Nella foto, Paula Baudet Vivanco. Alla sua destra la "nostra" Igiaba
Scego.
30 giugno 2013 | Stefano Galieni
CORRIEREIMMIGRAZIONE
"Fatto" da redattori nati in altri Paesi o comunque di origine straniera. Un
fenomeno poco visibile ma in crescita. Conversazione con Paula Baudet Vivanco.
"Gestire la comunicazione e i suoi strumenti è a mio parere una questione di
importanza strategica per modificare la percezione di noi cittadini di origine
straniera in Italia". Paula Baudet Vivanco è una giornalista nata in Cile. Si è
trasferita in Italia negli anni Ottanta, con i genitori. "Il nostro ruolo in
questo Paese non potrà mai cambiare fino a quando saremo visti solo come i
"muratori" o le "collaboratrici familiari". Dobbiamo puntare anche ad occupare
ruoli diversi nella società per esserne percepiti come una parte integrante e
non relegata", dice. "Per questo abbiamo fatto tante battaglie . I risultati
adesso si cominciano a vedere, e a maggior ragione non ci dobbiamo fermare".
Dopo aver contribuito a far crescere l'esperienza G2 per i cittadini di
"seconda generazione" - termine che in sé meriterebbe una trattazione - Vivanco
si è gettata a capofitto in una professione ardua per tutti ma in cui gli
ostacoli si moltiplicano per chi non è cittadino Ue. Nel 2010 ha contribuito a
creare l'Ansi (associazione nazionale stampa interculturale) di cui è segretaria
nazionale e in cui sono iscritti numerosi professionisti di origine straniera o,
appunto, di seconda generazione. "A questa associazione, nata all'interno della
Fnsi (il sindacato unitario dei giornalisti italiani) e riconosciuta dall'Ordine
dei Giornalisti, siamo arrivati attraverso un percorso complesso. La mia
esperienza nasce nelle "radio comunitarie", altri di noi hanno lavorato in
diverse testate, pochi in quelle a larga diffusione. Ma il punto di partenza era
comune: l'aspirazione ad essere soggetti e non oggetti di informazione. Un
ragionamento che facevamo in un percorso coadiuvato dal Cospe a Firenze e che ci
portò nel 2005 a realizzare una piattaforma tematica, basata
sull'interculturalità. Volevamo visibilità all'interno della categoria: per
questo siamo nati dentro l'Fnsi. Il nostro obiettivo era fornire informazioni
per l'accesso all'ordine, ai cittadini di origine straniera ma anche chiarire la
nostra posizione. Noi non siamo "corrispondenti", ma vogliamo entrare nelle vie
normali di accesso senza discriminazioni, sulla base del lavoro svolto e dei
titoli necessari per poter diventare pubblicisti o giornalisti professionisti.
Ci siamo in parte riusciti attraverso una circolare interna che l'Ordine ha
inviato alle varie sedi regionali, basata a sua volta su una circolare del
ministero della Giustizia del maggio 2005".
Il testo della circolare è chiaro ed è la risposta ad un quesito specifico
presentato in materia: "...Come correttamente ricordato da codesto Consiglio
Nazionale, ai sensi dell'art. 47 del d.p.R. n.394 del 31 agosto 1999 -
Regolamento di Attuazione del Testo Unico sull'Immigrazione di cui al D.Lgs.
n.286/1998 - , specifici visti d'ingresso e permessi di soggiorno... possono
essere rilasciati agli stranieri che hanno conseguito il diploma di laurea
presso una Università italiana, per l'espletamento degli esami di abilitazione
all'esercizio professionale. Il superamento degli esami unitamente
all'adempimento delle altre condizioni richieste dalla legge consente
l'iscrizione negli albi professionali, indipendentemente dal possesso della
cittadinanza italiana". Pertanto, alla luce di tale normativa, non appare
possibile opporre rifiuto basato sulla cittadinanza all'iscrizione all'albo
professionale, in presenza del possesso dei necessari requisiti, e a prescindere
dalle condizioni di reciprocità" (fra Stati).
È stato ed è ancora faticoso far recepire questa circolare agli ordini
regionali. "Ma c'è anche una questione irrisolta che, a nostro avviso, è ancora
più rilevante. La legge sulla stampa 47/48 stabilisce, all'articolo 3, che se
non si è cittadini italiani non si può né divenire direttori responsabili di una
testata né tantomeno registrarne una. Siamo, insomma, giornalisti di serie B. Ce
ne siamo resi conto quando una nostra associata, Domenica Canchano, che aveva
passaporto peruviano e scriveva per il Secolo XIX a Genova, ha provato a
lanciare una testata e le è stato impedito in virtù di tali disposizioni. Ci
siamo allora rivolte all'Unar, perché vorremmo una risposta in merito ad una
discriminazione che va sanata e abbiamo chiesto aiuto all'allora segretario
nazionale dell'Fnsi, Roberto Natale".
Nel nuovo Parlamento sono entrate anche figure come Girgis Sorial e Khalid
Chaouki, giovani ed estremamente motivati a portare avanti questa battaglia
significativa di civiltà, sono interlocutori validi che hanno già permesso
all'Ansi un incontro con il sottosegretario all'editoria. "L'attuale normativa
rappresenta un problema per tutti i cittadini che non appartengono all'Ue e che
aspirano a diventare editori di testate italiane. Si tratta di norme che
inibiscono nuovi sbocchi di mercato. Oggi, ad esempio, è difficile trovare
giornalisti in grado di dirigere testate in cinese, o che si vogliano lanciare
in avventure editoriali multiculturali. Eppure questo tipo di informazione
avrebbe un senso e un seguito. Noi non ci arrendiamo, la nostra Domenica
Canchano è una delle due protagoniste del nuovo cortometraggio di ZaLab Italeñas
e racconta la discriminazione incontrata nel suo percorso per essere
riconosciuta direttrice responsabile di una testata italiana. Adesso sta
provando a realizzare una rivista in Toscana che si chiamerà Prospettive:
vogliamo capire se a Firenze verranno posti ostacoli come sono stati posti a
Genova. E vorrei essere chiara: la nostra idea non è quella di divenire
concorrenziali a prodotti come Corriere Immigrazione, ma di mettere in moto
processi partecipativi e reti di relazioni di cui tutti potremmo far tesoro. Il
caporedattore sarà Karim Metref, un altro giornalista che si sta affermando, per
ora siamo un portale on line dei media multiculturali rivolti alle comunità
straniere, e siamo sostenuti da Open Society".
Paula Baudet Vivanco, dopo le esperienze radiofoniche si è "specializzata"
nelle questioni connesse all'immigrazione, soprattutto per quanto riguarda i
figli di cittadini di origine straniera. Ha collaborato con Migra News e poi con
Metropoli, il coraggioso dorso multietnico di Repubblica. Scrive per Terre di
Mezzo e con altri ha lanciato la campagna Le parole lasciano impronte, per
proporre un linguaggio diverso e più corretto quando si parla o si scrive di
immigrazione.
L'esperienza dell'Ansi è rivolta molto anche ai giornalisti italiani,
soprattutto a quelli che lavorano sulle testate più rilevanti. Giornalisti a cui
offrire formazione per impedire che diventino, anche inconsapevolmente, veicolo
di discriminazione razzista. "Parlando di questi temi è assolutamente necessario
non accontentarsi delle fonti istituzionali. E se si cerca la realtà, si
incontra anche un Paese all'altezza di una società che è cambiata. Se si
investisse per promuovere questo cambiamento si potrebbe andare molto lontano".
"È cresciuta in Italia la parte "reale" dell'immigrazione, quella che più
deve essere rappresentata e, per poterlo fare, occorre che nelle redazioni si
lavori con gli "autoctoni" da colleghi, spalla a spalla".