Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/07/2013 @ 09:06:32, in blog, visitato 2238 volte)
Non c'è molto da scrivere in questi giorni, ma farà piacere a chi di voi
vuole imparare qualcosa sul romanés di trovare un
blog apposta. A
prima vista. ha un aspetto simpatico, è adatto anche ai lettori più giovani,
e oltre alla linguistica e al dizionario, riporta diverse sezioni riguardo vita,
usi e costumi dei Rom. Il blog è opera di un autore macedone, ma è in inglese.
Con l'avvertenza di non prendere come "oro colato" quanto troverete: i Rom
parlano una lingua che ha caratteristiche comuni dovunque (insomma, ci si
intende dappertutto), ma divisa in migliaia di dialetti e con imprestiti
linguistici-culturali i più diversi. Il mio consiglio spassionato: una lingua,
la sua storia, la storia di chi la parla, non si imparano sui libri o in
internet, bisogna parlare e conoscere le persone; perché una cosa sono le
"categorizzazioni ufficiali", altro il mondo spurio e indefinito che cambia di
continuo.
L'anno scorso, più o meno di questo periodo, pubblicai un
breve
dizionario apparso su di un sito turco, parole e concetti molto simili a
quelli che adoperano anche i Rom in Italia.
Infine, per il lettore che non deve chiedere mai:
testato da Daniele, della redazione.
Viene sempre dalla Macedonia, e
mi scrisse
l'autore un po' di anni fa:
11 Novembre 2004 - Egregio sig. Casavola. Sono il Dott. Trajko Petrovski
(trajkopetrovski@Yahoo.com), sono esperto della lingua Rom, etnologia e storia.
Lavoro nell'Istituto di folklore a Skopje, R. Macedonia. Fino ad ora ho
pubblicato vari saggi e articoli del campo dell'etnologia e del folklore. Ho
anche partecipato con rapporti della sfera del folklore, linguistica e dell
etnologia.
Ho pubblicato molti libri sulla vita dei Rom e quest'anno ho pubblicato un
dizionario rom-italiano, italiano-rom con la grammatica della lingua Rom.
Il dizionario contiene 40.000 parole ed è molto pratico e usabile in tutta
Italia e l'Europa. Il dizionario ha 600 pagine. Costa 15 euro più 5 euro di
tassa postale.
Se comprate più di cinque (5) dizionari il prezzo è di 13 euro per uno.
Sono sempre e vostra disposizione per collaborazione.
[...]
Cordiali saluti
Dott.Trajko Petrovski
DIVERTITEVI!
Di Fabrizio (del 12/07/2013 @ 09:02:52, in casa, visitato 1506 volte)
Non risolverà tutti i problemi, ma è una "pezza" semplice
e pratica... quindi nessuno ne approfitterà! Ma se qualche Rom o qualche Sinto
volesse tentarci...
Problema di spopolamento? Alcuni Comuni lo risolvono così -
Scritto da Angela Iannone |
Yahoo! Finanza
- lun 8 lug 2013 17:50 CEST
L'unica cosa "buona" della crisi è il livello di inventiva e creatività che si
attiva nelle persone, pronte a fare di necessità virtù per risolvere ogni
problema.
L'inventiva viene soprattutto dai piccoli borghi italiani che, soffocati dalla
morsa del Patto di Stabilità, dalle ristrettezze economiche e dalle poche
risorse sul territorio, hanno dato libero sfogo alla fantasia.
Una delle ultime iniziative anti-crisi, non soltanto economica, viene da
Sadali,
piccolo paese dell'entroterra sardo: qui il sindaco del Comune, per contrastare
il fenomeno dello spopolamento - e quindi per risolvere un problema di
erario -
si è inventato un interessante progetto.
Alle giovani coppie che decideranno di andare a vivere in maniera stabile in
questo borgo di poco più di 900 anime in provincia di Cagliari,
l'amministrazione comunale darà un buono spesa mensile di 200 euro, per due
anni. Ad una condizione: il paese di provenienza deve avere più di 3mila
abitanti, altrimenti, come un cane che si morde la coda, si popola un centro ma
se ne svuota un altro.
Il progetto del sindaco Romina Mura è iniziato verso la fine del 2010 e ad oggi
la popolazione è aumentata da 928 a 958 abitanti, non una cosa da poco "per un
paese che si è spopolato ininterrottamente dagli anni ’60 in poi" spiega il
primo cittadino. Anzi, un successo: trenta persone in più "equivalgono più o
meno a un incremento del tre per cento".
Il bonus mensile è un toccasana sia per il problema abitativo di Sadali sia per
l'economia locale: la quota elargita infatti può essere spesa esclusivamente nel
territorio comunale, un meccanismo semplice per far girare l'economia. Non solo:
i nuovi abitanti, per lo più giovani coppie sposate, con esperienze
professionali che vanno dall’artigianato all’agricoltura, stanno rivitalizzando
il territorio anche dal punto di vista culturale e pratico, riappropriandosi di
orti abbandonati e dando il via a nuove forme di agricoltura e di consumo
responsabile e biologico.
Sadali non è l'unico Comune ad adottare un particolare stratagemma per
combattere lo spopolamento. A San Giovanni d’Asso, un borgo di 900 abitanti in
provincia di Siena, l’amministrazione comunale nel 2011 dava un contributo di
300 euro, da investire nell'affitto di un appartamento, a tutti quelli che
decidevano di prendere la residenza lì. Da allora, però, l'esperimento pilota
non è stato però rinnovato, sia per una questione economica "non l’abbiamo
rinnovato per mancanza di fondi", ammette il sindaco, sia perché le famiglie che
fanno domanda di trasferimento chiedono anche un lavoro, un'occupazione. Perché
la casa è tanto, sì, ma non è tutto.
"Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo
nutrirai per tutta la vita", recita un antico proverbio cinese. Così, se qualche
Comune garantisce un tetto, altri preferiscono dare un'occupazione che renda i
neo abitanti autonomi. Succede a Quiliano, in provincia di Savona, dove il
sindaco ha deciso di affidare in concessione gratuita alcuni terreni da
coltivare. La selezione avviene attraverso un bando pubblico e il vincitore ha
il compito di curare - a tempo indeterminato - la raccolta dei frutti e fare
manutenzione.
Di Fabrizio (del 13/07/2013 @ 09:07:49, in Italia, visitato 1133 volte)
da Settegiorni Settimanale - blog di
RINO PRUITI 12 luglio
2013
Villette con piscina e statue d'epoca, ma anche attività artigianali e
sfasciacarrozze: è quanto sorto, in piena abusività, in un lembo di terra del
Parco agricolo sud Milano a Buccinasco, in via dell'Industrie, nei pressi del
campo sinti del quartiere Terradeo. Ma i sinti non c'entrano proprio nulla: gli
abusi sono tutti opera di cittadini italiani sulle cui attività si sono accesi i
fari della Polizia locale.
Nella mattinata di martedì 9 luglio, infatti, agenti, tecnici comunali ed
esponenti dell'Amministrazione hanno fatto visita all'area – dove è prevista la
nascita del Cangattile di Tom&Jerry – per effettuare controlli specifici.
"L'Amministrazione non intende tollerare tali situazioni di abuso – ha spiegato
Rino Pruiti, assessore alla Tutela ambientale – per giunta all'interno del Parco
agricolo sud Milano: questa non è terra di nessuno e deve essere ripristinata la
legalità, i manufatti dovranno essere abbattuti e tutta l'area ripulita e
restituita alla sua naturale destinazione agricola. Tutti i cittadini, anche i
proprietari dei vari terreni di questa zona, non possono comportarsi come se
vivessero in un paese senza regole con le proprie leggi e i propri codici di
comportamento".
Terminate tutte le verifiche della Polizia locale, l'Ufficio edilizia privata
notificherà a chi ha commesso abusi le opportune ordinanze per il ripristino dei
luoghi emesse dal sindaco Giambattista Maiorano e per chi non dovesse
ottemperare agli obblighi, sono previste conseguenze penali. Interpellata anche
la Polizia provinciale per la tutela ambientale del territorio del Parco.
Dal proprio blog personale, Pruiti riporta anche il malcontento che la visita
dell'Amministrazione avrebbe suscitato in almeno una delle persone che in quel
momento si trovava nell'area, dove sorgono anche numerosi orti privati. "Ecco,
quando non sanno cosa fare queste m... vengono qui a rompere i c... Le fotografie
andate a farle a casa vostra bastardi": queste le parole con cui la delegazione,
racconta Pruiti, sarebbe stata accolta.
Di Fabrizio (del 14/07/2013 @ 09:09:38, in casa, visitato 1295 volte)
Ostia - Riceviamo e pubblichiamo da Paula de Jesus, urbanista del Laboratorio
urbanistico del municipio X: "I campi nomadi costituiscono quella che è
definita l''urbanistica del disprezzo', che impiega aree prive di valore e che
presto diventano nuovi luoghi di emarginazione. Gestire l'emergenza abitativa è
una cosa, gestire i nomadi un'altra"
"Grazie al Pd dell'attuale X Municipio si apre un nuovo capitolo dell'emergenza
abitativa a Roma: l'edilizia per i Rom. In poche parole, casa e lavoro diventano
i due elementi base per risolvere un annoso problema sociale e di integrazione,
ingigantito dalle scelte sbagliate della sinistra e affrontato con inutili e
costosi sgomberi da parte della destra. Così, dopo il fallimento di Alemanno con
i campi Rom, si parla in questi giorni di trovare aree "per realizzare villaggi
temporanei", cioè campi Rom che poi diventano definitivi, e si portano avanti
'soluzioni alternative'. Come i programmi di autocostruzione: dare ai Rom case e
cascine da ristrutturare. Il pretesto è la sistemazione di poche decine di
famiglie insediatesi nella modesta pineta delle Acque Rosse ad Ostia, minacciate
da una serie di microincendi estivi. Una pineta, quella delle Acque Rosse, da
sempre sede di insediamenti abusivi e non solo Rom. La decisione politica è
quella di Emanuela Droghei (Pd), Assessore alle Politiche Sociali del X
Municipio e moglie del capogruppo Pd in Campidoglio, Francesco D'Ausilio.
Inquietante la sua dichiarazione: "opereremo in tempi strettissimi".
La Droghei non solo ignora problemi urbanistici, igienico-sanitari e legati al
turismo, ma ancor peggio ignora realtà locali come quella della Caritas che,
sponsorizzata da SeL, Pd e in collaborazione con la facoltà di architettura di
Roma Tre, sta portando avanti per i Rom un progetto di autocostruzione e di
formazione professionale ad Acilia. Eppure. non più di un anno fa l'attuale
capogruppo Pd del X Municipio, Giuseppe Sesa, in qualità di 'esperto' Pd per le
politiche sociali sosteneva: "Non c'è alcuna volontà di risolvere il problema
dell'emarginazione alla radice", contestando le scelte di Alemanno. Oggi, al
governo del Municipio, Sesa dimentica quello che aveva detto: il problema
dell'emarginazione rimane e la Droghei si adopera per consumare ulteriore suolo.
Non ci sono strumenti urbanistici che contemplino la bizzarra soluzione della
Droghei del 'villaggio temporaneo' a meno che la Droghei non voglia risolvere in
forma illegittima il problema realizzando il solito ghetto moderno con cui si
accompagna in Italia la figura del Rom, del Sinto o del Camminante.
Premesso che un censimento vero e proprio non c'è e che dunque il
dimensionamento del 'villaggio temporaneo' è fittizio, premesso che i progetti
di autocostruzione in Italia sono pochissimi, come si fa a pensare a campi Rom o
'villaggi temporanei' nel X Municipio, destinato, a detta di tutti, allo
sviluppo del turismo e al recupero urbanistico del territorio? Non è solo colpa
del Pd e della poco illuminata Droghei, ma anche del neo assessore
all'Urbanistica del X municipio, Giacomina Di Salvo, che evidentemente non ha
suggerito alla collega Droghei che i campi nomadi non possono ricadere né in
zone residenziali né vengono considerati insediamenti abitativi, ma rientrano
nella categoria (ormai di accezione comune) di "area per allestimenti pubblici
sovracomunali". In altre parole, i campi nomadi costituiscono quella che è
definita l'urbanistica del disprezzo, che impiega aree prive di valore e che
presto diventano nuovi luoghi di emarginazione. Gestire l'emergenza abitativa è
una cosa, gestire i nomadi un'altra. La prima è una pianificazione urbanistica
ed edilizia, la seconda una pianificazione sociale che deve comprendere servizi,
assistenza e politiche di integrazione, quelle vere. Reperire "un'area pubblica
nella quale poter montare unità abitative per una ventina di nuclei familiari",
come sostiene invece la Droghei, è solo il parto di chi ignora e che non
conoscendo le regole ordinarie per gestire un problema si inventa regole
straordinarie che ti sbattono in prima pagina". Paula de Jesus per LabUr".
Autore: redazione
Di Fabrizio (del 15/07/2013 @ 09:01:25, in Europa, visitato 1233 volte)
Di povertà abbietta, razzismo abbietto e dei rischi di una tragedia
- 11 luglio:
Valeriu Nicolae
Negli ultimi anni ho visitato molti ghetti in tutta Europa. Ho visto troppi
bambini che saranno parte di generazioni disperse, troppa povertà estrema e
abuso di droghe. Troppa gente vivere della spazzatura e nella spazzatura, troppi
passati attraverso un ciclo disastroso che iniziando dall'accattonaggio
passa attraverso il riciclo dei rifiuti, prostituzione, piccola criminalità,
nuovamente riciclo di rifiuti, terminando com'era iniziato: col mendicare.
Sto scrivendo una relazione sui ghetti - schietta e senza ambiguità. Abbiamo
bisogno di politiche nazionali ed europee che si occupino dei ghetti reali, e
non di "pratiche positive", bla bla.
Credo che i ghetti in Europa (inclusi quelli nell'Europa dell'est e nei
Balcani) abbiano un potenziale esplosivo di conflitto interetnico e che siano
incubatori di criminalità e povertà estrema.
Ma non avrei mai pensato di visitae un ghetto così letteralmente esplosivo.
Kakanj è a 45' di macchina da Sarajevo. Il panorama è spettacolare - una
terra incredibilmente bella.
L'ingresso del ghetto è simile a quello di tanti ghetti urbani che ho visto.
La strada che lo collega alla via principale è piena di buche e poi diventa
sterrata.
I mucchi di immondizia sono la prima cosa che si vede entrando nel ghetto -
la maggior parte degli adulti vive col riciclo di plastica, vetro, carta o
metallo. Molte case sono meglio di quelle che ho visto da altre parti - la gente
investe quasi tutti i propri soldi nelle case - gli inverni sono rigidi sulle
montagne.
Nel ghetto vivono oltre 600 persone - la maggioranza di loro sono bambini. La
terra ha cominciato a sfaldarsi qualche settimana fa. Le miniere sono parte
dell'economia di Kakanj ed il ghetto è costruito su un terreno cedevole. 25 case
sono troppo danneggiate per viverci - grosse crepe corrono lungo tutte le
pareti.
Ma il pericolo risiede nelle crepe al suolo, più che in quelle sui muri.
L'odore del gas metano è nauseante. Mi bruciano gli occhi e ho un gusto
terribile in bocca. E' un ambiente chiaramente molto tossico, dove devono vivere
centinaia di bambini e di adulti. Qualcuno mi mostra che il gas è infiammabile.
Non ci sono reazioni da parte dell'amministrazione locale. Il sindaco dice di
non avere soluzioni, ma non è venuto a vedere cosa sta succedendo. Nonostante i
ripetuti appelli, nessuna squadra è stata mandata ad indagare sulla tossicità e
sui rischi alla salute legati al gas che fuoriesce dal suolo. C'è un alto
rischio di tragedia che significherebbe una morte di massa (soprattutto
bambini) in questo posto, se l'amministrazione locale non prenderà qualche
misura.
Perché succede questo? Perché la maggior parte degli abitanti del ghetto sono
Rom. Perché il razzismo abbietto e la discriminazione sono la principale
risposta alla povertà abbietta.
Quanto sta accadendo a Kakanj va oltre la vergogna e l'incompetenza. Rinchiude
l'omicidio nell'incompetenza e nella mancanza di reazione. Ed è qualcosa con cui
la Bosnia Erzegovina non dovrebbe più avere a che fare.
Vi scrivo perché penso ci sia bisogno di un'iniziativa a livello internazionale
che ponga in azione quello che spero sia soltanto un'amministrazione inetta. E
spero che molti di voi abbiano tratto da questa lettura, sentimenti a
sufficienza per inviare una lettera che chieda alla delegazione UE in Bosnia
Erzegovina di reagire:
Di Fabrizio (del 16/07/2013 @ 09:06:27, in casa, visitato 1022 volte)
ZaLab 12 Luglio 2013
I campi attrezzati sono paradossalmente peggio degli accampamenti informali,
afferma Remi. perché sono lontani da tutto: scuole, servizi, abitazioni. Sono
veri e propri ghetti. e costano. La macchina dell'assistenza dà lavoro a
migliaia di italiani, muove tanti soldi. Ecco perché nessuno prova davvero a
risolvere l'"emergenza" abitativa dei Rom. #italianslum
Riprendo questo post su
Globalist, probabilmente perché è esteticamente bello, ma anche lacerante. Almeno per
me... che Lolli e Manfredi me li ricordo giovani, un po' come fratelli
cresciuti, e li ho poi seguiti nel loro apparire e tornare, loro sì NOMADI, ma
esistenziali. E quella canzone manifesto: HO VISTO ANCHE ZINGARI FELICI, tanto
bella quanto bugiarda. Quando poi gli zingari li ho visti per davvero, erano
disperati, e quasi mai liberi. Ma era bello credersi zingari, o forse era solo
una moda.
di Gianfranco Manfredi*
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Mi rileggo il testo della canzone di Claudio e d'istinto mi viene da ricollegare
la metafora degli "zingari felici" alle tante altre usate in quegli anni,
metafore con cui la nostra generazione cercava di definirsi, il più delle volte
in contrapposizione con quelle che ci venivano schiaffate addosso dalla stampa e
nelle quali non potevamo riconoscerci.
Certo nemmeno riuscivamo più ad accontentarci del "Compagni dai campi e dalle
officine" perché sinceramente i campi non ce li ricordavamo neppure e le
officine, dio bono, per noi la Fabbrica mica erano le officine. Se si doveva
cantare la Fabbrica allora era meglio citare Majakovskij:
"Sono anch'io una fabbrica. E se mi mancano le ciminiere, forse, senza di esse,
ci vuole ancor più coraggio".
Le metafore che usavo io, nelle mie canzoni, "gli zombi", "gli ultimi mohicani",
"i clandestini", parlavano sì, anch'esse in qualche modo, "di vendetta e di
guerra".
Eppure per quegli strani, ma giustificabili luoghi comuni da cui neppure il
Movimento poteva dirsi immune, Claudio e io, per quanto spesso accostati,
indossavamo maschere diverse. Una malinconica (la sua) e una irridente (la mia).
Ma era poi così? Con gli zombi non c'era da star troppo allegri, tanto meno con
gli indiani delle riserve metropolitane, quanto alla clandestinità dell'animo,
spesso più pesante di quella fisica, certo non consente troppa cordialità. Se
ripenso alle mie esperienze di quegli anni, alle migliori, sono stato più uno
"zingaro felice" che uno zombi indiano e clandestino, per fortuna.
La metafora di Claudio parlava di qualcosa che lui aveva visto, non
nell'immaginazione, ma in piazza, traducendolo in versi così com'era.
Claudio parlava della felicità che avevamo conosciuto, che era quella "del far
l'amore e rotolarsi per terra". C'è poco da immalinconirsi per questo, neppure
pensando che "avec le temps, avec le temps va, tout s'en va". La felicità,
proprio quella, che non si compra e non si vende a nessun prezzo, è molto più di
una metafora e molto più di uno stato d'animo. La felicità è un'esperienza
contagiosa, che si scambia al di là della merce. Una volta insediata, non ti
abbandona. E il suo significato noi lo conosciamo bene, perché lo abbiamo
sperimentato, proprio come il significato di questi altri versi di Majakowskij:
"Il comunismo non vive soltanto nella terra, nel sudore delle fabbriche. E'
anche nelle case, a tavola, nei rapporti, nella famiglia, nel modo di vivere".
Io non ho dubbi sul fatto che il più majakowskiano dei cantori degli anni
settanta sia stato Claudio Lolli con i suoi "zingari felici".
* tratto da "Da una finestra sbagliata. Gli zingari felici di
Claudio Lolli" a cura di Gianluca Veltri, Luciano Vanni Editore, 2006
Di Fabrizio (del 18/07/2013 @ 09:02:54, in Italia, visitato 1334 volte)
14 luglio 2013 | Sergio Bontempelli su
CORRIEREIMMIGRAZIONE
L'Italia si è dotata di una "strategia nazionale di inclusione", ma i problemi e
gli sgomberi rimangono. Se n'è parlato a Cecina.
C'era un volta l'emergenza nomadi. C'era un volta l'allarme sicurezza, con il
suo inevitabile contorno di allontanamenti, espulsioni, ordinanze comunali
variamente creative. C'erano una volta i Sindaci-sceriffi, nemici giurati di rom
e sinti e promotori degli sgomberi nei "campi nomadi".
Davvero tutto ciò si può declinare al passato? Davvero si può dire "c'era una
volta", sottintendendo che "oggi non c'è più"? Di questo si è discusso venerdì
scorso nella cornice del Meeting Internazionale Antirazzista di Cecina,
organizzato ogni estate dall'Arci e giunto quest'anno alla diciannovesima
edizione.
C'era una volta l'emergenza nomadi, dicevamo. Con un
decreto del Maggio 2008,
l'allora Governo Berlusconi dichiarò lo stato di emergenza "in relazione agli
insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e
Lombardia". Come se i rom e i sinti - i cosiddetti "nomadi" - fossero una
calamità naturale, da cui difendersi come ci si difende da un terremoto, da
un'inondazione, da un incendio...
Ecco, l'emergenza nomadi è davvero consegnata al passato: si può dire, dunque,
"c'era una volta", come nelle fiabe. Alla fine del 2011, infatti, il Consiglio
di Stato - accogliendo il ricorso dell'Errc, il Centro Europeo per i Diritti dei
Rom - aveva dichiarato illegittimi i decreti del Governo Berlusconi; nel
frattempo la Commissione Europea aveva invitato tutti gli Stati Membri ad
elaborare proprie "strategie nazionali per l'inclusione delle popolazioni rom".
Che è un po' come dire "smettete di fare sgomberi, smettete di costruire
campi-ghetto, e avviate politiche di inserimento sociale"...
Bacchettato dalla magistratura italiana, ripreso per le orecchie dall'Unione
Europea, il Governo non aveva mollato l'osso: in gran segreto, il 15 febbraio
2012, l'esecutivo guidato da Mario Monti
aveva presentato ricorso contro la
decisione del Consiglio di Stato. Se avesse vinto quel ricorso, l'emergenza
nomadi sarebbe ancora in vigore...
Il gesto del nuovo premier aveva mandato su tutte le furie numerose associazioni
che si battono per i diritti umani, visto che proprio Monti era apparso, almeno
su questi temi, più aperto del suo predecessore.
In ogni caso, lo "scivolone" dell'allora Presidente del Consiglio non ha
prodotto risultati apprezzabili. Nel maggio 2013, infatti, è arrivata la
sentenza della Corte di Cassazione, che ha confermato la pronuncia del Consiglio
di Stato e che ha dunque eliminato - stavolta definitivamente - l'emergenza
nomadi.
La "strategia nazionale di inclusione" c'è...
La cosiddetta "strategia nazionale di inclusione" è in vigore da più di un anno.
Si articola in quattro assi di intervento (istruzione, lavoro, salute e casa), e
definisce alcuni obiettivi: favorire la frequenza e il successo scolastico dei
ragazzi rom e sinti; promuovere l'inserimento lavorativo e la regolarizzazione
del lavoro irregolare o precario delle comunità rom; garantire il pieno accesso
ai servizi sociali e sanitari sul territorio; superare i campi nomadi e le
"logiche emergenziali", per avviare politiche abitative a livello locale e
nazionale.
A che punto siamo con l'attuazione di questo programma così ambizioso?
Pietro Vulpiani dell'Ufficio Nazionale Anti-Discriminazioni Razziali (Unar) è
ottimista: "Certo, i problemi sono tantissimi, e siamo solo all'inizio di un
percorso", spiega all'attenta platea del Meeting Antirazzista, "ma possiamo dire
che l'Italia è più avanti di tanti altri paesi".
In effetti, pochi giorni fa
la Commissione Europea ha proposto un primo bilancio
dello stato di avanzamento delle varie "strategie nazionali", e a quanto pare
l'Italia (una volta tanto) non è il "fanalino di coda" dell'Unione. "La
Commissione", spiega Vulpiani, "ha rilevato che in molti Stati non ci sono
ancora i tavoli di lavoro con la società civile, che rappresentano il primo
passo nell'attuazione delle strategie nazionali. Il nostro paese, da questo
punto di vista, ha fatto il suo dovere".
... ma i problemi rimangono
Tutto bene, dunque? È finita la stagione della segregazione contro i rom e i
sinti? Niente affatto. Anzitutto, il bilancio della Commissione Europea non è
proprio positivo su tutti i fronti. Basta leggere la
tabellina riassuntiva
pubblicata su internet per accorgersene: nella casella "paesi che hanno promosso
misure contro le discriminazioni a livello locale", per esempio, l'Italia non
compare. Vuol dire che il nostro paese ha fatto poco o nulla per "tirare le
orecchie" a Sindaci e autorità locali...
E a Cecina si sono fatte sentire molte voci critiche. Prima tra tutte quella di
Barbara Beneforti, animatrice del Centro Anti-Discriminazione della Provincia di
Pistoia, che ha scelto di raccontare delle storie: come quella della signora
nata in Montenegro, ma arrivata in Italia in tenera età, che oggi non è
considerata né italiana né montenegrina. "Ha vissuto qui per decenni, ha fatto
figli nati e cresciuti a Pistoia", spiega Beneforti, "ma non si è mai registrata
al suo paese... così oggi non è considerata cittadina di nessuno Stato, non può
avere né passaporto né permesso di soggiorno, ma non può nemmeno tornare in
Montenegro". Tecnicamente dovrebbe trattarsi di un'apolide (cioè, appunto, di
una persona priva di nazionalità, che per questo ha diritto ad uno speciale
permesso di soggiorno), ma - spiega ancora Beneforti - "ottenere l'apolidia in
Italia è quasi impossibile. E i rom che vivono in queste condizioni sono tanti".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Emilio Santoro, docente di materie
giuridiche all'Università di Firenze: "Leggi sull'immigrazione restrittive e
proibizioniste, spesso anche irragionevoli e incoerenti, hanno consegnato i
migranti a una sorta di discriminazione permanente: i rom e i sinti ne hanno
sofferto più di altri".
La Toscana, terra di contraddizioni
Ospitato in una città costiera della Toscana, l'incontro non poteva non
soffermarsi anche sulle politiche varate in questa Regione. Che a quanto pare
hanno pienamente recepito lo spirito della "strategia nazionale": "Sono già
partiti i tavoli di lavoro", ha spiegato l'assessore Allocca, che segue queste
tematiche per conto del governatore Enrico Rossi, "e stiamo avviando
sperimentazioni soprattutto sulla questione abitativa, che riteniamo l'asse
prioritario nelle nostre zone".
Qui come altrove, in effetti, la marginalità dei rom e dei sinti si misura dallo
stato di segregazione residenziale in cui sono costretti a vivere: tra "campi
attrezzati" e "insediamenti abusivi" soggetti a sgomberi, la situazione non
sembra poi molto diversa da quella nazionale. "E in tempi di crisi", ha aggiunto
l'assessore, "non abbiamo molte risorse da mettere in campo, quindi è molto
difficile attuare una politica efficace".
Qualche sperimentazione sta comunque partendo. A San Giuliano Terme, in
provincia di Pisa, un piccolo finanziamento regionale consentirà ad alcune
famiglie rom di ristrutturare col proprio lavoro un immobile privato: in cambio,
il proprietario darà quell'alloggio alle stesse famiglie a un canone di affitto
agevolato. A Pistoia, il campo nomadi cittadino sarà trasformato in un piccolo
villaggio fatto di vere e proprie case, autocostruito dai rom. "Si tratta di
piccoli esperimenti, finalizzati a superare le fallimentari politiche dei campi
e degli sgomberi", spiegano Nicola Solimano e Sabrina Tosi Cambini della
Fondazione Michelucci (lo storico istituto di ricerca che da anni si occupa di
questi temi).
Ma anche in Toscana le cose procedono in modo tutt'altro che lineare. Perché
mentre la Regione si sforza di attuare la "strategia", non tutti i Comuni
sembrano andare nella stessa direzione. A Pisa, per esempio, il dibattito locale
si infiamma per il caso della "Bigattiera", il campo dove il Sindaco ha tagliato
l'acqua corrente e la luce, e dove due anni fa è stato eliminato anche il
servizio di scuolabus per i bambini. Un paio di settimane fa, un
appello firmato
da 250 personalità cittadine (tra cui l'allenatore della squadra di calcio) ha
chiesto l'immediato ripristino dei servizi tagliati. Il Comune, finora, non ha
risposto, e i segnali dati dall'amministrazione sembrano contrastanti. La strada
per l'inclusione dei rom e dei sinti, in Toscana come altrove, è ancora lunga...
Di Fabrizio (del 19/07/2013 @ 09:04:02, in Italia, visitato 1482 volte)
Mi chiederete: perché dare questo immeritato risalto all'ennesima presa
di posizione di Forza Nuova? Forse che voi lettori di Mahalla siete così sprovveduti da non
sapere cosa dicono e cosa fanno? E no, signori miei, ho i miei motivi:
- Avete presente quel galantuomo di Kalderoli? Sì, proprio
quello che può dire di tutto e offendere tutti, per la sola ragione che è
parlamentare e non un "pirla qualunque". Sembra che a lui non
gliene si perdona una. Scordatevi per un momento la sua faccia
scimmiesca, la cravatta verde, le guanciotte rubizze...
immaginatelo quando si contorce nelle giustificazioni dopo
l'ennesima cazzata, non vi ricorda un certo estremismo
di destra? MA GUARDATE, NON CE L'ABBIAMO CON LORO!
- Ci possono essere cento ragioni per essere contro Forza
Nuova (prima fra tutte, la sua stessa ragione d'essere). Ma il
linguaggio che adopera è ancora più pericoloso: nessuno
pubblicamente ammetterà di fare comunella con questi PARIA della
democrazia, ma sotto-sotto, con parole e concetti molto più
educati, può capitare anche a qualche campione di democrazia di
ripetere acriticamente i loro concetti.
-
FORZA NUOVA diffusa, scrivevo tempo fa, e altrettanto
pericolosa: è la destra estremista (in tutta Europa) che negli
slogan urla ZINGARI AL ROGO, ma poi chi ha dato fuoco agli
insediamenti rom a Opera (MI), Ponticelli (NA) e a Torino
(dicembre 2011), sono persone normalissime, i "pirla qualunque",
appunto.
14 Luglio 2013 -
Lecce - La Federazione Provinciale di Forza Nuova Lecce, ha diffuso la seguente
nota:
"E' notizia di queste ore che a Lecce la giunta comunale stanzierà un milione di
euro per dare case popolari per i nomadi di campo Panareo. In un momento di
crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi con migliaia di leccesi che
perdono il lavoro, con anziani che rovistano nei cassonetti per cercare da
mangiare, con prestiti che non vengono concessi a piccoli e medi imprenditori,
con giovani che o non trovano lavoro o sono condannati ad un precariato eterno,
la giunta comunale salentina, in nome del politicamente corretto, e tralasciando
centinaia di altre priorità per la città, stanzia un milione di euro per le case
ai nomadi. Forza Nuova non ci sta e ribadisce prima gli italiani, prima i
leccesi.
Chissà perché, c'è sempre (e sempre ci sarà) qualcosa di più urgente, di
più pressante. "Le priorità sono altre" dicevano sempre i vecchi politici 30
anni fa. E mai si sarebbero immaginati che il loro difendere lo status quo,
resistesse in questi antagonisti dalle zucche rasate e dai bicipiti gonfi. LA
CASA E' UN DIRITTO, ha sempre urlato la sinistra extraparlamentare, LA CASA E'
UN DIRITTO DEGLI ELETTI, di chi è nato in un determinato posto, senza aver altro
merito se non quello, appunto di essere nato.
Questa gente dietro una facciata di apparente povertà, ha nei suoi illegalissimi
accampamenti, macchine di alta cilindrata, antenne paraboliche che i cittadini
leccesi possono solo sognarsi, gli uomini sono dei veri e propri parassiti che
mandano donne e bambini a mendicare, mentre loro si riempiono di alcool, e se a
fine giornata non portano una cifra di soldi adeguata sono botte da orbi;
gestiscono l'usura, il furto del rame, e molti di loro hanno decreti di
espulsione che aggirano mettendo un anno dopo l'altro in cinta le loro donne, e
causa cure mediche quindi non vengono espulsi, grazie a pochi medici e avvocati
compiacenti, ma altrettanto fraudolenti come gli stessi zingari. Questo
provvedimento è altamente razzista nei confronti degli italiani che lo sono per
sangue e per cultura, e che nei secoli hanno difeso con la propria vita questa
terra. Forza Nuova darà vita sul territorio ad una campagna di mobilitazione
popolare per impedire a questa scellerata amministrazione di compiere un gesto
tanto insano quanto volgare nei confronti della cittadinanza leccese, vilipesa e
offesa da chi l'attenzione non la mette nei confronti dei propri cittadini, ma
sperpera il pubblico denaro versato col sudore e col sangue, e lo dona a
parassiti senza scrupoli. Non riconosciamo come Italiani gli eventuali zingari
che hanno la cittadinanza del bel paese, in quanto comunità che d'Italiano non
ha nulla: costumi, storia, abitudini e umanità".
Sembra che nascere dell'etnia sbagliata sia una vera e propria piaga
sociale. Si capisce perché dirlo non fa fine in un comunicato ufficiale, ma che
con premesse simili si rimpiangano i campi di zio Adolfo. Se mettiamo assieme i
due paragrafi, Lecce si divide in poveri buoni (la brava gente di Lecce) e
poveri cattivi. Allora, LA CASA non è più UN DIRITTO (lo sapevo che sotto c'era
il trucco), ma una specie di premio per la nazionalità. Ah sì, c'è poi il rebus
dei Rom e dei Sinti che sono di cittadinanza italiana (anzi, la Puglia fu una
delle prime regione dove arrivarono a cavallo del Rinascimento, quando l'Italia
nemmeno esisteva), ma la cosa viene comunque liquidata con le stesse parole.
L'insegnante di FORZA NUOVA si arroga il diritto di giudicare cosa possono
essere "costumi, storia, abitudini e umanità" italiane, come un esame a cui non
vuole ammettere altri se non i già diplomati. E non capisce, oppure lo capisce
benissimo - ma è vittima di una provvidenziale amnesia, che non riconoscere il cambiamento che c'è già in casa, condannerà gli esclusi ad avere le uniche
possibilità di sopravvivenza (sì, anche gli esclusi hanno quell'istinto) nella
vita asociale così ben descritta. E condannerà gli inclusi ad avere sempre più
paura, senza uscire dalla miseria.
Ma poi, anche i ragazzini crescono (sì, cresce anche il
Kalderoli), e tutto il loro populismo diventa burocratese,
discorsi da gente con la cravatta, magari hanno persino cambiato
partito o movimento. Vorrei che leggeste anche quanto segue, per
quanto sia noioso, e nonostante si faccia fatica a leggerlo
perché... è la nostra memoria che vorremmo rimuovere, siamo NOI
che l'abbiamo accettato senza fiatare. Provate a
sostituire qualche termine, e capirete perché la memoria è così
dolorosa: REGIO DECRETO
LEGGE 5 settembre 1938 - XVI, n.1390
Provvedimenti in difesa della razza nella scuola
fascista
VITTORIO EMANUELE III
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA' DELLA NAZIONE
RE D'ITALIA E IMPERATORE D'ETIOPIA
Visto l'art. 3 n.2, della legge 31 gennaio 1926-IV, n.100; Ritenuta la
necessità assoluta ed urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza
nella scuola italiana; Udito il Consiglio dei Ministri; Sulla proposta del
Nostro Ministro Segretario di Stato per l'educazione nazionale, di concerto con
quello per le finanze;
Abbiamo decretato e decretiamo;
- Art. 1. All'ufficio di insegnante nelle scuole statali
o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non
governative, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non
potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano
state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al
presente decreto; né potranno essere ammesse all'assistentato
universitario, né al conseguimento dell'abilitazione alla libera
docenza.
- Art. 2. Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui
studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere
iscritti alunni di razza ebraica.
- Art. 3. A datare dal 16 ottobre 1938-XVI tutti gli
insegnanti di razza ebraica che appartengano ai ruoli per le
scuole di cui al precedente art. 1, saranno sospesi dal
servizio; sono a tal fine equiparati al personale insegnante i
presidi e direttori delle scuole anzidette, gli aiuti e
assistenti universitari, il personale di vigilanza delle scuole
elementari. Analogamente i liberi docenti di razza ebraica
saranno sospesi dall'esercizio della libera docenza.
- Art. 4. I membri di razza ebraica delle Accademie, degli
Istituti e delle Associazioni di scienze, lettere ed arti,
cesseranno di far parte delle dette istituzioni a datare dal 16
ottobre 1938-XVI.
- Art. 5. In deroga al precedente art. 2 potranno in via
transitoria essere ammessi a proseguire gli studi universitari
studenti di razza ebraica, già iscritti a istituti di istruzione
superiore nei passati anni accademici.
- Art. 6. Agli effetti del presente decreto-legge è
considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori
entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione
diversa da quella ebraica.
- Art. 7. Il presente decreto-legge, che entrerà in vigore
alla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del
Regno, sarà presentato al Parlamento per la sua conversione in
legge.
Il Ministro per l'educazione nazionale è autorizzato a presentare il relativo
disegno di legge.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia
inserito nella raccolta delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a
chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a San Rossore, addì 5 settembre 1938 - Anno XVI
Vittorio Emanuele, Mussolini, Bottai, Di Revel
Lettera aperta da ROMEA ai manifestanti non-estremisti anti-romanì nella
Repubblica Ceca
Prague, 9.7.2013 21:51, (ROMEA)
fk, translated by Gwendolyn Albert
I lavoratori dell'associazione civica ROMEA hanno deciso di tendere la mano a
quanti hanno partecipato alle recenti manifestazioni anti-rom e che non siano
estremisti. L'associazione spera di iniziare un dialogo con almeno qualcuno
di voi, che potrebbe portare a proposte specifiche per le soluzioni e quindi ad
una maggiore tranquillità nella nostra convivenza.
ROMEA renderà pubbliche le idee e proposte che giungeranno in risposta a questa
lettera aperta, e poi le girerà ai politici al massimo livello, chiedendo loro
di farci sapere se intendono utilizzare le vostre idee al momento di predisporre
decreti, legislazioni ed altri regolamenti, o se vogliono beneficiare in altro
modo di questo miglioramento di relazioni. L'associazione ROMEA ringrazia
tutti in anticipo per i vostri commenti e risposte costruttive.
L'associazione ROMEA ringrazia anche ognuno per la pazienza dato che non sarà
possibile rispondere immediatamente a tutte le lettere ricevute. Naturalmente,
non risponderemo a quelle lettere che non saranno costruttive o rispettose.
Lettera aperta ai manifestanti non-estremisti anti-romnella
Repubblica Ceca
A quanti interessati:
Ci rivolgiamo a voi con domande a cui neanche noi sappiamo rispondere. Speriamo
di esse3re capaci di rifletterci assieme a voi, senza recriminazioni reciproche
e in maniera costruttiva, se possibile, nell'interesse del mutuo intendimento e
di aiutare a risolvere questi problemi se malignità reciproche.
Nelle discussioni portate a commento dei nostri articoli, riguardo le
manifestazioni anti-romanì a Rumburk e a Varnsdorf alla fine del 2011, come pure
riguardo i nostri articoli di quest'anno su Cheské Budzejovice e Duchcov, è stata
espressa l'opinione che l'agenzia telematica Romea.cz tratta i manifestanti
anti-rom dipingendoli indistintamente come razzisti o neonazisti. Questa
è, ovviamente, un'impressione sbagliata. Non crediamo una cosa simile e siamo
sempre stati attenti a distinguere nelle nostre cronache i vari tipi di persone
che andavano manifestando.
Condanniamo le generalizzazioni che sono fatte su Romanì da ogni angolo della
società, ed è per questo che facciamo del nostro meglio per evitare noi stessi
di generalizzare. Ciò non significa che ci riesca sempre, almeno dalla
prospettiva altrui, ma su questo stiamo discutendo nell'associazione ROMEA e
cercando, realmente, onestamente di fare del nostro meglio.
Abbiamo parlato con molti di voi, che avete manifestato contro i Romanì in
diverse città del paese, ed abbiamo imparato che tra di voi c'è gente che ha
(alcuni) amici Rom nella vita di ogni giorno. Abbiamo anche imparato che alcuni
di voi sono frustrati per la situazione di deterioramento sociale del paese - ad
esempio, anche voi potreste essere da tempo senza lavoro. Ovviamente, ci siamo
imbattuti anche nei razzisti e gli xenofobi che hanno guidato queste proteste di
odio contro l'etnia rom nel suo complesso.
C' una differenza tra come le persone si comportano nella vita quotidiana e come
si comportano durante queste manifestazioni. A Breclav, Cheské Budzejovice, Duchcov,
Krupka, Novy Bydzhov, Rumburk e Varnsdorf (o almeno durante quelle
manifestazioni), alcuni di voi hanno marciato fianco a fianco con estremisti -
nazionalisti sciovinisti, nazIsti, razzisti e xenofobi.
A Varnsdorf, avete marciato verso lo Sport residential hotel, dove gli
estremisti hanno dato inizio a scontri per strada, ritirandosi in seguito e
lasciandovi preda dell'intervento della polizia. Forse avete imparato qualcosa e
rifiutato di accogliere estremisti sul palco nelle vostre proteste successive.
Da altre parti, ovviamente, è stato differente - non soltanto non vi siete
vergognati di partecipare ad un'azione assieme agli estremisti, qualcuno di voi
li ha anche ospitati, che ne fosse cosciente o meno. E' gente conosciuta per le
motivazioni ideologiche del loro comportamento e della loro violenza primitive,
e molti sono recidivi (e non solo per questo tipo di reato).
Un gran numero di questi estremisti non lavora, spesso sono meno istruiti,
il loro comportamento mostra segni di aggressività e tendenze sociopatologiche.
Criticano le minoranze e i romanì per quello che sono loro stessi, in gran
parte: problematici, ignoranti e disoccupati.
Questa gente vi sta sfruttando per i suoi propri scopi e finalità. Stanno
manipolando la vostra disaffezione per quanto succede nel nostro paese. Vi
stanno manipolando anche perché ogni cosa che abbia a che fare con la
coesistenza - ghetti, edilizia sociale, disoccupazione, ecc. - da tempo è
irrisolto.
Gli estremisti non offrono soluzioni. Offrono conflitti, odio che porta a
brutali aggressioni contro chiunque (ad es. contro gli agenti di polizia).
In ultima analisi, gli interventi della polizia in queste situazioni costano una
somma enorme di denaro, che si potrebbe usare per tenere i cittadini sicuri con
un servizio di pattuglie quotidiane. I comuni potrebbero usare quei soldi per
finanziare piattaforme dove tutti i cittadini potrebbero incontrarsi, al di là
delle rispettive differenze, per parlarsi e condividere esperienze. Forse avete
la sensazione che solo gli estremisti abbiano interesse nei vostri problemi, ma
vi rendete conto di dove potrebbe portare tutto ciò?
A Rumburk e da altre parti, avete urlato slogan razzisti assieme agli
estremisti, e li avete uditi chiamare alla violenza contro l'altra gente. La
stessa cosa è successa a Duchkov, dove due neonazisti hanno organizzato
un'azione anti-romanì che in seguito lodava l'uccisione dei Rom.
A Cheské Budzejovice, in piazza avete intonato il grido razzista di "porci neri"
contro i Romanì. Poi avete marciato con i neonazisti mentre facevano il saluto a
mano tesa (gridando "Heil Hitler") gridando altri slogan razzisti.
In ognuno di questi casi, la situazione ha rischiato di degenerare in violenza
fisica contro i Romanì. Era rivolta a tutta i Romanì, perché la colpa collettiva
che voi ascrivete loro, combinata alla psicosi della folla, comanda di non fare
distinzione tra i destinatari.
Vogliamo porvi le seguenti domande e cercare con voi un dialogo costruttivo. Vi
saremo molto grati per le vostre risposte:
- Comprendiamo che abbia dei problemi con
alcune persone, alcune delle quali romanì. Cosa possiamo fare
assieme nel chiedere ai responsabili di affrontare il problema
reale?
- Esattamente, cosa vi disturba, e dove, nello
specifico? Vi preghiamo di descrivere i vostri problemi
specifici - non andremo da nessuna parte con le generalizzazioni
e con quelle non faremo altro che il gioco degli estremisti.
- Credete sia possibile impedire agli individui
- qualsiasi individuo, sia della società maggioritaria o di una
minoranza - di commettere violenze contro gli altri? Può un
uomo, il presidente della Repubblica - per esempio, impedire che
un altro uomo picchi brutalmente e violenti una donna? Può una
donna, madre Teresa - per esempio, impedire che una donna uccida
il suo proprio figlio? La maggior parte dei Romanì non approvano
le azioni ingiuste di individui specifici, di cui condividono
l'etnia, ma non sono in grado di fermarli.
- Possiamo disquisire sul se e il perché i
Romanì provenienti dai ghetti siano, in misura maggiore di
quanto è consuetudine altrove, non istruiti, disoccupati e non
qualificati. Possiamo anche discutere su come questa gente debba
affrontare i problemi causati da una cultura della povertà.
Possiamo cercare assieme soluzioni, ma che non siano l'odio o la
vendetta contro un'intera minoranza.
- Stiamo dimenticando la nostra storia. Cosa
significano oggigiorno per voi gli orrori del nazismo e della II
guerra mondiale, scatenata dai nazisti?
- Questi "problemi con i Rom" che vi portano a
manifestare, sono per voi meno accettabili dei metodi che una
volta usavano i nazisti contro i membri della società ceca?
- Qualcuno di voi dice di avere avuto brutte
esperienze personali con i Romanì. Queste brutte esperienze
riguardano tutti i Romanì, o solo qualcuno di loro? Davvero
state protestando sulla base di vostre esperienze? Nella vostra
decisione che ruolo giocano le manipolazioni, le bugie, gli
stereotipi su internet?
- Non sarebbe più ragionevole fare del vostro
meglio per risolvere questi problemi con la coesistenza
pacifica, per esempio, negoziando con pazienza con le autorità
romanì locali, attraverso il lavoro di comunità, contribuendo
alla formazione infantile, ecc.?
- Secondo voi, è meglio risolvere i problemi di
coesistenza attraverso le proteste di piazza? Che risultato vi
aspettate? Credete che i Romanì faranno i bagagli e se ne
andranno? Se approvate questo modo di espellere la gente, lo
chiamate un metodo per "risolvere i problemi"?Come altrimenti
queste proteste di piazza contribuiranno a risolvere
effettivamente i problemi di coesistenza, sapreste descriverlo?
- Avete intenzione di usare violenza contro i
vostri vicini romanì? Vi chiediamo di immaginare la seguente
situazione: voi assieme a qualche estremista fate irruzione
nell'appartamento del vostro vicino e spaventate tutta la
famiglia che si accuccia in un angolo. Cosa farete,
parteciperete nel maltrattare quelle persone?
- Non credete che gli estremisti avrebbero
attaccato recentemente alcune persone romanì, anche se le
polizia non avesse bloccato i loro cortei? Non credete che i Rom
avrebbero tentato di difendere le loro famiglie da questi
attacchi?
- Vi rendete conto che fu proclamando il
principio di colpa collettiva che i nazisti diedero inizio de
facto all'Olocausto?
- Voi marciate con gli estremisti, e molto
spesso gridate slogan razzisti assieme a loro. [...] Non vi
importa se stanno facendo appello alla violenza, commettono
violenza contro gli agenti di polizia, o la violenza che può
risultarne contro i Romanì. Non siete infastiditi dai saluti
nazisti o da altre manifestazioni di estremismo... O lo siete?
Perché non avete preso le distanze dagli estremisti?
- Voi non siete estremisti, ma avete pensato a
cosa state avallando e cosa realmente volete, in questo
contesto? Potete raggiungerlo marciando con gli estremisti?
Siamo interessati nelle vostre proposte costruttive, per risolvere questa
situazione. Proveremo a rivederle e trovare una risposta o un partnernella
vostra area particolare per discuterne assieme a voi.
Frantishek Kostlàn
Jarmila Balàzhovà
Zdenehk Ryshavý
Frantishek Bikàr
Renàta Berkyovà
Jitka Votavovà
Jana Baudyshovà
Petra Zahradníkovà
the ROMEA civic association
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