Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
DOMENICA 12 LUGLIO 2009 ecco la data che dovete segnarvi!
III edizione della GRANDE FESTA BALKANICA
dalle 18 alle 24
alla CASA delle CULTURE del MONDO via Natta 11 - MM Lampugnano
ingresso dal cancello del liceo a destra attraversando il parco
per chi ancora è rimasto in città e chi invece pensava al weekend fuori porta
per chi ama il buon cibo e ancor più la buona muzica
per sfuggire al trito happy hour milanese
per difendere uno spazio della Provincia (...) che promuove l'incontro tra
diverse culture
per condividere e partecipare a un evento che nasce "dal basso"
voluto creato promosso e organizzato da noi, con voi
prepareremo per voi un abbondante aperitivo balkanico a base di cevapcici,
pljeskavice e altre specialità, innaffiato da fiumi di birra gelata e per i più
coraggiosi grappa di prugne, sljivovica
seguiranno i concerti TRIO MIRKOVIC & MUZIKANTI di BALVAL e naturalmente JAM SESSION finale
portate gli strumenti! preparatevi a ballare!
spargete la voce, portate gli amici, i parenti, gli animali domestici
ingresso libero, non c'è bisogno di prenotare
vi aspettiamo numerosi
Dalla Russia la banda Romani Kolpakov Trio col Tour Estivo Europeo di
Madonna
la qualità del video è piuttosto scarsa, se non si vede bene,
QUI
l'originale
Cari amici! Te yaven bahtale!
Mio zio e io, il Trio Kolpakov,
abbiamo avuto il grande onore di un'opportunità unica di visitare molte
città nel mondo, come parte del Tour di Madonna (in calce le date e la lista
delle città)
Vorremmo usare questa opportunità per visitare le organizzazioni romanì
durante il tour e incontrare quanti di voi vivono in queste città, nella
speranza di lavorare assieme a progetti congiunti - quindi non solo gli
spettacoli nelle vostre città, ma anche qualche progetto con le vostre comunità.
Vorremmo scoprire come vivono i Rom nella vostra comunità e cosa si può fare.
Il video (col racconto) della domenica è offerto da Ernesto Rossi
L’episodio è parte del bellissimo film musicale di Tony Gatlif (regista
francese di origine rom algerina) “Lacio drom” (buona strada, buon
viaggio-1993), l’unico episodio del film-documentario sul viaggio musicale dei
rom dall’India all’Europa, in cui compare una vera (famosa) attrice ungherese di
cinema, la madre del bambino (chiedo scusa, ma al momento non ne ricordo il
nome), che gratuitamente si è prestata all’interpretazione (guardate come
cambia la sua espressione nello sviluppo dell’episodio).
Un gruppo di rom arriva alla stazione di un paesello della grande pianura
ungherese (“puszta”, leggi: pusta), accendono un fuoco, fa un freddo boia
(notare le nuvolette del fiato); sull’altro lato della massicciata, una madre
aspetta il treno con il suo bambino, sonnecchiano nell’attesa e si stringono per
il freddo. Il bambino attraversa i binari e, come diciamo noi, ma probabilmente
anche loro, tira la giacchetta ad un rom, offrendogli alcune monetine. Tutti
ridono della modesta offerta infantile, ma i rom suonano lo stesso, per lui e
per se stessi, come sempre, finché non giunge il treno atteso.
Pochi minuti di poesia intensa e naturale: così sono e devono essere i rapporti
tra gli esseri umani. Come vorremmo che fossero con gli esseri umani rom, uguali
a tutti gli altri. I bambini sono messaggeri di pace.
E se lo inviassimo allo sceriffo de corato (iniziali volutamente minuscole)?
Ciao, Ernesto
P.S. Notare lo strumento musicale costituito da una brocca d’alluminio per il
latte, percosso all’imboccatura col palmo della mano: funziona come un basso (lo
utilizzano anche famosi complessi musicali rom); e i due cucchiai battuti, uno
sull’altro dalla parte convessa: funzionano come una batteria;
per chi mi legge su Facebook e non visualizza il video,
QUI
VINCOLI SONORI, il festival italiano dedicato alle sonorità klezmer,
gypsy e balcaniche, apre la quattordicesima edizione con la sorprendente entrata
in campo del grande palco della Certosa Reale di Collegno, grazie alla
collaborazione con Colonia Sonora.
La sera del 18 luglio, a Collegno doppio concerto inaugurale con i torinesi
Nigloswing e Svoboda Orchestra. A seguire, lunedi 20, un evento eccezionale, con
un altro doppio set dei Besh O Drom dall'Ungheria e di David Krakauer dagli
Stati Uniti, entrambi impegnati per animare uno scatenato dance-floor che, sotto
l’insegna BALKAN NIGHT, vedrà l’etno-folk sposare le più moderne sonorità
metropolitane.
Accanto ai Besh O Drom, star del Sziget Festival, assenti da ben dieci anni
dall’Italia e al newyorkese Krakauer, maestro del clarinetto klezmer, che sarà
accompagnato sul palco dalla sua band Klezmer Madness e dall’eclettico
compositore di musica elettronica Keepalive, VINCOLI SONORI porta poi a Pinerolo
altre due formazioni internazionali di grande spessore e sempre più acclamate
sui palchi dei maggiori festival world, rock, pop, jazz: Paprika Balkanicus, al
loro debutto assoluto in Italia, residenti nella Londra muticulturale e recente
scoperta dei Womad Festival di Peter Gabriel, e la giovanissima ungherese Erika
Serre, residente a Parigi, cantante rivelazione della musica Rom, che torna a
Vincoli Sonori con la sua nuova formazione Emigrante. Le band italiane dei
concerti pinerolesi saranno rappresentate da Giorgio Conte, accompagnato da
Atelier de Swing, alle prese con arrangiamenti jazz manouche dei suoi celebri
brani; La Chatte Noire, altra formazione manouche; i Taraf, giovane trio
abruzzese e, per concludere, i lombardi Dadaiko.
Ma non solo musica live.
La sezione Film del Festival presenterà tre interessanti e pluripremiati
documentari, tra cui spicca l’americano Gypsy Caravan di Jasmine Dellal, in una
delle sue rare proiezioni italiane. Il Teatro Sociale ospiterà infine la mostra
fotografica “In Viaggio nel Vento” degli artisti Michela Pautasso e Franco
Rabino, dedicata ai rom di Asti e “Click Sonori - Immagini dal Festival”, una
galleria fotografica di Rino Lo Turco, Sergio Ron e Davide Giglio, sulle ultime
edizioni di Vincoli Sonori.
CONCERTI
Sabato 18 luglio
ore 21.30 - Certosa Reale, Parco Dalla Chiesa - Collegno
SVOBODA ORCHESTRA + NIGLOSWING
Lunedì 20 luglio
ore 21.30 - Certosa Reale, Parco Dalla Chiesa - Collegno
DAVID KRAKAUER’S KLEZMER MADNESS
feat. KEEPALIVE + BESH O DROM
Martedi 21 luglio
ore 21.30 - Teatro Sociale - Pinerolo
DAVID KRAKAUER’S KLEZMER MADNESS feat. KEEPALIVE
Mercoledi 22 luglio
ore 21.30 - Teatro Sociale - Pinerolo
BESH O DROM
Giovedi 23 luglio
ore 18.00 - Piazza Facta - Pinerolo
TARAF
Giovedi 23 luglio
ore 21.30 - Teatro Sociale - Pinerolo
GIORGIO CONTE & ATELIER DE SWING
Venerdi 24 luglio
ore 18.00 - Piazza Facta - Pinerolo
LA CHATTE NOIRE
Venerdi 24 luglio
ore 21.30 - Teatro Sociale - Pinerolo
ERIKA & EMIGRANTE
Sabato 25 luglio
ore 18.00 - Piazza Facta - Pinerolo
DADAIKO
Sabato 25 luglio
ore 21.30 - Teatro Sociale - Pinerolo
PAPRIKA BALKANICUS
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FILM > Circolo Stranamore, via Bignone 89 - Pinerolo
Martedì 21 luglio
ore 18.30
LA REPUBBLICA DELLE TROMBE
di Stefano Missio e Alessandro Gori - Italia - 48 min.
Mercoledì 22 luglio
ore 18.30
MIRACOLO ALLA SCALA
di Claudio Bernieri - Italia - 61 min.
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MOSTRE > Teatro Sociale – Pinerolo
Apertura dalle ore 20.00 alle 23.00
INAUGURAZIONI > Martedi 21 luglio, ore 18.00
In Viaggio nel Vento di Michela Pautasso e Franco Rabino
Click Sonori, Immagini dal Festival
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INGRESSI
Collegno - Certosa Reale, Parco Dalla Chiesa
18 luglio - euro 5
20 luglio - euro 12
apertura biglietteria ore 20.00
Pinerolo - Teatro Sociale, Piazza Vittorio Veneto 24
21 > 25 luglio - euro 8
ridotto under 26 e over 65 - euro 5
Abbonamento 5 concerti - euro 32 in vendita il 21 luglio direttamente alla
biglietteria
Apertura biglietteria ore 20.00
In collaborazione con Piemonte dal Vivo facilitazioni d’ingresso ai possessori
di Torino+Piemonte Card e Abbonamento Musei Torino Piemonte
Fiaba romà russa in italiano - romanés - curata da Angela Tropea per il
mio volume di fiabe zingare
Saporo Questa fiaba è stata raccolta e trascritta da Vadim Toropov nel 2002 nel
villaggio di Natukhaev, che si trova nella regione di Krasnodar, in Crimea.
L'informatore è Pjotr Nicolaevič Ğumalej (Ljatjuni) nato nel 1985.
Il tema trattato è comune a quello di altre fiabe simili presenti in diversi
gruppi zingari. E' una fiaba molto diffusa anche nella tradizione popolare russa
(Lo zar Serpente).
Di essa esiste anche una versione kalderaš , trascritta dagli ziganologi Efim
Drutz e Aleksej Gessler (registrata nella zona di Leningrado – l'attuale San
Pietroburgo).
Gli antenati dei kalderaš erano di origine balcanica e apparvero in Russia nella
seconda metà del XIX sec.
Gli Zingari di Crimea di autodefiniscono Romà e definiscono gli Zingari di tutti
gli altri dialetti Lachoja, spesso usato in forma dispregiativa.
In base al luogo in cui si stanziano, gli Zingari di Crimea si suddividono in
Krymlydes (che abitano in Crimea), Kubanludes (abitanti in Kuban, parte
settentrionale dell'attuale regione di Krasnodar, al confine meridionale del
fiume Kuban) e Cjornomorludes (abitanti della costa caucasica del Mar Nero).
La lingua parlata dai diversi gruppi presenta una sorprendente stabilità e non
ha subito fenomeni di creolizzazione. Tra di loro preferiscono usare la lingua
materna, sebbene tutti parlino con padronanza il russo e le lingue dei posti in
cui soggiornano. Il dialetto da loro utilizzato è privo di alfabeto scritto,
pertanto per la trascrizione si fa ricorso all'alfabeto russo e all'ortografia
russa che purtroppo a volte non dà un'adeguata riproduzione del termine zingaro
(da Istorjia i Fol'klor Krymskych Cygan, di Vadim Toropov).
Per la traslitterazione dai caratteri russi ai caratteri latini , sono stati
seguiti i criteri indicati da Giulio Soravia nei suoi interventi sulla rivista
Lacio Drom.
– [ č ] è la c di cielo; – [ ğ ] è la g di gelato – [ g ] è la g di ghiro; – [ k
] è la c di cane; – [ h ] è leggermente aspirata, come in inglese o in tedesco;
– [ x ] è la aspirazione del tedesco ch in ach; – [ j ] è la i di ieri; – [ kh,
ph, th ] si pronunciano come k, p e t seguite da una leggera aspirazione; – [ s
] è la s di sasso; – [ š ] è la sc di scena; – [ ts ] è la z di zio (affricata
dentale sorda); – [ z ] è la s di rosa, o la z del francese o dell'inglese; – [
ž ] è la j del francese jour.
SAPORO
Bešelas phuro taj phure, taj na sas lende puja. Taj sas gere, vaj, phure. Taj
nanaj, kon pal lende doghljadyval, vaj gere. Vaj pečka si, vaj kašta kamen. Taj
gele ande veš, ande veš te phagerel kašta. Phagerel o phuro, e phurjake phenel:
Aj tyj taskaj!
Ej, akana, koroče, lel o phuro phagerel, e phure tašydijel. Akana phakarel,
phakarel, koroče, taj phakerel jekh kaš. Aj dikhel ande si tiknoro saporo.
Saporo si taj si, kaj marel les ande phu, taj si, kaj rovel sar pujos. Akana o
phuro dikhel. Šašty, ajady les. E phure, atjal – atjal, na phenge phurjake. Les
ov, ej, odole sapores taj gelel, vaj khere. Taj sas lende pečka. Aj e dukhovka,
ğanes. Taj geneja sar tikneri dukhovka, tol'ko oj čut – čut naghrevalas' taj
thel odole sapores ande. Thel o phuro. Ej akana, koroče, khavdjarel les o phuro:
suti leske po ghalisa. Aj ov, vaj barjol, barjol, barjol… .
Uže ande odole dukhovkate na resel, taj aš niklisto, koroče, taj si kaj rovel,
ej, marel les an phu. Koroče, ej, o phuro, uže phuri dikhljas les. Sar? So? Ej,
taj ras, taj čhel opral peste koža, odova sap, taj ovel baro sap, taj čhel opral
peste e koža taj si čhavoro romano.
Koroče, taj nikljol andar patišaij. Ej, šukar, o Del me na del. Nene, dade, ake,
me kova, - phukavljas lenge, - ( me ande koža somas).
On šaštyral. Ej, khanas, pnjenas, radujskerenas peske phuro taj phure. Ake, o
Del bičhaldjas lenge čhaves. Ej, koroče, kana ada akava o… ej odova čhavoro (phenel):
Nene , dade, ake, me kamel te ğav te kazandijav, možet perava me bachtate. Ej,
odova. Ej da, gelo oda čavoro.
Ğal, ğal, koroče, taj perel. Ej, koroče, korolevstvo sas, koroli bešelas, taj
sas leste čhaj. Koroče, barvalo, o Del me na del. Taj (sas) pasjolki. Ej, akana,
ande odole pasjolkate stražnikja. Ej, davaj. Odola stražniki sar strašnja. Okova
pašol, o tsari. Ej, na! Pašol odole soldatenge (taj phenel) : Tak, u menja doč.
Kova, smotrite, vopšemsledite za nej, ja pojedu po delam!.
Nu davaj. Akana, vaj, gelo oda tsari. O čhavoro – ras, lasa, ej, naš late, vaj,
khaj ke komnata taj storožyskerel, taj dekhljas ov la. Ej akana, koroče, avel o
tsari. Ake kan-aven me čhija te mangljarel aver tsari. Kova, koroče. Ej, kana
ada pašilo leste, oda čhavoro. Ej, možno vas! – (phenel) odole pareske. Možno!
Ej so ? (phenel o tsari). Koroče, tu, čhja manges te les romeste?
Ba ! – (phenel o čhavoro).
Soske? – phučel o tsari.
Ake, o tsari me som! - phenel – o tsari. Taj nazvalsja kaj si o tsari. Ej,
prosto ajakha, te dikhav, uvedit'sja, kaj normalno si o khorandas. Ej davaj.
Ej, akana, kana leske: Te keresa tumange, me tuke dava phabaj.... Te keres, -
phenel - mange, ake, kareta, na, mosti, te keres ada mostja khrustal'nja okole
rečkatar ği okothe, šop me mokh te nakhav, to deči me čhija dikav te dav tute ja
na.
Ej ladno. Akana, aj ov late o vasta pholjake, sar e Develesko si, koroče,
birsaghat (poka zborizel) te našel lasa, ejdavaj. Taj kerel aka mosti, Devlale,
taj liljas te blistizel oka mosti, ej ghibel'! Pholja! Sabastan ušel o tsari,
sar dikhljas, šašty.
So kerel? - del les godi taj akana ada phenel čhavoreske. –
Nu, jesli zdelaještumange kova, genera kareta pholjaki, to me deči dukhava te
dav tut m me čhija, nu davaj.
Gene že, rati, e bari rat, ras, ušel o tsari, dikhel až briljantentsa, kolentsa,
pholentsa. Ghibel', šašty o tsari. Ej koroče, genera, ej gene me tuke o šansi
dav, te dikhav, sar tu bešes. Ker akatar tropinka ği tute, šop me rano vyjekhal
taj te dikhav sar tu bešes, ej ladno.
Ej akana, koroče, vaj kerel odova, vaj droma, odova – tropinka, tropinka. Ej,
koroče, kerdjas ği pe khereste, taj liljas te ğal ko kher.
Ušel o dad, e daj sabastan, sar dikhljas, šašyral.
Aj ov, vaj urjavdjas corona sar koroleva, koroli. Šaštyral akana. Avel, koroče,
ej, o tsari opre odole (tropinkes) pe čhajasa, khaj, te dikhel, sar ov bešel.
Sar ale, sar dikhle, šaštyral. Ej, ladno, koroče, uže slughja si lende, khaj
kova, koroče, bukandar (slughja) ko tsari.
Akana o tsari: Nu, ladno! Nu kerde otkha bijav. Akala keren bijav, kova aj otkhe
sas aver čhavoro taj dekhelas la taj mangljas (vidimo: mangle) on, ej, oda
koroli, ov mangljas pe čhaveske te mangljarel, taj lel odova čhavoro taj ğal
ande komnata, taj dikhel odoja šersti leski, kaj čhitjas katar ko sap, aj on
khan, pijen pudende.
Ej, vaj khelen, vaj bijav. Ej, lel odova taj čhel ande pečka e samores, aj leske,
ej ženekheske, vaj šos' uže naši, vaj thabol leski koža, ej, na koža, e katar
sap, odova, kaj čhitjas, odoja mortkhi . Ba1 Prastal odoring te dikhel, so
thabol, so tume kerde? Terdjo, vopšena ajakha.
Ej, koroče, ğanes sar sas. E printsesa geli taj dikhljas, si si, taj phenljas:
Soske odova, koža si ande komnata? – taj čhel ande pečka. Akana ov prastanilo, o
raklo, vaj ghaljos šos leske bulo plokho. Del beberja: So tu kerdjan, so tu
thardjan, kova, akana me – vsjo.
Koroče, taj perel angal late. Gkhe!
Akana oj liljas te rovel, koroče. Odolaavsja, kaj pele opre leske moste, taj
ras, taj ğivindilo o raklo. Ej čumidyj la, koroče, taj kerde maj baro bijav.
Khaljam, piljam. Li tu sanas otkha, li me – alaij.
Koroče, vsjo.
Versione Italiana
Un'ultima avvertenza riguarda lo stile e la forma di questa fiaba. La versione
in italiano qui proposta è infatti scevra di quegli accomodamenti letterari che
di norma si pongono in essere nel passaggio dal racconto orale al racconto
scritto, quando il racconto è deputato a un'ampia divulgazione. In altre parole
si è preferito dare testimonianza dell'approccio orale a una fiaba zingara,
secondo i canoni dell'oralità zingara, che adattare questa oralità a uno stile e
a una forma magari più precisi ma meno autentici. Non stupiscano perciò quelle
che potrebbero essere percepite come piccole omissioni o imprecisioni: sulla
ricchezza e sulla completezza del racconto orale gioca quell'ampia gamma di
elementi gestuali del linguaggio qui impossibile da riprodurre.
SERPENTACCIO C'erano una volta un vecchio e una vecchia che non avevano figli ed erano
infelici, perché vecchi e perché non avevano nessuno che si prendesse cura di
loro.
Siccome avevano bisogno di legna per la stufa, un giorno si recarono nel bosco a
far legna.
Il vecchietto raccoglie la legna e dice alla vecchietta: " Portala tu!…"
Così il vecchietto raccoglieva, e la vecchietta la trascinava.
E quel giorno il vecchietto raccoglie un ramo. E vede che all'interno vi era un
piccolo serpente.
Ad un tratto quel serpentaccio si mette a strisciare sulla terra, e piange come
un bambino.
E il vecchino nel vederlo piangere, prova una gran pena. Così senza pensarci due
volte, decide di portarlo con sé a casa, senza dire niente a sua moglie!
Prende e allora porta con sé a casa quel serpentaccio.
A casa avevano una stufa, anzi no, era un forno per la precisione, sai.
Allora il vecchietto pensò di mettere il serpentaccio dentro quella piccola
stufa che si stava riscaldando piano piano.
Così il vecchio lo pose lì.
Da quel momento il vecchietto comincia ad allevarlo, a dargli da mangiare, gli
dà un po' di latte. E quello cresce, cresce, cresce…
Cresce talmente che presto non ci entra più in quella stufa… anzi incomincia a
fuoriuscire dalla stufa, tanto che, per farla breve, piange e striscia per
terra.
Anche la vecchia vede il serpentaccio. Come? Cosa?
E così, una volta, quando decide di togliere a quel serpente la pelle di dosso,
ecco che si alza un grande serpente!
Toglie ancora la pelle al serpente e viene fuori un figlio zingaro!
Per farla breve, da quel giorno lo chiamano zar .
E va tutto bene, Del non voglia.
"Madre, padre, io sono così" , raccontava loro. -"Ero prigioniero in quella
pelle".
I due vecchietti erano stupiti, stupiti e felici.
E allora mangiarono, bevettero, festeggiarono, erano felicissimi! Del gli aveva
mandato un figlio in dono.
Per farla breve, un giorno il figlio dice: "Mamma, padre, bisogna che io vada a
guadagnarmi da vivere, devo andare a cercare la mia felicità".
E così il ragazzo partì per la sua strada.
Cammina, cammina, un giorno cade.
Per farla breve, da quelle parti vi era un regno, e vi era un re che aveva una
figlia.
E quel re era molto ricco, che Del mi dia la grazia.
E in quel regno vi era un villaggio. E in quel villaggio vi erano delle guardie,
delle guardie veramente terribili!
Così il giovane diventa una guardia .
Un giorno lo zar di quel regno va da questi soldati, e dice:
"Ho una figlia, sorvegliatela in tutto, seguitela, io parto perché ho da fare!"
Su, dai.
E così lo zar partì.
Il giovanotto – trovandosi vicino a lei, quando faceva la guardia nella sua
stanza - in quattro e quattr'otto si innamorò di lei.
Dunque adesso, per farla breve, ritorna lo zar.
(…) E allora il ragazzo (che chiamavano zar) andò dal re, il padre della
principessa.
E allora che fa? , chiede la sua mano allo zar.
Per farla breve lo zar dice: "Tu vuoi prendere mia figlia in sposa?".
"Sì!" – dice il ragazzo
"Per quale ragione?" chiede lo zar
"Ecco, zar, io", dice "[anche io, N.d.T.] sono zar!". Lo chiamavano zar.
"Naturalmente voi avete una famiglia".
E a un certo punto gli dice:
"Se tu costruirai per me …. ti darò un ben di dio…. se mi farai una carrozza,
anzi no, un ponte…! Voglio che tu costruisca un ponte di cristallo su quel
fiume, da lì fino a qui, affinché io possa attraversarlo, e poi, forse, vedrò se
posso darti mia figlia o no".
Bene.
Questo ragazzo aveva le mani d'oro (era un bravo maestro), come Del, e per farla
breve, in men che non si dica costruisce questo ponte (per poter stare al più
presto con la sua amata), o Del, e questo ponte cominciò a brillare, eccome! Oro
puro!
La mattina seguente lo zar si sveglia e appena vede il ponte, strabuzza gli
occhi dalla meraviglia.
Cosa fare? Si ricorda della promessa e si rivolge al giovanotto:
"Dunque, se se mi riesci a costruire una carrozza d'oro, allora, forse, vedrò se
darti o meno mia figlia in sposa".
E di nuovo quella notte, a mezzanotte, di nuovo si alza, lo zar, e vede una
bellissima carrozza tutta ornata d'oro e di brillanti.
Caspita, lo zar era stupito!
Dunque, per farla breve, dice al giovanotto: "Ti darò ancora un'altra
possibilità, voglio vedere come vivi. Devi costruire da questo punto un sentiero
che conduca fino a casa tua, così io domani vengo da te per vedere come vivi" .
Su d'accordo.
E il giovane costruisce una strada, un sentiero, un sentiero che conduceva fino
a casa sua, e così iniziò ad andare a casa.
La madre e il padre, appena si alzarono, la mattina seguente, non appena videro
quella strada, si stupirono.
E il ragazzo indossava la corona ( … ?) , come un re, un re. Allora si
meravigliarono ancora di più.
E lo zar si appresta per quel sentiero, assieme sua figlia per poter vedere come
vive. Non appena arrivarono, non appena videro, subito si meravigliarono.
Per farla breve, tutti si fecero in quattro per loro (come servi).
Allora lo zar disse: "Dunque, bene!".
E così decisero di celebrare lì le nozze. E celebrano festosamente queste nozze
ma quel ragazzo lì sembrava un altro e al re sembrava che avesse dato sua figlia
in moglie ad un altro.
Mentre gli altri mangiano, bevono e fanno baldoria, il ragazzo va nella camera,
e vede quella pelle, quella che si era tolta dal serpente.
Allora prende e porta il serpentaccio nella stufa [la poggia sopra la stufa,
N.d.T.], perché non vuole assolutamente che la mogliettina veda quella pelle.
Vuole bruciare la sua pelle, la pelle del serpente, quella che si era tolto.
Sì!
E lei corre precipitosamente nella stanza per vedere cosa stesse bruciando.
Cosa succede? State seduti, che vi racconto tutto.
Dunque, per farla breve, sapete cosa successe? La principessa andò per vedere, e
domandò:
" Perché questa pelle nella camera?" a questo punto la prende e la mette nella
(dentro la?) stufa.
Allora il ragazzo si mette a correre, capisci, perché gli faceva male, e grida:
"Cosa hai fatto, cosa hai bruciato! Questo, ora sono io!"
Detto questo, cade davanti a lei.
Ahimè! La fanciulla (si china su di lui) e inizia a piangere. E man mano che le
sue lacrime cadevano sul viso del fidanzato, lo facevano ridiventare un
bellissimo giovanotto.
Allora lui la baciò e festeggiarono subito un grande grandissimo matrimonio.
Si mangiò e si bevve a sazietà, anch'io ero lì a mangiare e bere!
E' tutto.
Fanfare Ciocarlia, la brass band che è ormai una bandiera. Dei Rom Giovedì 30 luglio in Piazza Varchi a Montevarchi, Arezzo. Ritmi indiavolati e
malinconiche melodie, sulla scia di Bregovic e Kocani Orkestar. Festival
Orientoccidente, ingresso gratuito.
Viene da un piccolo villaggio della Moldavia la brass band più veloce del
mondo. Sembrano usciti da un film di Emir Kusturica gli undici musicisti di
questa banda tzigana, un tempo in servizio permanente per matrimoni, battesimi e
altre cerimonie, e ora assurti al rango di concertisti, sulla scia di Goran
Bregovic e della Kocani Orkestar. Con un repertorio sospeso tra Medio Oriente,
Turchia, Serbia, Macedonia e Romania, la "fanfara dell'usignolo" è da almeno tre
lustri la bandiera dei popoli rom e sinti, per un'Europa senza confini.
Ha esportato il canto delle diverse lingue zingare e i suoni della tradizione
balcanica collegandoli ai ritmi mediterranei. Feste di paese e virtuosismi.
Hanno fatto danzare indistintamente il pubblico giapponese, europeo ed
americano, come documenta il film "Iag Bari - Brass on fire".
Giovedì 30 luglio - ore 21,30
Piazza Varchi - Montevarchi - Arezzo
Info tel 055.9120363 www.orientoccidente.net
Ingresso libero
Il 31 agosto Alexian Santino Spinelli si esibirà in concerto ad Ancona per
presentare il nuovo cd
Lunedì 31 agosto a partire dalle ore 21.30 Alexian Group si esibirà in concerto
ad Ancona, special guest Moni Ovadia presso il Cortile della Mole Vanvitelliana
nell' ambito del Festival Internazionale "Adriatico Mediterraneo"
L'evento di 9 giorni - dal 29 agosto al 6 settembre- è organizzato dalla Omonima
Associazione Adriatica Mediterraneo.
Il festival è qualcosa di più di una manifestazione artistica. E’ un incontro
culturale che vede Ancona protagonista di questo importantissimo evento.
In occasione del concerto il gruppo presenterà in anteprima nazionale il nuovo
Cd dal titolo “Me pase ko Murdevèle – Io ac-Canto a Dio” prodotto e distribuito
a livello internazionale dalla Compagnia Nuove Indie. Il Cd contiene undici
brani religiosi in cui si evidenzia la spiritualità delle diverse comunità
Romanes che professano religioni diverse fra loro ma uniti dalla stessa cultura
e dalla stessa filosofia di vita .
Il cd è presentato da Monsignor Carlo Ghidelli Arcivescovo di Lanciano-Ortona.
Il gruppo composto da Alexian Santino Spinelli (fisarmonica), Luciano Pannese (contrabasso),
Andrea Castelfranato (chitarra), Gennaro Spinelli (percussioni) e Silvia Faugno
(canto e ballo), da anni ricerca e valorizza la cultura musicale romaní. Il
concerto non é altro che un percorso musicale e canoro (in lingua romaní)
attraverso gli stili musicali romanès, per un viaggio ideale attraverso
l'intimità della storia e della cultura Romanì interpretata in maniera
assolutamente originale.
Il leader del Gruppo Alexian Santino Spinelli, fisarmonicista e cantautore
conosciuto a livello internazionale per le sue numerosissime attività culturali,
ha già pubblicato cinque Compact Disc distribuiti a livello internazionale.
Il concerto di Madonna a Bucarest è stato segnato da un incidente: il
pubblico rumeno ha fischiato la star americana che si era pronunciata contro la
discriminazione verso i Rom. Madonna non ha reagito [in calce link al
video]
"Sono molto contenta di essere qui," ha dichiarato Madonna ai suoi fan rumeni
mercoledì sera al Parco Izvor di Bucarest. Sino allora, tutto era andato
bene. Invece quando ha interrotto il suo concerto di due ore per un piccolo
spot sulla non-discriminazione, i fan hanno apprezzato di meno.
"Il fatto che esista ancora molta discriminazione verso gli Zigani in Europa
orientale ha attirato la mia attenzione. Ciò mi rattrista," ha confidato la
cantante, accompagnata da un gruppo di musicisti zigani (vedi
QUI ndr).
"Siamo tutti uguali," ha proseguito, "non bisogna discriminare ne i Rom ne le
minoranze sessuali." Tra il pubblico, 60.000 persone, molti hanno allora
iniziato a fischiare e urlare, altri hanno applaudito. Madonna ha resistito
stoicamente e ha intonato il suo pezzo "You must love me".
Ufficialmente ci sono mezzo milione di Rom in Romania,ma in realtà ce ne sono
senza dubbio di più.
Workshop condotto da: KALI CERCHEN
Gio 8 - Ven 9 - Sab 10 - Dom 11 Ottobre 2009 dalle 17.00 alle 21.00
presso I.A.L.S. Via C. Fracassini 60 Roma, (zona Flaminio)
Marian Balog regista, drammaturgo, cantante, attore, danzatore e direttore del
Romathan Theatre di Kosice, (Slovakia). Membro del trio vocale Rom Kali Cerchen.
Milan Godla cantante, compositore, attore, poeta e drammaturgo del Romathan Theatre
di Kosice. Membro del trio vocale Kali Cerchen.
Jaroslav Godla cantante e danzatore del Romathan Theatre di Kosice. Cantante e
chitarrista del trio vocale Kali Cerchen.
Curatori: Roberto Cherchi - Gianni Loy
Parole chiave: Unione europea - Sinti - Rom- nazismo - fascismo -
discriminazione razziale
Pubblicato nel: Settembre 2009
Pagine: 272
Editore: Ediesse
ISBN: 88-230-1365-0
Prezzo: 15.00 euro
Nell’ultimo anno è esplosa, in Italia, una vera e propria «questione Rom». Nel
passato ha riguardato prevalentemente aspetti socio-culturali, a volte causa di
conflitto con le popolazioni indigene che non gradiscono la vicinanza degli
insediamenti di Rom e Sinti. A partire dal 2008, il fenomeno ha assunto
particolari caratteri, per l’approvazione di una vera e propria legislazione
speciale per questa categoria di persone, spesso cittadini italiani, ai quali,
in luogo del diritto comune, si applicano norme del tutto peculiari in materia
di residenza e di controlli, con la possibilità di sottoporre anche i minori a
forme di identificazione mediante il rilascio delle impronte digitali. Diverse
amministrazioni, infine, negano ai Rom l’accesso ai servizi e ai benefici
previsti per tutti i cittadini. Il volume traccia un quadro d’insieme del
fenomeno, a partire dai presupposti culturali, e approfondisce, sul piano dei
diritti, la posizione di Rom e Sinti in riferimento alla Costituzione italiana e
alla copiosa normativa comunitaria volta a proteggere questa etnia. Gli autori
sono in prevalenza ricercatori che collaborano con università italiane, alcuni
di etnia rom, a dimostrazione che anche in Italia questo popolo incomincia a
riflettere sulla propria storia e sulle proprie condizioni di vita.
Il volume è curato da Gianni Loy, ordinario di Diritto del lavoro
nell’Università di Cagliari e autore di saggi in materia di diritto
antidiscriminatorio, e Roberto Cherchi, ricercatore di Diritto costituzionale
nella stessa università.
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