Sergio Bontempelli - 10 marzo 2014 su
Corriere delle migrazioni
Emarginazione, sgomberi, violazioni di diritti e spese fuori controllo.
La politica del Comune di Roma in materia di rom e sinti non è cambiata con la
Giunta Marino
Doveva essere la Giunta del rinnovamento, espressione di una politica diversa,
di un vero e proprio "cambio di passo" rispetto al passato. Invece, i primi otto
mesi di Ignazio Marino al Campidoglio sono all'insegna della continuità con
l'Amministrazione Alemanno, almeno per quanto riguarda le politiche in materia
di popolazione rom e sinti.
È questa l'accusa che l'Associazione 21 Luglio, una delle sigle più attive e
conosciute della galassia romanì, ha lanciato pubblicamente presentando il
dossier "Senza Luce: rapporto sulle politiche della Giunta Marino, le comunità
rom e sinte nella città di Roma e il Best House Rom".
In effetti, i dati raccolti nel dossier sono impressionanti. A partire dal 12
settembre scorso,
con l'intervento nel campo di Via Salviati, la Giunta Marino
ha effettuato ben diciassette sgomberi: in media uno ogni quindici giorni. "Si
tratta di un numero inferiore a quello registrato sotto la passata
Amministrazione", spiega Carlo Stasolla della 21 Luglio, "ma comunque ancora
alto e preoccupante per le modalità con cui gli sgomberi sono stati attuati, in
particolare per la costante assenza di reali consultazioni con gli interessati".
Eppure, la pratica degli sgomberi è stata oggetto di durissime critiche da parte
delle organizzazioni internazionali. "Gli sgomberi non servono", proseguono gli
estensori del dossier, "e la stessa "Strategia Nazionale di Inclusione",
approvata dal Governo italiano in attuazione delle politiche europee, chiede di
superarli".
Come superare i campi? Costruendo altri campi...
Vale la pena soffermarsi proprio sulla
Strategia Nazionale di Inclusione: si
tratta di un documento che non è giuridicamente vincolante - non è insomma una
legge, e nemmeno un'ordinanza, una direttiva o un regolamento - ma che prescrive
le politiche da attuare nei confronti delle popolazioni rom e sinte. In
particolare, la Strategia chiede di avviare percorsi di inserimento abitativo,
lavorativo e sociale, superando le pratiche di segregazione urbana e la logica
dei "campi nomadi".
A parole, la Giunta Marino si ispira alla Strategia, e la fa propria. O per
meglio dire, si esprime in modo contraddittorio e ambivalente: già, perché le
dichiarazioni pubbliche degli amministratori capitolini usano linguaggi diversi.
C'è quello del Sindaco Marino, che non si fa scrupoli di associare i cosiddetti
"nomadi" ad un problema di "sicurezza" e di ordine pubblico (il 18 luglio, nel
suo primo discorso programmatico, il medico prestato alla politica spiegò che
"sui nomadi abbiamo avviato una collaborazione con le forze dell'ordine per
riportare nei campi attrezzati una situazione di ordine e legalità"). E poi c'è
il linguaggio di Rita Cutini, assessora al Sostegno Sociale e alla
Sussidiarietà, che invoca costantemente la Strategia Nazionale, parla di
inclusione e rilancia la necessità di "superare i campi nomadi".
Il modo in cui l'assessora intende perseguire questi obiettivi è, tuttavia,
perlomeno bizzarro. Il 13 febbraio scorso, al Tavolo Tecnico su Rom e Sinti, la
Cutini ebbe a dire infatti che "la nostra idea è superare i campi immaginando di
creare campi di medie dimensioni". Non è uno scherzo, è proprio così: il Comune
di Roma vuole superare i campi costruendo altri campi (sia pure "di medie
dimensioni"). Un po' come se uno volesse smettere di fumare accendendosi una
sigaretta...
Best House Rom
Ma la vera novità delle politiche capitoline è rappresentata dall'immobile di
via Visso, conosciuto col nome un po' beffardo di "Best House Rom" (per chi non
sapesse l'inglese, l'espressione suona più o meno come "la miglior casa dei
rom"). Si tratta di una struttura di accoglienza, utilizzata già
dall'Amministrazione Alemanno, e pensata per collocare famiglie sgomberate dai
campi cosiddetti "abusivi".
Qui, dal 16 al 18 dicembre 2013, sono stati trasferiti i 120 rom presenti nel
"villaggio attrezzato" di via della Cesarina, mentre il 6 febbraio scorso sono
state inserite 47 persone allontanate da via Belmonte Castello.
Le accuse della 21 Luglio sul "Best House Rom" sono circostanziate e durissime.
L'immobile è un vecchio capannone industriale, da cui sono state ricavate
piccole stanze senza finestre e senza luce naturale (di qui il titolo del
dossier, "Senza Luce" appunto). La struttura non è arredata, e gli ospiti hanno
a disposizione solo dei letti dove dormire.
"Gli spazi", denunciano gli estensori del rapporto, "sono inadatti e lontani da
quanto previsto dalla normativa regionale: ogni nucleo familiare, composto in
media da cinque persone, dispone di fatto della sola zona notte, che svolge
anche funzioni di zona giorno e studio per i minori, composta da un'unica stanza
di circa 12 mq. Ogni ospite, pertanto, ha a disposizione circa 2,5 mq contro i
12 mq indicati dalla Legge Regionale".
Non basta: secondo le rilevazioni effettuate dai tecnici della 21 Luglio,
nell'immobile "non sono presenti adeguate misure di sicurezza. La capacità di
esodo, in caso di incendio, risulta fortemente limitata per la carenza di
adeguate vie di fuga".
Il regolamento interno del centro di accoglienza, infine, è gravemente lesivo
dei diritti dei rom. "In teoria", spiegano ancora dalla 21 Luglio, "la
permanenza nella struttura non deve essere superiore ai 90 giorni. In realtà,
molti degli ospiti accolti a partire del luglio 2012 sono ancora presenti, senza
che a loro sia stata formalizzata una proroga. La possibilità di rimanere nel
Best House Rom è costantemente minacciata dall'assenza di trasparenza nelle
procedure di rinnovo, dalle incertezze sui tempi di ospitalità, dalle clausole
di espulsione contenute nel Regolamento. In caso di allontanamento improvviso,
le famiglie risultano sprovviste di tutela legale, permanendo così in una
condizione di costante assenza di certezza".
Quanto ci costa?
Come spesso è stato osservato, le politiche di segregazione dei rom hanno costi
altissimi per il contribuente. Per il solo Best House Rom, il Comune di Roma ha
speso 765 mila euro per gli ultimi sei mesi del 2012, e altri 522 mila euro da
gennaio a maggio 2013. In altre parole, per il mantenimento della struttura il
Campidoglio spende più di 6 mila al giorno. No, non è un errore di stampa: sono
proprio 6 mila euro al giorno. Cifre altissime, a cui si devono aggiungere i
costi degli sgomberi (secondo alcune stime, 15/20 mila euro per ciascun
intervento), e quelle per il mantenimento dei campi e dei villaggi attrezzati.
Siamo di fronte dunque a una politica che produce segregazione, e che costa.
Esistono alternative possibili? La 21 Luglio ne ha proposte alcune: la
sospensione degli sgomberi, l'avvio di una reale consultazione con la comunità
rom e sinti, la chiusura dei campi, l'avvio di un percorso di inclusione sociale
e abitativa. Sono le medesime richieste contenute in un documento presentato -
all'inizio di Settembre - dall'Arci Solidarietà e dalla stessa 21 Luglio.
"Il documento", spiega ancora Carlo Stasolla, "era rivolto alle autorità locali,
al fine di indicare i principi essenziali di una nuova politica. Ma quelle
proposte sono rimaste inascoltate, e la risposta del Comune è stata il
trasferimento nel "Best House Rom" dei 120 rom presenti nell'insediamento di via
della Cesarina". Un po' come dire: non c'è peggior sordo di chi non vuol
sentire.