Rom e Sinti da tutto il mondo

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\\ Mahalla : VAI : Regole (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 07/12/2009 @ 09:09:00, in Regole, visitato 1759 volte)

Segnalazione di Cristina Seynabou Sebastiani

(stranieriinitalia.it) Chiarimento definitivo da parte del Viminale. “Non c’è obbligo di referto per il reato di clandestinità”

Roma - 2 dicembre 2009 - Né i medici né il resto del personale possono denunciare gli immigrati senza permesso di soggiorno che entrano in un pronto soccorso, in un ospedale o in una altra struttura del servizio sanitario nazionale.

È il ministero dell’Interno a dire la parola definitiva su una querelle che rischiava di tenere i clandestini lontani dagli ospedali, mettendo al rischio la salute di tutti. L’introduzione del reato di clandestinità, ribadisce con una circolare, non ha eliminato il divieto di segnalazione nelle strutture sanitarie previsto dal testo unico sull’immigrazione.

Il Viminale chiarisce che l’obbligo di referto da parte dei medici riguarda solo i delitti per i quali si deve procedere d’ufficio e non scatta se espone il paziente a un procedimento penale. L’obbligo di referto non può quindi essere applicato al reato di clandestinità, che non è un delitto, ma una semplice contravvenzione e che tra l’altro fa finire l’immigrato sotto processo.

Soddisfatta Medici Senza frontiere, che si era battuta contro l’abolizione del divieto di segnalazione proposta dalla Lega Nord durante l’iter del ddl sicurezza. “Ora non potranno esserci più ambiguità nell’interpretazione della legge, i migranti irregolari possono farsi curare senza paura. È nell’interesse generale - dice l’addetto stampa Gianluigi Lopes - evitare la marginalizzazione sanitaria e favorire l’accesso alle cure di tutta la popolazione, come prevede anche la Costituzione”

 
Di Fabrizio (del 11/12/2009 @ 08:55:00, in Regole, visitato 2025 volte)

Il caso aveva avuto tutt'altra conclusione due anni fa. Per chi non lo ricordasse, QUI

Oggi è un gran giorno per tutti i gitani europei: Il Tribunale Europeo dei Diritti Umani sentenzia che il matrimonio celebrato con il rito gitano ha piena validità

09-12-2009 - Da un paio d'anni, Unión Romaní si è aggiunta all'iniziativa della Fondazione Secretariado Gitano in difesa dei legittimi interessi di "La Nena", dividendoci le carte. Entrambe le organizzazioni sono apparse davanti al Tribunale Europeo dei Diritti Umani per coprire ampliamente i differenti lati che la difesa di María Dolores necessitava. La Fondazione, tramite i suoi avvocati, Magdalena Queipo de Llano López-Cózar e Sebastián Sánchez Lorente, ha posto le ragioni giuridiche formali che avallavano la petizione di María Luisa Muñoz Díaz di ottenere la pensione di vedova negatale dalla Sicurezza Sociale spagnola. Senza alcun dubbio il successo ottenuto da questa azione permetterà a questa brava gitana di ottenere, anche con gli arretrati, quello che il governo spagnolo ha negato per tanto tempo.

Unión Romaní, rappresentata dal suo presidente e avvocato, Juan de Dios Ramírez-Heredia, ha centrato fondamentalmente la sua difesa nel dimostrare che l'unione realizzatasi tra María Luisa ed il suo defunto marito tramite il rito gitano, quando entrambe erano giovani, costituì un vero matrimonio. Qui stava il controverso punto nevralgico della questione. Il Governo ed i giudici spagnoli non intendevano ammettere la validità delle nozze gitane e di conseguenza, non esistendo matrimonio, non riconoscevano il diritto alla pensione di vedovanza. Ai gitani spagnoli ha causato speciale tristezza la sentenza sfavorevole del Tribunale Costituzionale spagnolo quando non seppe, o non volle, accettare i ragionamenti che che gli furono presentati con assoluta precisione. L'eccezione venne costituita dal magistrato Jorge Rodríguez-Zapata Pérez, che Dio doni a lui e a tutta la sua famiglia salute e libertà, che da allora occupa un posto di affetto e rispetto nel cuore di tutti i gitani spagnoli e nel mondo per essere l'unicoche ci ha dato la ragione, ratificata dal Tribunale Europeo dei Diritti Umani.

Crediamo che oggi sia un grande giorno non solo per i gitani spagnoli ma anche per quelli europei. Così abbiamo manifestato davanti all'Alto Tribunale di Strasburgo. Quel giorno memorabile sapevamo che quanto era in gioco non era esclusivamente che "La Nena" ottenesse la sua pensione, ma che quei giudici avevano deciso che María Luisa avesse diritto alla sua pensione di vedovanza perché lei e suo marito, sposati col rito gitano, costituivano un vero matrimonio. Il Tribunale di Strasburgo ha ascoltato la nostra voce gitana ed emesso la sentenza. Una sentenza che riporta la dignità negata a tutto un popolo e che renderà possibile, perché questo giudizio costituisce giurisprudenza, che qualsiasi coppia gitana, unita col nostro vecchio rituale, in qualsiasi parte del vecchio Continente, debba venir riconosciuta dai poteri pubblici come un vero matrimonio.

Che Dio abbia uno sguardo per i membri del Tribunale Europeo dei Diritti Umani di Strasburgo e per il magistrato Rodríguez-Zapata, che da oggi occupano un posto imperituro nel nostro cuore.

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Di Fabrizio (del 17/12/2009 @ 20:41:29, in Regole, visitato 1436 volte)

AGI News

(AGI) Venezia 17 dic. - "Adesso qualcuno capira' quale disastro sarebbe un presidente leghista nel Veneto". Cosi' il consigliere regionale veneto Igino Michieletto (Partito Democratico) commenta il trasferimento del prefetto di Venezia Michele Lepri Gallerano. "Grazie al ministro Maroni trasformatosi in ministro di ferro - spiega Michieletto - il prefetto di Venezia viene cacciato per non aver seguito il diktat di chi voleva impedire, contro ogni buon senso e ogni regola di convivenza civile, il trasferimento dei Sinti negli alloggi preparati dal Comune di Venezia. Chi, dopo l'arrivo della signora Zaccariotto alla presidenza della Provincia di Venezia, non avesse ancora compreso pienamente in cosa consiste l'uso leghista del potere, ora e' servito". Secondo Michieletto "l'ingresso degli esponenti del Carroccio nei ruoli-guida delle istituzioni finisce per trasformarle nel braccio armato dei settori piu' xenofobi di un governo impegnato nella guerra senza quartiere a ogni pratica di umanita'". "C'e' da augurarsi - prosegue il vicepresidente dei consiglieri Pd a palazzo Ferro-Fini - che basti questo come esempio per capire cosa significhera' per il Veneto avere un presidente leghista: nessuno sforzo deve quindi essere trascurato nella costruzione di un vasto fronte che permetta, alle prossime elezioni, di fermare la marcia delle truppe di Bossi in una regione tradizionalmente libera e ricca di sensibilita' umanitaria come il nostro Veneto. Qui non ci sono bandierine e piccoli interessi da difendere - conclude Michieletto - ma valori di liberta', di diritto e di umanita', di sensibilita' cristiana, da riaffermare con forza". (AGI) Cli/Ve/Pgi

 

ImmigrazioneOggi

17 dicembre 2009 Una circolare del DAP motiva la scelta affermando che “l'accesso per il colloquio con i familiari in carcere non si configura come la fruizione di un servizio pubblico ma come esercizio di un diritto, tanto da parte dei ristretti quanto da parte dei congiunti”. Il sindacato di polizia: “siamo allibiti”.

Allo straniero che si presenta in carcere per far visita a un familiare detenuto non dovrà esser richiesto alcun documento che dimostri la sua regolare presenza in Italia. È quanto stabilito da una circolare del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria che per spiegare agli agenti come agire alla luce delle nuove norme previste dal pacchetto sicurezza che hanno introdotto il reato di immigrazione clandestina.

I detenuti stranieri nelle sovraffollate carceri italiane sono oltre 25mila (circa il 27% del totale) e molti di essi sono clandestini. La probabilità che siano irregolari anche alcuni dei familiari che fanno loro visita in carcere è assai alta. Dal momento che gli agenti penitenziari sono pubblici ufficiali, come dovranno comportarsi ora che l'immigrazione clandestina è un reato?

“Il personale del Corpo di polizia penitenziaria non dovrà richiedere allo straniero che accede alla struttura penitenziaria l'esibizione di alcuna documentazione attestante la sussistenza dei requisiti legittimanti la presenza sul territorio italiano, né lo straniero sarà tenuto a dimostrare in alcun modo la regolarità della sua posizione”, scrive Sebastiano Ardita, magistrato a capo della direzione generale detenuti del Dap. E questo vale a maggior ragione “nel caso in cui a richiedere il colloquio siano i figli minori di persone prive di permesso di soggiorno”. Ma la circolare, diramata a tutti i provveditori regionali e diffusa dall’agenzia Ansa, precisa anche che il mancato obbligo di verifica sulla regolarità dello straniero all'ingresso del carcere “non esclude che il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, in qualsiasi modo venga a conoscenza della sussistenza del reato” di immigrazione clandestina “non sia tenuto, in via generale, a denunciare tempestivamente il reato all'autorità giudiziaria o ad altra che abbia a sua volta obbligo di riferire a quella”. La decisione di non chiedere allo straniero in visita un documento che ne attesti la regolare presenza è stata presa - scrive Ardita - sulla base della considerazione che l'accesso per il colloquio con i familiari in carcere “non si configura come la fruizione di un servizio pubblico ma come esercizio di un diritto, tanto da parte dei ristretti quanto da parte dei congiunti”.

“Siamo allibiti” è stato il commento di Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp il sindacato degli agenti penitenziari. Secondo Beneduci “come agenti e ufficiali di polizia giudiziaria abbiamo l'obbligo di far rispettare le leggi e reprimere i reati, non certo di chiudere un occhio. Su questa vicenda ci rivolgeremo al ministro dell'Interno Maroni per avere giustizia”.

(Red.)

 
Di Fabrizio (del 11/02/2010 @ 09:28:32, in Regole, visitato 1805 volte)

A proposito degli ultimi sgomberi a Milano, leggo sul blog di Luciano Muhlbauer

ANCHE VIGILI URBANI DEL SINDACATO SDL DENUNCIANO USO ILLEGITTIMO POLIZIA LOCALE PER SGOMBERI DA PARTE DI DE CORATO - LEGGI IL COMUNICATO SINDACALE

Non siamo soli a denunciare l’uso illecito e strumentale della Polizia Locale da parte di De Corato. Rispetto all’impiego di operatori della polizia municipale in maniera impropria, come se fossero forze dell’ordine, intervengono ora anche i diretti interessati.
Infatti, oggi il sindacato SdL Intercategoriale della Polizia Locale di Milano ha denunciato pubblicamente, con un comunicato stampa, l’utilizzo illegittimo dei vigili urbani da parte del Vicesindaco.
Chiediamo dunque ancora una volta, dopo l’odierno voto in Consiglio regionale e dopo questa presa di posizione più che significativa, poiché proviene da chi opera sul campo, che i responsabili dell’ordine pubblico, a partire da Prefetto e Questore, intervengano sul Comune di Milano, al fine di ristabilire la legalità.
E questo significa sciogliere la celere di De Corato e tutte quelle squadre speciali che si pongono al di fuori dal quadro costituzionale e dalle normative vigenti.

QUI DI SEGUITO IL COMUNICATO DEL SINDACATO SDL:
([...] puoi scaricare il comunicato di SdL in formato pdf)

COMUNICATO STAMPA:
SGOMBERI NOMADI: UTILIZZO ILLEGITTIMO DELLA POLIZIA LOCALE

IL SINDACATO SdL, HA ACCERTATO CHE, QUASI TUTTI GLI SGOMBERI, DEI CAMPI NOMADI, EFFETTUATI A MILANO NEGLI ULTIMI MESI, SONO STATI E CONTINUANO A ESSERE ATTUATI, QUASI TUTTI IN MODALITA’ ILLEGITTIMA.
IL VICESINDACO, RICCARDO DE CORATO, AVOCANDO A SE, LE FUNZIONI SANCITE DALLA NORMATIVA VIGENTE (ART. 117 COSTITUZIONE), ART.5 Legge 65 del 07/03/1986, IN MATERIA DI ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA, CONTINUA IMPARTIRE ORDINI AI DIRIGENTI DEL COMANDO DI POLIZIA LOCALE, DISTOGLIENDO GLI AGENTI DI P.L. DAI RISPETTIVI COMPITI D’ISTITUTO.
TUTTO CIO’ CON IL SILENZIO DEL PREFETTO E DEL QUESTORE, CHE ORMAI NON FORNISCONO PIU’ PATTUGLIE DI POLIZIA DI STATO, PER ESEGUIRE VERE E PROPRIE OPERAZIONI DI ORDINE PUBBLICO QUALI, GLI SGOMBERI E L’ALLONTANAMENTO DI CITTADINI SENZA FISSA DIMORA.
QUINDI LE OPERAZIONI VENGONO ESEGUITE IN ASSENZA DEGLI UFFICIALI DI PUBBLICA SICUREZZA, QUALIFICA NON PRESENTE, PER LEGGE, ALL’INTERNO DELLO STAFF DELLA POLIZIA LOCALE. INFATTI, NEMMENO IL COMANDANTE DEL CORPO, PUO’ RIVESTIRE QUESTA CARICA, PROPRIO PERCHE’, L’ORDINE PUBBLICO E LA SICUREZZA SONO PREROGATIVE DELLO STATO, QUINDI DEVE ESSERE ATTUATA DALLE FORZE DI POLIZIA NAZIONALE.
RAMMENTIAMO CHE, NON RIENTRA NELLE FUNZIONI DEI VIGILI URBANI, GARANTIRE LA SICUREZZA, SE NON CON RIDOTTE ATTIVITÀ AUSILIARIE.
IL SERVIZIO IN QUESTIONE RISULTA PARTICOLARMENTE PERICOLOSO, VISTA LA MANCANZA DI PREPARAZIONE DEGLI AGENTI, QUINDI PRESENTI ANCHE VIOLAZIONI DELLA NORMATIVA SULLA TUTELA DELLA SICUREZZA DEI LAVORATORI.
IL SINDACATO DEI LAVORATORI, PREANNUNCIANDO UN ESPOSTO ALLA PROCURA, HA DIFFIDATO IL VICESINDACO E I RESPONSABILI DEL COMANDO DI P.L. INOLTRE HA INVITATO IL PREFETTO E IL QUESTORE, A RIPRENDERE IN MANO LA SITUAZIONE, RIPRISTINANDO LA SITUAZIONE DI LEGALITA’ IN MATERIA DI ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA.

Milano, 10 febbraio 2010

S.d.L. Pubblico Impiego Milano

 

Segnalazione di Stefania Cammarata

CRONACA

Fa ricorso per infortunio e ottiene un risarcimento di 400.000 euro. Ma l'uomo, cittadino italiano, non può ricevere i soldi
Il Garante dei diritti dei detenuti: "Gli istituti di credito hanno fatto intendere che si trattava di un cliente indesiderato"


ROMA - "Una vicenda kafkiana". E' con queste parole che Angiolo Marroni, Garante dei diritti dei detenuti del Lazio, descrive questa storia. Il protagonista è un giovane cittadino italiano di origine rom che, prima di essere arrestato per reati contro il patrimonio, aveva vinto una causa per infortunio contro l'Ater, le Aziende Territoriali per l'Edilizia Residenziale Pubblica. Circa otto anni fa, infatti, l'uomo, affittuario di un appartamento di proprietà dell'Ater, era caduto all'interno dell'abitazione. Poco dopo aveva fatto causa per i danni fisici subiti. Al termine del procedimento, la sentenza del giudice: l'uomo ha diritto a un risarcimento di oltre 400.000 euro da pagare con un bonifico bancario.

Una cifra niente male, che l'interessato non è però riuscito a incassare. Nonostante le ripetute richieste indirizzate dal suo legale a svariate filiali di diverse banche, "nessun istituto di credito - spiega in una nota Marroni - ha permesso che l'uomo aprisse un conto corrente dove far accreditare tali fondi". Quello che è emerso chiaramente dalle risposte, messe anche per iscritto, è che il cliente è stato giudicato "indesiderato". "Il sistema creditizio - continua il garante - ha deciso che quest'uomo è un cittadino diverso dagli altri. Per questi motivi ho chiesto ai miei uffici di acquisire la documentazione degli istituti di credito che hanno rifiutato l'apertura del conto corrente per segnalarle sia all'Abi che alla Banca d'Italia".

Il protagonista della vicenda è attualmente detenuto nel carcere di Viterbo dove è stato da poco trasferito. La pena giungerà a termine entro la fine di quest'anno.

(16 febbraio 2010)
 

 
Di Fabrizio (del 01/03/2010 @ 09:54:18, in Regole, visitato 1889 volte)

Da Roma_Francais

Romandie.news Gli Zigani vogliono investire il Consiglio costituzionale contro le discriminazioni

Parigi, 25/02/2010 - L'Unione Francese delle Associazioni Zigane (UFAT), tramite l'avvocato Henri Braun, intende essere una delle prime associazioni ad utilizzare il nuovo diritto di giudizio di consultare il Consiglio costituzionale per chiedere che cessino le "discriminazioni legali" contro gli Zigani.

A partire da il 1° marzo, instaurando la riforma la "questione prioritaria di costituzionalità" permetterà ai giudicabili di contestare una disposizione legislativa già applicata, se pregiudica i diritti e libertà garantiti dalla costituzione.

"Intendiamo attaccare dinanzi al Consiglio costituzionale l'assieme delle leggi discriminatorie riguardanti gli Zigani, come quella del 1969, che ha instaurato i carnet di circolazione per cui  la gens du voyage è obbligata a collegarsi ad un comune ed il fatto che per potere iscriversi negli elenchi elettorali, una persona deve essere collegata ad un comune per tre anni", ha spiegato dott. Braun all'AFP.

L'UFAT, dopo l'espulsione recente di Rom da un terreno privato che occupavano, contesta in particolare il ricorso alla legge per imporre alla gens du voyage di installarsi su un terreno previsto a La Courneuve.

"Lunedì 1 marzo alle 00:01, invierò via fax la mia richiesta alla Corte amministrativa d'appello di Versailles, prima tappa obbligatoria per investire il Consiglio costituzionale, per fare annullare gli articoli 9 e 9-1 previsti dalla legge del 5 marzo 2007, detta di prevenzione della delinquenza, che sono stati applicati dal sotto-prefetto di Saint-Denis ed il sindaco di La Courneuve per espellere i Rom rumeni che non sono affatto gens du voyage", ha confidato l'avvocato.

La legge impone ai grandi comuni la creazione di superfici collettive d'accoglienza per gli itineranti: i due articoli permettono l'espulsione della gens du voyage che verrebbe ad occupare un terreno privato quando è stata realizzata una superficie d'accoglienza.

Il dott. Braun fa valere che “i Rom sono arrivati nei Balcani bel XIII secolo, dove sono stati schiavi sino al 1848: si sono sedentarizzati da tempo, è dunque su un criterio razziale implicito, il fatto che sia gli zigani che i Roum occupanti di La Courneuve sono stati espulsi".

L'UFAT chiama ad una manifestazione per l'uguaglianza dei diritti dinanzi al Castello di Versailles il 1° marzo con caravan e musicisti durante la quale "le galline volate nei secoli saranno restituite", ha annunciato un portavoce, Christophe Daumas.

(©AFP/25 febbraio 2010 16:44)

 
Di Fabrizio (del 08/03/2010 @ 17:08:59, in Regole, visitato 1476 volte)

Segnalazione di Sinti Italiani in viaggio per il diritto e la cultura

IlGiornale.it by Omnimilano
"I vigili sarebbero anche pronti a sequestrare le roulotte dei nomadi per reiterata occupazione abusiva. Un provvedimento che sarebbe già stato attuato se la via fosse percorribile. Salvini & company dovrebbero allora convincere i giudici. Che hanno sempre considerato questi mezzi un domicilio, la dimora abituale. Ovvero un bene di necessità primaria. I recidivi, si badi bene, sono sinti italiani. Dunque un'ordinanza sarebbe facilmente impugnabile. Con il risultato di invalidarla. Sentiti gli uffici legali della Polizia Locale non risulterebbero poi altri Comuni che abbiano applicato strumenti del genere. Va poi ricordato che il campeggio abusivo non è un reato penale e il sequestro non è previsto dalla legge". Lo dichiara il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. "Altra cosa è la rimozione dei mezzi - sottolinea De Corato - che viene effettuata quando i nomadi non si allontanano e allorché le condizioni lo permettono ovvero il camper o la roulotte non risultino occupate. Uno strumento già applicato e previsto fin dall'ordinanza dell'88. Che consente la rimozione dei veicoli e il trasporto nelle depositerie comunali. Per riprendersi il mezzo i nomadi devono allora pagare, oltre la sanzione, le spese di rimozione e trasporto (circa 250 euro), più i diritti di custodia (circa 25 euro al giorno)" .

 
Di Fabrizio (del 11/03/2010 @ 17:31:37, in Regole, visitato 1711 volte)

Segnalazione di Cristina Seynabou Sebastiani e Stefania Ragusa

Corriere della Sera Cronache

il nuovo orientamento smentisce una recente sentenza
L'esigenza di garantire la tutela delle frontiere prevale sulle esigenze di tutela del diritto allo studio dei bambini

MILANO - Marcia indietro della Cassazione sugli immigrati: i clandestini con figli minori che studiano in Italia non possono chiedere di restare nel nostro Paese sostenendo che la loro espulsione provocherebbe un trauma «sentimentale» e un calo nel rendimento scolastico dei figli. Secondo il nuovo orientamento della Suprema corte, che smentisce una propria recente sentenza, l'esigenza di garantire la tutela alla legalità delle frontiere prevale sulle esigenze di tutela del diritto allo studio dei minori.

LE MOTIVAZIONI - Con la sentenza n. 5856 la Cassazione ha respinto il ricorso di un albanese, con moglie in attesa della cittadinanza italiana e due figli minori, residente a Busto Arsizio (Varese): chiedeva di poter restare in Italia in nome del diritto del «sano sviluppo psicofisico» dei suoi bambini che sarebbe stato alterato dall'allontanamento del papà. I supremi giudici hanno risposto che è consentito ai clandestini la permanenza in Italia per un periodo di tempo determinato solo in nome di «gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del minore se determinati da una situazione d'emergenza». Queste situazioni d'emergenza, però, non sono quelle che hanno una «tendenziale stabilità» come la frequenza della scuola da parte dei minori e il normale processo educativo formativo che sono situazioni di «essenziale normalità». Se così non fosse, dice la Cassazione, le norme che consentono la permanenza per motivi d'emergenza anche a chi è clandestino finirebbero con il «legittimare l'inserimento di famiglie di stranieri strumentalizzando l'infanzia». Con questa pronuncia i supremi giudici superano la precedente decisione della stessa Cassazione che aveva dato il via libera alla permanenza di un papà clandestino, definendola «riduttiva in quanto orientata alla sola salvaguardia delle esigenze del minore, omettendone l'inquadramento sistematico nel complessivo impianto normativo» della legge sull'immigrazione.

PD: ERRORE GRAVE - Il verdetto ha sollevato diverse critiche nelle file dell'opposizione. I deputati del Pd Jean-Leonard Touadi e Guido Melis scrivono: «La scuola è un grande fattore di integrazione, che molto bene può operare nel riassorbire i problemi legati all'irregolarità, avviando un percorso di nuova cittadinanza. È un errore gravissimo far prevalere invece le ragioni del respingimento condannando anche i figli insieme con i padri». Antonio Borghesi (Idv): «Questa sentenza è frutto delle leggi razziste e inutilmente crudeli del governo Berlusconi». Per Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra, «la marcia indietro della Cassazione corrisponde a una sentenza inumana, aberrante e indegna di un Paese civile». Il Pdci con Maurizio Musolino parla di «sentenza che lascia sbigottiti, un ulteriore passo verso la barbarie»; i Verdi con Cristina Morelli di «sentenza che lascia senza parole, somiglia molto a quella in cui i giudici della Cassazione stabilirono che non poteva esserci stupro se la vittima indossava i jeans». Savino Pezzotta, candidato dell'Udc alle regionali in Lombardia, parla di «un'esagerazione»: «Così non si fa altro che creare tensione».

UNICEF: CAOS - Dal mondo delle associazioni, la Caritas ritiene che la sentenza non rappresenti «un pericolo»: «La Cassazione verifica caso per caso - afferma il responsabile immigrazione Olivero Forti -. Penso quindi che in questo specifico caso, abbia verificato che non veniva pregiudicato lo sviluppo psicofisico del minore. Non ho elementi per dire che con questa sentenza viene meno il principio del sano sviluppo del minore rispetto alla posizione irregolare del genitore». Per l'Unicef aumenta lo stato di caos che esiste in materia: «Il legislatore dovrebbe mettere un po' di ordine. Questa sentenza crea un ulteriore problema» dice Roberto Salvan, direttore di Unicef Italia. Per Raffaele Salinari, presidente di Terre des Hommes, «con questa sentenza si fa un vistoso passo indietro nel senso civile della nostra nazione e nella coerenza fra politica interna e rispetto delle convenzioni internazionali sulla tutela dei minori, di cui l'Italia è firmataria».

Redazione online - 11 marzo 2010

 
Di Fabrizio (del 13/03/2010 @ 09:04:25, in Regole, visitato 2201 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

Sgomberi di Rom e Sinti

Egregio Ministro

Il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (European Roma Rights Centre, ERRC), un'organizzazione internazionale di interesse pubblico impegnata in attività volte a combattere il razzismo anti-Rom e gli abusi dei diritti umani dei Rom, scrive per esprimere seria preoccupazione per il proliferare degli sgomberi che hanno coinvolto Rom e Sinti effettuati in Italia negli ultimi mesi. L'ERRC è informato su quanto sta accadendo ed è preoccupato per gli sgomberi svolti in diversi Comuni italiani. Gli sgomberi effettuati a Milano sono particolarmente preoccupanti a causa del loro significativo numero, dell'apparente sistematicità, della mancanza di pianificazione e di soluzioni per le persone interessate. A Milano nei primi due mesi di quest'anno sono stati realizzati più di venti sgomberi. Queste operazioni hanno coinvolto oltre 900 individui e alcune persone sono state colpite da questi provvedimenti più di una volta in un periodo molto breve. La maggior parte delle persone coinvolte negli sgomberi e stata allontanata numerose volte nel corso degli ultimi due anni.

L'ERRC ha svolto una dettagliata attività di ricerca e monitoraggio degli sgomberi attuati a Milano negli ultimi mesi. Notiamo, tuttavia, che molte delle seguenti preoccupanti caratteristiche che riguardano gli sgomberi avvenuti a Milano sono comuni ad altre operazioni svolte altrove in Italia (per esempio a Roma, Pisa e Sesto Fiorentino).

• Ai residenti non è stato dato alcun preavviso dello sgombero imminente.
• Nessun tipo di documento inerente allo sgombero è stato prodotto dagli agenti delle forze di polizia che hanno effettuato l'operazione.
• Gli agenti della forze di polizia che svolgono le operazioni di sgombero sono spesso presenti con un numero sproporzionato rispetto alla persone che intendono allontanare, anche se tra queste c'è una significativa percentuale di bambini e di persone disabili.
• In alcuni casi ci sono stati abusi (verbali e fisici) da parte di agenti delle forze di polizia.
• Gli sgomberi spesso hanno luogo molto presto la mattina.
• Gli sgomberi sono stati svolti con allarmante frequenza durante i mesi invernali, quando le condizioni meteorologiche rappresentano una minaccia per la salute e la sopravvivenza.
• Le abitazioni e altri beni vengono arbitrariamente distrutti.
• Alla maggior parte delle persone oggetto di sgombero non viene offerta una sistemazione alternativa. Nelle rare occasioni in cui una sistemazione alternativa viene offerta, è generalmente inadeguata, anche perché prevede la divisione dei nuclei familiari.
• Alcuni bambini sono stati costretti a interrompere la frequenza scolastica (in particolare a seguito dello sgombero dell'insediamento di via Rubattino, il 19 novembre 2009).

Gli sgomberi che hanno coinvolto Rom e Sinti e che hanno avuto luogo negli ultimi mesi sono illegali e tutti violano molti o tutti gli obblighi dell'Italia ai sensi del diritto internazionale, in particolare quelli che riguardano il diritto all'abitazione, alla proprietà, all'integrità personale, all'istruzione e il divieto di discriminazione:

1. Diritto all'abitazione e alla proprietà

a. Con l'articolo 11, comma 1, del Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (ICESCR), l'Italia si impegna a "riconoscere il diritto di ogni individuo a un livello di vita adeguato per sé e per la propria famiglia, che includa un’alimentazione, un vestiario, e un alloggio adeguati, nonché al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita" e a "prendere misure idonee ad assicurare l'attuazione di questo diritto".

A questo proposito, l'ERRC ricorda al governo italiano che il Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite ('CESCR') ha chiarito molto bene che gli sgomberi forzati sono una violazione prima facie del diritto a un alloggio adeguato. In tutti i casi di sgomberi forzati noti all'ERRC ogni singola procedura di garanzia individuata dal CESCR è stata ignorata. Tali garanzie di base comprendono:

a) L'opportunità di una reale consultazione con gli interessati;
b) Un adeguato e ragionevole preavviso per tutte le persone interessate prima della data prevista per lo sgombero;
c) Informazioni sugli sgomberi previsti e, ove possibile, sull'utilizzo successivo del terreno o delle abitazioni, dovrebbero essere rese disponibili in tempi ragionevoli a tutti coloro interessati dai provvedimenti;
d) In particolare, quando sono coinvolti gruppi di persone, funzionari governativi o loro rappresentanti dovrebbero essere presenti durante lo sgombero;
e) Tutte le persone che effettuano lo sgombero dovrebbero essere correttamente identificate;
f) Gli sgomberi non dovrebbero aver luogo in condizioni climatiche particolarmente avverse o di notte a meno che le persone coinvolte non ne diano il consenso;
g) Dovrebbero essere forniti strumenti di ricorso legale e
h) Dove possibile, assistenza legale alle persone che lo richiedono qualora volessero ricorrere alla giustizia1.

b. L'articolo 27 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, richiede che l'Italia prenda misure appropriate per assistere i genitori nell'attuazione del diritto a un adeguato livello di vita e di fornire, in caso di necessità, l'assistenza materiale e programmi di supporto, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario e all'abitare.

c. L'articolo 1 del Protocollo 1 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, tutela i diritti di proprietà.

d. L'articolo 31 della Carta Sociale Europea (riveduta), prevede il diritto all'abitazione e l'Italia si è impegnata ad adottare misure volte a:

- favorire l'accesso a una abitazione di livello sufficiente;
- prevenire e ridurre il fenomeno dei "senzatetto", in vista di una graduale eliminazione della problematica;
- determinare un prezzo delle abitazioni accessibile a color i quali non hanno risorse adeguate.

1 Commento Generale n. 7, par. 15, E/1998/22, Annesso IV, 16a Sessione.

2. Diritto all'integrità personale e familiare

a. L'articolo 16 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo prevede che nessun bambino debba essere sottoposto a interferenze arbitrarie o illegali con la sua vita privata o familiare.
b. L'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo vieta i trattamenti inumani e degradanti a cui le persone sono state sottoposte durante le procedure di sgombero e a causa delle terribili condizioni di vita in cui si sono trovati a seguito di tali operazioni.
c. L'articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo sancisce il diritto alla vita familiare e alla vita privata.

3. Istruzione

a. L’articolo 28 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo
b. L’articolo 2 del protocollo n. 1 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo

4. Discriminazione

a. Con l'articolo 5 (e) (iii) della Convenzione Internazionale sull'Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Razziale, l'Italia si impegna a 'proibire ed eliminare la discriminazione razziale in tutte le sue forme ed a garantire il diritto di tutti [...] all'uguaglianza davanti alla legge, in particolare nel godimento del [...] diritto alla casa '.
b. La giurisprudenza basata sull'articolo 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo orienta verso una particolare tutela delle minoranze Rom in Europa.
c. L'articolo E della Carta Sociale Europea (riveduta) vieta la discriminazione nell'esercizio dei diritti sanciti dalla medesima Carta.
d. Diversi articoli della Convenzione-quadro per la Protezione delle Minoranze Nazionali.

L'ERRC ritiene che non solo gli sgomberi siano manifestamente illegali, ma anche che essi siano stati effettuati in modi che sembrano appositamente pianificati per provocare la massima sofferenza alle persone interessate.

L'ERRC chiede di porre fine alla pratica degli sgomberi illegali e che adeguate sistemazioni alternative, accesso all'istruzione e altre forme di sostegno essenziale siano previste per le persone che sono state coinvolte, molte delle quali sono senza fissa dimora o vivono in condizioni estremamente precarie.

Cordiali Saluti,

Robert Kushen
Managing Director

cc: Gian Valerio Lombardi
Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Milano
Corso Monforte, 31
20122 Milan
Italy

 
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