Rom e Sinti da tutto il mondo

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 03/02/2012 @ 09:16:13, in casa, visitato 2069 volte)

Africa Insieme: Un fatto di inaudita gravità. Comunicato del 1 Febbraio 2012

Quello accaduto ieri, nel "villaggio rom" di Coltano, è un fatto di inaudita gravità. Come riportato dalle cronache, una donna è stata sfrattata con la forza, assieme ai suoi cinque figli, uno dei quali ha appena otto mesi. L'operazione è stata voluta dal Comune, perché la donna è indagata nell'inchiesta sulla "sposa bambina", ed è attualmente sotto processo. Qui ci preme fornire alcune informazioni, che sono state omesse, o distorte, nel comunicato diffuso ieri dal Comune.

Il primo punto riguarda la motivazione dello sfratto, la vicenda della sposa bambina. Come noto, la donna non ha ancora avuto una condanna, ed è in attesa di processo: i cui esiti, peraltro, non sono affatto scontati, perché le indagini hanno fatto emergere molte contraddizioni nella tesi dell'accusa. Attuare uno sfratto sulla base di un semplice capo di imputazione è comunque illegale. La Dichiarazione dei diritti dell'uomo stabilisce che «ogni accusato di reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata in un processo». E la Costituzione italiana ribadisce: "L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva".

Non solo: l'esperienza di questi anni dimostra che gli sfratti, effettuati sulla base di semplici capi di imputazione, hanno rappresentato solo un pretesto per allontanare i rom. Alcuni macedoni furono sfrattati da un alloggio a Marina di Pisa, perché imputati in un processo: assolti, non hanno mai ri-ottenuto la casa. E' davvero la "legalità" l'obiettivo di questa amministrazione?

Il secondo punto riguarda il ricorso della donna contro lo sfratto. Non è affatto vero – come è stato scritto in passato – che il TAR ha dato ragione al Comune. Il giudice si è limitato a dichiarare "improcedibile" il ricorso: detto in termini semplici, significa che ha deciso di non decidere. I contratti per le case di Coltano, infatti, durano appena sei mesi, e devono essere rinnovati ogni volta, sulla base di una decisione "discrezionale" dell'amministrazione: se anche il giudice avesse dato ragione alla donna, il Comune avrebbe sempre potuto non rinnovarle il contratto. Il TAR, quindi, non ha dato ragione a nessuno: semplicemente, non si è espresso.

Infine, noi contestiamo le modalità e i tempi con cui è stato effettuato lo sfratto. Per allontanare la donna con i suoi bambini, si è scelto il periodo più freddo degli ultimi 27 anni. Come soluzione "temporanea", è stata proposta un'accoglienza di poche ore, separando la madre dai suoi bambini: una procedura crudele e senza senso, utilizzata a Roma dal Sindaco Alemanno e più volte condannata dagli organismi internazionali.

Si è allestito un inedito dispiegamento di forze dell'ordine, chiudendo tutti gli accessi al villaggio e impedendo l'accesso a un giornalista free-lance intervenuto sul posto: una modalità da rastrellamento, che ha generato il panico in molte famiglie estranee alla vicenda (in quelle ore abbiamo ricevuto molte telefonate di rom che temevano uno sgombero generalizzato).

Africa Insieme si impegna sin da ora nella tutela legale della donna, e si rivolgerà agli organismi internazionali di tutela dei diritti umani per avere giustizia.

Pisa, 1 Febbraio 2012


Leggi anche su Pisanotizie

Inoltre (1 febbraio):

Non sto a mandavi cosa ha scritto il Tirreno sulla vicenda..quello di Pisa Notizia almeno ha sentito il bisogno di sentire anche noi e darci voce.
Ieri è stata una giornata tristissima, non solo per questa famiglia e il suo calvario..ma anche per tante famiglie Rom assistere allo sfratto, e da parte mia vedere la violenza subita la Signora, picchiata, presa a calci dagli agenti e vigili. Sono intervenuto anch'io in maniera decisa, condannando la violenza e urlando la mia rabbia e vergogna. Sono stato letteralmente buttato fuori dalla casa dagli agenti!
Ieri è stata anche la giornata più fredda degli ultimi 30 anni e con la neve che cadeva... nessuna pietà per i minori.

Penso di scrivere qualcosa, anche per far conoscere la verità dei fatti, (anche se so che servirà a niente) completamente stravolti dai quotidiani locali, nei quali la signora viene descritta come un "mostro" e le forze dell'ordine le sue vittime!??

Oggi ho accompagnato la signora al Pronto Soccorso perché a causa delle botte ricevute soffriva e aveva difficoltà a reggersi in piedi!

E' tutto, Ago

IL CIMITERO DELLA COSCIENZA CITTADINA

Ieri mattina il comune ha mostrato per l'ennesima volta la sua prepotenza verso una famiglia Rom di Coltano. Con incredibile violenza viene sfrattata dalla sua abitazione, la mamma viene trascinata più volte con veemenza da agenti di polizia coadiuvati da vigili urbani, facendole sbattere la testa contro i muri..tutto di fronte agli occhi terrorizzati dei suoi figli e famigliari. Una scena di violenza gratuita e che ha provocato la rabbia, la reazione e lo sdegno di tanti di noi e dei suoi famigliari.
Il Comune sceglie volutamente la giornata più fredda di questi 2 ultimi mesi per sbattere in strada la famiglia Rom, composta di 5 minori, l'ultima una neonata di meno di un anno, un altro di poco più di due anni, proprio nel giorno in cui il comune autorizza la chiusura di tutte le scuole cittadine a motivo del freddo e della neve..ma questa famiglia non merita un briciolo di considerazione e umanità.
Cosa ha fatto di tanto mostruoso questa famiglia Rom? Forse, non paga le bollette di luce, di acqua, di gas, della spazzatura, dell'affitto, delle incalcolabili marche da bollo (180 €) che servono per rinnovare il contratto di affitto che scade ogni 6 mesi, o non manda i figli a scuola? Stranamente è tutto in regola! No niente di tutto questo, semplicemente non ha mai voluto arrendersi, non ha chinato la testa alla persecuzione (non trovo termine più appropriato!) di operatori e assistenti sociali che la volevano arrendevole e sottomessa. Ha osato pazientare e confidare nella giustizia italiana: perché spetta solo alla Giustizia condannare o assolvere una persona di fronte a qualsiasi accusa e che di fronte ad una condanna di colpevolezza la pena è sempre individuale. Lo dice la nostra Costituzione, e sono proprio dei Rom che lottano per difenderla e farla ricordare, anche a chi avrebbe il dovere di promuoverla.
Lo sfratto è stato un lavoro sporco, ne erano consapevoli gran parte dei protagonisti, ed è per questo si è impedito ai giornalisti di raggiungere il campo, solo a quelli "embedded" è stato acconsentito, puntuali a fotografare la spazzatura del campo.. un fotografo attraverso i boschi è riuscito a forare l'isolamento e documentare quello che stava accadendo, ben più nauseabondo della spazzatura! Come definire i calci, le botte, gli insulti, l'umiliazione subita di fronte ai suoi figli? Ieri la signora, anche su mia insistenza dopo averla vista piegata dal dolore, si è presentata al Pronto Soccorso per farsi visitare, dove le è stato diagnosticato un forte trauma cervicale e dorsale.
Cosa risponde l'assessore Ciccone, è forse questa la competenza mostrata nell'operazione sfratto di cui parla alla sua stampa? La Sig.ra Rom quelle contusioni, se li è forse procurate da sola? Sta forse recitando? Se li è giustamente meritate? Risponda ai fatti, se ne ha il coraggio e soprattutto se ne è competente!
Alla signora è stata offerta la possibilità di una temporanea sistemazione alla condizione di separarsi dai suoi figli, da destinarsi in luoghi diversi. Purtroppo è una prassi dei Servizi Sociali di Pisa, sopratutto verso soggetti Rom, che si ripete spesso in questi ultimi anni, ma che ha una triste e poi non tanto lontana origine, quella nei lager nazisti: era infatti una prassi consolidata e ben collaudata, quella di separare i genitori dai loro figli, per meglio controllare e sottomettere. E dire che abbiamo appena celebrato il Giorno della Memoria e non sono certo mancati convegni in città. Come non sono mancati l'anno scorso in occasione della commemorazione del triste ricordo delle Legge Razziali, istituite nel 1938, proprio nella nostra città. "Pisa non dimentica" le leggi razziali, era il titolo della giornata dedicata e istituita dal comune lo scorso 5 Settembre nella tenuta di San Rossore. "Combattere l'oblio e l'indifferenza quindi - ha concluso - non rappresenta soltanto un giusto tributo alla memoria delle vittime, ma l'antidoto più efficace contro ogni intolleranza, odio razziale o paura della diversità, contro i veleni sottili che innervano le nostre società in tempi di cambiamenti accelerati, di tante incertezze e di crisi ormai conclamata di modelli di sviluppo". (sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, 5 Settembre 2011)
Come non condividere? Ma i veleni contro i Rom sono ancora ben annidati e ho l'impressione che spesso e volentieri, chi proclama di snidarli a voce, nella pratica invece, ha l'interesse a diffonderli.. contribuendo ad innalzare il cimitero della coscienza cittadina.

Don Agostino Rota Martir - 2 Febbraio 2012 - campo Rom di Coltano (PI)


SEL - INTOLLERABILE LO SFRATTO DELLA FAMIGLIA ROM A COLTANO
Quello che colpisce nella vicenda dello "sgombero" effettuato a Coltano, come sottolineato da tante associazioni anti-razziste, è la violazione dell'"elementarmente umano".

Una famiglia con 5 minori, compreso un bambino di pochi mesi, è stata sfrattata e messa all'addiaccio nei giorni più freddi dell'anno in cui l'Italia intera è allertata per il pericoli che il freddo può arrecare a persone e cose.

Le dichiarazioni dell'Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Pisa sono gravissime. Diciamo all'Assessore che è credibile non un'Amministrazione che indiscriminatamente sfratta le persone, ma un'Amministrazione che tutela e include le persone, a maggior ragione nei momenti di difficoltà ed emergenza. Chiediamo al Sindaco di Pisa di prendere pubblicamente le distanze da quelle affermazioni.

L'Amministrazione sembra non tener conto di quei corpi offesi, svillaneggiati dal freddo.

Chiediamo al Sindaco che si attivi immediatamente per riparare a questo inammissibile episodio, cominciando con l'assicurare, da subito, un alloggio alla famiglia e ai minori.

Questa vergogna non è tollerabile.

Alberto Bozzi - Coordinatore comunale SEL di Pisa
Dario Danti - Coordinatore provinciale SEL Pisa

 
Di Fabrizio (del 07/02/2012 @ 09:30:11, in casa, visitato 1442 volte)

Da Roma_Shqiperia

AZIONE URGENTE: FERMARE GLI SGOMBERI FORZATI DEI ROM IN ALBANIA

Nove famiglie di Rom senzatetto temporaneamente sistemate in tende o su terreni privati dalle autorità albanesi, sono state minacciate di sgombero forzato imminente. Alle famiglie non è stata offerta alcuna sistemazione alternativa adeguata.

Queste famiglie fanno parte del gruppo di circa 40 che hanno lasciato l'insediamento informale presso la stazione ferroviaria di Tirana, dove vivevano dal febbraio 2011, dopo una serie di attacchi fuori dall'accampamento. Le autorità avevano loro offerto una sistemazione temporanea con delle tende a Babrru, alla periferia di Tirana, in attesa di una rilocazione in ex caserme militari, una volta che fossero state ristrutturate. Le altre famiglie avevano rifiutato l'offerta principalmente per motivi di salute e di sicurezza. Anche se il governo afferma che il sito risponde a tutte le condizioni necessarie per una vita normale, Amnesty International ritiene che non soddisfi i criteri per una sistemazione adeguata, come previsto dalle leggi internazionali. Si riferisce che il proprietario del terreno su cui le famiglie sono sistemate abbia intenzione di mandarle via, a causa di una disputa per affitti non pagati col mMinistero del Lavoro e degli Affari Sociali, responsabile della sistemazione e del mantenimento delle famiglie. Il Ministero intenderebbe spostarle nelle caserme, ma anche queste non soddisferebbero gli standard internazionali per una sistemazione adeguata, dato che i lavori di ristrutturazione non sono ancora partiti.. In questo periodo dell'anno le temperature notturne a Tirana si aggirano sui 0 centigradi.

Secondo il diritto internazionale, gli sgomberi vanno effettuati soltanto come ultima istanza, una volta che le alternative siano state esaminate in una reale consultazione con le comunità coinvolte. Le autorità hanno l'obbligo di fornire un adeguato preavviso; devono inoltre assicurarsi che nessuna famiglia resti senza alloggio o vulnerabile alle violazioni di altri diritti umani, come conseguenza dello sgombero. Questo include l'assistenza legale e la compensazione in caso di distruzione di alloggi, proprietà e perdita di reddito.

Scrivete immediatamente in inglese o italiano, per far pressione sulle autorità:

  • impedire l'imminente sgombero forzato delle famiglie rom che vivono a Babrru;
  • fornire, senza ulteriori ritardi, l'accesso immediato ad una sistemazione adeguata per queste famiglie;
  • identificare, di comune accordo con tutte le famiglie coinvolte, le possibili alternative allo sgombero, mettere in atto le garanzie procedurali e legali e, se lo sgombero fosse inevitabile, predisporre un trasferimento globale ed un piano di compensazione per tutte le comunità interessate, conforme agli standard internazionali sui diritti umani;
  • fornire le necessarie risorse finanziarie ed  altre risorse, per la ristrutturazione delle caserme o altri alloggi permanenti, controllando da vicino i progressi affinché questi edifici siano in linea con gli standard internazionali in materia di sistemazione adeguata, mantenendo nel contempo le famiglie pienamente aggiornate sui progressi compiuti.

GLI APPELLI DEVONO ESSERE INVIATI PRIMA DEL 14 MARZO 2012, A:

Deputy Minister of Labour, Social Affairs and Equal Opportunities
Filloreta Kodra
Ministėr i Punės, Cėshtjeve Sociale dhe Shanseve te Barabarta
Rruga e Kavajės
Tirana, Albania
Email: kodraf@yahoo.com
Salutation: Dear Deputy Minister

Mayor of Tirana
Z.Lulzim Basha
Blvd. Dėshmorėt e Kombit, Tirana, Albania
Email: kabineti@tirana.gov.al
Salutation: Dear Mr Basha

Copia a:

Prime Minister
Prof. Dr. Sali Berisha
Kryetari i Kėshillit tė Ministrave
Bulevardi “Dėshmorėt e Kombit” Nr. 1 1000 Tirana, Albania Email: kryeministri@km.gov.al

[...]

Informazioni aggiuntive

Gli sgomberi forzati, quando le persone siano sfrattate senza la loro volontà dalle loro abitazioni senza protezione legale o l'assicurazione di una sistemazione alternativa, sono una grave violazione di diversi diritti umani.

Come stato parte del Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (ICESCR), il governo albanese è legalmente obbligato a rispettare, proteggere e progressivamente soddisfare il diritto ad un alloggio adeguato, come garantito nell'art. 11(1) dell'ICESCR, Questo include il dovere ad assicurare "sicurezza della conduzione che garantisca protezione legale contro sgomberi forzati, molestie ed altre minacce." Il governo ha l'obbligo legale di proteggere i propri cittadini dagli sgomberi forzati, specialmente quando questi li renderebbero senzatetto.

Inoltre, l'Albania si è impegnata a realizzare gli obiettivi del "Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015", un'iniziativa di 12 paesi europei nel migliorare le condizioni socio-economiche delle comunità romanì, ed ha adottato la propria strategia nazionale "Per il miglioramento delle condizioni di vita della minoranza rom".

[...]

 
Di Fabrizio (del 08/02/2012 @ 09:41:17, in casa, visitato 1385 volte)

di Bruna Iacopino

"Preferisco tornarmene nella baracca, la stiamo sistemando per la notte". Maria (nome di fantasia) ha trascorso solo una notte al rifugio anti-freddo messo a disposizione dal Comune di Roma presso l'ex fiera. "Fa troppo freddo là dentro è come stare fuori" dice. E fuori infatti è tornata insieme alla sua famiglia e a qualche altro nucleo famigliare. Dentro sono rimasti invece i senzatetto e una famiglia che ha un bambino troppo piccolo per poter stare dentro una baracca con l'abbassamento delle temperature previsto per questa notte. Le condizioni che descrive non sono delle migliori. "L'edificio è enorme e non si scalda, poi le porte e le finestre sono rotte e piove dal tetto."

Ma non ci sono riscaldamenti? Le chiedo. "Ci sono tre stufe, ma non bastano e quando ho chiesto se potevamo accenderle e magari metterci vicino per scaldarci mi hanno risposto che bisognava tenerle spente altrimenti la bombola non sarebbe bastata per la notte." Lo stesso Maria si è sentita rispondere quando ha chiesto se poteva avere un'altra coperta perché quella che le era stata data non era sufficiente. " Non ce ne sono più" le hanno detto. Ieri all'ex fiera di Roma erano circa 125 persone, racconta fra cui la maggioranza senzatetto, "barboni ubriachi" dice lei. E in mezzo famiglie con bambini piccoli. Allora meglio andarsene, lo ha fatto lei, lo hanno fatto anche altri ritornati ad una baracca. "Se non mi credi puoi venire a vedere con i tuoi occhi".

Nel frattempo l'allerta rimane alta e per lunedì è prevista la chiusura dei pubblici uffici nella capitale, mentre cominciano inevitabili a fioccare le polemiche, e se in molti puntano il dito sul sindaco Alemanno, lui a sua volta si rifà sulla Protezione civile che non avrebbe fornito adeguate previsioni meteo.

Sarà. Fatto sta che dopo la neve arriverà il giaccio e la città volente o nolente lunedì dovrà ripartire.

 
Di Fabrizio (del 14/02/2012 @ 09:40:58, in casa, visitato 1585 volte)

Corriere della Sera - I sinti dicono sì al trasferimento entro il 29 febbraio. L'Unar indaga sulla denuncia per discriminazione.

Il campo nomadi (Fotogramma)

Niente proroghe: il campo nomadi di via Orzinuovi chiuderà formalmente il 29 febbraio, come deciso dalla Loggia. Entro quella data, tutte le 19 famiglie che ci abitano (alcuni sin dal 1976) «sapranno dove andare», conferma il vicesindaco, Fabio Rolfi. Ed è proprio per tracciare il futuro di queste persone che in Prefettura è stato convocato un tavolo ad hoc. A raccolta il sindaco, Adriano Paroli («Č iniziato il dialogo per trovare soluzioni condivise»), Cgil, Fondazione Piccini, Polizia Locale, una rappresentanza sinti e, non da ultimo, Emanuele Nitri, dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali che fa capo alla Presidenza del Consiglio. Perché proprio all'Unar, e non solo, era indirizzata la lettera in cui i sinti denunciavano il Comune di volerli «cancellare dall'anagrafe» (vedi QUI ndr). Un punto, questo, «su cui ci riserviamo di valutare quando avremo risposte e motivazioni dagli uffici competenti», conferma Nitri. Altra storia, lo smantellamento del campo, «nei tempi previsti», assicura Rolfi che definisce «passi in avanti importanti» quelli delle ultime ore, visto che i sinti «hanno accettato la chiusura del campo». Vero, «ma vorremmo stare insieme, per cui faremo tutti domanda di trasferimento nei prefabbricati del Centro emergenza abitativa di via Borgosatollo», riferisce Giovanni Torsi. Il Comune, però, avrebbe già individuato quattro famiglie «disagiate» da destinare agli alloggi protetti Aler. Tempo 15 giorni per le verifiche, «ma quantomeno si è iniziato a discutere. E nessuno il 29 febbraio staccherà la corrente nel campo», commenta Damiano Galletti, segretario provinciale Cgil.

Mara Rodella
10 febbraio 2012 | 15:40<

 
Di Fabrizio (del 17/02/2012 @ 09:04:17, in casa, visitato 1411 volte)

Da Baltic_Roma

CTV News

Vilnius, 13/02/2012 - Parte di un villaggio rom alla periferia della capitale Vilnius è stato demolito lunedì, mentre le autorità lanciavano una campagna per reprimere l'abusivismo edilizio ed il presunto spaccio di droga.

Con l'ausilio di un escavatore, gli operai hanno smantellato tre case nel villaggio di Kirtimai, in gran parte popolato dalla minoranza rom.

Secondo l'amministrazione, a Kirtimai ci sono 100 case, di cui una sola è legale. Le altre potrebbero essere abbattute se il sindaco di Vilnius, Arturas Zuokas, vedesse approvato il suo piano di combattere il traffico di droga nella zona.

Nelle tre case vivevano sei famiglie, 25 persone, ma né loro né i vicini hanno opposto resistenza alla demolizione.

Tuttavia, un leader rom accusa l'amministrazione di Vilnius per l'isolamento e la povertà della comunità.

"Dite che qui siamo tutti illegali, ma cosa avete fatto per aiutarci, per aiutare la nostra gente? Niente, vi limitate a sorseggiare il te, costruire palazzi ed ora mandate gli scavatori nel nostro villaggio," dice Stemonas Vysockis.

Vysockis ha strappato la notifica di demolizione e l'ha gettata nella neve.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno criticato la campagna come una grave violazione dei diritti umani.

La comunità rom aveva citato il comune di Vilnius diversi anni fa, chiedendo 5,5 milioni di litai (circa 1,5 milioni di euro) come risarcimento per le case demolite in precedenti campagne simili. Il tribunale aveva stabilito che alla comunità fossero pagati soltanto 100.000 litai (circa 29.000 euro) per danni non materiali.

 
Di Fabrizio (del 01/03/2012 @ 09:53:49, in casa, visitato 1466 volte)

VareseNews.it Il 29 febbraio le famiglie dovevano lasciare lo spazio allestito quattro anni fa dal Comune: l'amministrazione comunale non li allontana ma chiarisce meglio i rapporti, con un "custode sociale" e un contratto chiaro

Niente sfratto per il campo sinti di Cedrate: il 29 febbraio 2012 è la data a partire dalla quale il Comune di Gallarate potrebbe eseguire gli sfratti conseguenti alle procedure, avviate nel 2010, ma l'amministrazione comunale ha deciso di non allontanare le famiglie, formate da cittadini gallaratesi, "per evitare tensioni ed attivare dinamiche d'inclusione sociale". Un percorso per evitare la dispersione delle famiglie (oltretutto in un momento in cui in città sono già forti i problemi abitativi a cui far fronte), ma anche per definire meglio diritti e doveri dei sinti gallaratesi.
«Lo stallo in cui versavano i rapporti fra abitanti del campo e Amministrazione – spiega l'assessore ai Servizi Sociali, Margherita Silvestrini – andava affrontato con senso pratico. Per questo sono state effettuate puntuali verifiche sui precedenti giuridici e sulla situazione presente. L'iniziativa avviata mira a responsabilizzare le famiglie e a rafforzare il rispetto delle regole. I primi versamenti relativi agli arretrati sono l'inizio di un lungo percorso, ma soprattutto fanno sperare che si sia avviato un dialogo proficuo per i Sinti, per l'Amministrazione comunale e per la comunità gallaratese».



Il Comune rinuncia agli sfratti, ma vuole chiarire anche in modo migliore e più dettagliato i rapporti tra Comune e famiglie sinti "sotto il profilo giuridico, economico e sociale".
Per quanto concerne il primo ambito, l'ente pubblico, lavorando in sinergia con il legale che da tempo segue la vicenda, sta predisponendo un vero e proprio contratto di locazione. Questo strumento consente un'azione più rapida e concreta in caso di criticità e contenziosi: in passato l'amministrazione di Nicola Mucci aveva usato come strumento giuridico la concessione dello spazio, una modalità meno definita e che lasciava margini d'interpretazione più ampi. Quanto ai pagamenti delle utenze, sono state verificate e comunicate alle famiglie posizioni di morosità. Per superarle, l'Amministrazione ha messo a punto un piano di rientro ad hoc: il 30 per cento degli arretrati sarà saldato entro pochi giorni, il resto sarà pagato in seguito, in aggiunta a quanto di volta in volta dovuto per i consumi di acqua ed energia, nell'arco di due anni.

I sinti (tutti cittadini italiani) oggi sono una settantina, dopo il trasferimento di alcuni nelle case Erp e di una famiglia fuori Gallarate: avvieranno un confronto con l'Amministrazione per individuare un "custode sociale". Tale figura dovrà migliorare l'organizzazione interna, già buona, richiamare al rispetto delle regole e mantenere una comunicazione costante con il Comune.

27/02/2012 Roberto Morandi - redazione@varesenews.it


La Lega attacca: "Il campo sinti si è allargato" Il carroccio accusa l'amministrazione di essere "buonista tout-court" e contesta anche la perimetrazione prevista dal Pgt in vigore, quello approvato dal PdL. "I sinti si ostinano ad avere uno stile di vita diverso dagli altri"


VareseNews.it lettera al direttore

Stili di vita, espulsioni e razzismo

Gentile Direttore.
probabilmente a Gallarate ci sono altre questioni edilizie piu' problematiche che non l'eventuale sconfinamento (rettificabile) di un paio di metri di qualche sistemazione del campo di via Lazzaretto ..., e comunque la strada intrapresa dall'attuale amministrazione di giungere a contratti di locazione chiari e di chiara giurisprudenza non potrà che migliorare e tendenzialmente aiutare a risolvere le eventuali controversie, irregolarità, arretrati ecc...
La presunta "padania" ha oggi problemi ben piu' gravi. - Cio' non di meno la locale sezione della lega nord trova ghiotta la possibilità di riattizzare (sembra un disco rotto) polemiche contro la presenza degli amici Sinti. (non risultando per altro esserci reali problemi e tensioni con la popolazione).
La lega si avventura poi in discorsi un po' spericolati, per i quali una "colpa" sociale dei Sinti (vorrebbero forse costituire al riguardo un nuovo reato?) è quella che Rech delinea nel suo intervento:
"si ostinano a voler portare avanti uno stile di vita che è assolutamente diverso da quello degli altri cittadini"
Se questa fosse una colpa oggetto di sanzione sociale allora anch'io (e forse tanti altri Gallaratesi) dovrei "auto denunciarmi".
Chi stabilisce il canone del "corretto stile di vita"? Rech. ? La Lega? La maggioranza? (non occorre sottolineare che poi, per fortuna, la lega rappresenta una minoranza) Bere in gruppo da "ampolle sacre" e andare con le corna in testa a calpestare un prato, urlare fuori misura alla Borghezio, sposarsi con "rito celtico" ... sono stili di vita "normali"? ma dai su'.

E infine che cosa vuol dire chiedere se "si è valutata l'ipotesi di trasferire i nomadi in altri Comuni"?
Vorrei segnalare agli amici leghisti Gallaratesi (ma già lo sanno!) che le famiglie Sinti di via Lazzaretto sono tutte Italiane, la stragrande maggioranza delle quali RESIDENTI a Gallarate = Cittadini Gallaratesi.
Su quale ipotesi si fonderebbe quindi la possibilità e la richiesta di "espulsione"? in ragione della appartenenza a determinati gruppi sociali/etnici o altro? al "diverso stile di vita"?
Vorrebbero una pulizia etnica tramite sfratto per il comune di Gallarate?
Gallaratesi all'unisono sintonizzati sullo "stesso stile di vita"?
Si sta sfiorando veramente un terreno pericoloso. E poi dicono di non essere razzisti ...

Cordiali Saluti
29/02/2012
Uno che ha uno stile di vita diverso (e se lo tiene)

 
Di Fabrizio (del 19/03/2012 @ 09:18:13, in casa, visitato 1550 volte)

Segnalazione di Nazzareno Guarnieri

... ha una grave malformazione cardiaca (diagnosi medica di isomerismo destro) e ha subito già due interventi. La bimba è nata cinque mesi fa. Può essere ancora che una baracca fatiscente e umida sia la sua casa?

Nell'area dell'ex Polveriera, del rione Ciccarello, il disagio di sopravvivere all'incuria si presenta da anni per tutte le famiglie Rom. Si respirano le pessime condizioni igienico-sanitarie, l'odore della spazzatura è nauseabondo, topi e insetti a fare capolino o invadono le baracche per l'incredibile degrado.

Qui, per risolvere una vasta serie di problemi, si attendono soluzioni immediate. A cominciare dal trasferimento in alloggi dignitosi in cui dare inizio a una nuova vita.

Su Valentina (e non solo) spiega il presidente Giacomo Marino: "Si parla tanto dei diritti dei minori, ma nel caso dei Rom le istituzioni attenzionano solo alcuni diritti come quello allo studio, senza mostrare alcun interesse verso il diritto alla salute, che è altrettanto importante e spesso è direttamente legato al diritto all'alloggio".

E' dietro l'angolo il pericolo di ammalarsi per la sporcizia, per il decadimento e nell'abbandono rimane quest'area della periferia sud di Reggio Calabria. "Oltre a Valentina che ha avuto la sfortuna di nascere con una grave malattia - osserva Marino - tanti sono i bambini che vivono nel ghetto dell'ex Polveriera, che a causa delle condizioni abitative in cui si trovano hanno contratto diverse malattie. Giacomo Marino denuncia le gravissime condizioni in cui abitano ventotto famiglie e quaranta minori nel ghetto di Ciccarello ma nessuna Amministrazione, fino ad oggi, ha fatto nulla di concreto, oltre che promettere senza poi mantenere".

 
Di Fabrizio (del 30/03/2012 @ 09:46:06, in casa, visitato 1863 volte)

The International Christian Network

PERCHE' E COS' E' LA MICROAREA!

Come moltissimi anni fa ancora oggi ci sono intere famiglie di sinti, rom senza nessuna abitazione decente dove poter vivere con i propri famigliari, trovare un lavoro definitivo e frequentare tutte le scuole necessari per ottenere un diploma. Tantissimi sono ancora alle porte delle città (aree di fortuna, tante volte nelle discariche cittadine abusive), vicino ai fiumi, autostrade e nelle peggiori sistemazioni senza i necessari servizi di sopravvivenza come l'acqua, l'energia elettrica e i servizi igienici. Tantissime famiglie sono rinchiuse ormai da anni in enormi campi costruiti solo per concentrare tutti sinti e rom in un unico posto, per tenerli sotto controllo a tempo indeterminato, sorvegliati speciali solo per colpa di essere un etnia di un ceto debole.

L'habitat per i Sinti deve essere di libera scelta, senza nessun obbligo di dover vivere dove gli si impone di vivere.

Non bisogna pensare ad una sola soluzione, ma bisogna pensare e favorire le soluzioni diversificate quali: le microaree, l'accesso semplificato all'appartamento o all'acquisto di terreni agricoli su cui poter edificare anche in autocostruzione.


Dì perché le microaree e della loro realizzazione c'è ne sono molti, i principali da mettere al primo posto è il superamento dei enormi campi nomadi sovraffollati fino ad essere compresse da una moltitudine di famiglie Sinte. Per dare un abitazione decente a tutte le famiglie che abitano nelle aree di fortuna, (baraccopoli, roulotte, container ecc.) in un modo incivile senza nessun servizio indispensabile per ogni forma umana. Per la maggior parte della popolazione maggioritaria che non accetta di buon grado a vivere e avere come vicini di casa una famiglia Sinta.

Ma che cos' è una microarea

  • La microarea e un'area con una metratura adeguata alla necessità d'allargamento futuro, dove ogni singola famiglia formata da genitori e figli dispone di uno spazio privato con delle abitazioni doc (anche auto costruite) attrezzate con tutti i servizi adeguati.
  • Le microaree non sono custodite, ma affidate alla responsabilità delle persone che la occupano, cosi come un qualsiasi appartamento concesso in affitto.
  • Le microaree per molti Sinti sono la soluzione abitative migliori perché non obbligano a rifiutare le proprie usanze, culture, tradizioni e lingue.
  • La microarea porta al miglioramento la vita del popolo Sinto senza denigrarla.
  • La microarea è il primo passo per aiutare il popolo Sinto a uscire dalla povertà ecc.

La Microarea è un area predisposta soltanto per una famiglia allargata, composta di genitori, figli e nipoti, dove nessun altra famiglia Sinta può introdursi, se non ché abbia un permesso speciale dalla famiglia stessa o dal sindaco, ma anche un area di sicurezza, e non solo per i Sinti ma anche per i vicini e gli enti locali, ma soprattutto è una area dove si può salvaguardare la propria Tradizione, la propria Cultura, l'Usanza e la propria Lingua madre, un area dove i diretti gestori sono proprio gli affittuari stessi pagando un normale equo canone d'affitto con spese di gestione ecc. senza che il comune abbia la necessità a dare in gestione ad enti, associazioni o cooperative private come un normale campo nomadi spendendo moltissimi soldi ogni anno, un area definitiva adeguata per il prossimo futuro (includendo le nascite e le perdite della famiglia ) attrezzata di fabbricati ( legno o muratura) con tutti gli servizi necessari a offrire un adeguato sistema abitativo, accessibile a tutti gli servizi come autobus, scuola, negozi ecc. sita in località lontana da fiumi, autostrade, depositi immondizie e dalla periferia delle città ecc. Nella fase di ricerca dei terreni e della progettazione delle microaree è fondamentale che siano coinvolte le famiglie Sinte interessate.

Da sottolineare che anche se attrezzate di servizi adeguati dove vivere a tempo indeterminato, la microarea non è una soluzione definitiva per tutte le famiglie Sinte, tante famiglie Sinte già da anni hanno deciso di acquistare delle aree di propria proprietà scegliendo dei terreni agricoli i cui costi sono più accessibili rispetto ai terreni edificabili per poter vivere con la propria famiglia allargata in un area di propria proprietà.

Queste tipo di abitazioni, la microarea è il terreno agricolo di proprietà, nasce soprattutto per far uscire dai enormi campi nomadi tutte quelle famiglie che non si conoscono fra di loro, famiglie sconosciute con origini, culture, tradizioni e lingue totalmente diverse, che varie volte porta il caos quasi totale tra i bambini, vivere tutti insieme, in un grande campo comporta ad avere amici di varie etnie, con dialetti e lingue completamente diverse dalle proprie, i bambini giocando fra di loro tutti i giorni, solo per capirsi e tante volte senza rendersene conto sono obbligati ad insegnare all'amico la propria lingua madre, arrivando in un punto dove non capiscono più quale e la loro vera madre lingua, ma il problema non colpisce solo i bambini, ma anche i stessi genitori che non riescono più a capire i propri figli, sentendo parole nuove devono farsi spiegare il significato della parola detta, perciò si sentono smarriti e traditi, perché consapevoli del pericolo che si sta creando, la loro madre lingua originale sta scomparendo e con essa la tradizione, la cultura, l'usanza e il loro modo di fare.

Grazie al vivere in un campo nomadi interculturale si sta perdendo tutti i principi fondamentali della propria famiglia.

Ma soprattutto la microarea e il terreno agricolo di proprietà e la prima opportunità abitativa per tutte quelle persone Sinte che stanno vivendo in una realtà incivile, che abitano con i propri famigliari, bambini, donne e anziani, in accampamenti di fortuna nati al momento senza nessun servizio come acqua, luce e servizi igienici, ma circondati da topi che scorrazzano a destra e a sinistra, rospi e insetti di ogni genere, aree siti in ogni appezzamento di terreno trovato libero, sui marciapiedi delle strade, vicinissimi ai fiumi, nelle campagne e boschi fitti, o in case diroccate e abbandonate, sotto i ponti e tante altre realtà che hanno già causato parecchie disgrazie.

L'abitazione migliore e veramente definitiva per i Sinti in Italia!!

l'abitazione migliore, concreta, definitiva per i sinti principalmente non l'appartamento in centro città come tante persone credono, anche se sembrerebbe di sì, non lo è, i motivi sono di varie nature, questo tipo di abitazione per i Sinti va benissimo ed e stabile fino a che i figli non crescono e si sposano avendo poi i propri figli, infatti tanti genitori che hanno scelto l'appartamento come abitazione, dopo la crescita dei propri figli e alla nascita dei nipoti, vorrebbero uscire per andare a vivere e invecchiare con i propri famigliari in una microarea.

Parecchie famiglie sono state obbligate a fare questa grandissima scelta, solo per poter avere un lavoro e una casa per la propria famiglia allargata, hanno scelto di nascondere, di ripudiare la propria etnia d'appartenenza, non per scelta, ma per sopravvivenza ben consapevoli di dover perdere la propria Tradizione, Cultura, Usanza e la propria Lingua madre, oggi i loro figli non capiscono e non parlano più la propria lingua, grazie al doversi integrare completamente ed essere obbligati a nascondere la propria etnia d'appartenenza, hanno completamente dimenticato i propri valori e principi tenuti in vita dai loro avi per millenni.

Ma mentre queste famiglie, obbligatoriamente hanno scelto di integrarsi completamente, altre famiglie che sono entrate spontaneamente nei appartamenti, hanno voluto perdere questi valori solo perché si vergognavano della propria etnia d'appartenenza, senza capire che era molto più vergognoso perdere e negare la propria etnia d'appartenenza.

Altre famiglie che vivono in appartamenti da moltissimi anni, sono riusciti a tenere e salvaguardare le proprie Tradizioni, Culture, Usanze e la propria lingua madre, si sono adeguate a vivere nei appartamenti, senza dover mai perdere le propri origini, sono riusciti a salvare principi e valori, grazie a dei vicini Gage che hanno capito la loro diversità di culture, tradizioni, usanze e modi di vivere e li hanno accettati rispettando i loro valori convivendoci e lasciandogli le origini.

Ma il come e dove vivere con la propria famiglia allargata o singola, deve essere una scelta propria e condivisa dalla propria famiglia, nessuna famiglia composta da esseri umani deve essere obbligato a dover scegliere di ripudiare la propria famiglia, le proprie tradizioni, culture, lingue e l'etnia d'appartenenza per ottenere un diritto che e di diritto di ogni persona umana e civile di questo mondo.

Perciò l'accesso all'appartamento, al terreno agricolo e alla microarea, deve essere una scelta libera senza essere condizionata, obbligata a accettare delle condizioni speciali.


Dopo avere valutato questi e altri problemi, abbiamo constatato che l'abitazione concreta, sicura e migliore per i Sinti, e quella dei terreni di propria proprietà. Questa soluzione è soprattutto per le famiglie Sinte perché il terreno di proprietà viene sentito come punto di riferimento stabile che si contrappone alla precarietà continua dei campi nomadi.

Nel terreno privato si può vivere con la propria famiglia allargata, potendo scegliere i propri vicini.

Fin ad ora per molte famiglie Sinte che hanno deciso di acquistare dei terreni come realtà di scelta abitativa, ha avuto molto successo, soprattutto perché ha dato la possibilità ad uscire completamente dalla realtà dei campi nomadi, di non essere più succube da altre persone e di dare una possibilità ai propri figli di avere un futuro migliore, dove potere permettere di frequentare tutte le scuole per quello che vorrà fare in futuro, senza doverle cambiare perché scacciati da varie città.

Per questo e altri motivi, tante famiglie Sinti ne stanno seguendo le orme, perché hanno capito che un terreno agricolo di propria proprietà e un futuro certo per i propri figli e nipoti.

Il terreno agricolo di propria proprietà e le microaree famigliari hanno la possibilità di salvaguardare i principi, i valori dei sinti togliendo tantissime famiglie dalla strada dandogli un tetto per coprire i propri figli, perciò bisogna coinvolgere e convincere il governo, la regione, la provincia e il comune ad abbandonare l'idea dei grandi campi nomadi ad adottare il concetto delle microaree e dei terreni privati, inserendo delle modifiche sulla legge dell'edilizia agevolata del Testo unico n. 380/2001, Solo così potremo finalmente arrivare alla fuoriuscita dalle situazioni di precarietà abitativa e eliminare gli accampamenti "obbligatoriamente" abusivi.

Federazione Rom e Sinti Insieme

 
Di Fabrizio (del 06/04/2012 @ 09:00:09, in casa, visitato 1513 volte)

Amnesty International Data di pubblicazione dell'appello: 02.04.2012 - Status dell'appello: aperto

Dal 19 marzo circa 1500 famiglie rom sono a rischio sgombero forzato dall'insediamento informale di Belvil, Belgrado, capitale delle Serbia. Le famiglie non sono state informate su dove saranno rialloggiate e potrebbero essere reinsediate in condizioni inadeguate o rimanere senza casa.

Lo sgombero dell'insediamento era stato precedentemente minacciato dalle autorità di Belgrado nel marzo 2010. Le autorità locali avevano affermato che la maggior parte dei residenti dell'insediamento di Belvil sarebbero stati sgomberati per far posto a strade di accesso ad un nuovo ponte sul fiume Sava. Non era stato predisposto alcun piano di reinsediamneto ne era stata avviata una consultazione con i residenti.

A seguito alla campagna di Amnesty International e delle organizzazioni locali per i diritti umani, lo sgombero era stato sospeso. Come risultato della pressione esercitata, la Banca Europea degli Investimenti (Bei), uno degli finanziatori del progetto del ponte di Sava, ha dichiarato che lo sgombero sarebbe dovuto avvenire in conformità con gli standard internazionali.

Nell'aprile 2011, le autorità cittadine, coadiuvate dalla Bei, convocarono una riunione con i residenti di Belvil che vivono lungo la strada di accesso (circa 100 famiglie) e promisero che lo sgombero sarebbe avvenuto nel rispetto degli standard internazionali sui diritti umani. Le autorità promisero che avrebbero elaborato un dettagliato piano d'azione per il reinsediamento in accordo con le persone coinvolte. Ai residenti sarebbero state assegnate delle case prefabbricate, considerate da Amnesty International un alloggio adeguato.

Tuttavia i residenti di Belvin non sono più stati contattati dalle autorità cittadine fino al 15 marzo 2012 quando gli è stato comunicato che sarebbero stati sgomberati al più presto.

Nonostante le assicurazioni da parte della Bei e delle autorità cittadine, il 16 marzo le autorità della città di Belgrado hanno distribuito la notifica di sgombero ai residenti di Belvil. Gli è stato chiesto di distruggere e lasciare le loro case, senza alcuna consultazione preventiva e senza ricevere alcuna informazione su possibili piani di reinsediamento.

Egregio Sindaco,

Sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione non governativa che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.

Sono molto preoccupato per il rischio di sgombero di 1500 famiglie rom a Belvil, un insediamento informale di Belgrado.

Il 16 marzo le autorità della città di Belgrado hanno distribuito la notifica di sgombero ai residenti di Belvil. Gli è stato chiesto di distruggere e lasciare le loro case, senza alcuna consultazione preventiva e senza ricevere alcuna informazione su possibili piani di reinsediamento.

Essendo la Serbia uno Stato parte dei trattati internazionali e regionali che vietano gli sgomberi forzati, Le chiedo di:

  • fermare lo sgombero delle famiglie rom che vivono a Belvil e altrove a Belgrado;
  • avviare una consultazione reale con tutte le persone interessate per trovare tutte le possibili alternative agli sgomberi;
  • fornire alle persone interessate un piano per il loro reinsediamento, compresa la fornitura di un alloggio adeguato;
  • assicurare che gli sgomberi siano eseguite come ultima risorsa e dopo che siano state prese tutte le tutele legali e le garanzie, compreso un reinsediamento completo e un piano di compensazione per tutte le persone interessate.

La ringrazio per l'attenzione.

Scarica l'appello in favore dei rom in Serbia (.pdf 14.21 KB)

 
Di Fabrizio (del 10/04/2012 @ 09:20:46, in casa, visitato 1512 volte)

OPERA NOMADI DI REGGIO CALABRIA - COMUNICATO STAMPA

Il razzismo contro i rom continua ad essere esercitato nel territorio della nostra provincia per ostacolare l'inserimento abitativo di questi cittadini e quindi il superamento dei ghetti.

Nell'ambito dell'operazione di equa dislocazione delle famiglie rom, pochi giorni fa, il Sindaco del Comune di Melito Porto Salvo ha assegnato un alloggio popolare ad una famiglia rom che abita in una baracca con una bambina affetta da una grave malattia congenita. Ma prima che il Comune potesse consegnare l'alloggio l'immobile è stato occupato abusivamente da un'altra famiglia melitese per impedire l'insediarsi dei rom.

Il sindaco di Melito Porto Salvo è intervenuto tempestivamente sfrattando gli occupanti, ma questi hanno cominciato a protestare contro la famiglia rom e contro l'Amministrazione comunale dichiarando che non intendono accettare dei rom nel loro quartiere. Questa famiglia, che dopo tanti anni è riuscita ad avere un alloggio adeguato dove poter curare la figlia, ora si trova a dover affrontare il rifiuto di questi concittadini con la preoccupazione per quanto potrebbe accadere.

Purtroppo queste azioni razziste sono un copione che si ripete ormai da anni. Altre occupazione abusive di alloggi destinati alle famiglie rom si sono verificate nei mesi passati nel comune di Gioia Tauro e qualche anno fa anche a Reggio Calabria è avvenuta la stessa cosa in concomitanza con l'operazione di equa dislocazione. Nella stessa città di Melito Porto Salvo, pochi anni fa, sei alloggi destinati alle famiglie rom sono stati incendiati. Queste azioni sono state contrastate adeguatamente sia dalle Amministrazioni comunali che dalle stesse famiglie rom e dall'Opera Nomadi e quindi anche se hanno rallentato i progetti di inserimento abitativo non hanno impedito che si raggiungessero dei risultati. Tuttavia è mancata una condanna di queste azioni da parte della comunità civile nel suo complesso. E' chiaro che queste azioni di discriminazione non sono casi isolati, come spesso si vuole lasciare intendere, ma sono l'espressione di un pensiero diffuso nella nostra società secondo il quale i rom sono dei cittadini “inferiori” che non possono vivere insieme alle altre persone. Questo è il motivo della mancata condanna. Nonostante da anni abbiamo recepito le leggi europee contro il razzismo, abbiamo un Ufficio Nazionale contro il Razzismo che dipende dal Governo nazionale, vengono realizzate continue iniziative di contrasto alla discriminazione e dal 28 febbraio 2012 l'Italia ha una strategia nazionale per l'inclusione delle comunità rom che prevede il superamento dei ghetti, in alcuni comuni ( Cosenza, Roma, ecc..) si progettano ancora campi ghetto e si continuano a realizzare azioni razziste.

Qualcosa non ha funzionato. A differenza di quello che si dice nei dibattiti e sui media il razzismo fa parte integrante della nostra cultura locale e nazionale. La nostra cultura, come tutte le culture occidentali, contiene come suoi elementi interni sia il razzismo che l'antirazzismo. Pertanto il razzismo si potrà combattere adeguatamente solo dopo che avremmo ammesso la sua esistenza effettiva nella nostra cultura, e quindi non più come elemento estraneo che sporadicamente interessa la nostra società ( Bauman Z., Modernità e Olocausto, 1992) ma quale elemento costituente che va estirpato lavorando dall'interno.

Nonostante il limite esistente nella strategia di lotta al razzismo, nella provincia di Reggio Calabria dei risultati sono stati raggiunti. Negli ultimi 10 anni attraverso il progetto di equa dislocazione circa 20 famiglie rom sono state inserite nel tessuto urbano del comune di Melito Porto Salvo ed oggi abitano civilmente accanto alle famiglie non- rom. Nello stesso periodo, nel comune di Reggio Calabria, circa 102 famiglie sono state inserite in 80 condomini diversi che si trovano su tutto il territorio comunale da Gallico a Pellaro. Anche questi rom di Reggio Calabria vivono bene accanto alle famiglie non rom. Questo ci fa capire che l'opposizione che quasi sempre caratterizza il primo momento dell'inserimento nel quartiere è condizionato dal pensiero razzista comune, ma viene superata gradualmente con il contatto personale e diretto tra rom e non-rom (Teoria del contatto di G. Hallport). Queste 122 famiglie vivono bene con i loro vicini di casa i quali hanno finalmente capito che i rom sono persone come loro, che gli stereotipi negativi diffusi non corrispondo alla realtà e che con loro ci si può vivere assieme nello stesso condominio. Il progetto di equa dislocazione realizzato nei due comuni attraverso la collaborazione tra Amministrazioni comunali, Opera Nomadi e famiglie rom ha quindi permesso a ben 122 famiglie di uscire dai ghetti e di inserirsi nella società. Da pochi mesi anche il comune di Gioia Tauro ha avviato il progetto di equa dislocazione per le famiglie rom e ha già dislocato la prima famiglia.

Alla luce della buona esperienza realizzata a Melito Porto Salvo l'Opera Nomadi prega la comunità del luogo, la Chiesa, le associazioni del terzo settore, i candidati a sindaco e tutta la società civile, da sempre molto sensibile verso i problemi sociali, a prendere una posizione su questo caso di non accoglienza per far capire alle persone che si ostinano a non accettare i rom che bisogna abbandonare i pregiudizi perché i rom sono persone come loro e che respingerli significa respingere se stessi.

Reggio Calabria, 7 aprile 2012
Opera Nomadi di Reggio Calabria
Il presidente Antonino Giacomo Marino

 

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