Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 03/06/2007 @ 09:22:58, in Italia, visitato 1587 volte)
Ricevo da Maurizio Pagani
Ad un anno c.ca dall’elezione del nuovo Sindaco di Milano e ad una settimana
appena dalla vittoria del centro destra in molti dei Comuni del Nord, il tema
della presenza dei “Rom” continua a tenere banco sui giornali e nei commenti di
chi, durante le elezioni, si è sbilanciato in promesse di ogni genere circa la
loro possibile “cacciata” in caso di vittoria del proprio schieramento.
Come stiano in realtà le cose, non da un anno a questa parte, ma ormai da oltre
un decennio, da quando cioè una salda coalizione di centro destra governa la
città, o come questa problematica sia stata gestita dal Governatore Formigoni in
Regione, ormai al suo terzo mandato, è sotto gli occhi di tutti, o almeno lo
sono gli effetti prodotti, in buona misura disastrosi.
Pur continuando a rappresentare una piccola minoranza di persone, c.ca 5.000 a
Milano, forse 10.000 o poco più in tutta la Provincia, e nonostante moltissime
delle comunità rom e sinte siano composte da cittadini italiani, cioè non
distinguibili né discriminabili di fronte alla legge per la loro appartenenza
“etnica”, il tema, come si diceva, suscita scalpore e tensioni, su un fronte
politico e sull’altro, per l’impossibilità di piegarlo ad una semplice
risoluzione. Quella di “cacciarli”.
Certamente non ha giovato l’intervento del Ministro degli Interni Amato che ha
offerto un pacchetto di misure per aumentare la sicurezza nelle aree
metropolitane, indicando proprio i Rom come uno dei principali problemi di
ordine pubblico da affrontare.
O ancora, nel cortile di casa, il commento del Sindaco di Sesto, Oldrini (DS),
uno tra i pochi rieletti al primo turno nel centro sinistra, che ha rivendicato
con orgoglio gli interventi di sgombero dei Rom da quel territorio.
Ma che dire di Veltroni a Roma e della sua idea, quasi impronunciabile per
quanto inverosimile, di realizzare 4 nuovi campi nomadi, spostando alcune
migliaia di rom dal centro urbano alla desolazione del raccordo anulare?
Mi ha colpito, tra le tante o poche manifestazioni di dissenso, quella di alcuni
cittadini ebrei romani che hanno rivendicato la propria posizione contraria a
questo progetto che sarà finanziato dal Governo, rievocando il proprio passato
“storico” carico di discriminazioni e sofferenze.
A quando un analogo gesto di solidarietà da parte della comunità ebraica
milanese?
Maggiore fortuna sembrano viceversa aver riportato quelle forze politiche (Lega
Nord e AN in testa, ma non è certamente da meno Forza Italia) da sempre ostili
ad ogni misura di buon governo del territorio, che fino a prova contraria ha
sempre favorito una migliore convivenza tra le comunità locali e quelle rom
anziché peggiorarla.
Ma i cittadini, o almeno la maggioranza di quelli che vanno a votare, sembrano
pensarla allo stesso modo.
A Rho, comune dove il centro sinistra si è a lungo arenato sulla questione del
“campo nomadi”, realizzandolo un mese prima della elezioni (…) e perdendole, tra
i nuovi venuti c’è chi ha trovato il modo di dire: “adesso cacciamoli” ( e
ridaglie), ma poi ha aggiunto: “e già che ci siamo, cacciamo anche tutti quei
ragazzini (54) che frequentano le scuola materna, elementare e media.
Compagni di banco dei loro figli.
Per usare un linguaggio a me inusuale, si potrebbe dire che la “parabola”
avviata con indubbia efficacia manageriale attraverso il sodalizio Moratti –
Moioli / Don Colmegna – Casa della Carità un anno fa a Milano, è giunta ad una
svolta e ha fatto scuola (loro lo chiamano Patto, modello ecc.).
Alla costruzione dell’immagine del “Rom”, un po’ straccione e un po’ accattone,
da associare prontamente a quella del deviante da redimere e reprimere, si
aggiunge ora, con il concorso morale e politico di chi dovrebbe costituire sulla
carta un’alternativa politica e culturale, il centro sinistra, quella del
“fastidio” da cui liberarsi prima possibile, meglio se in prossimità delle
elezioni o per decreto.
Ma chi può contestare tutto ciò, visto anche l’inopinabile appoggio al “pensiero
unico”offerto dagli organi di stampa?
Maurizio Pagani - Vicepresidente Opera Nomadi Milano
Di Fabrizio (del 04/06/2007 @ 10:44:00, in Italia, visitato 2397 volte)
Ciao,
Mi chiamo Vittoria, sono tedesca, ma vivo da diversi anni a Verona che ormai
considero la mia città. Purtroppo ho visto questo articolo oggi sull'Arena, il
quotidiano di Verona, dove hanno appena eletto un sindaco leghista (Tosi).
Con molta preoccupazione vi segnalo questo articolo, in particolare la parte
dove Tosi dice che l'etnia Rom ormai è destinata a finire. (Tosi è già stato
processato per istigazione all'odio razziale in precedenza)
Vittoria.
Il primo cittadino con una troupe di «Ballarò» nei due luoghi simbolo
delle sue campagne: ex Cartiere e campo nomadi
Il sindaco: fine dell’esperimento Rom
«Integrazione fallita per scelta loro, degrado, criminalità: Boscomantico
chiuderà presto»
Tosi ricorda che «lo spaccio alle ex Cartiere non è competenza del Comune ma
delle forze dell’ordine»
di Giampaolo Chavan
Un sopralluogo con la troupe di Ballarò, il programma di Raitre in onda tutti i
martedì, alle ex Cartiere e nel campo Rom di Boscomantico.
L’occasione per ribadire i punti cardine da realizzare a stretto giro di posta
del programma elettorale della Casa delle libertà. E così arriva la conferma dal
primo cittadino: il campo rom di Boscomantico chiuderà molto presto. Il nuovo
sindaco lo dice a pochi passi dall’ingresso della ventina di prefabbricati dove
vivono 200 nomadi di cui almeno la metà sono bimbi che frequentano asili e
scuole vicine.
«Il programma prevede la cessazione di questo esperimento di integrazione
fallito» afferma Tosi. E aggiunge, a poca distanza dall’ingresso del campo
mentre il giornalista della trasmissione Rai intervista i Rom: «Questo
esperimento ha portato solo degrado e criminalità con episodi clamorosi come
l’operazione Gagio con i Rom che vendevano i figli ai pedofili. I Rom sono stati
coinvolti in tutti i reati possibili e immaginabili e sono stati mantenuti
dall’ex amministrazione comunale».
A portare alla chiusura del campo anche il fatto che «qui a Boscomantico non c’è
un cittadino italiano perchè sono tutti romeni entrati per lo più in modo
clandestino sul nostro territorio». A deludere il neosindaco l’esito di questa
esperienza, voluta dall’amministrazione Zanotto: «Qui non c’è integrazione, ai
semafori c’è la situazione di prima, il livello di degrado e criminalità è
rimasto uguale. È stata la Procura veronese a definirlo una fucina di
criminalità». Tanto più che l’etnia Rom, a parere del sindaco Flavio Tosi,
sembra avere un futuro già segnato: «Ho una sentenza della Procura (forse
intendeva il tribunale, ndr) del 1995 che condanna i nomadi. La motivazione
sostiene che è abitudine per loro utilizzare i figli per compiere reati e per
raccogliere l’elemosina. Li costringono in questo senso e i figli una volta che
diventeranno grandi non potranno fare altro che reinserirsi nello stesso
meccanismo». La morale, a parere di Tosi, è una sola: «Questo è un meccanismo
che porta alla non integrazione per scelta di questo tipo di comunità, e si vede
da questo tipo di modo di vivere (e rivolge lo sguardo al campo rom ndr).
Quindi, se non c’è volontà di integrazione di chi arriva nel nostro territorio,
non vedo perchè la nostra amministrazione deve ospitare e mantenere chi non si
vuole integrare». Porte aperte, invece, «a chi si vuole integrare e vuole
rispettare le leggi».
La solidarietà della nuova giunta Tosi è già tracciata: «C’è un fatto di equità
perchè i Rom sono cittadini romeni e io so che il Comune ha anche una povertà
tutta veronese (anziani e giovani coppie con difficoltà economiche) e
l’amministrazione dovrebbe iniziare a rivolgere la propria attenzione verso le
nostre fasce deboli».
La troupe del conduttore Giovanni Floris si era recata poco prima anche alle ex
Cartiere. «Con la proprietà è doveroso da parte dell’amministrazione comunale
incontrarsi e approvare un progetto il prima possibile» afferma Tosi. È
fondamentale dare un’indicazione a chi è titolare di quell’area a Basso Acquar:
«La proprietà potrà procedere alla demolizione e smaltimento delle ex Cartiere
solo quando saprà che il Comune gli dà le garanzie precise su quello che potrà
fare».
Il problema è l’investimento che non può essere fatto per milioni di euro,
«tanto costano la demolizione e lo smaltimento senza avere garanzie sui
progetti». Poi parte un’altra stoccata all’amministrazione Zanotto: «Per più di
due anni non ha fatto nulla se non una delibera durante la campagna elettorale».
Nel frattempo, le ex Cartiere rimangono il luogo prediletto per gli spacciatori:
«Prima dell’accordo con la proprietà non puoi fare nient’altro. Lo spaccio nelle
cartiere? Non è competenza del Comune, è competenza eventualmente delle forze
dell’ordine. Dico eventualmente perchè, in realtà, le ex Cartiere rimangono
terra di nessuno per il tipo di area, per la possibilità di accesso
incontrollato e così sarà finchè non viene rasa al suolo e bonificata».
Di Fabrizio (del 06/06/2007 @ 10:07:41, in Italia, visitato 1978 volte)
Mi sono arrivate quasi assieme: l'annuncio di un convegno ed una sua
lettura critica da parte di Maurizio Pagani - vicepresidente Opera Nomadi Milano
La Fondazione ISMU organizza il 13 Giugno 2007 presso il
Centro Congressi della Fondazione Cariplo in via Romagnosi 6,
Milano Ore 10.30 – 13.30 Il Seminario su
"Insediamenti Rom/Sinti e popolazioni maggioritarie: i rapporti possibili"
PROGRAMMA PROVVISORIO
10.00 WELCOME COFFE E REGISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI
10.30-12.30 Introduce e modera: Maurizio Ambrosini, Università degli
Studi di Milano
Intervengono:
Don Virginio Colmegna, Casa della Carità
Mariolina Moioli, Assessore Famiglia, Scuola e Politiche Sociali, Comune
di Milano
Renato Saccone, Prefettura di Milano
Antonio Tosi, Politecnico di Milano
Carlo Berini, Istituto di Cultura Sinta, Mantova
12.30 – 13.30 Dibattito
Conclude Vincenzo Cesareo Fondazione ISMU
Si ringrazia la Fondazione Cariplo per la concessione del Centro Congressi
A proposito del seminario promosso dall'ISMU vorrei proporvi alcune brevi
riflessioni.
Come alcuni di voi già sapranno, la ricerca, a cui abbiamo partecipato anche noi
come Opera Nomadi, è stata presentata in Regione c.ca 2 mesi fa sollevando
alcune questioni che sono rimaste senza risposta (in particolare le analisi
riferite all'abitare e alle politiche di accoglienza).
Nel frattempo, tutto è continuato come se nulla fu desse, da una parte il
binomio Moioli (Moratti) - don Colmegna, con la messa a regime del "Patto di
legalità e solidarietà" in via Triboniano e l'enfasi posta sulle politiche
emergenziali, dall'altro una pletora di persone (soprattutto le comunità rom e
sinte) e di associazioni ridotte a sudditi storditi e silenti.
Giova forse ricordare che non più di 3 settimane orsono, alcune delle persone in
indirizzo si recarono con Basilio Rizzo dal Prefetto per contestare non solo il
metodo autoritario ed escludente del nuovo corso milanese ma anche e soprattutto
i risultati deludenti che fino ad oggi ha raccolto (con buona pace di chi ancora
non se ne è accorto). In quella sede si preferì infatti discettare più di
pragmatismo che di principi ed etica (perchè ad esempio non contestare
apertamente un "Patto" che sancisce una evidente differenza di trattamento tra i
cittadini? o ancora l'espulsione dei 24 Rom dal Ceas di P.co Lambro in assenza
assoluta di regole di garanzia?). Parlammo quindi di quello che non viene fatto
dall'Amministrazione Comunale nell'ambito scolastico e sociale, dell'abbandono
delle aspettative di chi abita nei campi, della rinuncia a sostenere le
esperienze di lavoro delle cooperative rom che operano sul territorio ecc.
Permettetemi quindi di avanzare dei cattivi pensieri in merito all'impostazione
dei lavori. Mi domando infatti perchè da essi siano stati esclusi gli
interlocutori (molti) che operano da decenni in questa ambito a Milano? Non
dubito certo delle capacità dialettiche dei curatori della ricerca a cui rinnovo
la mia stima, o di Carlo Berini dell'Istituto di Cultura Sinta ( e Opera Nomadi
di Mantova) noto per il suo forte temperamento, ma non posso altresì che
considerare negativamente l'eccesso di zelo (interessato?) che gli ambiti
accademici, così come la stampa locale, mantiene deferente da tempo di fronte ai
politici di turno.
A chi giova tutto ciò?
Maurizio Pagani - vicepresidente Opera Nomadi Milano
Di Fabrizio (del 13/06/2007 @ 10:16:59, in Italia, visitato 1547 volte)
Questa mattina un nuovo sgombero di persone è stato portato a termine a Milano. Un centinaio di persone, in maggioranza rom rumeni emigrati a inizio anno dai dintorni di Craiova, sono stati allontanati dalle Forze dell’Ordine dall’area dell’ex autoparco del demanio comunale di viale Toscana. Come per lo sgombero del dicembre scorso, richiesto allora dal costruttore Ligresti e da cui ha avuto origine la vicenda del Comune di Opera (con il noto incendio delle tende allestite dalla protezione civile provinciale da parte di cittadini e politici locali), non è ben chiaro se l’area in questione sia stata acquisita da un privato e che destinazione edilizia avrà in futuro. Ancora una volta però di fronte agli interessi speculativi all’insegna di inesorabili colate di cemento che soffocano questa città, le persone non hanno alcun valore. Di certo rimane uno sgombero avvenuto con un preavviso di sole poche ore e senza alcuna alternativa per gli occupanti. Settanta, cento persone, tra cui molti bambini piccoli, neonati e 5 donne in stato di gravidanza, si sono così riversate con i propri poveri averi nel vicino Parco Ravizza, a pochi passi dal centro della città. E lì sono rimasti.
Di Fabrizio (del 14/06/2007 @ 10:04:15, in Italia, visitato 1597 volte)
COMUNICATO STAMPA
Un altro sgombero all’insegna dell’inciviltà: ieri all’ex autoparco di via
Toscana una settantina di rom romeni sono stati sgomberati e poiché non hanno
accettato la proposta dell’assessorato alle politiche sociali sono stati
abbandonati in mezzo alla strada. Donne incinte – anche all’ ottavo mese -
bambini – anche lattanti – si sono rifugiati sui prati del parco Ravizza.
Sollecitati dalla Rete Nopattodilegalità gli assessorati alle politiche sociali
di Comune e Provincia, la Prefettura si sono trincerati dietro il rifiuto
dei rom di dividere le famiglie, donne e bambini da una parte, gli uomini al
loro destino.
Così nessuno ha fatto nulla. Queste persone sarebbero rimaste con i loro figlie
e le loro cose ammassate in sacchi di plastica sotto il temporale che ha colpito
Milano se nella notte non avessero cercato un rifugio provvisorio in uno dei
tanti stabili abbandonati a se stessi in questa città: una scuola alla Comasina.
Ma tutto non finisce qua, altri sgomberi sono annunciati: a Chiaravalle, a
Legnano altre centinaia di uomini, donne e bambini verranno sbattuti fuori dalle
loro baracche, gli uomini perderanno il loro lavoro, del loro destino nessuno si
cura. Eppure queste persone fanno parte da anni della nostra comunità e da
gennaio sono, come noi, cittadini della Comunità europea.
Eppure le soluzioni ci sono: ragionare sul superamento della logica dei campi,
affrontare le esigenze abitative anche di chi è diverso da noi, anche trovando
soluzione temporanee che non espongano esseri umani a condizioni umilianti e
degradate.
Questa responsabilità tocca alle istituzioni, alle amministrazioni che non
possono semplicemente chiudere gli occhi di fronte a un problema che non si
risolve così.
Per prima cosa noi chiediamo l’istituzione immediata di un tavolo permanente con
tutti i soggetti istituzionali e con tutte le associazioni che operano nel
sociale perché insieme, e non contro, questi nostri concittadini si trovino
soluzioni che partano dal principio di uguaglianza dei diritti come dei doveri e
con lo stesso rispetto, con la stessa dignità che chiediamo per noi stessi.
Rete Nopattodilegalità, Lista Uniti con Dario Fo per Milano, NAGA, Opera
Nomadi, Aven Amenza, Festa dei popoli di Opera
Di Fabrizio (del 18/06/2007 @ 10:23:45, in Italia, visitato 1959 volte)
Dijana Pavlovic: "Il prefetto di Milano rispetti la sua promessa e adesso convochi le varie comunità" "Il prefetto dica se quello degli sgomberi forzati dei rom è il nuovo corso che intende assumere da plenipotenziario sulla sicurezza. Oppure ci riceva e mantenga la promessa che ci aveva fatto solo un mese fa». HANNO IN CORPO poche ore di sonno, ma nelle parole la rabbia per un atteggiamento che non ritengono risolutore del problema “nomadi”. Gli attivisti della Rete “No patto di legalità” alzano la voce contro una politica di gestione dei rom che sembra loro più un’operazione estetica che di sostanza. «Solo un mese fa avevamo portato al prefetto Lombardi le nostre proposte - afferma Dijana Pavlovic portavoce della Rete - Da lui avevamo ottenuto garanzie che non ci sarebbero stati nuovi sgomberi. E invece siamo già al nono, con situazioni di disagio sociale che aumentano. Gli abbiamo scritto di nuovo per chiedere un incontro. La stessa cosa abbiamo fatto con l’assessore alle Politiche sociali, Mariolina Moioli, da cui non abbiamo ottenuto risposta». Dijana Pavlovic e i suoi chiedono un tavolo permanente a cui partecipino tutte le associazioni di aiuto, oltre ai rom stessi. «Finora le istituzioni hanno interpellato solo don Colmegna, ma è evidente che devono essere coinvolti più soggetti», continua. “ Il blitz a Legnano era scattato di buon mattino quando decine di vigili, poliziotti e carabinieri sono arrivati nel rione San Paolo e nei boschetti che lo circondano, per uno sgombero senza precedenti. Sei campi nomadi abusivi smantellati tutti in una volta, dai quali sono state allontanate circa 200 persone, tutte di etnia rom. Sfollati che subito dopo si sono recati in massa in piazza San Magno, dove ha sede il Municipio, occupando gli spazi pubblici e dando vita ad un sit-in durato sino a metà pomeriggio. Fino a a quando il nuovo sindaco Lorenzo Vitali appena insediatosi alla guida di una giunta di centrodestra, ha accettato di ricevere una loro delegazione accompagnata da un mediatore culturale. Pretendevano campi nomadi attrezzati e aree dove poter rimettere in piedi le loro baracche demolite dalle ruspe; in realtà hanno soltanto ottenuto la disponibilità del Comune a farsi carico della spesa dei pullman per rimandare a casa, nel loro Paese, tutti gli sfollati. Disponibilità alla fine rispedita al mittente dagli stranieri, che alla spicciolata si sono ripresi i loro bambini e le poche masserizie che avevano con loro per spostarsi poco distante, alla periferia di Legnano, dove già in serata hanno ricominciato a mettere in piedi altri accampamenti abusivi, con tende e baracche di fortuna.” Nello sgombero di venerdì scorso a Legnano era stata la stessa Rete a chiedere un incontro al sindaco del centrodestra Lorenzo Vitali, fresco d’elezione. «Abbiamo dato disponibilità totale a dividere i cento rom in piccoli gruppi e a istituire un’autogestione interna da parte dei capi della comunità - dice Pavlovic - Ma il sindaco ci ha risposto che il Comune poteva farsi carico solo di venti persone, da ospitare in container ancora oggi privi di allacciamento ad acqua ed elettricità. Infine ci ha detto che dopo le parole di Penati sulla moratoria per gli ingressi da Romania e Bulgaria, il quadro generale è cambiato e la linea dura resta l’unica da perseguire». Una nuova settimana, insomma, è in arrivo. E la guardia resta alta.
Di Fabrizio (del 19/06/2007 @ 22:21:20, in Italia, visitato 2092 volte)
COMUNICATO STAMPA: Il numero chiuso è illegale
La mozione votata a maggioranza “bipartisan” dal Consiglio Comunale di Milano riunitosi lunedì 18 giugno, in merito alla presenza delle “comunità di rom rumeni nel Quartiere di Chiaravalle” è, nella parte che prevede l’istituzione di un “numero chiuso”, un atto illegale ed illegittimo, contrario ai dettami costituzionali e alla legislazione nazionale e internazionale vigente e sottoscritta dal nostro Governo nei trattati di adesione all’Unione Europea. Di fronte alla legge infatti non esiste “un’entità rom o zingara” che possa essere discriminata o sottoposta ad un trattamento differenziale ma, solo cittadini che hanno pari diritti e dignità. La canea che in queste settimane sta montando a Milano in merito ad una presunta invasione di Rom (c.ca 5 mila su una popolazione di 1 milione e trecentomila abitanti), trova un’inedita alleanza tra il centro destra che governa la città e i partiti dell’Ulivo all’opposizione, ma mette in evidenza il pieno fallimento delle politiche fin qui seguite. Infatti, la “questione rom” affrontata solo attraverso provvedimenti emergenziali discutibili (come la realizzazione di un grande campo destinato ad accogliere 700 persone e l’imposizione ai suoi ospiti di un Patto di Legalità dai contenuti discriminatori ma dalle ricadute pratiche inconsistenti) è risultata inefficace e sbagliata, mantenendo irrisolta la questione abitativa più generale e riproponendo, come nel passato, la logica degli sgomberi selvaggi per cercare di placare l’esasperazione dell’opinione pubblica. Chiediamo quindi l’immediato ritiro di un atto palesemente illegittimo e l’apertura di un tavolo di reale confronto tra istituzioni, cittadini e associazioni che aiutino a superare “l’emergenza democratica” venutasi a creare a Milano. Il Vicepresidente Maurizio Pagani
COMUNICATO STAMPA Una pagina nera per Milano: prove di maggioranze variabili? Ieri la Milano solidale ha subito una sconfitta. Chi l'amministra da oltre 15 anni, non essendo in grado di governare, ha preferito cavalcare la paura e l'insicurezza dei cittadini, approfittando del salvagente lanciato da una parte dell'opposizione: nessuna politica inclusiva, nessun progetto oltre ad un piano di sgomberi, ruspe e cancellate che altro non fanno che spostare più in là il problema. Ma quello che è più grave è che l'Ulivo per il Partito Democratico abbia scelto di seguire questa strada (un puro incidente di percorso o un progetto più preoccupante? ) adottando così lo stesso linguaggio della destra, come sgomberi innanzitutto, tolleranza zero, numero chiuso, questione d'ordine pubblico! Se davvero pensiamo alla stato di abbandono in cui è lasciata la città , una opposizione responsabile dovrebbe battersi per individuare le vere responsabilità e per politiche che coniughino la solidarietà e l'accoglienza con il rispetto della legalità e la lotta al degrado. Di fronte ad una scelta che aveva il solo obiettivo di compiacere l'opinione pubblica senza risolvere alcun problema, e col solo risultato di spaccare l'Unione, noi non abbiamo partecipato al voto, in completo dissenso con un ordine del giorno inaccettabile e discriminante, anche alla luce degli emendamenti peggiorativi approvati in aula. Milli Bossi Moratti (Lista Ferrante) Giuseppe Landonio (Gruppo Misto - Sinistra Democratica) Vladimiro Merlin (PRC) Patrizia Quartieri (indipendente PRC) Basilio Rizzo (Lista Uniti per Dario Fo) Milano, 19.6.2007
COMUNICATO – PENATI E LA SICUREZZA “Le politiche della sicurezza e dell’integrazione non sono né di destra né di sinistra”: parola di Filippo Penati. Nulla di più sbagliato. In materia di politiche per gli stranieri e della “sicurezza” si possono dire e fare cose molto diverse. E quanto ha detto e proposto il Presidente Penati in questi giorni è indubbiamente frutto della subordinazione ad una cultura di destra. Cultura che vuole vedere come causa del disagio sociale nelle metropoli prima di tutto la “criminalità non nazionale” e una presenza “non sostenibile” di cittadini provenienti da Romania e Bulgaria. Dopo aver annunciato l’invasione di oltre 30mila rumeni in pochi mesi, oggi i De Corato di turno annunciano che “a Milano dallo scorso gennaio ne sono arrivati ben mille”, un numero che francamente non può essere bollato come “fenomeno ingovernabile” . E di fronte a un fenomeno che si ritiene (in modo irresponsabile) ingovernabile, di fronte a un’inesistente “invasione” le uniche soluzioni, lo conferma la mozione bipartisan approvata dal Consiglio comunale, sono quelle basate sugli sgomberi e sui “numeri chiusi”. Altro che “buonismo di derivazione sessantottina” (che certamente non è mai stato al governo di Milano…): in realtà sono state proprio le “non-politiche” sicuritarie che non hanno voluto affrontare la realtà dell’immigrazione straniera – in particolare di Rom e Sinti – a produrre i campi, i ghetti, la non-integrazione. Quando mai sono state pensate e praticate altre scelte a Milano? Nelle province italiane in cui dei tentativi sono stati fatti i risultati si sono ottenuti, con una migliore qualità della vita per tutti: Rom, Sinti e italiani. Proseguire con queste politiche non è certamente una scelta “di sinistra”, ma nemmeno troppo intelligente: infatti nessuna legge e nessuna politica di chiusura è mai riuscita a fermare le donne e gli uomini che provengono dai disastri politico-sociali dei loro paesi. L’unico risultato ottenuto da queste politiche è sempre stata la creazione di clandestinità ed esclusione sociale. Rifondazione Comunista e la sinistra cosiddetta “radicale” hanno commesso un grave errore nella riunione della Giunta provinciale pensando che la proposta di un “fondo per la sicurezza” potesse essere accompagnata da una “riduzione del danno” con la previsione di un finanziamento anche per politiche sociali (peraltro indefinite). In questo modo è stata comunque confermata l’idea che le politche per gli stranieri debbano comunque partire dalla “sicurezza”. Oggi si deve invece provare davvero a essere radicalmente alternativi, rifiutando questi deleteri “patti per la sicurezza” – vere e proprie “leggi speciali” per stranieri, che istituiscono altri “commissari straordinari” , utilizzando risorse preziose ai soli fini repressivi - rilanciando invece una politica di riconoscimento di diritti, di rilancio di politiche abitative sociali (a partire da una prima accoglienza assolutamente inesistente a Milano, per i Rom come per rifugiati e profughi), di sperimentazione di una nuova vitalità culturale e sociale delle periferie delle metropoli: a queste politiche devono essere indirizzate le risorse degli enti locali. E questo deve accompagnarsi ad un deciso e intransigente contrasto alle campagne razziste messe in campo da forze come la Lega Nord o i vari gruppi neo-nazisti (cominciando dalle ronde padane sui bus o nei vari territori) e ai continui sgomberi dei Rom: sgomberi che vantano il “ripristino della legalità”, mentre riproducono solamente sofferenza e nuovi ghetti. E non riproducono in altri luoghi le stesse condizioni di degrado e disagio sociale. Questa radicalità si deve affermare sul piano dei programmi politico-amministra tivi - rilanciando scelte che avevano portato alla vittoria del centrosinistra alla Provincia nel 2004 – ma soprattutto nel lavoro politico quotidiano nella metropoli e nella società, valorizzando l’esperienza solidale di quelle/quei giovani e di quelle associazioni che provano a costruire giorno per giorno le condizioni per la convivenza sociale. Esperienze che le parole di Penati e decisioni come quella di lunedì scorso rendono decisamente più difficili. Piero Maestri – Consigliere Provinciale Prc
Di Fabrizio (del 20/06/2007 @ 10:17:43, in Italia, visitato 2281 volte)
Minori. Una ricerca sui suicidi in carcere per prevenirli 15 giugno 2007 (DIRE) Roma, 15 giu. - "Il suicidio e gli atti autolesivi nei carceri minorili (un tasso 10 volte superiore a quello degli uomini liberi) rappresentano un fenomeno diffuso, doloroso e destabilizzante sia per la popolazione carceraria, sia per la società civile". Con questa consapevolezza è stata presentata oggi, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, una ricerca sul suicidio nel carcere minorile, prendendo a riferimento i ragazzi transitati negli ultimi anni nell'istituto penale minorile di Roma "Casal del Marmo". La ricerca è stata finanziata dall'ufficio del Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Roma (con il contributo dell'assessorato alle Politiche sociali della Regione Lazio e dell'università la Sapienza di Roma). Ed è stato proprio il Garante, Gianfranco Spadaccia, ad illustrarne i risultati: "Il campione, selezionato tra il 2006 e il 2007, è stato composto da 77 soggetti, dei quali 55 maschi (71,4%) e 22 femmine (28,6%). L'età dei detenuti variava da 14 a 18 anni, con una prevalenza di soggetti intorno ai 17 anni. Le etnie più rappresentate sono gli zingari dell'ex Jugoslavia (19,5%), italiani (20,8%) rumeni (31,2%) e zingari rumeni (26%). Nel confronto con lo stesso periodo dell'anno precedente - prosegue Spadaccia - emerge un incremento del 60% delle prese in carico di Rom della ex Jugoslavia e un incremento del 50% di nomadi rumeni". Spadaccia afferma poi che "ogni anno fra gli adulti detenuti si registra un tasso di suicidi che è dieci volte superiore alla percentuale della 'societa' del liberi'. Sono il frutto del disagio mentale, della separazione dai propri affetti, ma soprattutto della disperazione. Ciò che è drammatico e doloroso per gli adulti, è tuttavia inaccettabile per i minori". Il sindaco Walter Veltroni ha inviato una lettera ai relatori, con il quale ha ringraziato tutti coloro che hanno preso parte al progetto, perché "condividere i bisogni dei ragazzi più emarginati, le loro sofferenze, le loro storie dolorose, capire quali sono gli eventi maggiormente stressanti per un adolescente all'interno della struttura carceraria e favorire, quindi, le eventuali misure preventive e gli interventi terapeutici è un compito arduo e faticoso", ha scritto il sindaco. Anche l'assessore capitolino Dante Pomponi, delegato per i rapporti con il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, ha inviato una lettera con cui afferma che la ricerca può "costituire l'apripista per un lavoro di costante monitoraggio sul comportamento pericolosamente incline al suicidio che spesso si riscontra negli istituti per i minori". (Com/Mav/Dire) CARCERI: MINORI E SUICIDI;A ROMA RISCHIO AUMENTA CON L'ETA' (ANSA) - ROMA, 15 GIU - I livelli di sofferenza e di rischio di suicidi nell'Istituto penale minorile 'Casal del Marmo' di Roma aumentano con 'l'aumento dell'eta' e del numero di ingressi'. E' quanto emerge dalla ricerca sulla 'prevenzione del rischio suicidiario e degli atti autolesivi' nell'Istituto penale minorile romano. Lo studio, presentato oggi durante un convegno nella sala della Protomoteca in Campidoglio, e' stato condotto su 77 giovani selezionati (55 maschi e 22 femmine), di eta' compresa tra i 14 e i 18 anni; le etnie piu' rappresentate, quelle della ex Jugoslavia, Italia, Romania. Sono le 'persone campione' utilizzate per la ricerca effettuata dal novembre 2006 al marzo 2007, i cui dati sono stati oggi presentati dallo psicologo Francesco Burruni e dai neuropsichiatri infantili Lucrezia Cirigliano e Nadia Fedeli. Altro dato, emerso dai risultati della ricerca e ritenuto interessante dagli esperti e' 'l'alta percentuale di disturbi del pensiero tra gli zingari, che non apparivano coincidere con un difetto di esame di realta'. In generale, le ragazze tendono maggiormente verso modalita' piu' interiorizzate di espressione del disagio, i maschi verso la dipendenza da sostanze e l'azione'. Le aree prese in esame per la valutazione dei rischi, sono: depressione e ansia; lamentazioni somatiche; rabbia e irritabilita'; esperienze traumatiche; ideazione suicidaria; disturbi del pensiero; e alcool e droga. 'E' presente un'alta correlazione tra diverse di queste aree - hanno detto gli esperti -, soprattutto tra ansia e depressione, ideazione suicidiaria, rabbia ed irritabilita', uso di alcool e droga'. Secondo i dati, 'la 'variabile sesso' e' significativa per alcool e droga (piu' presente nei maschi) e depressione ed ansia (piu' presente nelle femmine); l'appartenenza etnica e' significativa per l'uso di alcool e droga (punteggi piu' alti per gli italiani) e disturbi del pensiero (che appaiono piu' presenti negli zingari', mentre 'il numero degli ingressi a Casal del Marmo appare fortemente significativo per quasi tutte le aree, in particolare uso di alcool e droga, rabbia e irritabilita', depressione ed ansia, ideazione suicidiaria, esperienze traumatiche; maggiore e' il numero di ingressi, piu' alto e' il punteggio in queste aree'.(ANSA).
Di Fabrizio (del 21/06/2007 @ 10:19:06, in Italia, visitato 1603 volte)
Ricevo da Etem Dzevat questo contributo
Zingaro deriva dal nome Athinganos con cui Greci definivano “intoccabili” le persone di questa etnia. In Italia, ladro, sporco, pericolo = zingaro Nel mondo più o meno 40 milioni Rom e Sinti In Europa sono circa 14 milioni In Italia sono 180 mila tra cui cittadini italiani 70 mila, 70 mila ex jugoslavi e 40 mila rumeni e bulgari. Nella città di Pisa sono circa 800/1000 Rom di ex Jugoslavia (Macedonia, Kosovo, Bosnia) , più i nuovi cittadini europei Rom Rumeni 300/500 Il primo problema che devono risolvere gli amministratori locali, prefetti e governo, monitorare con certezza quanti Rom sono realmente presenti per città, per regione e nella stato. Questa attività deve essere svolta da un gruppo misto gagè-rom, sapendo che ogni gruppo porta il suo stile e cultura diversa, cerchiamo essere presenti in questo fondamentale lavoro. I rom jugoslavi è possibile suddividerli in due grandi gruppi : Khoracane che appartengono alla religione Islam e Gagicane di religione ortodossa. Per integrazione sociale e diritti delle “minoranze” ci sarebbe una emergenza continuativa. Punto primo permesso di soggiorno, Secondo lavoro, Terzo abitazione, ecc. ecc. Sapendo il pregiudizio sugli zingari in questo senso servirebbe un reale appoggio da parte delle istituzioni. Una delle idee per una soluzione abitativa consisterebbe in micro villaggi, dove le famiglie allargate che arrivano a 50 persone…. Immagine del campo deve consistere in una soluzione di passaggio, per i Sinti che ancora svolgano attività circense e di giostrai che ancora vivono in maniera nomade o semi nomade. Sottolineo che il gruppo Rom di ex Jugoslavia sono con cultura abitativa assolutamente sedimentaria. Dando la possibilità di un permesso di soggiorno, si da una responsabilità… Far un “patto” di stabilità con cui i ragazzi sono obbligati ad andare a scuola ed evitare di chiedere l’elemosina. Se ci sono disoccupati ricevere un sostegno economico e avere assegno familiare… Il prezzo per rispettare il patto è legge, altrimenti sanzioni, che significa senza nessun aiuto delle istituzioni. Ci sono Rom jugoslavi con tre generazioni e tre cittadinanze, padre madre kosovari, macedoni o bosniaci, figli nati in Croazia e nipoti nati in Italia. Tanti senza nessun documento (pure per quelli nati in Italia)… tutte queste persone possono fare solo richiesta per attesa apolidia ma senza davvero arrivare a essere apolidi riconosciuti… L’emergenza Rom rumeni secondo noi si elimina con l’aiuto allo stato Rumeno. I progetti fatti dagli stessi Rom Rumeni finanziati dall’EU e nazioni unite. Si buttano migliaia di euro per rimandare al loro paese di provenienza cittadini rom rumeni che ora fanno parte dell’Europa. Non buttare più soldi per niente ma si aiutano loro in casa loro, creando delle opportunità lavorative e abitative che permettano di rimanere nella loro terra. Dopo ultimo successo ad Appignano del Tronto, dove 4 ragazzi da 13 a 16 anni sono deceduti per causa di un Zingaro ubriaco… Rom rumeno arrestato per il duplice omicidio di Mendicino, Calabria… E il Rom bosniaco che per rubare una macchina a Giugliano si è trascinato dietro la proprietaria, uccidendola. Il Ministro Amato ha pensato di far scattare l’emergenza Rom con finanziamenti speciali da regioni, province e comuni, prevede le seguenti misure: campi nomadi sotto vigilanza, telecamere e maggiori poteri ai prefetti. Soluzioni adottate in periodi della storia da regimi violenti e totalitari. Noi diamo fiducia al Governo di sinistra italiano e lanciamo un appello per arrivare con fondi speciali ad una soluzione al problema ROM, più grande minoranza europea, unico popolo con bandiera e senza terra madre , più discriminata in Europa. Pieni di speranza, grazie ed arrivederci. Etem Dzevat, presidente ACER di Pisa, membro del Comitato Rom e Sinti insieme
Di Fabrizio (del 22/06/2007 @ 11:59:57, in Italia, visitato 2904 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Davanti all’esodo forzato di una comunità di circa 200 rom (tra l’altro cittadini dell’Unione Europea), cacciata dal comune di Legnano dopo 3 anni di stanzialità e ben 9 sgomberi (evidentemente inefficaci!), anche il Comune di Busto ha scelto di lavarsene le mani. Una delibera del 1994 che vieta ai nomadi di accamparsi sul territorio comunale e l’assenza di spazi adeguatamente attrezzati sono le insormontabili ragioni che impediscono alla amministrazione cittadina di farsi carico del problema. Conosciamo le ragioni della “linea dura” delle forze politiche che governano la nostra città, e purtroppo negli scorsi giorni abbiamo anche potuto verificare che anche una parte della sinistra (i fatti del consiglio comunale di Milano ce ne danno prova) faccia fatica a non cedere al richiamo di parole d’ordine che si crede possano portare voti: la sicurezza, gli sgomberi immediati, il controllo, le quote. Purtroppo restano ancora troppo isolati i casi in cui si tenta di andare oltre, di ragionare in termini di “patto sociale”, di integrazione come momento sui cui investire con risorse e relazioni da spendere per costruire comunità che sappiano convivere e crescere, con vantaggi per tutti. Abbiamo incontrato alcune famiglie rom che sono rimaste in zona: non abbiamo visto minacciosi ladri o parassiti che vogliono campare alle spalle degli onesti lavoratori o rubando nelle nostre case, ma abbiamo visto bambini piccolissimi, madri spaventate, padri angosciati per la sorte delle loro famiglie. Sono poveri, non hanno nulla, e davanti alla domanda “Che cosa vi serve?” allargano le braccia sorridendo: “Non abbiamo niente”. Non abbiamo trovato nè imponenti roulotte nè macchine lussuose, ma solo la povertà dignitosa di chi può tenere tutti i suoi averi in qualche sacchetto di plastica. Facciamo appello a quanti a Busto Arsizio continuano a credere nella solidarietà, nell’eguaglianza, nell’integrazione. Vi chiediamo di contribuire, come singoli ed associazioni, con cibo e vestiti (per tutte le età). È l’unica cosa che purtroppo, di fronte alla cecità dell’amministrazione, possiamo fare: non possiamo impedire che i rom vengano cacciati dalla nostra città, ma possiamo impedire che sembri che tutta la città è d’accordo e che tutti i cittadini se ne infischiano dei poveri, da qualunque luogo essi vengano. Possiamo solo lanciare un segnale a queste persone e supportarli in questi giorni drammatici. È poco, pochissimo, ma sono le nostre coscienze a chiedercelo. Sabato 23 giugno, dalle 9 alle 12.30, presso Migrando – La bottega, in via Pozzi – sarà possibile portare il proprio contributo (alimentari e abbigliamento).
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