje. E infatti "Shutka", come viene chiamato
da tutti, non è un ghetto o un campo nomadi. Ma "un Comune dove la gente sceglie
di vivere, e vi si stabilisce perché è libera di seguire la way of life rom in
libertà", come spiega Sheny, giovane rom di 26 anni che lavora come taxista nel
centro e frequenta una delle università della capitale della Macedonia.
ZONE ETNICHE - L’insediamento di Shutka (uno dei più grandi a livello
europeo) nasce nel 1963, quando il terremoto che colpì Skopje distrusse, fra
l’altro, il vecchio quartiere rom. Oggi il Comune, fondato nel 1996, conta circa
40.000 abitanti e si divide in diversi quartieri che rispecchiano, in miniatura,
le divisioni della società macedone: c’è la zona dei rom macedoni, quella dei
rom albanesi (con rispettive scuole, dove si tengono lezioni in albanese ed in
macedone). Ma camminando per le vie del centro si sentono lingue di tutta
Europa, e anche lo stile delle case rispecchia quello dei vari Paesi di
provenienza degli abitanti di Shutka. Pluralità che si declina anche sul
versante religioso: il 60% delle persone che vivono a Shutka segue i dettami
dell’Islam (e infatti, sta per essere completata la costruzione di una grande
moschea, che si dice finanziata con donazioni di Amdi Bajram, rom eletto al
Parlamento macedone, e fondi provenienti dalla Turchia), il restante un mix di
religioni "ereditate" dai Paesi di provenienza.
DIFFERENZE SOCIALI - Molti dei rom di Shutka lavorano nel mercato del
centro, il "bazaar", particolarmente frequentato anche dagli abitanti della
vicina Skopje per i bassi prezzi degli articoli. Anche se quello della
disoccupazione, come anche quello della bassa scolarità, è uno fra i problemi
principali degli abitanti del Comune. Si sussurra che sia il sindaco Erduan
Iscini a pagare, di tasca propria, l’elettricità; mentre in estate acqua e luce
sono razionate. In certe strade, case modeste e povere fronteggiano eleganti
villette con giardino: il livello medio dei rom che abitano a Shutka è basso, ma
quelli che hanno fatto fortuna non mancano, e lo testimonia anche l’alto numero
di automobili di buona qualità parcheggiate sui marciapiedi del centro.
Attaccamento alle radici? Certo. Ma anche consapevolezza che vivere a Shutka,
conviene: i costi in genere sono piuttosto contenuti, ci si può permettere
qualche lusso in più rispetto ad altre zone intorno a Skopje.
VOTO PER IL SINDACO - Il prossimo weekend, a Shutka, sarà "election
day": si va al ballottaggio per le presidenziali macedoni, e i cittadini saranno
chiamati anche a votare il nuovo sindaco. La carriera politica, in Macedonia,
non è preclusa ai rom: oltre ad un parlamentare rom, Amdi Bajram, è stato
nominato anche un ministro rom, senza portafoglio, Nezdet Mustafa. E c’è chi
guarda con interesse alla vicina Bulgaria, dove il leader del partito di
centrodestra GERB e sindaco di Sofia Boyko Borissov ha recentemente dichiarato,
in attesa delle elezioni politiche che si terranno entro la fine dell’estate, di
stare riflettendo sulla possibilità di creare un Ministero che rappresenti la
popolazione rom presente nel Paese.
Campi rom a Mitrovica: numerose famiglie vivono qui dalla fine della
guerra del Kosovo, dopo che le loro abitazioni sono state date alle fiamme.
Insediamenti rom nel Kosovo settentrionale: Europarat vede una "catastrofe".
Il delegato per i diritti umani Hammarberg: il rimpatrio dei rifugiati
equivarrebbe ad una violazione dei Diritti Umani.
Pristina – La situazione presente in due insediamenti rom nel Kosovo
settentrionale è definita da Europarat come una "catastrofe umanitaria
molto grave". Il delegato per i Diritti Umani di Europarat Thomas
Hammarberg, ha dichiarato venerdì a Pristina che è scandaloso che ben
cinque anni dopo l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS), a proposito del pericolo che tali persone corrono a
causa dell’elevata concentrazione di piombo nel terreno, non sia stata
ancora intrapresa nessuna azione.
I due insediamenti rom di Zvecan e Leposavic sono stati costruiti
sopra aree ricoperte di cumuli di detriti, che contengono resti
contaminati di mine. Gli abitanti degli insediamenti non devono
divenire vittime del conflitto di autorità in atto fra Pristina, UNMIK
e Belgrado, ha sottolineato il delegato per i Diritti Umani al termine
della sua visita di quattro giorni in Kosovo.
Allo stesso tempo Hammarberg ha esortato le istituzioni kosovare e le
organizzazioni internazionali, affinché si impegnino maggiormente per
chiarire il destino di circa 2.000 persone scomparse. Nell’obitorio
della città di Pristina si trovano al momento più di 100 cadaveri non
identificati di vittime di guerra.
Hammarberg ha inoltre indicato quale particolare problema gli sforzi,
esercitati da parte di alcuni stati occidentali, di far ritornare in
patria i rifugiati kosovari. In un momento in cui il Kosovo deve
affrontare una disoccupazione al 50%, una simile azione equivarrebbe
ad una violazione dei Diritti Umani, ha detto il delegato per i
Diritti Umani di Europarat, il quale ha fatto appello ai paesi
occidentali l fine di non fare pressione sui rifugiati affinché
rientrino nel Kosovo. (APA)
Membro della giuria EU del Premio Giornalista 2008,
Ivan Ivanov è Direttore Esecutivo di ERIO (Ufficio Informazione Rom
Europei), un'organizzazione di consulenza internazionale che combatte la
discriminazione contro i Rom. Ivan ci parla del concorso e, per segnare il
Giorno Internazionale dei Rom dell'8 aprile, le sfide di fronte ai Rom
nell'Europa di oggi.
Quanto è stato importante che il Premio Giornalista 2008 includeva anche
un premio speciale sui Rom?
Sì è stato importante. Da una chiara evidenza che le tematiche rom hanno
guadagnato riconoscimento a livello europeo. Il premio è specificatamente per le
questioni anti-discriminazione. Dedicare un premio speciale ai Rom significa che
la UE riconosce che sono uno dei gruppi più discriminati, a cui riservare
speciale attenzione.
Pensa che ci siano molti giovani rom, come descritto nell'articolo di Mika
Kontorousi (PDF in inglese,
QUI ndr), che stanno rompendo con il "tradizionale" stile di vita
delle loro comunità?
Sì, conosco molti giovani rom che pur rispettando molto le loro tradizioni,
non le seguono tutte. Almeno quelle tradizioni che sono in contraddizione
con la loro voglia di costruirsi una vita migliore, e che possono creare
difficoltà per la loro integrazione nella società, o nella loro crescita
scolastica e professionale.
Se potesse sfidare tre idee sbagliate comuni circa i Rom, quali sarebbero?
Prima di tutto: non tutti i Rom sono criminali e non tutti mendicano per le
strade. Ingannare chi paga le tasse vivendo di benefici, non è il loro scopo di
vita!
Seconda cosa, i Rom vogliono integrarsi... Vivere in ghetti segregati non è
una loro scelta. Se potessero scegliere tra l'essere integrati nella società con
accesso all'istruzione ed all'impiego, adeguata assistenza sanitaria e servizi
sociali, un alloggio decente ed uno sviluppo libero dalla discriminazione,
oppure vivere in estrema povertà in un posto che manca di acqua corrente ed
elettricità che è lontano dalla comunità locale e da tutti i servizi e dove non
ci sono trasporti - è chiaro che i Rom non sceglierebbero la seconda opzione.
Terzo, che i Rom non sono una tribù esotica. Non sono dei marginali, sono
Europei che hanno influenzato la cultura europea e vissuto qui da almeno 700
anni. Non sono bravi soltanto a suonare musica, danzare e cantare. Se venisse
data loro l'opportunità, sarebbero anche bravi politici, amministratori,
avvocati, medici ed insegnanti.
I Rom sono apparsi nei media durante il 2008 per ragioni entrambe
negative, vale a dire gli attacchi ai campi rom in Italia, e sviluppi più
positivi come il primo Summit dei Rom Europei. Quali sono le sue speranze per il
2009?
Parte del piano d'azione della Commissione Europea è lo stabilirsi di una
Piattaforma di Integrazione Sociale dei Rom. Un altro sviluppo interessante è la
proposta di organizzare un altro summit rom nel 2010, che valuterebbe cosa è
stato realizzato dal primo summit del 2008. Penso che questa sia una buona idea,
specialmente se questo è organizzato su basi regolari - per esempio ogni due o
tre anni.
Secondo il suo punto di vista, quali sono i principali ostacoli che ancora
rimangono da essere superati?
Ci sono molti ostacoli che creano difficoltà all'integrazione dei Rom. Molti
dicono che c'è mancanza di volontà politica: è vero che negli ultimi due anni la
UE ha mostrato volontà politica, ma manca ancora l'impegno politico.
C'è bisogno di politiche UE globali che coprano tutti i campi dove i Rom
affrontano l'esclusione e la discriminazione, inclusa l'esecuzione di tutta la
legislazione esistente.
Migliorare la situazione dei Rom dev'essere anche una responsabilità
condivisa tra la UE ed i differenti Stati Membri con un chiaro collegamento
sviluppato tra la UE e le politiche nazionali che riguardano i Rom.
Pregiudizi e stereotipi sono seri ostacoli da superare ed i media come pare
le campagne come "Per la Diversità Contro la Discriminazione" hanno un ruolo
importante da giocare. E' anche necessario incoraggiare la promozione della
diversità nei campi dell'istruzione e dell'impiego, come pure sviluppare
curriculum scolastici sensibili e mettere in atto regole sui posti di lavoro.
Inoltre, i Rom dovrebbero partecipare ai processi decisionali come pure
nell'esecuzione di queste politiche. Non dovrebbero essere beneficiari passivi
di politiche disegnate per loro da qualcun altro e svolte senza la loro
partecipazione e senza prendere in considerazione la loro opinione e specificità
etnica.
Di Fabrizio (del 07/04/2009 @ 12:59:06, in Europa, visitato 1524 volte)
(IBO Italia), Ferrara, 7/04/2009. Domani, 8 aprile, è il Romano Dives,
la Giornata Internazionale delle popolazioni rom, sinte, kalé ("gitani" della
penisola iberica), manouche (sinti francesi) e Romanichals (inglesi). L'8 aprile
1971 a Londra si riunì il primo Congresso dell'International Romani Union,
riconosciuta dall'ONU nel 1979 come associazione mondiale non governativa. Nel
2002, l'8 aprile è diventato Romano Dives, dove Rom, Sinti, Kalò, Manouche e
Romanichals portano fiori e candele (lumini) lungo le rive dei fiumi del mondo.
IBO Italia che da anni collabora con l'associazione Rom Pentru Rom di Panciu, in
Romania, dedica la copertina e l'approfondimento del suo notiziario annuale,
Notizie IBO, in uscita nei prossimi giorni, al centro “Pinochio” e al progetto
“L'educazione fa la differenza” con un articolo di uno dei volontari in servizio
civile.
Un punto di vista diverso dal solito, un giorno con i bambini del centro, caso
decisamente unico in una piccola realtà di circa 9000 abitanti. Qui i ragazzi
trovano uno spazio per imparare attraverso attività di ricreazione manuale,
sport, teatro, giocoleria, ballo, ma anche insegnamenti di educazione
all’igiene, stradale, alimentare, oltre ad alcuni momenti di alfabetizzazione.
Il progetto "L'educazione fa la differenza", finanziato dal Consiliul Judetean
della Vrancea, attuato in partenariato con alcune istituzioni locali di Panciu e
di Focsani (comune, scuole, Direzione per la Protezione dei Minori) si propone
di sviluppare le "abilità di vita" di bambini di età compresa tra i sei e i
quindici anni, rivolgendo particolare attenzione ai bimbi rom e coinvolgendo le
loro famiglie e l'intera comunità locale. Lo scopo è quello di sviluppare
qualità comunicative e comportamentali che permettano ai bambini di acquisire
maggiori capacità in materia di alfabetizzazione, creatività e motricità. Una
seconda fase del progetto coinvolge le famiglie della comunità rom, attraverso
una campagna di sensibilizzazione sull'importanza dell'educazione formale e non
formale.
La non formalità è l'idea chiave su cui è basato progetto: non formalità
nell'educazione, che diventa quindi più libera e destrutturata, integrando
tecniche ludiche e creative, non formalità nella comunicazione durante la
campagna di sensibilizzazione rivolta agli adulti. Tutto questo portato avanti
da un'associazione rom rumena.
Seguendo due dei ragazzi, Cristi e Cosmin in una delle loro giornate tipo
riusciamo ad immergerci nel profondo di questa realtà, che assomiglia da vicino
a molte delle nostre periferie. Il centro offre però una possibilità di riscatto
e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il prossimo 2 maggio durante una
due giorni di incontri e scoperte per chi non è mai uscito da Panciu e non ha
mia preso un treno, i ragazzi si esibiranno all'ambasciata Italiana di Bucarest
davanti ad istituzioni ed autorità.
Un centro che vuole proporre un modello, ma che cerca continuamente nuove
iniziative, collaborazioni e confronti. A luglio e ad agosto per esempio, con i
campi di lavoro e solidarietà, c'è spazio per animatori con esperienza in
giocoleria, tetaro e musica, per trasformare l'estate rumena in qualcosa di
speciale.
PS: mi viene segnalato anche il sito di
Rom Pentru Rom.
l'associazione con cui collaborano. Il sito è in italiano, rumeno e inglese.
L'EDUCAZIONE FA LA DIFFERENZA
Un giornata insieme ai bambini del centro “Pinochio” di Panciu di Sergio Dalla Ca' di Dio, volontario in servizio civile con IBO Italia
Cosmin arriva in cortile roteando un diablo. Suo fratello Cristi, uno dei
dipendenti dell’associazione Rom pentru Rom, lo guarda con occhio affettuoso: i
suoi 19 anni si sentono spesso quando parliamo, con le sue risate ingenue e
spesso ancora adolescenziali, eppure quando si tratta di curare suo fratello
diventa incredibilmente serio e maturo, sfoderando un occhio attento che a prima
vista non si direbbe avere.
«Manuel, Manuel» mi chiama, in oltre 5 mesi non ha ancora fissato nella sua
mente che io sono Sergio, alla romena Sergiu, e non Emmanuele / Manuel, e
viceversa: vuole farmi vedere come usa bene il diablo, come lo fa saltare in
aria.
Il diablo, lo suggerisce il nome stesso, è un oggetto diabolico: una clessidra
di plastica pesante, di dimensioni medio grandi, che viene tenuta in equilibrio
e spostata lungo un sottile cordino attaccato a due bacchette. Una persona
manualmente negata come il sottoscritto non è nemmeno capace di farlo partire,
uno scricciolo tutto nervi come Cosmin lo fa girare e saltare ovunque, con
rapidità e sicurezza. Troppa per i miei gusti, visto che la sensazione è sempre
quella che mi cada sulla testa da un momento all’ altro, soprattutto quando
sordo a ogni divieto inizia a lanciarlo in aria all’interno dell’ ufficio.
Cosmin rappresenta un’ anomalia al centro “Pinochio” di Panciu, il centro di
aggregazione giovanile che da due anni accoglie ragazzi romeni, sia di etnia rom
che non, in barba a qualsiasi discriminazione di moda negli ultimi tempi: i suoi
10 anni lo mettono di diritto nel gruppo dei ragazzi più grandi, che da qualche
tempo oltre alle consuete sfide di pallone e ping pong, svolgono attività di
teatro con Dan, un animatore teatrante di Bucarest che, oltre a frequentare
parecchie compagnie teatrali, ha prestato volontariato per più di un anno con
Parada, l’ associazione fondata dal clown Miloud che da anni aiuta i ragazzi
delle fogne della capitale. Con Dan, i ragazzi stanno provando uno spettacolo
teatrale che porteranno “in scena” il 2 maggio all’Ambasciata d’Italia in
presenza delle istituzioni del nostro paese: vederli concentrati e attenti
nell’ora e mezza settimanale di prove lascia un miscuglio di soddisfazione e
stupore sui volti di chi, come Ale e Rita, da parecchio tempo lavora con loro e
conosce le enormi difficoltà di concentrazione.
“L’ anomalia Cosmin” arriva all’ora e mezza settimanale di prove (rigorosamente
con diablo al seguito) già abbastanza provato dalle due ore precedenti: il suo
metro e mezzo scarso di altezza, infatti, gli consente di partecipare,
risultando comunque tra i più bassi, anche alle attività del gruppo dei bambini,
dove Daniela e Ionelia, rispettivamente maestra e psicologa della scuola di
Panciu, volontarie dell’ associazione, aiutano Stefania, volontaria in servizio
civile, e Rita, nelle attività di animazione ed educazione non formale.
Il centro Pinochio è un caso decisamente unico in questa piccola realtà di circa
9000 abitanti. Qui i ragazzi trovano uno spazio per imparare attraverso attività
di ricreazione manuale, gioco, teatro, giocoleria, ballo, ma anche insegnamenti
di educazione all’igiene, stradale, alimentare, oltre ad alcuni momenti di
alfabetizzazione. Viorel, Sara, Fernando, Cassandra frequentando il centro
evitano di finire in strada a mendicare, o peggio ancora di rimanere a casa in
compagnia dei padri, spesso imbottiti di alcool. Il centro è una realtà che
ormai accoglie una media di 30 – 45 tra bambini e ragazzi (dai 3 ai 16 anni)
ogni giorno, unica realtà ricreativa giovanile in tutta Panciu, ed è destinato a
vedere questo numero crescere entro la fine dell’ anno, quando verrà aperta una
mensa, che fornirà un pasto caldo che si affiancherà alla merenda che
giornalmente i volontari in Servizio Civile con IBO Italia preparano e servono
per i ragazzi.
Oggi la merenda ha previsto pane, burro, marmellata e the caldo. Ormai sono le
sei e i ragazzi possono avviarsi a casa, le urla di Daniela si sentono fin dall’
ufficio: «Acasa copii!» (“A casa bambini!”), ma convincere tutti questi piccoli
diavoletti è un’ impresa titanica anche per lei, splendido esempio di maestra
“vecchio stampo”, di quelle che sanno sempre come comportarsi coi bambini e
sanno farsi rispettare anche davanti a gruppi di 40 – 50 piccoli esagitati. Da
un anno circa collabora col centro come volontaria, due giorni alla settimana,
che diventano 4 tra le riunioni e i sempre più frequenti viaggi di
rappresentanza a Focsani, città a 20 km da Panciu capoluogo della Vrancea, la
contea dove operiamo. É bello vedere come sia lei che Ionelia si lascino
travolgere sempre di più dai progetti dell’ associazione, sempre più consapevoli
che la presenza italiana deve ridursi e col tempo andare a scomparire mentre la
Rom pentru Rom deve continuare ad esistere basata solo su dipendenti e volontari
romeni, rom e non rom. Daniela lo ha capito anche grazie alla visita in Italia
effettuata a dicembre, che le ha dato un’occasione importante per crescere e
capire meglio il disegno che è alla base del nostro lavoro giornaliero.
Anche Elena, presidente dell’ associazione, e Vasile, il responsabile delle
strutture e della logistica, hanno avuto in questi anni la possibilità di
conoscere la realtà italiana e di IBO Italia in particolare, mentre Mariana, la
giovane e sveglissima segretaria dell’ associazione, si trova in questo momento
a Lodi, ospite delle ACLI, sempre in prima fila a sostenere il progetto del
centro Pinochio.
Animatori ed educatori della Rom pentru Rom sono da due anni agevolati dal
progetto "L'educazione fa la differenza", finanziato dal Consiliul Judetean
della Vrancea, attuato in partenariato con alcune istituzioni locali di Panciu e
di Focsani (comune, scuole, Direzione per la Protezione dei Minori).
Il progetto si propone di sviluppare le "abilità di vita" di bambini di età
compresa tra i sei e i quindici anni, rivolgendo particolare attenzione ai bimbi
rom e coinvolgendo le loro famiglie e l'intera comunità locale. Lo scopo è
quello di sviluppare qualità comunicative e comportamentali che permettano ai
bambini di acquisire maggiori capacità in materia di alfabetizzazione,
creatività e motricità. Una seconda fase del progetto coinvolge le famiglie
della comunità rom, attraverso una campagna di sensibilizzazione sull'importanza
dell'educazione formale e non formale. Infine ci si propone di risvegliare
l'interesse dell'intera comunità locale di Panciu verso le attività che
l'associazione Rom pentru Rom svolge per incoraggiare lo sviluppo delle abilità
e delle qualità presenti nei bambini e nei giovani che frequentano il centro
ricreativo. La non formalità è l'idea chiave su cui è basato progetto: non
formalità nell'educazione, che diventa quindi più libera e destrutturata,
integrando tecniche ludiche e creative, non formalità nella comunicazione
durante la campagna di sensibilizzazione rivolta agli adulti.
I bambini si sono avviati a casa e i ragazzi sono in sala in attesa di iniziare
le prove: Dan oggi non c’è, arriverà domani mattina da Bucarest e si tratterrà
tutto il giorno: oggi quindi le prove prevedono l’altra parte dello spettacolo
che verrà portato in Ambasciata. É il momento della breakdance, Ionuz salta come
un matto sulle note di una canzone hip hop, Sandu si alza pesantemente sulle
braccia, Loredana danza dolcemente, George e Adi si muovono in maniera goffa,
come Cristi. Il gruppo di ballo è decisamente improvvisato e deve visibilmente
migliorare in grazia e sintonia, l’ attenzione però è calamitata dal solito
Cosmin che, abbandonato il diablo in un angolo, schizza a destra e sinistra come
una pulce e continua ad appoggiarsi a testa in giù sulle mani come un cartone
animato giapponese, in barba a qualsiasi tentativo di farlo desistere. Ci si
gela il sangue ogni volta che lo vediamo nelle sue spericolate evoluzioni,
nonostante sia al tempo stesso decisamente divertente seguire i suoi movimenti
da trottola. Chiederemo a Dan di vietargli i volteggi più pericolosi, con la
minaccia di togliergli il diablo per una settimana!
Le sette e mezza arrivano rapidamente, le stufe da accendere ci chiamano e i
ragazzi abbandonano il centro alla rinfusa. Cristi e Cosmin salutano e si
avviano verso casa, il primo col suo fare ciondolante e l’ immancabile caciula,
il berretto di lana, calato sulla testa, il secondo con le bacchette del diablo
che roteano vorticosamente. Se non fossimo in una delle realtà più complicate
della nuova Europa allargata sembrerebbero un duo comico in cerca di successo,
nella realtà sono soltanto due ragazzi che cercano di sopravvivere
dignitosamente alle difficoltà che la vita gli ha riservato: la Rom pentru Rom,
con l’ aiuto di IBO Italia e dei suoi amici e sostenitori, fa il tifo per loro e
per tutti i ragazzi del Centro Pinochio.
Jacques Gérault, prefetto della regione Rodano-Alpi, ha proposto questa
settimana a
Jacques Barrot, vice-presidente della Commissione Europea, che il dipartimento
del Rodano sia preso in considerazione per condurre un "esperimento" per
l'accoglienza dei Rom. La sua idea è di accordare loro un alloggio a due
condizioni: l'integrazione attraverso il lavoro (con contratti che giustifichino
un impiego reale) e la scolarità effettiva dei bambini. "Questo non vuol
dire semplicemente l'iscrizione a scuola, ma scolarizzazione effettiva" insiste
il prefetto della regione.
Jacques Gérault incontrerà questa settimana a Lione il vice-presidente della
Commissione Europea. Gli ha ugualmente proposto che il trattamento dei migranti
di questa frangia della popolazione sia lo stesso di tutti i paesi europei, cosa
che attualmente non è.
Jacques Gérault attende una risposta da Bruxelles.
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