Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 04/04/2011 @ 09:08:56, in Italia, visitato 1627 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir

Finalmente è arrivata la notizia tanto attesa: niente tendopoli, niente CIE a Coltano. La gestione dei profughi toccherà alla Regione che li distribuirà in piccoli gruppi nelle singole città Toscane.

Qualche giorno fa, quando il Governo scelse la ex base radar di Coltano, come luogo di "accoglienza", cogliendo di sorpresa e in contropiede l'amministrazione, ci fu un'alzata netta di scudi alla scelta di quel posto disumano e tetro.

Direttamente o indirettamente Amministratori, forze politiche, semplici cittadini non esitarono a sottolineare la "problematicità" di quell'area. Era l'argomento forte: "Noi qui in quest'area abbiamo già una forte presenza di Rom..." Il senso era: abbiamo già dato accoglienza a centinaia di Rom, che sono un peso non indifferente per tutta la città, siamo già impegnati in continui sgomberi di accampamenti Rom, costringendoli a dormire nei furgoni con donne e bambini nelle notti fredde e gelide e se lo fanno non è per protesta o per spirito di un clamore pubblicitario, ma per reale necessità! "Pisa ha già dato, Pisa è satura!"

Sembra che l'argomento abbia fatto breccia anche nei Palazzi del Governo: Pisa, grazie anche per la presenza dei Rom non avrà alle sue porte alcun lager, nessuna tendopoli, nessun Centro Identificazione per Espulsioni (C.I.E.)

Si riparte, grazie a Dio a forme di accoglienza più umana e democratica.

E' una vittoria di tutti, stempera gli animi e ci riempie di soddisfazione... ma non dimentichiamo di riconoscere che gran parte del merito di questa conquista è proprio di tutti quei Rom che abbiamo "usato" per far valere il nostro rifiuto ad una tendopoli a Coltano, alle centinaia di Rom sistemati nei vari campi nomadi autorizzati, ma anche quelli che vivono in accampamenti di fortuna, con la paura di venire sgomberati per l'ennesima volta e dover ricorrere di nuovo a miserabili furgoni per trascorrere altre scomode notti.

Beh, un ringraziamento se lo meritano anche loro, non vi pare?

"Coltano-Pisa: la dignità prima di tutto..." è il bel messaggio scritto su uno striscione, anche i Rom non lo dimenticheranno.

2 Aprile 2011 – campo Rom di Coltano

 
Di Fabrizio (del 04/04/2011 @ 09:14:31, in Italia, visitato 1986 volte)

Lettera aperta a Giuliano Pisapia, letta il 31 marzo all'incontro elettorale in via Sammartini 106

Scriviamo dal campo sosta comunale di via Idro 62. Esiste da 22 anni ed ospita circa 130 cittadini italiani, che abitano in zona da 50 anni.
Il nostro grosso guaio è che siamo ZINGARI, e che su di noi ci siano molte voci sbagliate. Tra queste, parlando di questo periodo: che alle elezioni chi ci difende perde voti, invece di guadagnarne. Stasera, assieme a voi, proveremo a ribaltare almeno questo pregiudizio.

Riguardo a noi, la giunta Moratti è stata chiara, da due anni ripete che a Milano non ci saranno più campi nomadi. Ha solo dimenticato qualche "piccolo" particolare: nei campi non ci vuole, in giro per la città neanche, case non ne vuole assegnare... Forse pensa che siamo biodegradabili!
Così, in questa zona, proprio dove abitiamo noi, ha previsto (ricordatevi: NIENTE + CAMPI ROM), di mandare via noi, cittadini italiani che in zona ci siamo da sempre, per costruire un nuovo campo da 600 persone, a rotazione ogni 3 mesi.
Non occorre essere un candidato sindaco a Milano, per capire che questa grande invenzione della Moratti (che nessuno del Comune si è mai sognato di discutere con la zona 2) non piace a nessuno: sicuramente non a noi, ma nemmeno ai cittadini che vivono nell'arco di un km. dal campo, e non piace alle associazioni e ai partiti della zona, con cui da mesi stiamo dialogando.
L'esperienza di Triboniano dimostra che un mega-campo simile è ingestibile e che viverci dentro è un inferno. E noi, che in tanti anni di sacrifici siamo riusciti a sollevarci da una situazione che era simile a quella di chi arriva oggi nei campi "abusivi", corriamo il rischio di trovarci ricacciati indietro di decenni.
Chi ci guadagna? Ognuno faccia i suoi calcoli, ma attorno a noi ci sono almeno 10.000 altri cittadini che non aspettano altro che una sua parola contro questa pazzia. Anche se di elezioni non ne capiamo molto, pensiamo che in un momento dove le percentuali danno i due maggiori candidati quasi alla pari, questi voti possano essere decisivi.

PERMETTETE POCHE PAROLE SU COSA CHIEDEREMO ALLA VOSTRA NUOVA GIUNTA:
La Moratti ha stanziato fior di milioni per la politica verso i Rom e i Sinti, ha promesso incentivi a chi lasciava i campi, ma dopo tutto questo tempo la nostra impressione è che quei soldi finiranno nelle solite tasche.
Noi non siamo abituati a chiedere qualcosa al Comune, vorremmo però che almeno le promesse fossero mantenute e che nel nostro campo, che una volta era nominato come un campo modello, ci fosse almeno la manutenzione ordinaria.
Da vent'anni ci siamo organizzati in cooperativa, operiamo nel mantenimento del verde. In passato, anche con sindaci di destra come Formentini o Albertini, il comune ci appaltava qualche lavoro e potevano campare una ventina di noi. Questa giunta ci ha richiesto un sacco di documenti per provare la nostra regolarità, ancora una volta ha promesso mari e monti, ma poi ha azzerato tutte le commesse.
E' la stessa giunta degli oltre 350 sgomberi in due anni e mezzo, dove il figlio della Moratti può costruire quello che vuole, ma poi si radono al suolo le roulotte con le ruspe. Debole coi forti, forte coi deboli. E' questo il modello di integrazione che ci offrite?
Nomadi, non lo siamo più da anni, ed oggi non sarebbe neanche più possibile. Abbiamo bisogno di SICUREZZA e ONESTA' da parte di chi amministra, non di slogan o promesse. E come noi, ne hanno bisogno anche gli altri cittadini.
Dopo decenni di silenzio, la Moratti ci ha spinto a cercare dialogo, non ci lasci soli e non stia zitto, perché ce ne pentiremmo tutti.

PER TERMINARE: anche la Moratti ha iniziato la sua personale caccia al voto, e non si fa scrupolo di allearsi con liste dichiaratamente neofasciste. Sconfigga questa alleanza, Milano e la sua storia non lo meritano; ed il nostro popolo ha pagato, e rischia di pagare nuovamente, un altissimo tributo al fascismo.

 
Di Fabrizio (del 08/04/2011 @ 09:42:50, in Italia, visitato 1187 volte)

L'8 aprile è la giornata internazionale del popolo rom e sinto. Un'occasione di ricordo e di riflessione sulla storia di un popolo che ha subito secoli di discriminazione e persecuzione, fino al Porrajmos nei campi di concentramento nazifascisti e che ancora oggi è vittima di pregiudizi e subisce condizioni di emarginazione sociale, economica e politica.

In Italia la giornata dell'8 aprile non è riconosciuta a livello istituzionale, un motivo questo di ulteriore discriminazione per un popolo che costituisce la più grande minoranza europea e che in Italia è presente sin dal 1400. Riconoscere questa giornata è un passo verso il riconoscimento della dignità e dei diritti dei rom e dei sinti.

Per questo chiediamo di firmare sostenere e diffondere questo appello rivolto all'amministrazione pubblica di Milano perché faccia quello che già altri comuni importanti, come per esempio Firenze,Torino, hanno già fatto riconoscendo la giornata dell'8 aprile e inserendola nelle iniziative istituzionali.

Il gruppo su Facebook

 
Di Fabrizio (del 15/04/2011 @ 14:14:26, in Italia, visitato 1574 volte)

Nonostante l'appello alla città "I diritti non si sgomberano", sottoscritto da oltre 60 associazioni laiche e cattoliche e da numerosi avvocati, insegnanti, operatori dei servizi sociali e cittadini/e, il Comune di Milano prosegue imperterrito nella sua politica degli sgomberi dei campi Rom senza alcuna alternativa.

Questa mattina si sono svolti in via Cavriana e viale Forlanini gli ennesimi sgomberi di quelle che i manifesti elettorali del vicesindaco De Corato definiscono "nomadi abusivi", definizione che secondo il Dizionario della lingua italiana Sabatini-Coletti significa "che non ha diritto di essere" (?!).

Amsa e polizia locale, a partire dalle 8 di mattina, in via Cavriana hanno sgomberato una baracca e una tenda che fungevano da abitazione per 5 cittadini rumeni, mediante un impressionante spiegamento di forze (e costo) che comprendeva 11 automezzi, tra auto, furgoni, camion e ruspe.

Successivamente uomini e mezzi si sono spostati verso viale Forlanini, dove hanno proceduto alla sgombero e alla demolizione di alcune baracche abitate da tre nuclei familiari di Rom romeni con la presenza di una bimba di 20 mesi (che ha già subito nella sua breve vita ben 17 sgomberi!)

Denunciamo non solo l'immoralità di tali sgomberi ma anche la loro assoluta illegalità in quanto alla richiesta del nostro avvocato di esibire il mandato (necessario per l'esecuzione dello sgombero) tale documento non veniva esibito, e i servizi sociali (che dovrebbero fornire un'alternativa abitativa agli sgomberati e proporre percorsi di inserimento sociale e lavorativo) erano ancora una volta assenti.

Le persone presenti sono state denunciate per occupazione abusiva di suolo pubblico ed allontanate.

Ricordiamo a tale proposito le falsità che vengono continuamente dette dai nostri governanti e amministratori:

• il ministro dell'Interno on. Maroni alla trasmissione Che tempo che fa del 13.02.2011 aveva espressamente dichiarato: "Per chiudere i campi abusivi sono state realizzate delle strutture adeguate, 60 milioni di euro per costruire campi attrezzati e condomini orizzontali... di norma lo sgombero avviene solo quando c'è una soluzione alternativa";
• sul libretto distribuito a tutti i cittadini dal sindaco Moratti, dal titolo "I cento progetti realizzati",a pagina 73 si legge espressamente: "... in ogni operazione di sgombero è stata offerta ospitalità e percorsi di accompagnamento per il reinserimento sociale e lavorativo".

Quello che avviene a Milano, ormai da 3 anni con oltre 400 sgomberi sappiamo che è ben altro!

Questa pratica illegale non è un'eccezione ma ormai la prassi di quanto avviene giornalmente a Milano, dietro ai trionfalistici comunicati stampa dell'amministrazione che annunciano numeri altissimi di sgomberi e rimpatri. Cifre dietro alle quali, conviene ricordare, ci sono persone e famiglie con bambini ed anziani, con i loro drammi umani.

Chiediamo che gli sgomberi siano fermati ed invitiamo ad aderire all'appello "I diritti non si sgomberano"  (vedi QUI ndr).

Da parte nostra, proseguiremo nei progetti di accompagnamento e vicinanza nei confronti delle famiglie Rom e di opposizione politica e culturale a queste aberrazioni.

Gruppo sostegno forlanini

per contatti:
Fiorella D'Amore 347/2772955
Stefano Nutini 333/4451206
scendiamoincampo@gmail.com

 
Di Fabrizio (del 16/04/2011 @ 09:34:53, in Italia, visitato 1508 volte)

di Piero Basso, presidente di Dar casa Scrl

In piccolo, la stessa politica schizofrenica di chi i problemi non vuole risolverli viene praticata dal Comune di Milano nei confronti della popolazione Rom (anche italiani). Come spiega un appello promosso da alcuni gruppi di sostegno (Forlanini, Rubattino) e sottoscritto da decine di organizzazioni, tra cui anche ARCI e CGIL, negli ultimi due anni a Milano sono stati effettuati oltre 360 sgomberi di campi abitati da Rom e Sinti che hanno coinvolto alcune centinaia di nuclei familiari presenti da tempo sul territorio cittadino. Spesso gli sgomberi sono condotti, senza preavviso, alle prime luci dell'alba, anche con pioggia e neve, lasciando uomini, donne e bambini senza riparo e privati delle loro poche cose che vengono arbitrariamente distrutte. (Le cose non sono cambiate molto dagli anni del dopoguerra quando i gipponi della polizia di Scelba distruggevano le biciclette dei braccianti in sciopero).

L'appello prosegue citando le decine o centinaia di bimbi Rom costretti ad abbandonare la scuola, e con quella i preziosi legami di amicizia costruiti con i compagni, e denunciando la violazione dei diritti di quelle persone, sanciti da trattati e convenzioni firmati dall'Italia, il diritto all'abitare, all'integrità personale, alla salute, all'istruzione.

Io vorrei mettermi da un punto di vista diverso da quello degli estensori dell'appello, e provare a ragionare come un buon milanese che, secondo Moratti e De Corato, dovrebbe sentirsi più "sicuro" a seguito degli sgomberi. Naturalmente la "sicurezza" di cui parlano questi signori non è la sicurezza che deriva dall'avere un lavoro non precario o la sicurezza di essere tutelato contro il rischio di un infortunio sul lavoro. La loro "sicurezza" si limita, ma è già qualcosa, a evitare furti, scippi o violenze. Personalmente ho recentemente subito un furto notturno in casa, che alcuni ritengono opera di "zingari", pur essendo lontano da ogni campo Rom, e pur avendo a meno di cento metri da casa una camionetta dell'esecito. Chiunque, tranne sindaco e vicesindaco, capisce che la presenza di alcuni ragazzi armati di mitra non protegge nessuno dai malintenzionati; semplicemente ti aspetteranno in un'altra strada.

Ma almeno una sicurezza gli sgomberi me la danno: ed è che a pagare il conto saremo noi cittadini contribuenti (come me e come voi, che le tasse le paghiamo tutte).. Assai di più dei 2.128.000 euro indicati recentemente da De Corato in risposta a un'interrogazione dei consiglieri Landonio e Patrizia Quartieri, senza però precisare a quanti sgomberi questa cifra si riferiva. Secondo una recente valutazione di Terre di Mezzo (giugno 2010) ogni sgombero costa, in media, circa 24.000 euro, tra costi di "bonifica e pulizia" a carico dell'AMSA e l'impiego di vigili urbani, polizia e carabinieri. In totale, per 360 sgomberi, quasi nove milioni di euro.

Quale che sia la cifra, è indubbio che questi soldi sarebbero molto più utilmente spesi nel costruire percorsi di integrazione, come meritoriamente tanti stanno facendo, dalle mamme e maestre del Rubattino alla S. Egidio, alle associazioni che concludono il loro appello proprio con queste parole: "Chiediamo che le risorse pubbliche non vengano più sistematicamente sprecate per demolire e distruggere baracche e beni, sogni e legami, ma siano utilizzate per promuovere percorsi reali di integrazione abitativa e lavorativa e progetti che garantiscano il diritto all'istruzione ed alla salute per tutti, Rom e Sinti compresi. Chiediamo che i Rom e Sinti siano riconosciuti come soggetti a pieno titolo, interlocutori attivi dei progetti che li riguardano".

 
Di Sucar Drom (del 17/04/2011 @ 09:44:41, in Italia, visitato 2219 volte)

Dalla newsletter di Articolo 3 - Osservatorio sulle discriminazioni

Dalla delibera di espulsione del 2010, ai roghi delle roulotte del 14 febbraio 2011, alla proibizione attuale dell'uso dei servizi igienici.

I Sinti di via Orzinuovi vivono da generazioni nella città e in Lombardia, tanto che non pochi amministratori locali possono ben dirsi meno "bresciani" dei sinti di cui vorrebbero liberarsi.

La loro storia recente ha inizio quattro anni fa quando l'amministrazione di centrosinistra portò loro una proposta apparentemente allettante: vi spostiamo di 300 metri, per pochi mesi avrete disagi e verrete privati delle fognature, ma poi vi saranno consegnate casette dotate di ogni confort costruite con finanziamento regionale. A casette costruite l'amministrazione comunale, con la scusa di pregressi debiti con l'azienda elettrica, congelò la consegna delle nuove abitazioni. Come a dire: con voi non valgono le leggi ordinarie; niente bollette elettriche pagate niente casa, continuate a restare in una condizione precaria senza fognature.

Nel maggio 2008 il centro destra vinse le elezioni, e subito si diede da fare per realizzare il programma sbandierato in campagna elettorale: Brescia entro due anni dovrà essere "zigeunerfrei". Perciò fu portato a termine il lavoro già iniziato dal centro sinistra di allontanare i Rom stranieri giunti in città dopo il 2000. Alcuni insediamenti rom furono così smantellati con brindisi del vicesindaco Rolfi e di altri dirigenti leghisti sulle macerie delle baracche abbattute.

Per quanto riguarda i Sinti bresciani, la giunta leghista tolse definitivamente ogni prospettiva di accesso alle casette cambiandone la destinazione d'uso. Contemporaneamente iniziò un forte pressing sui Sinti affinché se ne andassero dal territorio comunale, fu istituito un tavolo di trattative presso la prefettura e dopo mesi di incontri sembrò realizzarsi una soluzione accettabile: una microarea per una famiglia allargata nel comune di Guidizzolo (Mn) acquistata dall'immobiliare del comune e rivenduta ai Sinti con un mutuo. Come era prevedibile mentre la Lega di Brescia spingeva per farli uscire, quella di Guidizzolo ergeva barricate contri i Sinti in arrivo e la giunta vietava case mobili nell'area fabbricabile a loro destinata. Risultato: tutto azzerato con l'ennesima beffa di circa tremila euro già versati dalle famiglie come caparra e mai restituiti.

Siamo ai primi mesi del 2010 e altre vessazioni attendono i Sinti prima che trascorra un anno: Il 24 settembre 2010 il consiglio comunale con insolita votazione bipartisan (il solo voto contrario della consigliera di Sinistra arcobaleno e l'astensione di un consigliere PD) delibera che il campo sinti di via Orzinuovi venga chiuso entro l'agosto 2011. La deliberazione non contiene alcuna indicazione sul destino degli abitanti del campo e lascia quindi carta bianca alla Giunta leghista su come procedere. Dopo un mese infatti ai Sinti viene sottoposto un patto di cittadinanza redatto, sosterrà il vicesindaco Rolfi, d'intesa con la CGIL. Il patto è in sostanza una accettazione incondizionata della volontà del comune di allontanare dal campo tutti i Sinti. Vale la pena di leggerne un paio di passi. Cominciamo dallo stesso nome del documento "PATTO DI CITTADINANZA" come se i Sinti, a Brescia e in Lombardia da sei secoli, fossero dei marziani da sottoporre a condizioni per acquisire i diritti di cittadinanza. La premessa così recita "si prevede che … il Comune proceda alla chiusura del campo di via Orzinuovi per fronteggiare la situazione di precarietà e di degrado di alcune zone della città e dalla diffusa percezione di insicurezza e frustrazione di molti abitanti…" in altre parole il comune di Brescia decide di chiudere il campo dei sinti e di cacciarli tutti perché costituiscono motivo di insicurezza, degrado e precarietà per i quartieri della città. Un bel complimento non c'è che dire. La ciliegina sulla torta razzista arriva però all'articolo 1 del patto dove si scrive testualmente: "le premesse sono parte integrante del presente accordo" Vale a dire che i sinti nel sottoscrivere il patto di cittadinanza hanno convenuto che loro stessi sono fonte di insicurezza e degrado per la città.

Nel patto sottoscritto viene stabilito che i sinti dovranno andarsene, a partire da febbraio, entro l'agosto 2011. Puntualmente a fine di dicembre gli emissari del comune intimano alle tre famiglie Terrenghi di uscire dal perimetro del campo in attesa del loro definitivo trasferimento nell'area abitata dai Kosovari. I Terrenghi però non vogliono e non possono uscire dal campo dove non ci sono allacciamenti elettrici adeguati. L'elettricità è indispensabile per alimentare respiratori artificiali per due dei loro bambini: Tommaso di 15 mesi e Joselito di 6 mesi, affetti da gravi patologie cardio-respiratorie.

Il vicesindaco Rolfi (leghista) però non sente ragioni ed il 13 febbraio intima ai Terrenghi di lasciare il campo entro le 18 pena il taglio dell'elettricità a tutti gli abitanti dell'area (più di 100 persone). I Terrenghi non si spostano ed alle 19,30 scatta la punizione: l'intero campo piomba nel buio.

Dopo pochi minuti Tommaso e Joselito danno forti segni di difficoltà respiratoria ed il più piccolo viene ricoverato urgentemente in ospedale .

La risposta dei sinti è un misto di esasperazione e rabbia. Sulla strada statale che costeggia il campo danno fuoco ad alcune loro roulotte, il traffico viene bloccato, i vigili del fuoco impiegano più di due ore per domare le fiamme. Il giorno dopo il vicesindaco, sostenuto nelle sue gesta da Giunta e Sindaco, insulta i sinti accusandoli di strumentalizzare i bambini ammalati.

La reazione della città solidale è a favore dei sinti, tutta la stampa e la televisione nazionali ne parlano. La giunta comunale sembra voler abbandonare manifestazioni muscolari, ma è solo apparenza: dall'inizio di febbraio infatti, con un tempismo paradossale, proprio mentre si dava inizio alle procedure di evacuazione del campo, i tecnici comunali avevano finalmente completato la realizzazione di un blocco di sei bagni, che però sono ancora recintati e chiusi con divieto di utilizzo.

E qui c'è il nuovo ricatto: i bagni verranno resi disponibili alla comunità solo quando i Terrenghi se ne saranno andati. Nell'attesa i servizi igienici restano all'aperto fra arbusti e alberi, i bambini sinti continuano ad essere in pericolo, grazie alle scelte della giunta di Brescia, supportata nei fatti da quasi tutta l'opposizione che ha votato per la chiusura del campo e che polemizza con la lega su chi è più efficiente a ripulire Brescia dagli ‘Zingari'. In passato operazioni ‘pedagogiche' di questo genere hanno avviato processi di distruzione di interi popoli.

Luigino Beltrami

Ndr: Dalla lettura dei quotidiani di questa settimana scopriamo che la famiglia Terenghi ha lasciato il campo di Via Orzinuovi, ma i bagni restano chiusi: I sinti protestano: "I servizi igienici rimangono chiusi" (Brescia Oggi, 13/4) e Brescia, l'ira dei Sinti: "Il Comune non rispetta i patti e non apre i bagni" (Giorno Brescia, 13/4)


Brescia, Tutti Uniti: partecipa anche TU alla manifestazione del 23 aprile
La Federazione Rom e Sinti Insieme invita tutti alla manifestazione “Tutti Uniti!" che si terrà sabato 23 aprile 2011, a Brescia in Piazza della Loggia, dalle ore 15.00. Tutti uniti per difendere i diritti umani, per la salvaguardia della dig...

 
Di Fabrizio (del 18/04/2011 @ 08:59:46, in Italia, visitato 1450 volte)



Questa mattina i circa 200 rom che abitano negli stabilimenti abbandonati della ex fabbrica Miralanza, in zona piazzale della Radio a Roma, hanno ricevuto l'ennesimo preavviso di sgombero, dopo la distruzione avvenuta nei giorni precedenti delle baracche più visibili.

"Fra 6 ore siamo qui con le ruspe" è stata la frase con cui vigili urbani e polizia hanno risposto alle richieste dei rom di avere qualche giorno di tempo per preparare il ritorno in Romania, mentre dagli operatori della Sala Operativa Sociale veniva la solita, inutile, proposta: l'inserimento in strutture d'emergenza soltanto per madri e bambini.
Il campo, non autorizzato ma ben conosciuto da tutte le istituzioni, si trova in condizioni drammatiche: non c'è acqua ed il rischio d'incendio è notevolissimo, ma rispetto a questa inaccettabile situazione la proposta delle forze dell'ordine appariva egualmente senza speranza: lo sgombero e poi la strada...

Su richiesta di alcune famiglie, fra le poche che conosciamo in quell'insediamento, siamo intervenuti per tentare una mediazione; abbiamo contattato associazioni (sia rom che gagè) e istituzioni del territorio, e, allo stato attuale, grazie all'intervento di Najo Adzovic, Delegato per il Sindaco alla questione rom, e di Alfredo Toppi, consigliere del XV Municipio, il rischio di uno sgombero senza alternative sembra scongiurato.
Najo Adzovic sta in queste ore lavorando con la Giunta Capitolina per trovare soluzioni praticabili; i rom della Miralanza hanno accettato di essere trasferiti in un centro d'accoglienza, ponendo come unica condizione il fatto che nessun nucleo famigliare sia smembrato; in tal senso, la disponibilità di spazi nel C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto, dichiarata dallo stesso Sindaco stamane agli organi di stampa, dovrebbe costituire una risorsa essenziale.

Ancora una volta si tratta di provare a governare l'emergenza, un'emergenza tanto annunciata quanto mai presa in carico, e a questo punto, ben sapendo che la sistemazione temporanea nel centro di Castelnuovo di Porto non rappresenta certo un modello positivo di intervento, non ci rimane che sperare che da oggi in poi tutti quanti lavorino per garantire almeno condizioni di vita sicure ai più di 60 minori, alle donne incinte, agli anziani, ai malati e agli esseri umani intrappolati nelle baracche della Miralanza e nella nostra indifferenza.

Una scuolina per crescere
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Di Fabrizio (del 20/04/2011 @ 09:05:34, in Italia, visitato 1839 volte)

Corriere.it Non ce l'ha fatta Tommaso, 17 mesi: era diventato un simbolo. Soffriva di una rarissima malattia genetica

BRESCIA - Tommaso non ce l'ha fatta. Piccolo e malato, il bambino di 17 mesi, diventato suo malgrado il simbolo della lotta tra sinti e Comune di Brescia, è morto ieri pomeriggio agli Spedali Civili dove era ricoverato da due mesi. Il 14 febbraio scorso, dopo il blitz della polizia locale e la sospensione della corrente alle roulotte del campo, Tommaso era stato ricoverato d'urgenza. Dimesso dopo due giorni, il piccolo si era poi di nuovo aggravato tanto da dover tornare in ospedale. Tommaso soffriva di una malattia genetica rarissima (solo 14 casi al mondo) che si chiama H-ABC: un sondino fissato a una narice e a una macchina per l'ossigeno gli permettevano di sopravvivere, con mamma Fenni ad accudirlo e papà Samuel sempre pronto a qualsiasi emergenza.

Come la notte di San Valentino, quando dopo gli scontri con la polizia, mancata l'elettricità, ha dovuto procurarsi con le buone o con le cattive un generatore portatile per tenere in vita il suo bambino. «È nato così - spiega lo zio, Giovanni Tonsi, allargando le braccia -. Per malattie come la sua non c'è guarigione. Certo, quel giorno che il Comune ha staccato la corrente è stato tutto più difficile...». Al campo di via Orzinuovi, dove l'amministrazione di Palazzo Loggia non ha ancora riattivato i bagni perché aspetta di sgomberare gli ultimi abusivi, non accusano nessuno. Anzi, i sinti tendono la mano al sindaco, Adriano Paroli, perché la morte di Tommy serva a sancire una tregua.

Giuseppe Spatola
19 aprile 2011

NOTIZIE CORRELATE
Il bimbo senza ossigeno nella roulotte (17 febbraio 2011)

 
Di Frances Oliver Catania (del 21/04/2011 @ 09:17:09, in Italia, visitato 2134 volte)

Ricevo e porto a conoscenza

[...]

Vorrei [...] portare a conoscenza del pubblico questa situazione, o se mi potete suggerire qualcuno che sia interessato.

Il comune di Pessano con Bornago (MI) sta cercando di sgomberare una comunità Rom che si è stabilità nel suo territorio.
Questi tentativi di sgombero si ripetono da circa otto anni ma, nonostante in questo periodo di tempo tutte le denunce fatte dal Comune si siano risolte in favore del Comune, gli abitanti del campo non hanno sgomberato e sono stati, fino a poco tempo fa, "tollerati".
Adesso il Comune ha trovato una formula per forzarli ad uno sgombero senza chiamarlo "sgombero"; ossia, nonostante il terreno sul quale è stato fatto il campo Rom sia di proprietà di uno degli abitanti del campo, questo terreno è un terreno agricolo.
Il comune sta quindi approfittando della nuova legge che equipara le roulotte a edifici per forzarli fuori dal terreno.
Essendo i Rom rimasti a Pessano con Bornago per otto anni, i minori nel campo sono iscritti alle scuole del paese, e vi sono anche vecchi e disabili (ai quali tra l’altro, è stata negata l’assistenza sociale perché non sono cittadini italiani).
Siccome questa volta il Comune si sta mostrando serio alcune delle famiglie nel campo sono andate via, ma rimangono ancora alcuni di loro che non vogliono, o non possono trovare un altro luogo dove vivere.

In particolare mi ha colpito il caso di una signora, di nome Maria, che ha 73 anni, problemi di cuore ed un figlio disabile (cieco) a cui sta badando; questa signora non ha la forza di cercare un altro posto dove andare e questa azione del Comune ha, anche se non nella forma, la stessa sostanza di uno sgombero.
Ho già cercato di contattare il Comune ed esprimere i miei dubbi ma sono stata trattata con ostilità dal sindaco che non vuole sentire ragioni, i motivi sono sempre gli stessi "non vogliono integrarsi" o "rubano", mi sono quindi rivolta ad altre associazioni come la Caritas Ambrosiana ed ho contattato un avvocato esperto in diritti umani, (Avv. Guariso) questi mi hanno dato una mano come hanno potuto ma senza risultati definitivi.
Mi rimane quindi solo il cercare di far pubblicità alla situazione nella speranza che in questo modo qualcuno possa convincersi che vi sono altri modi per risolvere la questione senza forzare i rimanenti Rom a cercare casa altrove.

Questo è un riassunto della situazione che è, come lo è sempre, un po’ più complicata. Se lei, o qualcuno, ha la possibilità di occuparsi di questo caso posso spiegare meglio i fatti.

Spero di ricevere buone notizie, in ogni caso auguro buona fortuna [...].

Cordali saluti.

Frances Catania

 
Di Fabrizio (del 22/04/2011 @ 10:38:07, in Italia, visitato 1716 volte)

Amnesty International - sezione italiana Data di pubblicazione dell'appello: 22.04.2011
Firma l'appello e invia un messaggio di solidarietà!


Partecipa alla fotopetizione di Amnesty International in favore dei bambini rom!
Per ribadire le proprie preoccupazioni, in occasione della Giornata mondiale dei rom e sinti, Amnesty International ha lanciato l'azione "case gemelle", con cui attivisti e sostenitori dell'organizzazione in tutto il mondo faranno pervenire una cartolina al prefetto di Roma e una seconda cartolina, in segno di solidarietà, alla comunità rom della capitale. Le cartoline a forma di casa ricorderanno la necessità di migliorare le condizioni abitative dei rom nella città. Guarda le prime fotopetizioni che ci sono arrivate!

Scarica le istruzioni e attivati subito! (43.41 KB)

UA: 121/11 EUR 30/009/2011

I rom che risiedevano in almeno tre insediamenti non autorizzati di Roma sono stati sgomberati, nel contesto di quella che appare un'ondata di sgomberi forzati in corso nella capitale. Secondo fonti delle Organizzazioni non governative locali, dall'inizio di aprile almeno 30 insediamenti non autorizzati hanno subito sgomberi forzati e vi è il timore che altri insediamenti siano a rischio d'imminente sgombero forzato.

Il 18 aprile, sono state sgomberate le famiglie rom residenti nell'insediamento di via Severini e quelle che vivevano nell'ex stabilimento abbandonato della Mira Lanza. Il 20 aprile è stata la volta dell'insediamento di via del Flauto. Il 6 aprile il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, riferendosi alla nuova ondata di sgomberi, aveva affermato che dovevano essere eseguiti con urgenza per evitare che i migranti irregolari in arrivo dalla Tunisia trovassero rifugio nei campi non autorizzati.

Secondo i resoconti delle Organizzazioni non governative locali, gli sgomberi sono stati eseguiti senza previa notifica o consultazione delle comunità interessate. Solo alle donne e ai bambini è stata provvisoriamente offerta una sistemazione alternativa nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, rifiutata in quasi tutti i casi in quanto le famiglie non vogliono essere divise.

Se di recente erano stati portati a termine sgomberi di insediamenti non autorizzati di minore dimensione, gli insediamenti in questione sono tra i più grandi di Roma. Si stima che circa 700 persone, comprese donne incinte e molti bambini, siano state lasciate senza un tetto a causa dei tre sgomberi. Di fronte alla mancanza di sicurezza e alle condizioni di vita inadeguate nei campi, la soluzione non può essere costituita dagli sgomberi forzati, che lasciano le comunità interessate in condizioni abitative e di vita peggiori.

Leggi le informazioni aggiuntive (8.18 KB)

Prefetto di Roma
Giuseppe Pecoraro
Via IV Novembre, 119/A
00187 Roma - Italia
Fax. +39 06 6729 4555
Email: prefettura.roma@interno.it

Ministro dell'Interno
Roberto Maroni
Palazzo Viminale
Via Agostino Depretis, 7
00184 Roma. Italia
Fax: +39 06 4654 9832
Email: caposegreteria.ministro@interno.it 

Sindaco di Roma
Gianni Alemanno
Via del Campidoglio, 1
00187 Roma
Fax: +39 06 6710 3590
Email: sindaco@comune.roma.it

Egregio prefetto Pecoraro,
egregio ministro Maroni,
egregio sindaco Alemanno,

sono un simpatizzante di Amnesty International, l'organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.

Le chiedo di fermare immediatamente tutti gli sgomberi forzati degli insediamenti rom di Roma e assicurare che gli sgomberi saranno considerati solo come la soluzione estrema ed eseguiti in pieno accordo con le garanzie previste dagli standard europei e internazionali sui diritti umani, che prevedono un'autentica consultazione e la messa a disposizione di un alloggio alternativo adeguato per tutte le persone colpite, senza che sia necessario dividere le famiglie.

Le chiedo di prevedere rimedi, tra cui alloggi alternativi adeguati per coloro che sono colpiti dagli sgomberi forzati.

La invito a sospendere immediatamente il "Piano nomadi" e disporre il suo riesame, consultando le comunità interessate, assicurando che la revisione del piano preveda soluzioni per l'alloggio alternativo adeguato per le comunità colpite dai provvedimenti, in linea con il diritto internazionale dei diritti umani ed evitando di perpetuare la segregazione.

La ringrazio per l'attenzione.
Scarica l'appello in favore dei rom a Roma (6.46 KB)

 

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