I pugni, il nazismo, l'arbitro
Di Fabrizio (del 05/06/2013 @ 09:03:30, in sport, visitato 2631 volte)
Mercoledì 12 giugno 2013, h. 21.00 Libreria Popolare di via Tadino 18
- MILANO
Il libro di Roger Repplinger, pubblicato dalle
Edizioni Upre Roma in
collaborazione con l'Istituto
di Cultura Sinta, racconta la vicenda di due eroi dello sport tedesco che si
intreccia negli anni dei grandi e drammatici rivolgimenti della storia europea,
nel secolo delle due guerre mondiali, delle rivoluzioni e degli stermini
razziali. Uno è un pugile "zingaro", l'altro un centravanti "ariano": si
incroceranno in un campo di concentramento dove il destino dell'uno è di porre
fine al destino dell'altro.
"Rukeli" Trollmann, sinto tedesco cresciuto nella città vecchia di Hannover, è
il pugile danzante, beniamino del pubblico maschile e femminile della Repubblica
di Weimar. Nei primi anni Trenta all'apice della forma diventa un pretendente
per il titolo di campione nazionale nei pesi mediomassimi, ma ha un difetto: è
uno "zingaro" e inoltre il suo stile non è "ariano". Ciononostante non si può
impedirgli di competere e nel giugno del 1933 combatte e vince il suo match per
il titolo. I nazisti, preso il potere hanno già iniziato le epurazioni razziali
e controllano anche la federazione dei pugili tedesca, dopo una settimana gli
tolgono il titolo.
Ma la cosa è troppo grossa, devono concedergli un'altra opportunità, ma lo fanno
a condizione che rinunci al suo stile e combatta da "ariano", fermo in mezzo al
ring a scambiarsi pugni. Il suo avversario è il più forte picchiatore europeo.
Rukeli sa che a quelle condizioni perderà e allora risponde a suo modo: vogliono
un ariano, farò l'ariano. Si presenta sul ring con i capelli tinti di biondo e
il corpo coperto di borotalco, si mette in mezzo al ring e per 5 round si
scambia pugni fino a cadere sul tappeto in una nuvola bianca. Con questo gesto
straordinario di sfida al razzismo del regime la sua carriera è finita, così
come è finita la convivenza di rom e sinti nella Germania nazista che dal 1942
saranno perseguitati perché "razza" da sterminare come la "razza" ebraica.
Espulso dall'esercito perché sinto, Rukeli finisce nel campo di concentramento
di Neuengamme dove incrocia Tull Harder, il grande centravanti dell'Amburgo e
della nazionale tedesca. L'eroe del calcio è l'opposto di Rukeli: di famiglia
borghese, aderisce subito al nazionalsocialismo, entra nelle SS, impiegato nei
Lager partecipa al Porrajmos, lo sterminio di massa di rom e sinti.
La fine di Rukeli sarà l'ultima espressione dell'orgoglio e della dignità sinta.
Costretto a sfidare uno dei kapò più feroci in un match davanti a tutti
prigionieri e alle SS del Lager, Rukeli sa che se perde si salva, ma
ciononostante mette ko l'aguzzino, ridicolizzandolo, così come aveva
ridicolizzato il razzismo nazista. La vendetta del kapò sarà la stessa,
annientare: pochi giorni dopo lo smacco, ucciderà Rukeli. Ma sarà il sinto a
vincere 70 anni dopo, quando la Germania restituirà ai famigliari di Rukeli,
scampati al Porrajmos, la corona di campione e con essa onore e dignità a lui e
a tutti i rom e sinti discriminati e perseguitati.
Ne parlano con il curatore PAOLO CAGNA NINCHI
- DANIELE NAHUM già vicepresidente della comunità ebraica di
Milano
- FABRIZIO CASAVOLA redazione di Mahalla
|
|
|