Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 03/02/2012 @ 09:16:13, in casa, visitato 2069 volte)
Africa Insieme: Un fatto di inaudita gravità. Comunicato del 1 Febbraio 2012
Quello accaduto ieri, nel "villaggio rom" di Coltano, è un fatto di inaudita
gravità. Come riportato dalle cronache, una donna è stata sfrattata con la
forza, assieme ai suoi cinque figli, uno dei quali ha appena otto mesi.
L'operazione è stata voluta dal Comune, perché la donna è indagata
nell'inchiesta sulla "sposa bambina", ed è attualmente sotto processo. Qui ci
preme fornire alcune informazioni, che sono state omesse, o distorte, nel
comunicato diffuso ieri dal Comune.
Il primo punto riguarda la motivazione dello sfratto, la vicenda della sposa
bambina. Come noto, la donna non ha ancora avuto una condanna, ed è in attesa di
processo: i cui esiti, peraltro, non sono affatto scontati, perché le indagini
hanno fatto emergere molte contraddizioni nella tesi dell'accusa. Attuare uno
sfratto sulla base di un semplice capo di imputazione è comunque illegale. La
Dichiarazione dei diritti dell'uomo stabilisce che «ogni accusato di reato è
presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata in un
processo». E la Costituzione italiana ribadisce: "L'imputato non è considerato
colpevole sino alla condanna definitiva".
Non solo: l'esperienza di questi anni dimostra che gli sfratti, effettuati sulla
base di semplici capi di imputazione, hanno rappresentato solo un pretesto per
allontanare i rom. Alcuni macedoni furono sfrattati da un alloggio a Marina di
Pisa, perché imputati in un processo: assolti, non hanno mai ri-ottenuto la
casa. E' davvero la "legalità" l'obiettivo di questa amministrazione?
Il secondo punto riguarda il ricorso della donna contro lo sfratto. Non è
affatto vero come è stato scritto in passato che il TAR ha dato ragione al
Comune. Il giudice si è limitato a dichiarare "improcedibile" il ricorso: detto
in termini semplici, significa che ha deciso di non decidere. I contratti per le
case di Coltano, infatti, durano appena sei mesi, e devono essere rinnovati ogni
volta, sulla base di una decisione "discrezionale" dell'amministrazione: se
anche il giudice avesse dato ragione alla donna, il Comune avrebbe sempre potuto
non rinnovarle il contratto. Il TAR, quindi, non ha dato ragione a nessuno:
semplicemente, non si è espresso.
Infine, noi contestiamo le modalità e i tempi con cui è stato effettuato lo
sfratto. Per allontanare la donna con i suoi bambini, si è scelto il periodo più
freddo degli ultimi 27 anni. Come soluzione "temporanea", è stata proposta
un'accoglienza di poche ore, separando la madre dai suoi bambini: una procedura
crudele e senza senso, utilizzata a Roma dal Sindaco Alemanno e più volte
condannata dagli organismi internazionali.
Si è allestito un inedito dispiegamento di forze dell'ordine, chiudendo tutti
gli accessi al villaggio e impedendo l'accesso a un giornalista free-lance
intervenuto sul posto: una modalità da rastrellamento, che ha generato il panico
in molte famiglie estranee alla vicenda (in quelle ore abbiamo ricevuto molte
telefonate di rom che temevano uno sgombero generalizzato).
Africa Insieme si impegna sin da ora nella tutela legale della donna, e si
rivolgerà agli organismi internazionali di tutela dei diritti umani per avere
giustizia.
Pisa, 1 Febbraio 2012
Leggi anche su
Pisanotizie Inoltre (1 febbraio):
Non sto a mandavi cosa ha scritto il Tirreno sulla vicenda..quello di
Pisa Notizia almeno ha sentito il bisogno di sentire anche noi e darci voce.
Ieri è stata una giornata tristissima, non solo per questa famiglia e il suo
calvario..ma anche per tante famiglie Rom assistere allo sfratto, e da parte mia
vedere la violenza subita la Signora, picchiata, presa a calci dagli agenti e
vigili. Sono intervenuto anch'io in maniera decisa, condannando la violenza e
urlando la mia rabbia e vergogna. Sono stato letteralmente buttato fuori dalla
casa dagli agenti!
Ieri è stata anche la giornata più fredda degli ultimi 30 anni e con la neve che
cadeva... nessuna pietà per i minori.
Penso di scrivere qualcosa, anche per far conoscere la verità dei fatti, (anche
se so che servirà a niente) completamente stravolti dai quotidiani locali, nei
quali la signora viene descritta come un "mostro" e le forze dell'ordine le sue
vittime!??
Oggi ho accompagnato la signora al Pronto Soccorso perché a causa delle botte
ricevute soffriva e aveva difficoltà a reggersi in piedi!
E' tutto, Ago
IL CIMITERO DELLA COSCIENZA CITTADINA
Ieri mattina il comune ha mostrato per l'ennesima volta la sua prepotenza verso
una famiglia Rom di Coltano. Con incredibile violenza viene sfrattata dalla sua
abitazione, la mamma viene trascinata più volte con veemenza da agenti di
polizia coadiuvati da vigili urbani, facendole sbattere la testa contro i
muri..tutto di fronte agli occhi terrorizzati dei suoi figli e famigliari. Una
scena di violenza gratuita e che ha provocato la rabbia, la reazione e lo sdegno
di tanti di noi e dei suoi famigliari.
Il Comune sceglie volutamente la giornata più fredda di questi 2 ultimi mesi per
sbattere in strada la famiglia Rom, composta di 5 minori, l'ultima una neonata
di meno di un anno, un altro di poco più di due anni, proprio nel giorno in cui
il comune autorizza la chiusura di tutte le scuole cittadine a motivo del freddo
e della neve..ma questa famiglia non merita un briciolo di considerazione e
umanità.
Cosa ha fatto di tanto mostruoso questa famiglia Rom? Forse, non paga le
bollette di luce, di acqua, di gas, della spazzatura, dell'affitto, delle
incalcolabili marche da bollo (180 €) che servono per rinnovare il contratto di
affitto che scade ogni 6 mesi, o non manda i figli a scuola? Stranamente è tutto
in regola! No niente di tutto questo, semplicemente non ha mai voluto
arrendersi, non ha chinato la testa alla persecuzione (non trovo termine più
appropriato!) di operatori e assistenti sociali che la volevano arrendevole e
sottomessa. Ha osato pazientare e confidare nella giustizia italiana: perché
spetta solo alla Giustizia condannare o assolvere una persona di fronte a
qualsiasi accusa e che di fronte ad una condanna di colpevolezza la pena è
sempre individuale. Lo dice la nostra Costituzione, e sono proprio dei Rom che
lottano per difenderla e farla ricordare, anche a chi avrebbe il dovere di
promuoverla.
Lo sfratto è stato un lavoro sporco, ne erano consapevoli gran parte dei
protagonisti, ed è per questo si è impedito ai giornalisti di raggiungere il
campo, solo a quelli "embedded" è stato acconsentito, puntuali a fotografare la
spazzatura del campo.. un fotografo attraverso i boschi è riuscito a forare
l'isolamento e documentare quello che stava accadendo, ben più nauseabondo della
spazzatura! Come definire i calci, le botte, gli insulti, l'umiliazione subita
di fronte ai suoi figli? Ieri la signora, anche su mia insistenza dopo averla
vista piegata dal dolore, si è presentata al Pronto Soccorso per farsi visitare,
dove le è stato diagnosticato un forte trauma cervicale e dorsale.
Cosa risponde l'assessore Ciccone, è forse questa la competenza
mostrata nell'operazione sfratto di cui parla alla sua stampa? La Sig.ra Rom
quelle contusioni, se li è forse procurate da sola? Sta forse recitando? Se li è
giustamente meritate? Risponda ai fatti, se ne ha il coraggio e soprattutto se
ne è competente!
Alla signora è stata offerta la possibilità di una temporanea sistemazione alla
condizione di separarsi dai suoi figli, da destinarsi in luoghi diversi.
Purtroppo è una prassi dei Servizi Sociali di Pisa, sopratutto verso soggetti
Rom, che si ripete spesso in questi ultimi anni, ma che ha una triste e poi non
tanto lontana origine, quella nei lager nazisti: era infatti una prassi
consolidata e ben collaudata, quella di separare i genitori dai loro figli, per
meglio controllare e sottomettere. E dire che abbiamo appena celebrato il Giorno
della Memoria e non sono certo mancati convegni in città. Come non sono mancati
l'anno scorso in occasione della commemorazione del triste ricordo delle Legge
Razziali, istituite nel 1938, proprio nella nostra città. "Pisa non
dimentica" le leggi razziali, era il titolo della giornata dedicata e
istituita dal comune lo scorso 5 Settembre nella tenuta di San Rossore. "Combattere
l'oblio e l'indifferenza quindi - ha concluso - non rappresenta soltanto un
giusto tributo alla memoria delle vittime, ma l'antidoto più efficace contro
ogni intolleranza, odio razziale o paura della diversità, contro i veleni
sottili che innervano le nostre società in tempi di cambiamenti accelerati, di
tante incertezze e di crisi ormai conclamata di modelli di sviluppo".
(sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, 5 Settembre 2011)
Come non condividere? Ma i veleni contro i Rom sono ancora ben annidati e ho
l'impressione che spesso e volentieri, chi proclama di snidarli a voce, nella
pratica invece, ha l'interesse a diffonderli.. contribuendo ad innalzare il
cimitero della coscienza cittadina.
Don Agostino Rota Martir - 2 Febbraio 2012 - campo Rom di Coltano (PI)
SEL - INTOLLERABILE LO SFRATTO DELLA FAMIGLIA ROM A COLTANO
Quello che colpisce nella vicenda dello "sgombero" effettuato a Coltano, come
sottolineato da tante associazioni anti-razziste, è la violazione
dell'"elementarmente umano".
Una famiglia con 5 minori, compreso un bambino di pochi mesi, è stata sfrattata
e messa all'addiaccio nei giorni più freddi dell'anno in cui l'Italia intera è
allertata per il pericoli che il freddo può arrecare a persone e cose.
Le dichiarazioni dell'Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Pisa sono
gravissime. Diciamo all'Assessore che è credibile non un'Amministrazione che
indiscriminatamente sfratta le persone, ma un'Amministrazione che tutela e
include le persone, a maggior ragione nei momenti di difficoltà ed emergenza.
Chiediamo al Sindaco di Pisa di prendere pubblicamente le distanze da quelle
affermazioni.
L'Amministrazione sembra non tener conto di quei corpi offesi, svillaneggiati
dal freddo.
Chiediamo al Sindaco che si attivi immediatamente per riparare a questo
inammissibile episodio, cominciando con l'assicurare, da subito, un alloggio
alla famiglia e ai minori.
Questa vergogna non è tollerabile.
Alberto Bozzi - Coordinatore comunale SEL di Pisa
Dario Danti - Coordinatore provinciale SEL Pisa
Di Fabrizio (del 07/02/2012 @ 09:30:11, in casa, visitato 1442 volte)
Da
Roma_Shqiperia
AZIONE URGENTE: FERMARE GLI SGOMBERI FORZATI DEI ROM IN ALBANIA
Nove famiglie di Rom senzatetto temporaneamente sistemate in tende o su
terreni privati dalle autorità albanesi, sono state minacciate di sgombero
forzato imminente. Alle famiglie non è stata offerta alcuna sistemazione
alternativa adeguata.
Queste famiglie fanno parte del gruppo di circa 40 che hanno lasciato
l'insediamento informale presso la stazione ferroviaria di Tirana, dove vivevano
dal febbraio 2011, dopo una serie di attacchi fuori dall'accampamento. Le
autorità avevano loro offerto una sistemazione temporanea con delle tende a
Babrru, alla periferia di Tirana, in attesa di una rilocazione in ex caserme
militari, una volta che fossero state ristrutturate. Le altre famiglie avevano
rifiutato l'offerta principalmente per motivi di salute e di sicurezza. Anche se
il governo afferma che il sito risponde a tutte le condizioni necessarie per una
vita normale, Amnesty International ritiene che non soddisfi i criteri per una
sistemazione adeguata, come previsto dalle leggi internazionali. Si riferisce
che il proprietario del terreno su cui le famiglie sono sistemate abbia
intenzione di mandarle via, a causa di una disputa per affitti non pagati col
mMinistero del Lavoro e degli Affari Sociali, responsabile della sistemazione e
del mantenimento delle famiglie. Il Ministero intenderebbe spostarle nelle
caserme, ma anche queste non soddisferebbero gli standard internazionali per una
sistemazione adeguata, dato che i lavori di ristrutturazione non sono ancora
partiti.. In questo periodo dell'anno le temperature notturne a Tirana si
aggirano sui 0 centigradi.
Secondo il diritto internazionale, gli sgomberi vanno effettuati soltanto
come ultima istanza, una volta che le alternative siano state esaminate in una
reale consultazione con le comunità coinvolte. Le autorità hanno l'obbligo di
fornire un adeguato preavviso; devono inoltre assicurarsi che nessuna famiglia
resti senza alloggio o vulnerabile alle violazioni di altri diritti umani, come
conseguenza dello sgombero. Questo include l'assistenza legale e la
compensazione in caso di distruzione di alloggi, proprietà e perdita di reddito.
Scrivete immediatamente in inglese o italiano, per far pressione
sulle autorità:
- impedire l'imminente sgombero forzato delle famiglie rom che
vivono a Babrru;
- fornire, senza ulteriori ritardi, l'accesso immediato ad una
sistemazione adeguata per queste famiglie;
- identificare, di comune accordo con tutte le famiglie
coinvolte, le possibili alternative allo sgombero, mettere in
atto le garanzie procedurali e legali e, se lo sgombero fosse
inevitabile, predisporre un trasferimento globale ed un piano di
compensazione per tutte le comunità interessate, conforme agli
standard internazionali sui diritti umani;
- fornire le necessarie risorse finanziarie ed altre
risorse, per la ristrutturazione delle caserme o altri alloggi
permanenti, controllando da vicino i progressi affinché questi
edifici siano in linea con gli standard internazionali in
materia di sistemazione adeguata, mantenendo nel contempo le
famiglie pienamente aggiornate sui progressi compiuti.
GLI APPELLI DEVONO ESSERE INVIATI PRIMA DEL 14 MARZO 2012, A:
Deputy Minister of Labour, Social Affairs and Equal Opportunities
Filloreta Kodra
Ministėr i Punės, Cėshtjeve Sociale dhe Shanseve te Barabarta
Rruga e Kavajės
Tirana, Albania
Email: kodraf@yahoo.com
Salutation: Dear Deputy Minister
Mayor of Tirana
Z.Lulzim Basha
Blvd. Dėshmorėt e Kombit, Tirana, Albania
Email: kabineti@tirana.gov.al
Salutation: Dear Mr Basha
Copia a:
Prime Minister
Prof. Dr. Sali Berisha
Kryetari i Kėshillit tė Ministrave
Bulevardi Dėshmorėt e Kombit Nr. 1 1000 Tirana, Albania Email:
kryeministri@km.gov.al
[...]
Informazioni aggiuntive
Gli sgomberi forzati, quando le persone siano sfrattate senza la loro volontà
dalle loro abitazioni senza protezione legale o l'assicurazione di una
sistemazione alternativa, sono una grave violazione di diversi diritti umani.
Come stato parte del Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e
Culturali (ICESCR), il governo albanese è legalmente obbligato a rispettare,
proteggere e progressivamente soddisfare il diritto ad un alloggio adeguato,
come garantito nell'art. 11(1) dell'ICESCR, Questo include il dovere ad
assicurare "sicurezza della conduzione che garantisca protezione legale contro
sgomberi forzati, molestie ed altre minacce." Il governo ha l'obbligo legale di
proteggere i propri cittadini dagli sgomberi forzati, specialmente quando questi
li renderebbero senzatetto.
Inoltre, l'Albania si è impegnata a realizzare gli obiettivi del "Decennio
dell'Inclusione Rom 2005-2015", un'iniziativa di 12 paesi europei nel migliorare
le condizioni socio-economiche delle comunità romanì, ed ha adottato la propria
strategia nazionale "Per il miglioramento delle condizioni di vita della
minoranza rom".
[...]
Di Fabrizio (del 08/02/2012 @ 09:41:17, in casa, visitato 1385 volte)
di Bruna Iacopino
"Preferisco tornarmene nella baracca, la stiamo sistemando per la notte". Maria
(nome di fantasia) ha trascorso solo una notte al rifugio anti-freddo messo a
disposizione dal Comune di Roma presso l'ex fiera. "Fa troppo freddo là dentro è
come stare fuori" dice. E fuori infatti è tornata insieme alla sua famiglia e a
qualche altro nucleo famigliare. Dentro sono rimasti invece i senzatetto e una
famiglia che ha un bambino troppo piccolo per poter stare dentro una baracca con
l'abbassamento delle temperature previsto per questa notte. Le condizioni che
descrive non sono delle migliori. "L'edificio è enorme e non si scalda, poi le
porte e le finestre sono rotte e piove dal tetto."
Ma non ci sono riscaldamenti? Le chiedo. "Ci sono tre stufe, ma non bastano e
quando ho chiesto se potevamo accenderle e magari metterci vicino per scaldarci
mi hanno risposto che bisognava tenerle spente altrimenti la bombola non sarebbe
bastata per la notte." Lo stesso Maria si è sentita rispondere quando ha chiesto
se poteva avere un'altra coperta perché quella che le era stata data non era
sufficiente. " Non ce ne sono più" le hanno detto. Ieri all'ex fiera di Roma
erano circa 125 persone, racconta fra cui la maggioranza senzatetto, "barboni
ubriachi" dice lei. E in mezzo famiglie con bambini piccoli. Allora meglio
andarsene, lo ha fatto lei, lo hanno fatto anche altri ritornati ad una baracca.
"Se non mi credi puoi venire a vedere con i tuoi occhi".
Nel frattempo l'allerta rimane alta e per lunedì è prevista la chiusura dei
pubblici uffici nella capitale, mentre cominciano inevitabili a fioccare le
polemiche, e se in molti puntano il dito sul sindaco Alemanno, lui a sua volta
si rifà sulla Protezione civile che non avrebbe fornito adeguate previsioni
meteo.
Sarà. Fatto sta che dopo la neve arriverà il giaccio e la città volente o
nolente lunedì dovrà ripartire.
Di Fabrizio (del 14/02/2012 @ 09:40:58, in casa, visitato 1585 volte)
Corriere
della Sera - I sinti dicono sì al trasferimento entro il 29 febbraio. L'Unar indaga
sulla denuncia per discriminazione.
Il campo nomadi (Fotogramma)
Niente proroghe: il campo nomadi di via Orzinuovi chiuderà formalmente il 29
febbraio, come deciso dalla Loggia. Entro quella data, tutte le 19 famiglie che
ci abitano (alcuni sin dal 1976) «sapranno dove andare», conferma il
vicesindaco, Fabio Rolfi. Ed è proprio per tracciare il futuro di queste persone
che in Prefettura è stato convocato un tavolo ad hoc. A raccolta il sindaco,
Adriano Paroli («Č iniziato il dialogo per trovare soluzioni condivise»), Cgil,
Fondazione Piccini, Polizia Locale, una rappresentanza sinti e, non da ultimo,
Emanuele Nitri, dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali che fa capo
alla Presidenza del Consiglio. Perché proprio all'Unar, e non solo, era
indirizzata la lettera in cui i sinti denunciavano il Comune di volerli
«cancellare dall'anagrafe» (vedi
QUI ndr). Un punto, questo, «su cui ci riserviamo di valutare
quando avremo risposte e motivazioni dagli uffici competenti», conferma Nitri.
Altra storia, lo smantellamento del campo, «nei tempi previsti», assicura Rolfi
che definisce «passi in avanti importanti» quelli delle ultime ore, visto che i
sinti «hanno accettato la chiusura del campo». Vero, «ma vorremmo stare insieme,
per cui faremo tutti domanda di trasferimento nei prefabbricati del Centro
emergenza abitativa di via Borgosatollo», riferisce Giovanni Torsi. Il Comune,
però, avrebbe già individuato quattro famiglie «disagiate» da destinare agli
alloggi protetti Aler. Tempo 15 giorni per le verifiche, «ma quantomeno si è
iniziato a discutere. E nessuno il 29 febbraio staccherà la corrente nel campo»,
commenta Damiano Galletti, segretario provinciale Cgil.
Mara Rodella
10 febbraio 2012 | 15:40<
Di Fabrizio (del 17/02/2012 @ 09:04:17, in casa, visitato 1411 volte)
Da
Baltic_Roma
CTV News
Vilnius, 13/02/2012 - Parte di un villaggio rom alla periferia della capitale
Vilnius è stato demolito lunedì, mentre le autorità lanciavano una campagna per
reprimere l'abusivismo edilizio ed il presunto spaccio di droga.
Con l'ausilio di un escavatore, gli operai hanno smantellato tre case nel
villaggio di Kirtimai,
in gran parte popolato dalla minoranza rom.
Secondo l'amministrazione, a Kirtimai ci sono 100 case, di cui una sola è
legale. Le altre potrebbero essere abbattute se il sindaco di Vilnius, Arturas Zuokas,
vedesse approvato il suo piano di combattere il traffico di droga nella zona.
Nelle tre case vivevano sei famiglie, 25 persone, ma né loro né i vicini
hanno opposto resistenza alla demolizione.
Tuttavia, un leader rom accusa l'amministrazione di Vilnius per l'isolamento
e la povertà della comunità.
"Dite che qui siamo tutti illegali, ma cosa avete fatto per aiutarci, per
aiutare la nostra gente? Niente, vi limitate a sorseggiare il te, costruire
palazzi ed ora mandate gli scavatori nel nostro villaggio," dice Stemonas Vysockis.
Vysockis ha strappato la notifica di demolizione e l'ha gettata nella neve.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno criticato la campagna come una
grave violazione dei diritti umani.
La comunità rom aveva citato il comune di Vilnius diversi anni fa, chiedendo
5,5 milioni di litai (circa 1,5 milioni di euro) come risarcimento per le case
demolite in precedenti campagne simili. Il tribunale aveva stabilito che alla
comunità fossero pagati soltanto 100.000 litai (circa 29.000 euro) per danni non
materiali.
Di Fabrizio (del 01/03/2012 @ 09:53:49, in casa, visitato 1466 volte)
VareseNews.it Il 29 febbraio le famiglie dovevano lasciare lo spazio
allestito quattro anni fa dal Comune: l'amministrazione comunale non li
allontana ma chiarisce meglio i rapporti, con un "custode sociale" e un
contratto chiaro
Niente sfratto per il campo sinti di Cedrate: il 29 febbraio 2012 è la data a
partire dalla quale il Comune di Gallarate potrebbe eseguire
gli sfratti
conseguenti alle procedure, avviate nel 2010, ma l'amministrazione comunale ha
deciso di non allontanare le famiglie, formate da cittadini gallaratesi, "per
evitare tensioni ed attivare dinamiche d'inclusione sociale". Un percorso per
evitare la dispersione delle famiglie (oltretutto in un momento in cui in città
sono
già forti i problemi abitativi a cui far fronte), ma anche per
definire
meglio diritti e doveri dei sinti gallaratesi.
«Lo stallo in cui versavano i rapporti fra abitanti del campo e Amministrazione
spiega l'assessore ai Servizi Sociali, Margherita Silvestrini andava
affrontato con senso pratico. Per questo sono state effettuate puntuali
verifiche sui precedenti giuridici e sulla situazione presente. L'iniziativa
avviata mira a responsabilizzare le famiglie e a rafforzare il rispetto delle
regole. I primi versamenti relativi agli arretrati sono l'inizio di un lungo
percorso, ma soprattutto fanno sperare che si sia avviato un dialogo proficuo
per i Sinti, per l'Amministrazione comunale e per la comunità gallaratese».
Il Comune rinuncia agli sfratti, ma vuole chiarire anche in modo migliore e più
dettagliato i rapporti tra Comune e famiglie sinti "sotto il profilo giuridico,
economico e sociale".
Per quanto concerne il primo ambito, l'ente pubblico, lavorando in sinergia con
il legale che da tempo segue la vicenda, sta predisponendo un vero e proprio
contratto di locazione. Questo strumento consente un'azione più rapida e
concreta in caso di criticità e contenziosi: in passato l'amministrazione di
Nicola Mucci aveva usato come strumento giuridico la concessione dello spazio,
una modalità meno definita e che lasciava margini d'interpretazione più ampi.
Quanto ai pagamenti delle utenze, sono state verificate e comunicate alle
famiglie posizioni di morosità. Per superarle, l'Amministrazione ha messo a
punto un piano di rientro ad hoc: il 30 per cento degli arretrati sarà saldato
entro pochi giorni, il resto sarà pagato in seguito, in aggiunta a quanto di
volta in volta dovuto per i consumi di acqua ed energia, nell'arco di due anni.
I sinti (tutti cittadini italiani) oggi sono una settantina, dopo il
trasferimento di alcuni nelle case Erp e di una famiglia fuori Gallarate:
avvieranno un confronto con l'Amministrazione per individuare un "custode
sociale". Tale figura dovrà migliorare l'organizzazione interna, già buona,
richiamare al rispetto delle regole e mantenere una comunicazione costante con
il Comune.
27/02/2012 Roberto Morandi -
redazione@varesenews.it
La Lega attacca: "Il campo sinti si è allargato" Il carroccio accusa
l'amministrazione di essere "buonista tout-court" e contesta anche la
perimetrazione prevista dal Pgt in vigore, quello approvato dal PdL. "I sinti si
ostinano ad avere uno stile di vita diverso dagli altri"
VareseNews.it lettera al direttore
Stili di vita, espulsioni e razzismo
Gentile Direttore.
probabilmente a Gallarate ci sono altre questioni edilizie piu' problematiche
che non l'eventuale sconfinamento (rettificabile) di un paio di metri di qualche
sistemazione del campo di via Lazzaretto ..., e comunque la strada intrapresa
dall'attuale amministrazione di giungere a contratti di locazione chiari e di
chiara giurisprudenza non potrà che migliorare e tendenzialmente aiutare a
risolvere le eventuali controversie, irregolarità, arretrati ecc...
La presunta "padania" ha oggi problemi ben piu' gravi. - Cio' non di meno la
locale sezione della lega nord trova ghiotta la possibilità di riattizzare
(sembra un disco rotto) polemiche contro la presenza degli amici Sinti. (non
risultando per altro esserci reali problemi e tensioni con la popolazione).
La lega si avventura poi in discorsi un po' spericolati, per i quali una "colpa"
sociale dei Sinti (vorrebbero forse costituire al riguardo un nuovo reato?) è
quella che Rech delinea nel suo intervento:
"si ostinano a voler portare avanti uno stile di vita che è assolutamente
diverso da quello degli altri cittadini"
Se questa fosse una colpa oggetto di sanzione sociale allora anch'io (e forse
tanti altri Gallaratesi) dovrei "auto denunciarmi".
Chi stabilisce il canone del "corretto stile di vita"? Rech. ? La Lega? La
maggioranza? (non occorre sottolineare che poi, per fortuna, la lega rappresenta
una minoranza) Bere in gruppo da "ampolle sacre" e andare con le corna in testa
a calpestare un prato, urlare fuori misura alla Borghezio, sposarsi con "rito
celtico" ... sono stili di vita "normali"? ma dai su'.
E infine che cosa vuol dire chiedere se "si è valutata l'ipotesi di trasferire i
nomadi in altri Comuni"?
Vorrei segnalare agli amici leghisti Gallaratesi (ma già lo sanno!) che le
famiglie Sinti di via Lazzaretto sono tutte Italiane, la stragrande maggioranza
delle quali RESIDENTI a Gallarate = Cittadini Gallaratesi.
Su quale ipotesi si fonderebbe quindi la possibilità e la richiesta di
"espulsione"? in ragione della appartenenza a determinati gruppi sociali/etnici
o altro? al "diverso stile di vita"?
Vorrebbero una pulizia etnica tramite sfratto per il comune di Gallarate?
Gallaratesi all'unisono sintonizzati sullo "stesso stile di vita"?
Si sta sfiorando veramente un terreno pericoloso. E poi dicono di non essere
razzisti ...
Cordiali Saluti
29/02/2012
Uno che ha uno stile di vita diverso (e se lo tiene)
Di Fabrizio (del 19/03/2012 @ 09:18:13, in casa, visitato 1550 volte)
Segnalazione di
Nazzareno Guarnieri
... ha una grave malformazione cardiaca (diagnosi medica di isomerismo
destro) e ha subito già due interventi. La bimba è nata cinque mesi fa. Può
essere ancora che una baracca fatiscente e umida sia la sua casa?
Nell'area dell'ex Polveriera, del rione Ciccarello, il disagio di sopravvivere
all'incuria si presenta da anni per tutte le famiglie Rom. Si respirano le
pessime condizioni igienico-sanitarie, l'odore della spazzatura è nauseabondo,
topi e insetti a fare capolino o invadono le baracche per l'incredibile degrado.
Qui, per risolvere una vasta serie di problemi, si attendono soluzioni
immediate. A cominciare dal trasferimento in alloggi dignitosi in cui dare
inizio a una nuova vita.
Su Valentina (e non solo) spiega il presidente Giacomo Marino: "Si parla tanto
dei diritti dei minori, ma nel caso dei Rom le istituzioni attenzionano solo
alcuni diritti come quello allo studio, senza mostrare alcun interesse verso il
diritto alla salute, che è altrettanto importante e spesso è direttamente legato
al diritto all'alloggio".
E' dietro l'angolo il pericolo di ammalarsi per la sporcizia, per il decadimento
e nell'abbandono rimane quest'area della periferia sud di Reggio Calabria.
"Oltre a Valentina che ha avuto la sfortuna di nascere con una grave malattia -
osserva Marino - tanti sono i bambini che vivono nel ghetto dell'ex Polveriera,
che a causa delle condizioni abitative in cui si trovano hanno contratto diverse
malattie. Giacomo Marino denuncia le gravissime condizioni in cui abitano
ventotto famiglie e quaranta minori nel ghetto di Ciccarello ma nessuna
Amministrazione, fino ad oggi, ha fatto nulla di concreto, oltre che promettere
senza poi mantenere".
Di Fabrizio (del 30/03/2012 @ 09:46:06, in casa, visitato 1863 volte)
The
International Christian Network
PERCHE' E COS' E' LA MICROAREA!
Come moltissimi anni fa ancora oggi ci sono intere famiglie di sinti, rom senza
nessuna abitazione decente dove poter vivere con i propri famigliari, trovare un
lavoro definitivo e frequentare tutte le scuole necessari per ottenere un
diploma. Tantissimi sono ancora alle porte delle città (aree di fortuna,
tante volte nelle discariche cittadine abusive), vicino ai fiumi, autostrade e
nelle peggiori sistemazioni senza i necessari servizi di sopravvivenza come
l'acqua, l'energia elettrica e i servizi igienici. Tantissime famiglie sono
rinchiuse ormai da anni in enormi campi costruiti solo per concentrare tutti
sinti e rom in un unico posto, per tenerli sotto controllo a tempo
indeterminato, sorvegliati speciali solo per colpa di essere un etnia di un ceto
debole.
L'habitat per i Sinti deve essere di libera scelta, senza nessun obbligo
di dover vivere dove gli si impone di vivere.
Non bisogna pensare ad una sola soluzione, ma bisogna pensare e favorire le
soluzioni diversificate quali: le microaree, l'accesso semplificato
all'appartamento o all'acquisto di terreni agricoli su cui poter edificare anche
in autocostruzione.
Dì perché le microaree e della loro realizzazione c'è ne sono molti, i
principali da mettere al primo posto è il superamento dei enormi campi nomadi
sovraffollati fino ad essere compresse da una moltitudine di famiglie Sinte. Per
dare un abitazione decente a tutte le famiglie che abitano nelle aree di
fortuna, (baraccopoli, roulotte, container ecc.) in un modo incivile senza
nessun servizio indispensabile per ogni forma umana. Per la maggior parte della
popolazione maggioritaria che non accetta di buon grado a vivere e avere come
vicini di casa una famiglia Sinta.
Ma che cos' è una microarea
- La microarea e un'area con una metratura adeguata alla
necessità d'allargamento futuro, dove ogni singola famiglia
formata da genitori e figli dispone di uno spazio privato con
delle abitazioni doc (anche auto costruite) attrezzate con tutti
i servizi adeguati.
- Le microaree non sono custodite, ma affidate alla
responsabilità delle persone che la occupano, cosi come un
qualsiasi appartamento concesso in affitto.
- Le microaree per molti Sinti sono la soluzione abitative
migliori perché non obbligano a rifiutare le proprie usanze,
culture, tradizioni e lingue.
- La microarea porta al miglioramento la vita del popolo Sinto
senza denigrarla.
- La microarea è il primo passo per aiutare il popolo Sinto a
uscire dalla povertà ecc.
La Microarea è un area predisposta soltanto per una famiglia allargata,
composta di genitori, figli e nipoti, dove nessun altra famiglia Sinta può
introdursi, se non ché abbia un permesso speciale dalla famiglia stessa o dal
sindaco, ma anche un area di sicurezza, e non solo per i Sinti ma anche per i
vicini e gli enti locali, ma soprattutto è una area dove si può salvaguardare la
propria Tradizione, la propria Cultura, l'Usanza e la propria Lingua madre, un
area dove i diretti gestori sono proprio gli affittuari stessi pagando un
normale equo canone d'affitto con spese di gestione ecc. senza che il comune
abbia la necessità a dare in gestione ad enti, associazioni o cooperative
private come un normale campo nomadi spendendo moltissimi soldi ogni anno, un
area definitiva adeguata per il prossimo futuro (includendo le nascite e le
perdite della famiglia ) attrezzata di fabbricati ( legno o muratura) con tutti
gli servizi necessari a offrire un adeguato sistema abitativo, accessibile a
tutti gli servizi come autobus, scuola, negozi ecc. sita in località lontana da
fiumi, autostrade, depositi immondizie e dalla periferia delle città ecc. Nella
fase di ricerca dei terreni e della progettazione delle microaree è fondamentale
che siano coinvolte le famiglie Sinte interessate.
Da sottolineare che anche se attrezzate di servizi adeguati dove vivere a tempo
indeterminato, la microarea non è una soluzione definitiva per tutte le famiglie
Sinte, tante famiglie Sinte già da anni hanno deciso di acquistare delle aree di
propria proprietà scegliendo dei terreni agricoli i cui costi sono più
accessibili rispetto ai terreni edificabili per poter vivere con la propria
famiglia allargata in un area di propria proprietà.
Queste tipo di abitazioni, la microarea è il terreno agricolo di proprietà,
nasce soprattutto per far uscire dai enormi campi nomadi tutte quelle famiglie
che non si conoscono fra di loro, famiglie sconosciute con origini, culture,
tradizioni e lingue totalmente diverse, che varie volte porta il caos quasi
totale tra i bambini, vivere tutti insieme, in un grande campo comporta ad avere
amici di varie etnie, con dialetti e lingue completamente diverse dalle proprie,
i bambini giocando fra di loro tutti i giorni, solo per capirsi e tante volte
senza rendersene conto sono obbligati ad insegnare all'amico la propria lingua
madre, arrivando in un punto dove non capiscono più quale e la loro vera madre
lingua, ma il problema non colpisce solo i bambini, ma anche i stessi genitori
che non riescono più a capire i propri figli, sentendo parole nuove devono farsi
spiegare il significato della parola detta, perciò si sentono smarriti e
traditi, perché consapevoli del pericolo che si sta creando, la loro madre
lingua originale sta scomparendo e con essa la tradizione, la cultura, l'usanza
e il loro modo di fare.
Grazie al vivere in un campo nomadi interculturale si sta perdendo tutti i
principi fondamentali della propria famiglia.
Ma soprattutto la microarea e il terreno agricolo di proprietà e la prima
opportunità abitativa per tutte quelle persone Sinte che stanno vivendo in una
realtà incivile, che abitano con i propri famigliari, bambini, donne e anziani,
in accampamenti di fortuna nati al momento senza nessun servizio come acqua,
luce e servizi igienici, ma circondati da topi che scorrazzano a destra e a
sinistra, rospi e insetti di ogni genere, aree siti in ogni appezzamento di
terreno trovato libero, sui marciapiedi delle strade, vicinissimi ai fiumi,
nelle campagne e boschi fitti, o in case diroccate e abbandonate, sotto i ponti
e tante altre realtà che hanno già causato parecchie disgrazie.
L'abitazione migliore e veramente definitiva per i Sinti in Italia!!
l'abitazione migliore, concreta, definitiva per i sinti principalmente non
l'appartamento in centro città come tante persone credono, anche se sembrerebbe
di sì, non lo è, i motivi sono di varie nature, questo tipo di abitazione per i
Sinti va benissimo ed e stabile fino a che i figli non crescono e si sposano
avendo poi i propri figli, infatti tanti genitori che hanno scelto
l'appartamento come abitazione, dopo la crescita dei propri figli e alla nascita
dei nipoti, vorrebbero uscire per andare a vivere e invecchiare con i propri
famigliari in una microarea.
Parecchie famiglie sono state obbligate a fare questa grandissima scelta, solo
per poter avere un lavoro e una casa per la propria famiglia allargata, hanno
scelto di nascondere, di ripudiare la propria etnia d'appartenenza, non per
scelta, ma per sopravvivenza ben consapevoli di dover perdere la propria
Tradizione, Cultura, Usanza e la propria Lingua madre, oggi i loro figli non
capiscono e non parlano più la propria lingua, grazie al doversi integrare
completamente ed essere obbligati a nascondere la propria etnia d'appartenenza,
hanno completamente dimenticato i propri valori e principi tenuti in vita dai
loro avi per millenni.
Ma mentre queste famiglie, obbligatoriamente hanno scelto di integrarsi
completamente, altre famiglie che sono entrate spontaneamente nei appartamenti,
hanno voluto perdere questi valori solo perché si vergognavano della propria
etnia d'appartenenza, senza capire che era molto più vergognoso perdere e negare
la propria etnia d'appartenenza.
Altre famiglie che vivono in appartamenti da moltissimi anni, sono riusciti a
tenere e salvaguardare le proprie Tradizioni, Culture, Usanze e la propria
lingua madre, si sono adeguate a vivere nei appartamenti, senza dover mai
perdere le propri origini, sono riusciti a salvare principi e valori, grazie a
dei vicini Gage che hanno capito la loro diversità di culture, tradizioni,
usanze e modi di vivere e li hanno accettati rispettando i loro valori
convivendoci e lasciandogli le origini.
Ma il come e dove vivere con la propria famiglia allargata o singola,
deve essere una scelta propria e condivisa dalla propria famiglia, nessuna
famiglia composta da esseri umani deve essere obbligato a dover scegliere di
ripudiare la propria famiglia, le proprie tradizioni, culture, lingue e l'etnia
d'appartenenza per ottenere un diritto che e di diritto di ogni persona umana e
civile di questo mondo.
Perciò l'accesso all'appartamento, al terreno agricolo e alla microarea, deve
essere una scelta libera senza essere condizionata, obbligata a accettare delle
condizioni speciali.
Dopo avere valutato questi e altri problemi, abbiamo constatato che l'abitazione
concreta, sicura e migliore per i Sinti, e quella dei terreni di propria
proprietà. Questa soluzione è soprattutto per le famiglie Sinte perché il
terreno di proprietà viene sentito come punto di riferimento stabile che si
contrappone alla precarietà continua dei campi nomadi.
Nel terreno privato si può vivere con la propria famiglia allargata, potendo
scegliere i propri vicini.
Fin ad ora per molte famiglie Sinte che hanno deciso di acquistare dei terreni
come realtà di scelta abitativa, ha avuto molto successo, soprattutto perché ha
dato la possibilità ad uscire completamente dalla realtà dei campi nomadi, di
non essere più succube da altre persone e di dare una possibilità ai propri
figli di avere un futuro migliore, dove potere permettere di frequentare tutte
le scuole per quello che vorrà fare in futuro, senza doverle cambiare perché
scacciati da varie città.
Per questo e altri motivi, tante famiglie Sinti ne stanno seguendo le orme,
perché hanno capito che un terreno agricolo di propria proprietà e un futuro
certo per i propri figli e nipoti.
Il terreno agricolo di propria proprietà e le microaree famigliari hanno
la possibilità di salvaguardare i principi, i valori dei sinti togliendo
tantissime famiglie dalla strada dandogli un tetto per coprire i propri figli,
perciò bisogna coinvolgere e convincere il governo, la regione, la provincia e
il comune ad abbandonare l'idea dei grandi campi nomadi ad adottare il concetto
delle microaree e dei terreni privati, inserendo delle modifiche sulla legge
dell'edilizia agevolata del Testo unico n. 380/2001, Solo così potremo
finalmente arrivare alla fuoriuscita dalle situazioni di precarietà abitativa e
eliminare gli accampamenti "obbligatoriamente" abusivi.
Federazione Rom e Sinti Insieme
Di Fabrizio (del 06/04/2012 @ 09:00:09, in casa, visitato 1513 volte)
Amnesty International Data di pubblicazione dell'appello: 02.04.2012 -
Status dell'appello: aperto
Dal 19 marzo circa 1500 famiglie rom sono a rischio sgombero forzato
dall'insediamento informale di Belvil, Belgrado, capitale delle Serbia. Le
famiglie non sono state informate su dove saranno rialloggiate e potrebbero
essere reinsediate in condizioni inadeguate o rimanere senza casa.
Lo sgombero dell'insediamento era stato precedentemente minacciato dalle
autorità di Belgrado nel marzo 2010. Le autorità locali avevano affermato che la
maggior parte dei residenti dell'insediamento di Belvil sarebbero stati
sgomberati per far posto a strade di accesso ad un nuovo ponte sul fiume Sava.
Non era stato predisposto alcun piano di reinsediamneto ne era stata avviata una
consultazione con i residenti.
A seguito alla campagna di Amnesty International e delle organizzazioni locali
per i diritti umani, lo sgombero era stato sospeso. Come risultato della
pressione esercitata, la Banca Europea degli Investimenti (Bei), uno degli
finanziatori del progetto del ponte di Sava, ha dichiarato che lo sgombero
sarebbe dovuto avvenire in conformità con gli standard internazionali.
Nell'aprile 2011, le autorità cittadine, coadiuvate dalla Bei, convocarono una
riunione con i residenti di Belvil che vivono lungo la strada di accesso (circa
100 famiglie) e promisero che lo sgombero sarebbe avvenuto nel rispetto degli
standard internazionali sui diritti umani. Le autorità promisero che avrebbero
elaborato un dettagliato piano d'azione per il reinsediamento in accordo con le
persone coinvolte. Ai residenti sarebbero state assegnate delle case
prefabbricate, considerate da Amnesty International un alloggio adeguato.
Tuttavia i residenti di Belvin non sono più stati contattati dalle autorità
cittadine fino al 15 marzo 2012 quando gli è stato comunicato che sarebbero
stati sgomberati al più presto.
Nonostante le assicurazioni da parte della Bei e delle autorità cittadine, il 16
marzo le autorità della città di Belgrado hanno distribuito la notifica di
sgombero ai residenti di Belvil. Gli è stato chiesto di distruggere e lasciare
le loro case, senza alcuna consultazione preventiva e senza ricevere alcuna
informazione su possibili piani di reinsediamento.
Egregio Sindaco,
Sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione non governativa
che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano
violati.
Sono molto preoccupato per il rischio di sgombero di 1500 famiglie rom a Belvil,
un insediamento informale di Belgrado.
Il 16 marzo le autorità della città di Belgrado hanno distribuito la notifica di
sgombero ai residenti di Belvil. Gli è stato chiesto di distruggere e lasciare
le loro case, senza alcuna consultazione preventiva e senza ricevere alcuna
informazione su possibili piani di reinsediamento.
Essendo la Serbia uno Stato parte dei trattati internazionali e regionali che
vietano gli sgomberi forzati, Le chiedo di:
- fermare lo sgombero delle famiglie rom che vivono a Belvil e altrove a Belgrado;
- avviare una consultazione reale con tutte le persone interessate per trovare
tutte le possibili alternative agli sgomberi;
- fornire alle persone interessate un piano per il loro reinsediamento, compresa
la fornitura di un alloggio adeguato;
- assicurare che gli sgomberi siano eseguite come ultima risorsa e dopo che siano
state prese tutte le tutele legali e le garanzie, compreso un reinsediamento
completo e un piano di compensazione per tutte le persone interessate.
La ringrazio per l'attenzione.
Scarica l'appello in favore dei rom in Serbia
(.pdf 14.21 KB)
Di Fabrizio (del 10/04/2012 @ 09:20:46, in casa, visitato 1512 volte)
OPERA NOMADI
DI REGGIO CALABRIA -
COMUNICATO STAMPA
Il razzismo contro i rom continua ad essere esercitato nel territorio della
nostra provincia per ostacolare l'inserimento abitativo di questi cittadini e
quindi il superamento dei ghetti.
Nell'ambito dell'operazione di equa dislocazione delle famiglie rom, pochi
giorni fa, il Sindaco del Comune di Melito Porto Salvo ha assegnato un alloggio
popolare ad una famiglia rom che abita in una baracca con una bambina affetta da
una grave malattia congenita. Ma prima che il Comune potesse consegnare
l'alloggio l'immobile è stato occupato abusivamente da un'altra famiglia melitese per impedire l'insediarsi dei rom.
Il sindaco di Melito Porto Salvo è intervenuto tempestivamente sfrattando gli
occupanti, ma questi hanno cominciato a protestare contro la famiglia rom e
contro l'Amministrazione comunale dichiarando che non intendono accettare dei
rom nel loro quartiere. Questa famiglia, che dopo tanti anni è riuscita ad
avere un alloggio adeguato dove poter curare la figlia, ora si trova a dover
affrontare il rifiuto di questi concittadini con la preoccupazione per quanto
potrebbe accadere.
Purtroppo queste azioni razziste sono un copione che si ripete ormai da anni.
Altre occupazione abusive di alloggi destinati alle famiglie rom si sono
verificate nei mesi passati nel comune di Gioia Tauro e qualche anno fa anche a
Reggio Calabria è avvenuta la stessa cosa in concomitanza con l'operazione di
equa dislocazione. Nella stessa città di Melito Porto Salvo, pochi anni fa, sei
alloggi destinati alle famiglie rom sono stati incendiati. Queste azioni sono
state contrastate adeguatamente sia dalle Amministrazioni comunali che dalle
stesse famiglie rom e dall'Opera Nomadi e quindi anche se hanno rallentato i
progetti di inserimento abitativo non hanno impedito che si raggiungessero dei
risultati. Tuttavia è mancata una condanna di queste azioni da parte della
comunità civile nel suo complesso. E' chiaro che queste azioni di
discriminazione non sono casi isolati, come spesso si vuole lasciare intendere,
ma sono l'espressione di un pensiero diffuso nella nostra società secondo il
quale i rom sono dei cittadini inferiori che non possono vivere insieme alle
altre persone. Questo è il motivo della mancata condanna. Nonostante da anni
abbiamo recepito le leggi europee contro il razzismo, abbiamo un Ufficio
Nazionale contro il Razzismo che dipende dal Governo nazionale, vengono
realizzate continue iniziative di contrasto alla discriminazione e dal 28
febbraio 2012 l'Italia ha una strategia nazionale per l'inclusione delle
comunità rom che prevede il superamento dei ghetti, in alcuni comuni ( Cosenza,
Roma, ecc..) si progettano ancora campi ghetto e si continuano a realizzare
azioni razziste.
Qualcosa non ha funzionato. A differenza di quello che si dice
nei dibattiti e sui media il razzismo fa parte integrante della nostra cultura
locale e nazionale. La nostra cultura, come tutte le culture occidentali,
contiene come suoi elementi interni sia il razzismo che l'antirazzismo. Pertanto
il razzismo si potrà combattere adeguatamente solo dopo che avremmo ammesso la
sua esistenza effettiva nella nostra cultura, e quindi non più come elemento
estraneo che sporadicamente interessa la nostra società ( Bauman Z., Modernità e
Olocausto, 1992) ma quale elemento costituente che va estirpato lavorando
dall'interno.
Nonostante il limite esistente nella strategia di lotta al razzismo, nella
provincia di Reggio Calabria dei risultati sono stati raggiunti. Negli ultimi 10
anni attraverso il progetto di equa dislocazione circa 20 famiglie rom sono
state inserite nel tessuto urbano del comune di Melito Porto Salvo ed oggi
abitano civilmente accanto alle famiglie non- rom. Nello stesso periodo, nel
comune di Reggio Calabria, circa 102 famiglie sono state inserite in 80
condomini diversi che si trovano su tutto il territorio comunale da Gallico a
Pellaro. Anche questi rom di Reggio Calabria vivono bene accanto alle famiglie
non rom. Questo ci fa capire che l'opposizione che quasi sempre caratterizza il
primo momento dell'inserimento nel quartiere è condizionato dal pensiero
razzista comune, ma viene superata gradualmente con il contatto personale e
diretto tra rom e non-rom (Teoria del contatto di G. Hallport). Queste 122
famiglie vivono bene con i loro vicini di casa i quali hanno finalmente capito
che i rom sono persone come loro, che gli stereotipi negativi diffusi non
corrispondo alla realtà e che con loro ci si può vivere assieme nello stesso
condominio. Il progetto di equa dislocazione realizzato nei due comuni
attraverso la collaborazione tra Amministrazioni comunali, Opera Nomadi e
famiglie rom ha quindi permesso a ben 122 famiglie di uscire dai ghetti e di
inserirsi nella società. Da pochi mesi anche il comune di Gioia Tauro ha avviato
il progetto di equa dislocazione per le famiglie rom e ha già dislocato la prima
famiglia.
Alla luce della buona esperienza realizzata a Melito Porto Salvo l'Opera Nomadi
prega la comunità del luogo, la Chiesa, le associazioni del terzo settore, i
candidati a sindaco e tutta la società civile, da sempre molto sensibile verso i
problemi sociali, a prendere una posizione su questo caso di non accoglienza per
far capire alle persone che si ostinano a non accettare i rom che bisogna
abbandonare i pregiudizi perché i rom sono persone come loro e che respingerli
significa respingere se stessi.
Reggio Calabria, 7 aprile 2012 Opera Nomadi di Reggio
Calabria
Il presidente Antonino Giacomo Marino
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