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Io, rom e bisessuale, in un'Italia sempre piu' razzista
Di Barbara Breyhan (del 04/05/2013 @ 09:05:02, in Kumpanija, visitato 2201 volte)

philippe leroyer (CC)
il grande colibrì LUNEDI' 29 APRILE 2013

"Sono nato nel nord del Kosovo, nel 1983. Mia madre era una contadina, allevava mucche, pecore e galline, vendeva latte e formaggi. Mio padre, invece, aveva un negozio di alimentari". Una vita di sacrifici, ma tranquilla, almeno fino a metà degli anni '80. "Fu allora che iniziarono le manifestazioni razziste tra le diverse etnie jugoslave e il prezzo di un chilo di pane salì all'equivalente di 10mila lire [circa 12 euro attuali; NdR]". Enis, un ragazzo rom simpatico e solare, e la sua famiglia fuggirono in Romagna nel 1986. "Per vivere chiedevamo l'elemosina e abitavamo in una baracca fatta di cartone, sotto un ponte".

A sei anni Enis ha scoperto la scuola, "un mondo nuovo. Mi trovavo veramente bene, perché fino ad allora non avevo idea che esistesse una vita normale". Non ci sono stati problemi con nessuno: "Ti racconto una cosa. Facevo la terza elementare e un giorno, quando sono tornato al campo nomadi, ho trovato le nostre tre roulotte e la baracca bruciate, per colpa di un cortocircuito. Non c'era più niente, né i vestiti né i giochi né, soprattutto, il mio cane, un cucciolo di pastore tedesco. Sono stato malissimo". La scuola venne informata dell'accaduto. "Il giorno dopo ogni compagno, e anche le maestre e le bidelle, mi hanno regalato qualcosa, dei vestiti, dei giocattoli". Anche un cane, ma quello non lo ha accettato: "Non mi andava di affezionarmi ad un altro cane, lo vedevo come un tradimento per il mio".

Enis si è sposato molto giovane, a undici anni. Troppo pochi? "In generale sì, ma noi rom a quell'età siamo più che maturi di corpo, perché cresciamo molto prima. Quindi il matrimonio da giovani diventa una cosa bella: è come essere fidanzati, con la differenza che lei viene a fare parte della tua famiglia e si cresce insieme". Dopo circa un anno è nato il primo figlio.

Era giovane anche quando ha scoperto la sessualità con gli uomini. "Ero sulle rive di un fiume con dei parenti e, quando mi sono appartato per mettermi il costume, è arrivato un signore e mi ha proposto un'esperienza sessuale. Io ho accettato". Non è un ricordo bello e neppure brutto: "E' solo un ricordo. Un ricordo bello è la prima notte con mia moglie". Per anni Enis non si è fatto domande sul proprio orientamento sessuale. "Non conoscevo il mondo gay e non sapevo neppure che esistessero i bisessuali". Poi, da adolescente, ha conosciuto Matteo, un ragazzo più grande: "Ero alla ricerca di qualcosa, ma non avevo ancora capito quello che mi piaceva e lui mi ha aiutato a capire che sono bisessuale".

Grazie a Matteo, Enis ha iniziato ad interrogarsi sulla propria sessualità. Molte risposte sono arrivate frequentando gli attivisti gay: "Per un periodo sono andato all'Arcigay, quando ho scoperto la mia bisessualità, perché cercavo di capire chi fossi. Grazie anche a loro ora sono in pace con me stesso".

Enis, comunque, non si è limitato a frequentare l'associazione, ma ha iniziato ad andare anche in posti dove gli uomini si incontrano tra loro per fare sesso: "Saune, locali gay, parchi pubblici, parcheggi...". Lì, però, l'esperienza non è stata altrettanto positiva e quindi ora frequenta raramente questi posti: "Da una parte è difficile trovare delle persone disponibili per frequentarle, dall'altra c'è una sorta di razzismo. Non è molto forte, ma c'è". Un rom in un luogo di battuage viene subito etichettato come un rapinatore - o anche peggio. Per questo ha deciso di cercare amicizia e compagnia in altri modi: "Mi sono iscritto ad alcuni siti gay e ho iniziato a conoscere gli amici degli amici, grazie al passaparola".

All'inizio i sensi di colpa erano molti, anche perché Enis è credente, musulmano: "Gli imam dicono che è un grande peccato avere rapporti con persone del proprio sesso". Enis ha iniziato a fare ricerche: "Ho letto tante scritture sacre e non ho trovato niente, solo che il peccato più grave è ammazzare". Enis non è praticante: "Prego a modo mio e faccio fatica a pensare che bastino solo trenta giorni all'anno per farsi perdonare i propri peccati. Quando qualcuno mi convincerà che per essere musulmano bisogna per forza pregare cinque volte al giorno e digiunare nel mese di Ramadan, io diventerò ateo. Insomma, credo molto in Dio, ma non credo nelle persone che vogliono rappresentarlo, come gli imam o i preti, per questo non vado in moschea".

Enis crede ancora meno nel futuro dell'Italia: "Qui sono tutti delinquenti. E poi l'Italia dovrebbe essere basata sul lavoro e sulla libertà, invece attualmente il lavoro non c'è e io non mi sento per niente libero...". Le politica nello Stivale gli fa schifo. "Ti racconto una cosa. Durante la guerra in Jugoslavia, tutti gli stati aiutavano l'Italia per i profughi, ai quali avrebbero dovuto dare 35mila lire al giorno. Sai quanti soldi abbiamo visto? Neanche una lira. E poi in Italia i rom vivono peggio che in qualsiasi altro paese europeo, in campi nomadi abbandonati in mezzo al nulla, senza documenti e senza alternative. Io me la sono cavata, ho comprato una casa di proprietà, ho cinque figli e vanno tutti a scuola. Pensi che mi hanno dato i documenti? No. E allora, anche se adesso mi offrissero la cittadinanza, io non la vorrei".

E poi in Italia "ci sono veramente tante persone razziste, che pensano che i rom sono tutti ladri, sono tutti sporchi, sono gente da evitare, perché pensano solo a fregarti. E i razzisti stanno diventando sempre di più. Secondo me la gente ormai non ha più niente per cui lottare, come negli anni '70 o '80, e quindi vuole dimostrare qualcosa, anche se non capisco cosa e a chi devono dimostrarlo". Il simbolo del pregiudizio sono le auto costose che qualche rom possiede: "Non ce l'abbiamo tutti. Alcuni hanno venduto tutto nel loro paese e quando sono venuti qua si sono comprati una bella macchina, che è l'unico bene in loro possesso. Altri se la sono presa delinquendo, ma non per questo siamo tutti delinquenti". Osservazione ovvia, eppure un'intera etnia è crocifissa a questi pesanti stereotipi.

Stereotipi come quelli recentemente rilanciati da Cristiana Alicata, l'ex dirigente lesbica del PD laziale secondo cui la partecipazione rom alle primarie romane sarebbe stata frutto solo di una compravendita di voti (Il grande colibrì): "Ho letto quello che ha scritto, ma sinceramente non mi meraviglio: la politica è fatta così e lei non è l'unica. Una pecora nera in più o in meno in mezzo ad un milione di pecore nere non fa differenza. Poi noi siamo una minoranza e non abbiamo nessuna voce; sono loro, i politici, ad averla".

Lesbiche, gay, trans e bisessuali sono forse più sensibili al tema della discriminazione, tuttavia non sono affatto immuni dal pregiudizio: "Sai, a volte, durante un rapporto sessuale, mi chiedono per quale motivo sono circonciso e io rispondo che sono rom e di religione islamica. Spesso mi mollano lì con una scusa e se ne vanno. Dicono che si è fatto tardi, è questa la scusa classica. Oppure all'improvviso dicono che non vogliono più fare sesso perché sono fidanzati...". Nessuno dice esplicitamente di non aver voglia di andare a letto con un rom, "perché secondo me la gente è molto ipocrita e fifona".

Dall'altra parte, Enis deve stare attento all'omofobia presente nella comunità rom: "Se mi dichiarassi, sarebbe uno scandalo, non solo perché ho dei figli, ma anche perché non giudichiamo bene l'omosessualità e il concetto di bisessualità non esiste neppure. Sono tutti argomenti tabù. Quando il discorso proprio viene fuori, tutti dicono: 'Quella è gente malata, non bisogna avere a che fare con loro, perché portano le malattie'. Poi però anche tra i rom ci sono tantissimi omosessuali". Enis ne conosce parecchi: "Ad esempio il mio amico più caro, che per me è come un fratello, è gay. Pensa, ci siamo incrociati in un parco dove si incontrano gli uomini e vivevamo nello stesso campo! Per scherzare io a volte lo chiamo 'frocio di merda' e lui mi risponde che il suo stivale è più etero di me!".