\\ Mahalla : Articolo : Stampa
Sotto la notizia NIENTE
Di Fabrizio (del 02/05/2005 @ 02:05:54, in media, visitato 4569 volte)

E' il titolo di un libro di Claudio Fracassi, che ho riletto da poco. Descrive come una cosa siano le notizie e un'altra i fatti.

La recente vicenda del bambino Rom rapito da un centro dell'infanzia, è un esempio di come giornali e tv (gli stessi blog) costruiscono le notizie, lasciando a "noi consumatori" appena un vago sentore di realtà virtuale. Lo affermo polemicamente, ma con tutta l'innocenza di cui dispongo: ho letto, ho visto la tv, aggiungiamoci Internet, non saprei raccontare effettivamente cosa è successo e soprattutto il come e perché.

Ci provo lo stesso, come milanese, a ricostruire una parte di cosa sta succedendo. In questa realtà, purtroppo il caso di quel bambino è soltanto il piccolo pezzo di una storia più grande, più complicata, più noiosa (almeno, siete avvisati).

Dove nasce questa storia:
Attorno a Cimitero Maggiore e Quarto Oggiaro i primi Rom (Harvati) appaiono a metà anni '60. Lo sviluppo successivo dei campi sosta, dove si spostano i primi gruppi, trasformano quella zona in centro di arrivo, per i Khorakhané 15 anni fa e oggi per i Rumeni. Le strutture comunali assicurano una capienza di 100 persone, ma attualmente le presenze girano stabilmente tra i 500 e i 2000. Per non dilungarmi troppo, [QUI] in risposta a un primo "tentativo d'inchiesta" giornalistico.

Scandali, miseria e giornali:
Non bastassero questi problemi, anzi forse proprio per questi, a fine luglio 2004 iniziano a girare voci di un'indagine su traffico minori e prostituzione infantile tra i Rom rumeni di un campo "satellite" clandestino. Ne scrive anche il Corriere, è agosto, periodo morto per i giornali.

Indiscrezioni, pareri personali e indagini
- Da una parte, la mia personale opinione è che non esista un popolo di solo angeli o demoni, e che se ci fossero Rom o gajè implicati in storie simili, nessuno li vorrebbe in un campo, ma dovrebbero nascondersi in una qualche baraccopoli sotto i piloni dell'autostrada.
- Dall'altra, il sospetto, sempre personale, che il Corriere abbia cercato il solito scoop, perché tempo due giorni la notizia sparisce. Non so, può anche essere dovuto al fatto che indagini così delicate siano "secretate".

Per chi si fosse perso la notizia, le indiscrezioni dell'estate scorsa riguardavano un giornalista rumeno che per un'inchiesta si era spacciato per pedofilo, e aveva fatto richieste in questo senso ad alcuni Rom in quella zona. Da lì, sembra iniziare l'indagine poliziesca.
Quasi contemporaneamente (leggendo i giornali del mese scorso), una pattuglia trova da quelle parti un piccolo in stato di apparente abbandono (non ne farò il nome, dopo spiego perché), lo accompagna in un Centro per l'Infanzia e denuncia i "presunti" genitori.
Se le due cose sono collegate alla medesima indagine, o siano due fatti separati, non lo sapremo.


Mentre forse prosegue l'indagine
Provo a tenermi informato. Scrivendo sui Rom e sapendo quanto l'argomento sia insidioso, io per primo devo verificare quanto scrivo.
Conosco qualcuno che risiede in quei campi, sia comunali che "clandestini" e qualche operatore.
Però la situazione tra il Cimitero Maggiore sino ai margini della tangenziale, è quella di una bomba sempre pronta ad esplodere.
Alcuni "informatori" li ho persi da un anno. A febbraio (proprio a cavallo del + famoso caso di Lecco), riporto la notizia (ripresa anche dai giornali) della ritirata di Opera Nomadi dalla gestione di quell'area. Una polemica che covava dallo scorso autunno: [QUI] e [QUI] le due campane.
Polemica che contrappone Comune, Opera Nomadi e volontari vari (tra cui un agguerrito centro sociale) e che in parole povere sancisce la "cantonalizzazione" (o balcanizzazione?) di quegli insediamenti (e i Rom stessi) tra chi si appoggia a un gruppo piuttosto che all'altro.
Con spiacevoli effetti collaterali per l'informazione: l'interesse dei vari contendenti diviene difendere il proprio orticello, enfatizzando i lati negativi del proprio "impegno". Nessuno o quasi presta più attenzione a quelle realtà che anche in quella Stalingrado operano nello sport, nell'associazionismo, nel mondo del lavoro, perché la situazione sia meno infernale e la parola "integrazione" non diventi una sigla vuota.

Il bimbo rapito:
Non mi sono potuto fare un'opinione se la storia riguardi un bambino sottratto ai genitori, o siano disattenti/colpevoli i genitori, o se effettivamente ci sia dietro un racket.
Per chi come me ha provato a tenersi estraneo ai giochi politici o di bande di cui scrivevo prima, è impossibe ricostruire i fatti al di sopra delle parti: uno smentisce l'altro (Rom o organizzazioni, non fa differenza) e recarsi da quelle parti, di questi periodi, è altamente sconsigliato se non c'è chi garantisce la tua presenza.
Il Corriere, a notizia calda, spara un'intervista a un sedicente rappresentante della comunità.
In pratica, questo rappresentante dice che il bambino non era maltrattato, ma è stato sottratto a forza dalla famiglia, quindi i suoi genitori l'hanno rivoluto con loro. Per terminare, visto il trattamento subito, quei genitori non si fidano della giustizia italiana, e si appoggiano alla giustizia e all'omertà degli altri Rom.

Non mi interessa giudicare quelle affermazioni, anche se possono avere una loro logica, come è notato QUI.

Noto solo che il Corriere ha fatto quello che dovrebbe fare qualsiasi organo di informazione: ascoltare tutte le parti in causa, tenere separatii giudizi dalle cronache. Ma quello che nell'articolo è solo accennato, cioè la contrapposizione nasce "anche" dalla miseria, nasconde un altro fatto: su questa situazione di miseria stanno litigando quanti offrono assistenza.
Creando di fatto una situazione di "tutti contro tutti": la persona citata nell'intervista, che rappresenterebbe la comunità, se va bene rappresenta se stesso e i suoi interessi.

Il bambino torna in istituto:
E'la fine di questa storia. Se la polizia ci sia arrivata da sola, se avesse già dei sospetti sul mediatore del caso, o se l'omertà tra i Rom non abbia funzionato - insomma, come è stato risolto, sembra non interessare più.
E chissà se è mai interessato a qualcuno, primi fra tutti gli organi di informazione che ne hanno scritto: da una parte giocando sull'orrore per un bambino rapito da genitori e schiavisti (l'orrore è dato dal mettere assieme quei due termini che la nostra logica rifiuta di accomunare), dall'altra, con le foto di quel minore, di sua sorellina, dei genitori, "dimenticandosi" di aver sottoscritto un accordo, la Carta di Treviso, che proibisce, nell'interesse del minore, questi comportamenti lesivi della sua privacy, passata, presente o futura.

Allora, per lo stesso rispetto, il nome di quel minore non me lo ricordo, ma tra i mezzi d'informazione poco seri elenco: Corriere, Giorno, Panorama, Ansa, TGCOM, Repubblica

Rimane da scoprire cosa cambierà in quel Far West che TUTTI hanno contribuito a creare. Ma di questo ne scriverò un'altra volta.

PS: Comunque, il libro di Fracassi, può servire anche a capire, meglio di 500 commenti, qualcosa sulla vicenda Calipari, se poi può interessare, date anche un'occhiata [QUI]

Immagine: Maternità (di Paolo Calvino)